SCEGLIAMO LA VITA/ZUPPI – UCRAINA/ZELENSKY, PAROLIN, ZUPPI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 maggio 2023
A Roma sabato 20 maggio 2023 si è tenuta la manifestazione nazionale ‘Scegliamo la Vita’, promossa da ProVita&Famiglia e dal Family Day con l’adesione di quasi 120 realtà impegnate sul campo. Il messaggio del card. Zuppi – Sviluppi vaticani per quanto riguarda la guerra in Ucraina: dopo lo ‘schiaffo’ di Zelensky al Papa mediatore, dopo quanto detto dal card. Parolin a Reykjavik, si configura la ‘missione impossibile’ del card. Zuppi.
Sabato 20 maggio 2023 si è svolta a Roma, da piazza della Repubblica a San Giovanni la manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita”, promossa da ProVita&Famiglia e Family Day con l’adesione di quasi 120 altre realtà associative impegnate in difesa dei valori non negoziabili. Di nuovo quest’anno c’è stato in particolare un corposo messaggio inviato dal cardinale Matteo Zuppi, in qualità di presidente della Cei. Ne proponiamo qualche passo, in cui si riconosce facilmente lo stile in positivo, amichevole verso i destinatari, non banale nei contenuti, privo di asprezze e ricco di domande, tipico dell’approccio ai temi spinosi da parte del porporato figlio di Sant’Egidio.
. L’apprezzamento per i manifestanti: Desidero unirmi al vostro forte e gioioso ‘Sì alla vita’. Diciamo di sì alla vita, sempre, da quella nascente, custodita in un grembo materno a quella che si sta aprendo all’eternità in letto di ospedale. Vi ringrazio di vero cuore perché la vita è sempre benedetta ed è sempre benedizione. (…). La vita è bella sempre quando è amata. E’ incontro, relazione, comunicazione. E’ famiglia. Per questo diciamo no alla cultura della morte, che inizia con l’indifferenza, con il credere che i desideri siano diritti. Diciamo sì alla cultura della vita, a partire da quella dei piccoli e degli ultimi, degli scartati e dei non accolti.
. La sfida: Questa è la sfida che ci attende. È la stessa sfida di chi lavora quotidianamente silenziosamente e tutti i giorni sottotraccia, nella difesa della vita, quella che ogni giorno migliaia di volontari, associazioni, centri di aiuto alla vita, affrontano aprendo le porte e il cuore con affetto infinito a donne che hanno paura, che sono sole, che non riescono a intravvedere un futuro. (…). Dico a tutti i presenti, a ognuno di loro, la mia gratitudine e la mia stima per la loro presenza. Siete parte di un popolo grande che in forme diverse, tutte appassionate e tutte benedette, cerca di custodire con ogni forza la vita degli uomini. Non si contrappongono i valori etici e valori sociali: sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo! La cultura della vita sa che la vita nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo, sino ad arrivare alla cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità.
. Alcune domande: “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio”. (…)
. Ringraziamento finale: Grazie e continuate ogni giorno nell’impegno appassionante e generativo, l’unico che apre al futuro e lo prepara oggi: dire sì alla vita.
Da notare che nel post-Regina Caeli di domenica 21 maggio 2023 papa Francesco ha salutato anche, pur senza citarle per nome, “le associazioni impegnate per la difesa della vita umana”, presenti in piazza San Pietro con lo striscione di apertura della marcia di sabato.
GUERRA IN UCRAINA/SVILUPPI VATICANI: ZELENSKY, PAROLIN E ZUPPI
Come è noto, il tour di metà maggio di Volodymyr Zelensky in alcune capitali europee (obiettivo fondamentale: procacciarsi armi, ancora armi, sempre più armi… BASTA ARMI!) è incominciato da Roma, dove il presidente ucraino ha incontrato, oltre a Mattarella e Meloni, anche papa Francesco. Alle 17.35 di sabato 13 maggio 2023 (Madonna di Fatima, cui sono legate molte suggestioni) la Sala Stampa Vaticana ha inviato ai giornalisti accreditati una inusuale comunicazione sull’incontro presso l’Aula Nervi (generalmente viene diramata solo la nota ufficiale che va sul Bollettino giornaliero). Nella comunicazione si leggeva: “L’incontro tra il Papa e il Presidente è durato circa 40 minuti. I temi del colloquio sono riferibili alla situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso. Il Papa ha assicurato la sua preghiera costante, testimoniata dai suoi tanti appelli pubblici e dall’invocazione continua al Signore per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno. Entrambi hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione. Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di ‘gesti di umanità’ nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto.”.
Da tale testo era facile dedurre che Papa e Zelensky si erano trovati d’accordo sulla “necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione”. Non su altri aspetti attinenti al conflitto, come ad esempio la prospettiva di una autonoma iniziativa papale di mediazione tra le parti. Del resto, ospite d’onore della trasmissione del Gran Ciambellano Bruno Vespa (sede singolare: l’altare della Patria…) qualche ora dopo Zelensky aveva detto esplicitamente di non aver bisogno del Papa come mediatore (una notazione come minimo arrogante da parte dell’uomo in perenne tuta mimetica) e che l’unico piano di pace concepibile sarebbe stato quello elaborato dall’Ucraina.
Nei giorni seguenti si sono infittite le voci – originate dal termine “missione” in corso nel contesto degli sforzi di pace vaticani, lasciato cadere dal Papa nella conferenza-stampa di ritorno da Budapest – sull’invio del cardinale Matteo Zuppi e del prefetto del Dicastero delle Chiese orientali Claudio Gugerotti a Kiev e a Mosca per cercare di convincere Zelensky e Putin dell’assoluta necessità di una tregua (qualcuno aveva ventilato anche il nome del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ma il porporato svizzero verosimilmente non sarebbe stato accettato da Mosca per le dure critiche rivolte al patriarca Kirill per le sue prese di posizione a proposito del conflitto).
Una ‘missione’? Non una novità nella storia della diplomazia vaticana: è restato famoso il tentativo (rivelatosi purtroppo vano) di Giovanni Paolo II, tramite i cardinali Pio Laghi e Roger Etchegaray, di impedire lo scoppio della sciagurata guerra in Iraq. Vedi anche l’intervista rilasciataci dal cardinale Laghi nel 2004 ( https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/275-pio-laghi-iraq-e-georges-bush.html ).
Dopo che Gugerotti - con una nota inconsueta del Dicastero - aveva smentito ogni suo coinvolgimento nella ‘missione’, sabato 20 maggio 2023 alle 18.30 il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni ha inviato ai giornalisti accreditati il comunicato seguente: “Posso confermare che Papa Francesco ha affidato al Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l’incarico di condurre una missione, in accordo con la Segreteria di Stato, che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace.
I tempi di tale missione, e le sue modalità, sono attualmente allo studio.”
Dal testo del comunicato si evince che, come previsto, la ‘missione’ è tutta da costruire e in ogni caso sarà improba. Non si tratta più di puntare direttamente a una tregua, ma di contribuire – in sintonia con la Segreteria di Stato - “ad allentare le tensioni nel conflitto”. Espressione dai contenuti tutti da costruire.
‘Missione’ difficilissima anche per un negoziatore collaudato come Zuppi (vedi ad esempio in Mozambico), esponente di quella Comunità di Sant’Egidio che con una rara tenacia ricca di creatività e fondata su un indubbio pragmatismo riesce a farsi ascoltare da tutti o quasi. Sant’Egidio opera molto in campo ecumenico: si vedrà se ciò le permetterà di avvicinare e convincere il Patriarcato ortodosso di Mosca e di conseguenza Wladimir Putin.
Le premesse non sono certo favorevoli, tanto più che la Santa Sede sembra - almeno a livello di diplomazia - aver modificato con lo scorrere dei mesi in misura non irrilevante la sua posizione nel conflitto. Il 18 maggio 2023 il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin - partecipando a Reykjavik come membro osservatore ai lavori del vertice dei capi di Stato e di Governo dei 46 Paesi membri del Consiglio d’Europa – ha detto tra l’altro nel suo intervento: “Nello spirito dei fondatori del Consiglio d'Europa, insieme a Papa Francesco dovremmo chiedere come creare la pace: non possiamo accettare passivamente che la guerra di aggressione continui in quel Paese. È il popolo ucraino che sta morendo e soffre. È il momento di prendere iniziative per creare una pace giusta in Ucraina e in tutte le cosiddette aree grigie in Europa. Vi garantisco che la Santa Sede continuerà a fare la propria parte”.