INTERVISTA ALL'ARCIVESCOVO CLAUDIO MARIA CELLI - 'IL CONSULENTE RE ONLINE' DI MAGGIO 2011
A COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI: BLOGGERS? I CRISTIANI NON URLANO!
Nell’intervista il quasi settantenne arcivescovo riminese fa un bilancio del recente e primo incontro mondiale con 150 bloggers in Vaticano, spiega che non ci sono stati favoritismi o ostracismi nei criteri di scelta, ribadisce che la comunicazione in stile cristiano non è aggressiva né ‘urlata’, rileva l’opportunità di continuare gli incontri ma con modalità diverse, riflette sulla misura della considerazione di un’opinione pubblica cattolica nelle prese di decisione del Magistero
Nato a Rimini quasi settant’anni fa, l’arcivescovo Claudio Maria Celli (sogno coltivato a lungo: Nunzio a Pechino) è entrato nella diplomazia vaticana nel 1970, servendo
Tale dicastero è stato molto coinvolto nell’organizzazione del primo incontro mondiale(l’idea è venuta dal Pontificio Consiglio della Cultura) con i bloggers svoltosi in Vaticano il 2 maggio. Nell’intervista che segue l’arcivescovo Celli fa un bilancio della giornata e prefigura ulteriori appuntamenti, con modalità diverse.
Monsignor Celli, il 2 maggio si è svolto in Vaticano l’incontro mondiale con i bloggers (Blog meeting), il primo mai organizzato dalla Santa Sede. Chi ha avuto l’idea?
L’iniziativa è nata dal Pontificio Consiglio della Cultura. Poi la consapevolezza che la realtà dei blog incide nell’ambito della comunicazione ha spinto lo stesso dicastero a chiedere a noi di entrare a far parte del progetto, da collaboratori. E’ una proposta che noi abbiamo subito e volentieri accolto: il blog gioca un ruolo particolare nell’attuale contesto comunicativo.
Come è stata pubblicizzata l’iniziativa?
In realtà non c’è stata una grandissima pubblicità. Tuttavia si è constatato che, non appena l’iniziativa è rimbalzata nella blogosfera, abbiamo avuto molte adesioni entusiaste…
Quante?
Circa 750 le richieste di partecipazione. Qui bisogna evidenziare subito che l’invito era rivolto non ai soli bloggers cattolici, ma a tutti i bloggers, a livello internazionale.
All’incontro del 2 maggio sono stati ammessi 150 bloggers…
Sì, da 750 li abbiamo ridotti a 150…
Secondo quali criteri?
Il Pontificio Consiglio della Cultura ha accolto il nostro suggerimento di procedere via sorteggio…
Lei ci sta dicendo che i 150 partecipanti sono stati baciati dalla sorte?
Il Pontificio Consiglio della Cultura ha selezionato cinquanta bloggers per garantire la rappresentatività geografica e tematica; altri cento sono stati scelti attraverso un sorteggio.
Dunque non ci sono state esclusioni preconcette…
No, non ci sono state scelte o esclusioni mirate. Ad esempio nell’area francofona si è manifestato un certo disagio, per la presenza tra gli invitati sorteggiati di due bloggers .Ciò non è stato molto apprezzato in certi settori del mondo cattolico. Non a caso in un nostro comunicato abbiamo ritenuto di chiarire – in modo molto esplicito - che la partecipazione all’incontro non significava un’approvazione vaticana dei contenuti del proprio blog né, al contrario, chi era stato escluso non aveva ragione di pensare a un disagio vaticano per i suoi contenuti.
In Italia è invece l’area ‘tradizionalista’ che ha protestato e dunque le polemiche sono state di segno opposto a quelle dell’area francofona…
Esattamente. Ma tutto è dipeso dal sorteggio.
La domanda sull’Italia gliel’ho posta ricordando anche un passo del suo intervento in conferenza-stampa il 24 gennaio scorso, nella conferenza-stampa a commento del messaggio di Benedetto XVI per
Confermo quanto detto durante quella conferenza-stampa di gennaio. Vediamo talvolta dei siti e dei blog che, pur connotandosi come strenui difensori dell’ortodossia cattolica, sono molto aggressivi nel loro linguaggio verso chi la pensa diversamente. Anch’io ritengo che
Alcuni obiettano che, in un mondo che grida, chi non la fa è destinato a non essere non diciamo ascoltato, ma nemmeno sentito…
Ritengo che l’annuncio evangelico non debba essere gridato. Nella pubblicità posso gridare, ma qui l’annuncio è testimonianza, comunicazione di vita, accoglienza dell’altro, atteggiamento di ascolto e nello stesso tempo è espressione integrale di quella verità che io porto nel mio cuore cattolico. Guardi, il Papa è anche in questo ambito un modello di stile; il Papa propone, non grida. Penso che nel nostro mondo odierno ci voglia l’umiltà di chi sa proporre, sa offrire senza sconti ma con rispetto, non urla mai. Ci squalificheremmo se lo facessimo.
A tale proposito Lei ha annunciato entro fine anno un documento in cui si rifletterà sui modi della presenza cristiana nel web, dando precise direttive. A che punto siamo nella preparazione del testo?
Ci stiamo ancora lavorando. Nell’ultima plenaria del dicastero abbiamo presentato la seconda bozza del documento, che riguarda la presenza cristiana nell’ambito della comunicazione: certo anche nel web. Non bisogna dimenticare che in non pochi luoghi il web non è ancora accessibile o non è utilizzato largamente; dunque il documento parlerà dei modi di presenza sulla stampa scritta, quotidiani, settimanali, mensili; alla radio e in televisione; in audiovisivi vari. Non è un documento facile da redigere, data la complessità del mondo della comunicazione, che comprende mezzi tra loro molto diversi.
Tra le obiezioni che sono state fatte all’organizzazione dell’incontro del 2 maggio anche quella che riguarda la natura dei blog, espressione di una società liquida, ad alto rischio di egocentrismo e di dispersività, sospesi tra verità e menzogna, competenza e ignoranza. E si è posto così in dubbio che
L’incontro è voluto essere prima di tutto una sorta di riconoscimento da parte della Chiesa del ruolo, dello spazio, dell’importanza che la blogosfera ha acquisito oggi nel campo della comunicazione. Era giusto, oltre che opportuno, che i due dicasteri vaticani della cultura e delle comunicazioni sociali facessero pubblicamente un gesto congiunto di accoglienza e di ascolto verso un fenomeno che ha già ben penetrato anche il mondo cattolico. Ora si tratterà di vedere come proseguire nell’ascolto…
Sul tema, in un’intervista a L’Osservatore Romano del 6 maggio, Lei ha dapprima constatato “l’impatto molto positivo dell’incontro con il mondo della blogosfera”; tuttavia ha poi rilevato che “non ci saranno più altri incontri come quello appena concluso”. Perciò, ha detto, “dovremmo trovare un’altra formula e credo che i bloggers stessi potrebbero aiutarci a individuarla”. Perché l’incontro del 2 maggio dovrebbe restare per Lei un unicum?
Stiamo già approfondendo la problematica insieme con il Pontificio Consiglio della Cultura. Credo che abbiamo già esaurito, con l’incontro del 2 maggio, la prima fase della strategia dell’attenzione verso il mondo dei bloggers, che è anche molto autoreferenziale. Penso perciò che una ripetizione dell’incontro del 2 maggio, con le stesse modalità, non aggiungerebbe nulla a quanto già emerso in quell’occasione. Dovremmo invece studiare la possibilità di dialogare concretamente, operativamente con quel mondo su temi precisi. E’ innegabile, come dice Lei, che il mondo della blogosfera, si connoti per la sua liquidità. A noi interesserebbe sapere in che misura determinate proposte, determinati possano rimbalzare in rete. Guardi, ad esempio, durante l’incontro del 2 maggio, i partecipanti comunicavano in tempo reale via twitter ai loro amici quel che stava accadendo. E chi riceveva, reagiva, interloquiva, sempre via twitter. In che forma riusciremo la prossima volta a coinvolgere anche altre persone? Forse dovremo cambiare il metodo del sorteggio, poiché ci siamo resi conto che non tutti i bloggers invitati erano di un buon livello. Lo sapevamo che con tale metodo, che abbiamo comunque adottato e ritenuto il più ‘giusto’, il più ‘rispettoso’, si rischiava di lasciare a casa anche bloggers di alto livello. Sapevamo che qualcuno avrebbe protestato anche vivacemente, magari a ragione se guardiamo al livello, ma con il metodo del sorteggio volevamo assolutamente evitare che si pensasse a scelte nostre di privilegio per alcuni e di penalizzazione per altri. Ora si tratta di vedere se in una prossima occasione non varrebbe la pena di invitare a dialogare su temi precisi di grande interesse alcuni blog che noi conosciamo, meritevoli per servizio e competenza in materia.
C’è un altro aspetto su cui vale la pena di soffermarsi un momento, quello del linguaggio. Da una parte l’ecclesialese, dall’altra una libertà infinita di espressione…
Abbiamo fatto una plenaria sul tema del linguaggio (così anche il Pontificio Consiglio della Cultura). Ha accennato a tale aspetto delicatissimo per un dialogo incisivo anche il Papa nei suoi testi. Certo, ci rendiamo conto pienamente della difficoltà di conciliare in qualche modo due tipi di linguaggio così diversi: ma ci impegneremo a fondo per trovare una soluzione soddisfacente.
Chiudiamo con padre Federico Lombardi, che nel suo saluto ai bloggers ha toccato un altro argomento molto delicato, quello del valore da dare all’opinione pubblica nella Chiesa. Ha rilevato tra l’altro il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo aver riconosciuto “l’importanza dei bloggers” per
Padre Lombardi ha fatto un giusto riferimento alla Communio et progressio…
Però, su determinati temi antropologici odierni molto delicati, l’opinione pubblica dei fedeli potrebbe entrare in forte conflitto con il Magistero…
Tuttavia è innegabile che il popolo di Dio vive in una determinata società, respira anche lui la cultura del tempo, ne è – pienamente cosciente o no – suggestionato…
E’ vero, non c’è dubbio. Ma lo Spirito di Dio c’è sempre. E vivifica il corpo mistico della Chiesa. E’ innegabile che storicamente non di rado il popolo di Dio – nel senso più ricco e più vero dell’espressione - ha aiutato nella percezione della Verità. A me è piaciuto molto l’intervento di padre Lombardi. E’ chiaro poi che alla fine il necessario discernimento spetta al Magistero. Che saprà certamente come tener conto dell’opinione pubblica dei fedeli, aiutato e ispirato anch’esso dal vento dello Spirito.