MANOVRE SALVAVITA: GLI ORIONINI E LA LAZIO UNITI NELLA LOTTA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 febbraio 2022
Recentemente si sono tenuti presso gli orionini a Roma e la Lazio a Formello due corsi di formazione che non fanno notizia nel mare magnum di informazioni da cui siamo bombardati. Eppure nella realtà la notizia c’è e riguarda la vita umana ed è di sostanza, nuda e cruda senza lustrini. Può capitare a tutti di trovarsi vicino a un bambino che sta soffocando… che fare per salvarlo? A piè di pagina una galleria fotografica (foto di Maurizio Lucci Cordisco).
Che cosa ripeteva spesso Louis Pasteur (1822-1895), celebre chimico e fondatore della microbiologia, ‘padre’ degli studi sull’immunità? “La fortuna sorride solo alle menti ben preparate” (La chance ne sourit qu’aux esprits bien préparés). Può capitare ad esempio che a un bimbo nelle tue vicinanze vada di traverso una caramella gommosa e stia per soffocare o che un anziano si accasci colpito da malore; e, se sei al mare, sia riportato sulla spiaggia privo di sensi un adulto che stava per annegare. Casi della vita più frequenti di quanto non si immagini (i morti per soffocamento sono in Italia una cinquantina l’anno, specie bambini; quelli che rischiano di morire così sono invece alcune decine di migliaia, con almeno mille ricoverati in ospedale). E allora che fai? Sei paralizzato dal panico o sei in grado di reagire? Se ha frequentato un corso di manovre per la disostruzione delle vie aeree bloccate dalla caramella (o da un nocciolo di ciliegia o da un popcorn, ecc…) o hai la fortuna di possedere le tecniche di rianimazione cardio-polmonare o di trovare presto un defibrillatore, beh allora puoi intervenire efficacemente… puoi salvare una vita. Ti pare poco?
Qualcuno dei lettori forse si ricorderà di un nostro articolo del 24 dicembre 2018 (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/834-disostruzione-formare-per-salvare-la-vita-oltre-che-l-anima.html ) in cui riferivamo di un corso di formazione salvavita svoltosi presso l’Istituto teologico orionino a Monte Mario, allora diretto da don Carlo Marin. A tre anni di distanza il dottor Marco Squicciarini (www.squicciarinirescue.org ) è tornato tra i seminaristi orionini, stavolta tra Piazza Re di Roma e Pontelungo in una sala della parrocchia romana di Ognissanti. Direttore della rete italiana di American Heart Association (350 volontari in tutta Italia) e coordinatore delle attività di formazione di rianimazione cardiopolmonare del Ministero della salute, Squicciarini - sempre accompagnato da una ventina di istruttori volontari di tutta Italia - il 21 dicembre 2021 ha ripetuto il corso per altri 27 giovani orionini (23 seminaristi e 4 sacerdoti), parte dei quali rientrerà nel proprio Paese d’origine a breve o medio termine.
Qualcun altro, rivedendo il titolo di quest’articolo, si chiederà: ma che c’entra la Lazio? C’entra, c’entra: infatti il 26 gennaio Squicciarini con la sua équipe ha raggiunto il covo della beneamata aquila Olimpia - in altri termini il centro sportivo della Lazio a Formello – per portare (o riportare per alcuni giocatori ‘anziani’) il messaggio salvavita alla rosa della prima squadra della capitale (come si legge bene in grande anche nello spogliatoio), rinforzata dai membri di vari staff.
Orionini e Lazio: mens sana in corpore sano, a potenziale beneficio di chi improvvisamente si trovasse a rischio soffocamento (specie bambini) o colpito da grave malore. Una stessa lotta grazie ai buoni uffici del vulcanico dottor Ivo Pulcini, che sa ben puntare con creatività all’essenziale : ‘figlio’ di don Orione (come si è definito, avendo tra l’altro frequentato da ragazzo il probandato di Villa San Biagio a Fano o, con la grande collaborazione anche di don Marin, avendo promosso nel 2014 l’incontro “Insieme con Francesco, campioni di pace”) e nel contempo dal 2006 direttore sanitario della Lazio (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/853-ivo-pulcini-il-brutto-anatroccolo-che-ha-messo-le-ali-del-cuore.html ).
DAI FIGLI DI DON ORIONE
Come si diceva, martedì 21 dicembre 2021 presso gli Orionini un folto gruppo di seminaristi e sacerdoti ha appreso come comportarsi nel caso in cui qualcuno necessiti di manovre di disostruzione delle vie aeree o di aiuto immediato tramite il defibrillatore se si tratta di rianimazione cardiaca.
E’ stato il vicario ed economo dell’Istituto don Leonardo Verrilli a porgere il saluto iniziale, ricordando l’importanza della formazione di primo soccorso per i giovani di 13 nazionalità presenti, che, tornati da missionari nei loro continenti, saranno provvisti di conoscenze preziose e decisive se del caso per salvare la vita di una persona. Bisogna curare l’anima, certamente, ma anche il corpo quando capita, per di più in zone del pianeta in cui latitano le strutture sanitarie adeguate. In ciò sta la grande valenza anche umana dei corsi di formazione proposti dal dottor Squicciarini.
Una dimensione quest’ultima sottolineata nella loro introduzione dall’anestesista Alessandra Viglietto e dal professor Metello Iacobini (oncoematologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma), che ha vissuto un’esperienza feconda nel 2005 sull’isola yemenita di Socotra, a 300 chilometri dalla costa somala.
Il corso si è tenuto nella sala dedicata a don Angelo Vallesi (1937-1999), già insegnante e direttore dell’Istituto teologico, morto per un tumore surrenale spietato. Il dottor Pulcini l’ha ricordato come ‘fratello, amico, paziente’: fu Pulcini a intuire la malattia, ma Vallesi non si decideva a sottoporsi all’operazione e il ritardo fu fatale.
Il dottor Squicciarini, riandando al corso di tre anni prima, ha rilevato che i riscontri sul campo nei rispettivi Paesi d’origine sono stati positivi da parte degli allora seminaristi.
E’ poi incominciato il corso teorico e pratico di formazione, con l’utilizzo di video, di manichini di lattanti, bambini e adulti, di defibrillatori di prova. Il tutto intervallato dalle spiegazioni di alcuni istruttori (tutti volontari, provenienti da varie parti d’Italia, ammirevoli nella loro dedizione) come Simona Pandolfi, Salvatore Bonino, Ignazio de Iudicibus (quest’ultimo direttore del centro di formazione collegato di Bari). Si deve notare che i partecipanti hanno ascoltato con attenzione e collaborato con grande impegno: evidentemente in loro era ben chiara l’importanza di una formazione del genere. Tra l’altro ricordiamo quanto detto dal prof. Iacobini a proposito di bambini: “Il bambino non è un piccolo adulto; è un essere che cresce, che deve maturare le sue funzioni, gli organi, gli apparati, il metabolismo”.
In conclusione il dottor Pulcini ha raccontato di una sua esperienza nel reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Damasco, quando, in sala operatoria, su invito del primario riuscì a far ripartire il cuore di un lattante: “L’emozione che si prova a salvare una vita umana è impagabile. E’ come una preghiera esaudita”.
Si spera di riuscire a fornire agli orionini in partenza quest’estate una decina di defibrillatori, grazie anche a una serata dedicata di raccolta fondi da parte della onlus di Pulcini Un cuore per tutti, tutti per un cuore (vedi www.tuttiperuncuore.org ).
NEL REGNO DELL’AQUILA OLIMPIA
Se si sarebbe potuto scommettere sull’attenzione e sulla compostezza dei seminaristi orionini, a prima vista appariva più difficile puntare su quella di una schiera di giovanottoni per tanti motivi un po’ particolari: quelli della prima squadra della Lazio. Difatti mercoledì 26 gennaio a Formello le avvisaglie sembravano confermare tali timori. A parte l’interesse espresso dal primo arrivato nello spogliatoio della squadra, il diciassettenne messicano Luka Romero, da altri emergeva inizialmente un certo scetticismo e una sorta di sensazione di perdita di tempo, come per il fantasista spagnolo Luis Alberto che, al sentire che il corso sarebbe durato per l’intera mattina, si diceva intenzionato a tornare a casa (“E’ troppo!”). Invece poi la realtà si è incaricata di smentire i timori…
La mattinata di Formello è incominciata con la consegna da parte del dottor Pulcini di un defibrillatore da installare sul pullman della squadra. E con l’inno nazionale italiano cantato dal tenore lirico napoletano Giuseppe Gambi davanti alla Sala Stampa, una delle due sedi in cui si sarebbe tenuto il corso (l’altro nella palestra sottostante). “Salvare una vita è l’atto più prezioso che potete fare”, ha detto Pulcini ai giocatori, evidenziando poi sia l’importanza del defibrillatore (che – come si ricorderà - ha permesso al centrocampista danese Christian Eriksen di continuare a vivere) che gli obiettivi umanitari della sua onlus, che aiuta in particolare in Argentina, in Siria, in India per i bambini tibetani.
Da parte sua il dottor Squicciarini ha evidenziato la doppia valenza della partecipazione al corso di formazione, grazie al conseguimento del certificato internazionale (con l’abilitazione alle manovre salvavita e all’uso del defibrillatore in tutto il mondo) e di quello legato al 118 per l’Italia.
Assenti - perché convocati a uno stage con la nazionale Immobile, Zaccagni e Luis Felipe - gli istruttori hanno dato avvio in Sala Stampa al corso per una platea – come abbiamo segnalato - potenzialmente irrequieta. Progressivamente però abbiamo notato come nei giocatori crescesse l’interesse per la materia e anche l’impegno nell’eseguire le manovre richieste (faticose per ritmo e durata delle compressioni sul torace dei manichini per i non allenati). Ad esempio il portiere Thomas Strakosha, reduce da alcuni minuti di tali compressioni, ha osservato che, se l’arresto cardiaco capitasse nella realtà, l’impegno fisico sarebbe più duro di un allenamento calcistico. Molto coinvolto nel tema il centrocampista Danilo Cataldi, che ha un bambino di tre anni (e si sa che l’ostruzione delle vie aeree è a quell’età sempre in agguato).
Per un cordialissimo Sergej Milinkovic-Savic (che ha evocato il precedente corso di un paio d’anni fa), le ore di formazione servono, sono preziose, non sono per niente una perdita di tempo. Secondo il difensore ‘storico’ Stefan Radu il corso richiede una concentrazione maggiore che non un allenamento, perché la realtà è imprevedibile e occorre farsi trovare pronti; il corso ha una valenza anche sociale e per chi ha bambini piccoli poi è indispensabile. Concordano con lui Manuel Lazzari (nel momento in cui scriviamo è purtroppo fuori per un mese a causa di una lesione al flessore della coscia destra), Adam Marusic e l’altro portiere Pepe Reina (già per 13 anni nella nazionale spagnola e 8 nel Liverpool, 5 figli). Reina e gli altri ‘acquisti’ degli ultimi due anni hanno seguito il corso nell’attrezzata palestra laziale più sotto. Dove, prima del congedo, il tenore lirico Giuseppe Gambi ha cantato con passione “Vai, sorridi amore, vai” (da “La vita è bella”, versione di Andrea Bocelli) accompagnato dalla ‘ola’ e dagli applausi ritmati degli istruttori e anche dei giocatori a cominciare dall’ivoriano Jean-Daniel Akpa-Akpro. A chiudere in bellezza il dottor Pulcini ha consegnato alla Lazio il secondo defibrillatore – da tenere in loco – ricordando ai giocatori che, se la vittoria è nei loro piedi, può capitare che la vita di altri sia nelle loro mani. Che sappiano utilizzarle.
A piè di pagina una galleria fotografica riguardante i due corsi di formazione svolti presso gli Orionini e presso la Lazio (10 foto di Maurizio Lucci Cordisco)
P.S. Intanto in ambito legislativo l’Italia ha fatto un importante passo avanti, dopo che il Parlamento (la Camera nel 2019, il Senato nel maggio 2021, la Camera in seconda lettura due mesi dopo) ha approvato in via definitiva la legge che disciplina l’uso dei defibrillatori in ambito extra-ospedaliero. In sintesi la nuova legge permette l’uso del defibrillatore al personale sanitario non medico e al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica all’attività di rianimazione cardio-polmonare. In caso di assenza di personale formato e di oggettivo pericolo di vita, l’uso del defibrillatore è però consentito a chiunque. Viene promossa la diffusione di defibrillatori nei luoghi pubblici come aeroporti, stazioni, porti, aerei, treni, navi, università. Si prescrive l’obbligo dell’introduzione nei corsi di pronto soccorso per gli studenti delle medie di primo e secondo grado delle tecniche di rianimazione cardio-polmonare e per l’uso dei defibrillatori. Obbligo di dotarsi di defibrillatori anche per le società sportive professionistiche e dilettantistiche. Per una volta ecco … dai Palazzi è giunta una buona notizia! Non capita spesso.