PAROLIN/UCRAINA, ZUPPI/GIFFONI, MARCHETTO/VIGANO’, AVVENIRE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 luglio 2024
Echi della visita del cardinale Parolin in Ucraina – Il cardinale Zuppi al Giffoni Film Festival: queer, Murgia, fede, La Verità – Il cardinale Marchetto sull’arcivescovo Carlo Maria Viganò – Turiferari avveniristici dei palazzi romani e bruxellesi – De la Fuente – Olimpia, Flaminia
PAROLIN: ATMOSFERA DIVERSA TRA UCRAINA E SANTA SEDE
Per il Segretario di Stato vaticano è questo un periodo di intensa attività diplomatica in terre martoriate o suscettibili purtroppo di diventarlo presto. Il cardinale Pietro Parolin è stato infatti in Libano dal 23 al 27 giugno 2024, certo su invito dell’Ordine di Malta per visitarne le opere assistenziali, ma anche per colloqui ad alto livello politico in un Paese che da tempo ancora non riesce a nominare un presidente e che rischia di essere coinvolto sempre più negli ultimi sviluppi regionali del conflitto israelo-palestinese.
Dal 20 al 24 luglio il porporato vicentino è stato invece in Ucraina, dove ha presieduto nel santuario mariano di Berdychiv la messa conclusiva del pellegrinaggio nazionale dei cattolici di rito latino, ha visitato Odessa e l’ospedale pediatrico di Kiev e ha incontrato tra l’altro il presidente Volodymyr Zelensky. Si ricorderanno i malumori palesati pubblicamente da parte ucraina nel 2023 verso un atteggiamento reputato sostanzialmente filo-russo di papa Francesco: ora i rapporti sembrano migliorati. “Anch’io ho percepito questo clima diverso – ha detto Parolin in un’intervista a Giacomo Gambassi di Avvenire (pubblicata il 24 luglio 2024) – Ritengo sia stato costruito un rapporto di maggiore fiducia e comprensione. Il che non toglie nulla alla posizione della Santa Sede che è sempre quella di offrirsi come spazio di mediazione e di dialogo. Una posizione che richiede di essere molto equilibrati. E’ quanto ha sempre fatto il Papa”. Del resto Parolin nella stessa intervista ha ribadito che “ai tavoli (NdR: della trattativa) la Russia non può non esserci”. Sui temi dei colloqui con Zelensky e altri politici il Segretario di Stato ha citato “anzitutto la ricerca di una pace giusta e duratura su cui siamo impegnati: e nei diversi tavoli ci siamo confrontati su come la Santa Sede possa contribuire a questo scopo. Poi il meccanismo per il rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia che è stato avviato con il cardinale Zuppi. E ancora lo scambio dei prigionieri di guerra a cui collaboriamo fattivamente”. Per Pietro Parolin “va tenuta alta l’attenzione della comunità internazionale su questa guerra in Europa. Non possiamo permetterci che diventi un altro conflitto dimenticato. Quindi serve proseguire a sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario. E poi bisogna essere creativi per trovare formule che favoriscano l’avvio di cammini di pace” (…) “C’è chi aspetta certe scadenze politiche (NdR: palese il riferimento alle elezioni americane). Ma intanto la gente muore. Perciò dico che vanno intensificati gli sforzi. E serve fare di più già da adesso”.
ZUPPI AL FESTIVAL DI GIFFONI: QUEER, MURGIA, LA FEDE, LA VERITA’
Il 23 luglio 2024 il cardinale Matteo Maria Zuppi è stato ospite del (molto) politicamente corretto Giffoni Film Festival, dialogando con la platea giovanile che tradizionalmente affolla la manifestazione nel delizioso entroterra salernitano.
Da Avvenire del 24 luglio, a firma Alessandra De Luca, veniamo a sapere che “uno dei temi affrontati è stato come conciliare il cattolicesimo e il mondo della comunità Lgbt” (ma chi oggi se lo sarebbe mai potuto immaginare? Che sorpresa!!! ).
Naturalmente il presidente della Cei ha richiamato subito il Todos todos todos del Papa alla GMG di Lisbona. Proseguendo, ha voluto rievocare una sublime e cattolicissima teologa, del resto già de facto beatificata per acclamazione dalla nota lobby e dai suoi reggicoda massmediatici (anche in talare) al momento della morte e dei funerali nella Chiesa degli Artisti a piazza del Popolo (con tanto di messaggio superelogiativo dello stesso cardinale): “A mio parere bisogna intendersi su cosa voglia dire queer. A me lo spiegò una persona il cui nome era Michela e il cognome Murgia. Mi raccontava dei figli che aveva, con i quali non aveva un legame di sangue. Si è sposata con un uomo perché gli voleva bene e perché potesse continuare ad avere quel legame con quei figli. Credo che questo dovremmo impararlo tutti: può esistere un legame senza che necessariamente questo implichi un risvolto giuridico. La cosa importante è volersi bene”. Sembra riecheggiare qui il Love is love di noti personaggi dell’autorevolezza di Obama, Renzi e, come i fatti hanno ampiamente ribadito in questi giorni di squallido Gay Pride parigino, di Macron. Senza forse però molti dei non tanti cattolici rimasti in Italia preferirebbero ascoltare parole diverse da quelle pronunciate dal presidente dei vescovi italiani davanti ad alcune centinaia di ragazzi e giovani già insidiati dalla fluidità arcobaleno. (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1150-murgia-la-santa-dell-avvenire-un-generale-cattolici-e-nazisti.html )
Nel corso dello stesso incontro di Giffoni il cardinale Zuppi ha “incantato” (utilizziamo lo stesso verbo del già citato articolo di Avvenire) “i ragazzi venuti ad ascoltarlo” su un altro argomento: “C’è bisogno di credere? (NdR: si suppone in Dio, non in Macron) No. C’è tanta gente che mette in pratica forme di altruismo, attenzione e generosità verso il prossimo, senza credere”. Con un’aggiunta: “Aiuta credere? Sì. Ti aiuta a non usare gli altri, a volergli bene per davvero, anche se le religioni non hanno l’esclusiva del voler bene. L’individualismo però è una malattia pericolosissima, che ci fa vivere come isole. E noi non siamo fatti per essere isole, questa è una condizione che non ci fa essere contenti. Noi siamo contenti quando vogliamo bene”.
Un dilagare questo del volemose bene che rende per molti superfluo l’essere cattolici: perché, lo si voglia o no, tale è il messaggio che è lecito ipotizzare raggiunga gli ascoltatori. Del resto Repubblica del 29 luglio 2024 pubblica i risultati di un sondaggio condotto da Demos&Pi a metà aprile scorso, secondo i quali gli insegnamenti della Chiesa in materia di vita e morale sarebbero da seguire solo per il 15% degli italiani (2003: 26%) e utili (“ma poi ciascuno si deve regolare secondo coscienza”) per il 41% (2003: 57%). Dal sondaggio emerge poi che gli insegnamenti della Chiesa sono più apprezzati dagli elettori di centro-destra (ma le percentuali restano assai modeste) e molto meno dai giovani tra i 18 e i 29 anni: in tale categoria d’età solo il 5% ritiene di seguire gli insegnamenti della Chiesa, il 30% li ritiene utili ma non vincolanti, il resto è in posizione indifferente o esplicitamente negativa. A Giffoni c’era un pubblico di giovani e anche di ragazzi. Un incisivo aiuto a maturare una coscienza, se possibile cattolicamente retta, quel volemose bene?
Come Avvenire, anche il quotidiano La Verità (che ha una consistente frangia di lettori cattolici o ben disposti verso il cattolicesimo, forse più di quelli di Avvenire) il 24 luglio ha scelto di riferire delle affermazioni giffoniane del cardinale Zuppi. Naturalmente con spirito critico e pungente, già a partire dal titolo di prima pagina “Il profeta del capo dei vescovi: la Murgia”. E il 26 luglio ha pubblicato a tal proposito una corposa, dura e sarcastica “lettera aperta” dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò (recentemente scomunicato dal Dicastero presieduto dal cardinale Fernandez) al “caro don Matteo”, in cui tra l’altro si legge: “La Chiesa non è una sala di teatro o un tendone da circo da riempire con del pubblico purchessia, cambiando di tanto in tanto gli spettacoli in cartellone. (…) . Il todos todos todos di Bergoglio è un inganno (…) Affermare che non serve credere in Dio per salvarsi è una bestemmia: una bestemmia che piace al mondo proprio perché si illude di rendere Dio superfluo con la vostra complicità, mentre tutto ruota attorno alla croce di Cristo e nessuno che non rinneghi se stesso e non lo segua potrà avere la salvezza eterna”.
Le non poche reazioni negative alle affermazioni di Giffoni non hanno lasciato indifferente il cardinale Zuppi, che ha voluto precisare quanto detto nel colloquio con i giovani cinefili (a proposito del ‘credere’) inviando una lettera a La Verità, in cui prende spunto dalle osservazioni critiche di un lettore del quotidiano, riprodotte e chiosate dal giornalista Mario Giordano nella sua rubrica del 28 luglio. Scrive il presidente della Cei:
“Nei giorni scorsi ho risposto alla domanda di un giovane non credente che mi ha chiesto se per amare bisogna credere in Dio e sostanzialmente come mai tanti che credono in Dio poi in realtà non amano come Dio domanda. Ecco, allora, la mia risposta: per amare non c’è bisogno di credere in Dio e abbiamo tanti esempi di non credenti che hanno amato il prossimo con altruismo esemplare. Ho anche aggiunto che credere in Dio aiuta ad amare, proprio perché non è possibile amare Dio senza amare il prossimo, farsi amare da Lui ci dà la forza e la misura dell’amore. Non certo quindi una melassa che Lei (NdR: si rivolge a Mario Giordano) giustamente stigmatixzza. Tutt’altra cosa anche dal dire che credere o non credere sia la stessa cosa. L’amore e l’amore cristiano (per me coincidono) richiedono anche di includere i nemici e amare fino a dare la vita. Altro che melassa! Ed è chiesto a tutti! Le posso assicurare che questo è l’amore che cerco di vivere e che la Chiesa predica. Poi siamo e saremo tutti giudicati sull’amore. ‘Ero affamato e mi hai dato da mangiare’. Giudizio che è in vigore fin da adesso e ci aspetta dopo. Giudizio che non è sulla fede, ma sull’amore. Questo per onorare la verità”.
Nella risposta di Mario Giordano leggiamo tra l’altro: “Ci conforta avere a capo della Chiesa italiana, per ora, un sacerdote che crede sia importante credere in Dio. Ci permettiamo solo di suggerirgli, siccome lo sappiamo uomo molto attento alla comunicazione, di badare al messaggio che passa attraverso le sue parole dappertutto”.
IL CARDINALE MARCHETTO SU CARLO MARIA VIGANO’
Il 22 luglio 2024 sulla rivista cattolica spagnola Omnes è apparsa un’intervista su Concilio e dintorni (attualità compresa) al cardinale Agostino Marchetto, ben conosciuto dai lettori di Rossoporpora.org (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/1154-neo-cardinali-agostino-marchetto-ucraina-migranti-concilio.html ).
Il titolo apposto in spagnolo all’intervista di Hernan Sergio Mora è “Cardenal Agostino Marchetto:’“Una persona que no accepta al Papa y el Concilio Vaticano II se situa fuera de la Iglesia’
Molto chiaro come titolo. Nella prima parte dell’intervista (ci fondiamo sul testo originario italiano) Marchetto ricorda l’origine del Concilio Vaticano II e la dialettica tra dottrina e pastorale. Poi l’intervistatore afferma: “Una persona che dice che non crede negli ultimi papi o nel papa attuale non appartiene alla Chiesa”. Marchetto chiosa: “E’ chiaro, lo ha detto bene”.
Segue la domanda: “La stessa cosa vale per chi non crede nel Concilio?”
Con questa risposta: “Io credo che sia la stessa cosa. Adesso per questa situazione di ultima crisi scismatica che abbiamo affrontato recentissimamente si parla di due difficoltà a riconoscere la cattolicità di questo arcivescovo e cioè: la prima che non accetta il Papa attuale; la seconda che neanche accetta il Concilio. (…) Queste due realtà se non sono accettate fanno che la persona si metta fuori dalla Chiesa cattolica. Non è la Chiesa cattolica che la mette fuori - ci potrà anche essere un tribunale, ci può essere un giudizio, ecc… e questa è un’altra questione – ma è la persona che si è messa fuori dalla Chiesa cattolica.”
Un poco oltre ecco un’altra domanda: “Nel caso di mons. Viganò sembrerebbe che la scomunica sia avvenuta perché ci sono seguaci che possono credere che sia cattolico, e quindi la Chiesa chiarisce che lui non lo è. Ma in realtà lui si sarebbe escluso molto prima?”
Risposta del cardinale Marchetto: “Ma, mi scusi, un vescovo cattolico che si fa ordinare da un altro vescovo che è escluso dalla comunione cattolica, le pare che si possa dire ancora cattolico?”
Continua l’intervistatore: “Aldilà del caso Viganò, c’è gente che mette in dubbio il Vaticano II. Questa gente in che misura si può dire sia ancora cattolica?”
Risposta: “Se ha la disposizione di fare un dialogo vero con la Chiesa cattolica, possiamo ancora attendere che trovi la possibilità si chiarire la sua posizione e comprendere quella della Chiesa cattolica. Ma se è una questione di principio, deve chiarire le sue cose e trovare la sua posizione.”
DUE TURIFERARI AVVENIRISTICI DEI PALAZZI
Vale la pena per concludere di dedicare qualche riga ad Avvenire, che in queste settimane ha offerto ai lettori diverse occasioni di vivacizzare la circolazione sanguigna. Grazie soprattutto a qualche turiferario di Palazzo (romano o bruxellese). Qualche spunto imperdibile.
Il 18 luglio 2024 l’algida e arrogante teutonica Ursula von der Leyen (qualcuno la chiama von der Lügen, considerate le numerose opacità nei rapporti con l’industria bellica e con le case farmaceutiche che accompagnano il suo cammino) è stata riconfermata presidente della Commissione UE, con grande giubilo de Il Foglio che (vedi editoriale del 29 luglio 202) esulta perché “i patrioti europei che dovevano spostare il baricentro dell’Europa verso destra si sono ritrovati ingabbiati dentro un cordone sanitario”. Così che “il bicchiere delle democrazie liberali è ancora più mezzo pieno che mezzo vuoto”… strane ‘democrazie liberali’ quelle de Il Foglio, dato che volutamente ignorano i risultati del voto popolare…
Il titolo di Avvenire del 19 luglio 2024 la dice lunga sull’empatia tra il quotidiano episcopale e la presidente incollata alla poltrona: “La carica dei 401 per il Von der Leyen-bis. I Verdi decisivi, strappo di Fdi che vota no” (“strappo”? Proprio no, piuttosto si è preferita – per una molteplicità di motivi - la coerenza al tradimento). Nell’articolo del turiferario dei Palazzi europei Giovanni Maria Del Re un’osservazione che conferma la deriva inarrestabile del giornale della Cei (il cui direttore è peraltro finito a Bruxelles nel gruppo Pd): riferendosi all’atteggiamento “virulento” del “fronte delle estreme destre” contro la conferma della Von der Leyen, Del Re – per il quale a destra si “tuona” o si “inveisce” (insomma a destra non si sa parlare civilmente come è tipico della sinistra e dei pupazzetti macroniani) – annota: “Non è mancato il folclore: quando la presidente del gruppo di Renew (NdR: e ti pareva…il peggio del peggio!), Valérie Hayer, ha chiesto di includere nella Carta dei diritti Ue il ‘diritto all’aborto’, la rumena Diana Sosoaca dell’estrema destra di Sos Romania si è messa a gridare mostrando un’icona raffigurante un Cristo. La presidente Metsola l’ha fatta allontanare dall’aula”. Grave, gravissimo protestare vigorosamente contro una richiesta disumana come quella di Renew, una richiesta degna evidentemente di ogni rispetto per il turiferario episcopale dei Palazzi europei e per la cosiddetta cattolica Metsola, da parte sua un’opportunista che farà ancora carriera a spese della propria coscienza di un tempo.
Il ‘no’ di Fratelli d’Italia alla rielezione della Von der Leyen è ripreso sempre da Avvenire domenica 21 luglio 2024 in un corsivo di Eugenio Fatigante, uno dei turiferari dei Palazzi romani. E’ un’analisi la sua che rischia di stordire i lettori per la nuvola di incenso politicamente supercorretto che fuoriesce dalla tastiera. Ecco l’incipit: “Dopo mesi e mesi di dotte dissertazioni (e di relativi articoli) Giorgia Meloni ha confermato, con il no di FdI alla Von der Leyen, una realtà spesso sottovalutata nella sua semplicità: la natura di un sovranista/populista (specie di destra) è difficile che cambi”. Eh sì… sono testardi, ostinati, cocciuti, non sanno essere fluidi come Avvenire. Prosegue Fatigante: “A lungo si è continuato a descrivere da più parti la presidente del Consiglio come una politica che aveva intrapreso una lunga marcia per arrivare a divenire una leader moderata sullo scacchiere europeo, ma nel far questo si è trascurato un dato oggettivo: al Parlamento Europeo i Fratelli d’Italia, all’interno del gruppo Ecr, in questi anni hanno votato, sui vari temi, pressoché sempre allo stesso modo (con l’unica eccezione del sostegno all’Ucraina) degli eurodeputati ungheresi del partito di Viktor Orban, non un esempio luminoso”. Scandalo, fate intervenire la psicopolizia… questi Fratelli hanno votato come quelli di Orban… magari su vita e famiglia! Sono proprio dei reazionari… non sanno che presente e avvenire sono di Von der Leyen, Metsola, Soros, Harris, Sanchez, Scholz e compagnia cantante, compreso naturalmente tale Macron, che così ha salutato la rielezione dell’algida teutonica: “Per un’Europa più sovrana, più prospera e competitiva, più democratica, felicitazioni, cara Von der Leyen”. Un’Europa insomma come la Francia delle Macroneidi, un misto inarrivabile di tartufismo e arroganza, con relativa corona di successi planetari.
P.S. Due notiziole positive per finire.
1. Luis de la Fuente, l’allenatore della nazionale spagnola di calcio che ha vinto più che meritatamente gli ultimi europei, non nasconde pubblicamente di essere cattolico. Intervistato da Cadena Cope sul perché si faccia sempre il segno della Croce, ha così risposto: “Non è superstizione. E’ fede”. Bravo Luis!
2. Il 15 luglio lo storico falconiere della Lazio, il formidabile spagnolo Juan Bernabé, ha presentato la nuova aquila Flaminia che affiancherà la collaudata Olimpia in primo luogo nel volo sopra l’Olimpico di Roma prima delle partite casalinghe della squadra biancazzurra. Flaminia è un’aquila reale di due mesi, “ha bisogno ancora di un po’ di addestramento, è già enorme, conosco i genitori, sarà un’aquila maestosa; il nome deriva da una delle più grandi legioni romane”. Olimpia e Flaminia, Grecia e Roma quali simboli della Lazio. Non dubitiamo che faranno la gioia di molti, prescindendo dall’età anagrafica.