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    LEGGE SULL'OMOFOBIA: IL DIBATTITO INTRODUTTIVO ALLA CAMERA

    LEGGE SULL’OMOFOBIA: IL DIBATTITO INTRODUTTIVO ALLA CAMERA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 28 agosto 2013

     

    In questa sede riteniamo di far cosa utile riproponendo alcuni spunti - significativi, certo non esaustivi e corredati talvolta di qualche nostra puntualizzazione - tratti dagli interventi fatti durante la discussione generale introduttiva della proposta di legge denominata “Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia”, svoltasi alla Camera in notturna, nella tarda serata del 5 agosto. Il 5 settembre la Conferenza dei capigruppo deciderà i tempi della prosecuzione dell’esame della contestata norma.

     

    Gli intervenuti nel dibattito, dopo i due relatori Antonio Leone (Pdl) e Ivan Scalfarotto (Pd), sono stati nell’ordine: il sottosegretario per la giustizia Cosimo Maria Ferri, Silvia Chimienti (M5S), Paola Binetti (Scelta civica/Udc), Alessandro Zan (Sel), Elena Carnevali (Pd),  Matteo Bragantini (Lega Nord), Eugenia Roccella (Pdl), Gian Luigi Gigli (Scelta civica),  Francesca Businarolo ( M5S),  Barbara Pollastrini (Pd), Ileana Cathia Piazzoni (Sel),  Raffaele Calabrò (Pdl), Marco Rondini (Lega Nord), Tancredi Turco (M5S), Alfredo Bazoli (Pd), Benedetto Francesco Fucci (Pdl), Giulia Di Vita (M5S),  Mario Sberna (Scelta civica),  Raffaello Vignali (Pdl), Giuseppe Civati (Pd), Milena Santerini (Scelta civica), Alessandro Pagano (Pdl), Fabrizia Giuliani (Pd), Chiara Scuvera (Pd), Michela Marzano (Pd). Sulla proposta di legge sono state presentate anche tre questioni pregiudiziali di costituzionalità, la prima a firma Giancarlo Giorgetti (Lega Nord) e altri, la seconda a firma Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), la terza a firma di Alessandro Pagano (Pdl) e altri: saranno esaminate a settembre.

     

    COSIMO MARIA FERRI (Sottosegretario per la giustizia): Quale deve essere l’obiettivo nel dibattito parlamentare? L’obiettivo deve essere quello di punire severamente ogni forma di odio e di violenza. (…) Quindi ci deve essere un’attenzione forte da parte del legislatore e una risposta altrettanto significativa. Occorre però non rischiare – e su questo deve essere fatta ancora un po’ di chiarezza – e occorre che tutte le libertà siano rispettate e che, quindi, sia rispettata anche la libertà di manifestazione del pensiero. (…) Con un po’ di buona volontà, si può chiarire e consentire anche che chi liberamente vuole educare, insegnare e vuole scientificamente suggerire qualcosa ai propri allievi – penso anche a tutto il mondo cattolico, delle università cattoliche, delle scuole cattoliche – debba essere libero di poter insegnare e di poter lanciare determinati segnali.

      

    SILVIA CHIMIENTI (M5S): Ogni volta che in Italia si è tentato di squarciare il velo delle reticenze e del pregiudizio in tema di omofobia e transfobia il copione è sempre stato lo stesso. Alcuni organi di informazione che ritengono di farsi portavoce del messaggio cristiano, spalleggiati da esponenti di correnti cattoliche o presunte tali in seno ai partiti politici, hanno messo in atto una vera e propria strategia del terrore diffondendo falsi allarmismi sulle conseguenze che l’approvazione di una legge seria contro l’omofobia avrebbe. (…) Com’è possibile che si rimanga sordi persino alle affermazioni di papa Francesco che pochi giorni fa ha pronunciato davanti al  mondo intero parole di grande impatto affermando: “Se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarla? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo”.

    PAOLA BINETTI (Scelta civica/Udc): Sono fermamente convinta che la vigente normativa in materia di reati contro la persona sia già sufficientemente adeguata a punire comportamenti che con la proposta di legge in esame si intendono perseguire, e non ci sia la necessità di introdurre nuovi reati o aggravanti. Sono anche convinta che l’introduzione dei reati di omofobia e transfobia potrebbe avere ricadute sulle norme del Codice civile che regolamentano il matrimonio tra uomo e donna e le altre norme in materia di famiglia e minori. (…) Per questo ho presentato un emendamento che faccia da clausola di salvaguardia, una sorta di garanzia contro lo stravolgimento del quadro normativo attuale. (…) Un emendamento che con questa legge dica un ‘no’ chiaro alla violenza e non faccia di questa legge una sorta di manifesto, un piano inclinato per introdurre successivamente altre norme che riguardano matrimonio ed adozione. (…) Il ‘no’ alla violenza, il ‘no’ al pregiudizio, il ‘no’ alla discriminazione non deve, però, contestualmente, essere anche un ‘no’ alla libertà di pensiero. (…) Devo dire che mi rammarico molto che il dibattito si svolga in un Parlamento quasi vuoto, a ore notturne, e quindi senza quella partecipazione convinta che una proposta di legge di questo tipo, che tocca il tema dei diritti umani, avrebbe meritato: non la considero un’operazione di grande rispetto nei confronti dei proponenti della stessa proposta di legge. (…)

    Questo è il punto di maggiore delicatezza in questa proposta di legge: il rischio che si trasformi in reato d’opinione qualcosa che non ha nulla a che vedere con la violenza né con l’istigazione alla violenza, ma costituisce, semplicemente, un punto di vista diverso, discutibile, magari anche sbagliato da parte di chi la pensa diversamente, ma, pur tuttavia, semplicemente attinente alla libertà di opinione, altro diritto pienamente tutelato dalla nostra Costituzione. non solo all’articolo 2  ma, ancor più esplicitamente, all’articolo 21: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. Potrebbe, ad esempio, apparire come reato, in quanto giudicato segno e sintomo di discriminazione e di omofobia, l’opporsi al matrimonio gay o all’adozione da parte delle coppie gay. (…) Le notizie che arrivano dall’Europa ove simili leggi sono già in vigore, suscitano non poche perplessità. Lo abbiamo visto in questi giorni anche in Francia a proposito del recente dibattito sull’adozione da parte delle coppie omosessuali. Dire che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna può essere rubricato come omofobo e perseguito.

    ALESSANDRO ZAN (Sel): Con questa legge non viene punita l’opinione, né viene limitata. Viene punito chi incita all’odio, non chi esprime un’opinione. Incitare all’odio è un reato, lo ha affermato la stessa corte Costituzionale. L’opinione chiaramente non è un reato, manifestare una opinione è previsto ed è garantito dalla nostra Costituzione. NdR: il deputato Alessandro Zan del dibattito è lo stesso deputato  Alessandro Zan che ha reagito violentemente alle opinioni espresse a Uno Mattina da Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani? (…) Chi si oppone alla proposta di legge è chiaramente favorevole al perdurare di discriminazioni. E’ complice di quelle forme di discriminazione e anche di aggressioni che a parole si condannano, però ogni volta che arriva la legge in Aula si cerca di affossarla.

    ELENA CARNEVALI (Pd): Abbiamo notizia ogni giorno sui media locali e nazionali di episodi di razzismo omofobico. A Roma è stato appiccato un incendio al liceo Socrate, che si è sempre distinto per il suo impegno per una diffusione del contrasto all’omofobia. NdR: è stato appurato che i piromani erano alcuni ragazzi bocciati che hanno agito per vendetta scolastica.

     

    MATTEO BRAGANTINI (Lega Nord): Io rivendico di essere contrario al matrimonio tra omosessuali e questo per un motivo molto semplice, non perché è un matrimonio civile o religioso, ma perché lo Stato tutela il matrimonio, e dunque la famiglia, tra uomo e donna, in quanto essi hanno la possibilità di avere una prole e quindi di continuare la società. (…) Riteniamo che una società debba avere delle basi solide, e le basi solide sono quelle fondate sulla famiglia. (…) Uno studio, fatto soprattutto negli Stati Uniti e in altri Paesi, tende a dimostrare che le persone in sovrappeso hanno, soprattutto nei colloqui di lavoro, meno possibilità di superarli; e le donne che sono in sovrappeso hanno uno stipendio medio più basso delle colleghe normopeso. Ciò vuol dire che adesso dobbiamo fare una legge per difendere quelli che sono in sovrappeso?

    EUGENIA ROCCELLA (Pdl): Prima di tutto devo dire di essere molto dispiaciuta che questo dibattito sia stato confinato in notturna. (…) Non vorrei che diventasse un’abitudine, e che andassimo di notturna in notturna senza mai fare un dibattito veramente ampio, un dibattito che si rifletta anche nel Paese, non ideologico, dettagliato però, che entri nel merito del provvedimento. (…) Non so se sia così grave e urgente il problema dell’intolleranza omofobica nel nostro Paese: a me onestamente non sembra che sia proprio così come viene dipinto (…) almeno se sono veri i dati proposti dalle indagini internazionali che indicano l’Italia fra le nazioni più avanzate al mondo nell’accettazione dell’omosessualità: il 74%. Il dato è contenuto nel rapporto del Pew Research Center, intitolato ‘Dove l’omosessualità è più accettata’. Secondo lo studio l’Italia si piazza al quarto posto mondiale fra i Paesi che hanno fatto i passi avanti più grandi nell’accettazione dell’omosessualità negli ultimi anni, dal 2007 al 2013. E’ qualcosa di cui abbiamo un riscontro anche semplice: pensiamo per esempio ai casi di Crocetta e di Vendola. (…) Che senso avrebbe corredare la discriminazione cosiddetta ‘omofobica’ o ‘transfobica’ di tutela penale e non fare altrettanto per i meridionali, nel caso dell’insulto ‘terrone’? (…)

    E’ molto alto il rischio che la norma venga interpretata e applicata in modo da limitare fortemente la libertà di pensiero e di espressione (…) La possibilità che si arrivi a forme di dittatura del politicamente corretto tali da impedire la libera manifestazione di opinioni diverse è molto concreta, ed è molto concreta se vediamo come leggi simili sono state applicate in Europa. (…) Andiamo a vedere che cosa ha prodotto questa legislazione nei diversi Paesi europei: ha prodotto discriminazioni, ingiustizie, repressione della libertà di pensiero e di espressione in moltissimi casi.

    GIAN LUIGI GIGLI (Scelta civica): Pare però che per i proponenti di questa legge la normativa vigente in materia di reati contro la persona non bastasse ed è forse allora opportuno chiedersi perché. Non bastava forse perché si voleva una legge-simbolo chiamata ad assolvere un compito pedagogico, minacciando la pena non per tutelare il bene comune, ma per educare i cittadini ad una visione del mondo e della società e per gettare discredito su chi ritiene che le differenze biologiche e psicologiche tra maschio e femmina costituiscono il presupposto ineliminabile per la famiglia. (…) Ce l’ha mostrato poco fa proprio l’onorevole Zan, sospettando appunto sentimenti omofobi in chi si ostina a sostenere la famiglia fondata da un uomo e una donna. Colui che ritiene valida la legge naturale viene dunque sospettato di essere omofobo e quindi potenzialmente violento, indotto per questo a sentirsi in colpa.

    Non bastava la normativa vigente in materia di reati contro la persona, tuttavia, anche perché forse l’obiettivo non dichiarato è quello di intimidire la libertà di espressione, la libertà di insegnamento e la libertà delle istituzioni religiose di potere continuare a insegnare che Dio li creò maschio e femmina e che la famiglia e il matrimonio possono realizzarsi solo nell’unione tra un uomo e una donna. Si è voluto forse intimidire chi si ostina a fondare il bene comune, l’organizzazione sociale sul diritto naturale, senza per questo mai mancare di rispetto ad alcuno, discriminarlo o usargli violenza.

    Vi è poi motivo di ritenere che questo provvedimento, se non sarà modificato dall’Aula, potrà essere usato come ‘cavallo di Troia’ per impugnare davanti ai tribunali le decisioni intenzionalmente discriminatorie ma non per questo offensive o violente, che un’istituzione debba trovarsi costretta ad adottare per tutelare i propri fini ispiratori e i propri valori di riferimento. Esso potrebbe, inoltre, essere usato per smantellare, in nome della non discriminazione, le leggi sulla famiglia, sull’adozione e sulla procreazione artificiale. (…) Dovremmo ancora chiederci come potrebbe essere giudicata la discriminazione intenzionale di un candidato al sacerdozio cui venisse negato l’ingresso in seminario, a motivo della sua omosessualità. Come potrebbe essere valutata  la discriminazione, ancora intenzionale, posta in atto da una scuola cattolica che rifiutasse di assumere un insegnante perché sostenitore di una visione della sessualità e della famiglia in contrasto con le finalità educative della scuola stessa. Come sarebbe giudicata, ancora, un’associazione che mobilitasse l’opinione pubblica italiana ad opporsi democraticamente all’avanzare di una società per la quale ogni opzione è uguale, non esiste più una verità tra i sessi e l’identità sessuale costituisce solo una questione di sensibilità personale, del tutto irrilevante per la costruzione del bene comune?

    FRANCESCA BUSINAROLO (M5S): Faccio una piccola premessa relativamente al triangolo rosa che stiamo indossando noi del Movimento 5 Stelle. Vuole ricordare il marchio di stoffa che veniva attribuito agli omosessuali che venivano internati nei lager nazisti. Ovviamente adesso gli omosessuali e chi fa parte della comunità LGBT non vengono più internati, ma comunque c’è una sorta di ghettizzazione. Vengono relegati nel lager del silenzio e della mancanza di un diritto umano universale. (NdR: certo, basta constatare quanto grande sia il silenzio di cui è gratificata la tematica omosessuale in telegiornali, fiction e  dibattiti televisivi, oltre che sui giornaloni…)  Ricordiamo che la proposta di legge presentata dal deputato pd Ivan Scalfarotto, peraltro condivisa e firmata da parecchi esponenti del Movimento 5 Stelle, nella sua formulazione originaria intendeva contrastare le discriminazioni fondate su omofobia e transfobia. Alla luce del testo attuale, però, il rischio è quello di produrre una legge priva di una circostanza aggravante, priva delle definizioni di categoria adeguate e priva dell’opzione lungimirante che avrebbe consentito di rieducare condannati presso associazioni legate al mondo LGBT (NdR: forse nel più puro stile maoista?).

     

    BARBARA POLLASTRINI (Pd): Noi, come gruppo del Partito democratico, avremmo voluto obiettivi più avanzati, anche con il riconoscimento dell’identità di genere e il riferimento più netto ad un’aggravante specifica. (…) Il dibattito dirà se vi sono le condizioni, come noi, peraltro, gradiremmo, per migliorare e rafforzare questo testo, ma dobbiamo raggiungere il traguardo. (…) Non ci si rifugi in alibi. Lo preciso perché mi è capitato di leggere e sentire, anche questa sera, delle falsità, ad esempio, sul fatto che questa legge limiterebbe i diritti dei bambini e delle famiglie. Non è così! Qui semmai si tratta di aggiungere un dovere, un dovere di civismo, di tolleranza, di comunità. “Chi sono io per giudicare?”, ha detto pochi giorni fa un Papa straordinario. Chi siamo noi per rimuovere, per rinviare norme sagge ed equilibrate?

    ILEANA CATHIA PIAZZONI (Sel): Nonostante si viva in questo tempo oscuro, una sorta di Medioevo per il nostro Paese, io sono certa che un giorno non molto lontano le opinioni qui espresse contro questa proposta di legge verranno considerate alla stregua delle affermazioni degli schiavisti, dei sostenitori dell’apartheid o di chi pensava che concedere il voto alle donne fosse un’aberrazione. (…) In quest’aula in cui ci è stato concesso l’onore di rappresentare il popolo italiano, io voglio affermare esattamente questo: la naturale variabilità dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. (…) Non è più procrastinabile una presa d’atto da parte delle istituzioni, rispetto a una situazione ignobile di barbarie diffusa. Solo mostrando una risposta inequivocabile sarà possibile cominciare a recidere le pericolose spire in cui la violenza ha silenziosamente avvolto la nostra società, la nostra politica e i mezzi di comunicazione, rendendo pericoloso addirittura condurre la vita di tutti i giorni per tanti, troppi cittadini.

    RAFFAELE CALABRO’ (Pdl): Da sempre la convocazione delle Camere nel mese di agosto è stata associata alla necessità di approvare provvedimenti di natura economica o comunque per licenziare decreti-legge in scadenza. E, invece, oggi siamo qui a discutere della proposta di legge per il contrasto dell’omofobia e della transfobia, un provvedimento che ha subito un’accelerazione agli occhi di molti ingiustificata e in un certo qual senso sospetta. Molti in quest’Aula sono stati pronti ad additare come integralisti cattolici, bigotti al servizio della Chiesa, coloro che, come me, hanno invitato ad una moratoria, alla riflessione su un tema, quale la tutela dei diritti degli omosessuali, che va senz’altro affrontato, ma con approfondito dibattito, con calma e buonsenso. Carissimi colleghi, che vi piaccia o no, sulla bontà del provvedimento che ci accingiamo a discutere, non è in atto una guerra tra guelfi e ghibellini, tra cattolici e laici. Sono tanti, infatti, i liberali d’antan che nutrono dubbi e perplessità sulla rapidità dell’iter e sulla necessità della legge. (…) In virtù di questa legge molte associazioni e movimenti pro family rischiano sequestri, persino lo scioglimento, soltanto perché contrari ai matrimoni tra omosessuali o potrebbero finire sotto processo per istigazione all’odio per motivi di orientamento sessuale. (…) Non avremo ottemperato al nostro compito approvando questa legge frettolosa e per certi versi discriminante e liberticida.

    MARCO RONDINI (Lega Nord): Noi siamo contro questo provvedimento, perché stabilisce che la legge non è uguale per tutti, in quanto un’aggressione fisica ai danni di un omosessuale è più grave di un’aggressione ad un uomo o una donna che omosessuale non è. (…) Domani chi , intervenendo in pubblico, esprimesse una preferenza per la famiglia naturale, potrebbe vedersi contestata l’istigazione o la discriminazione dalle varie associazioni dell’antirazzismo. (…) Simili provvedimenti producono risultati opposti a quelli voluti e risultano offensivi della dignità di chi si vorrebbe tutelare.

    TANCREDI TURCO (M5S): La legge sull’omofobia che oggi abbiamo iniziato a discutere in Aula è un provvedimento che da tanti anni, troppi, l’Italia e l’Europa ci chiedono. (…) Noi invitiamo tutte le forze politiche a sostenere gli emendamenti che il Movimento 5 Stelle ha presentato, (…) che prevedono: la reintroduzione dell’aggravante nella legge Mancino; la reintroduzione dei termini e delle definizioni di orientamento sessuale o identità di genere secondo le direttive dell’Unione europea; la rieducazione del condannato presso associazioni di volontariato LGBT; l’impegno da parte del Governo a promuovere una campagna nazionale contro l’omotransfobia. (…) Ce lo chiede il Paese, ce lo chiede l’Europa, ce lo chiedono le tante associazioni e le centinaia di migliaia di cittadini che ogni giorno devono affrontare le ingiustizie, le angherie, le violenze e i soprusi legati all’omofobia.

    ALFREDO BAZOLI (Pd): Mi sento di poter dire che questo complessivo testo di legge, comprensivo anche degli emendamenti proposti dai relatori, che arriva dopo diversi tentativi che per successive approssimazioni ci hanno portato all’attuale proposta, è un testo largamente soddisfacente. (…) A  me pare non si possa in nessun modo dimenticare non solo che i fenomeni di scarsa tolleranza quando non di aperta ostilità sono ancora largamente presenti anche nella società italiana, ma anche che una tutela rafforzata appare in linea con le raccomandazioni provenienti da numerosi enti ed istituzioni internazionali, da Amnesty International al Parlamento europeo fino all’Onu, ed è altresì coerente – questa tutela rafforzata – con una delle priorità del Programma di Stoccolma in tema di libertà, sicurezza e giustizia, adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 2009.

    BENEDETTO FRANCESCO FUCCI (Pdl): Dico, in definitiva, che bisogna fare molta attenzione al modo in cui andiamo a legiferare, soprattutto con riferimento a quello che si configura come una vera e propria fattispecie di reato d’opinione per chi sostenga, per esempio, la propria contrarietà all’equiparazione tra matrimonio naturale e matrimonio tra omosessuali. Faccio queste considerazioni anche perché, ferme restando le mie posizioni, ho grande considerazione e consapevolezza su come il dibattito da noi affrontato sia molto delicato e inevitabilmente evidenzi la legittima esistenza di posizioni diverse ache all’interno di un medesimo gruppo politico (come – sarebbe ipocrita nasconderlo – avviene anche nel gruppo del Pdl).

    GIULIA DI VITA (M5S): Quello che conta è dare ai tanti cittadini vittime di violenza omofoba una tutela seria. Vorrei ricordare che si parla di circa cento casi l’anno in Italia. E’ nostro dovere assicurare loro quello che i cittadini LGBT in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e perfino Grecia ( Ndr: si noti la finezza del ‘perfino’) già hanno, quello che avete millantato per anni in campagna elettorale, in TV, nei giornali, nei dibattiti.

    MARIO SBERNA (Scelta civica): Posso sbagliarmi, ma tutto questo tam tam sui diritti negati degli omosessuali, sostenuto dai riflettori dei media su questa o quella battaglia, è una minoranza nella minoranza che li percepisce come indispensabili. Non farà statistica, ma noi parlamentari, su altri temi, siamo stati invasi nelle caselle da mail di cittadini: a favore di questo provvedimento me ne sono arrivate solo un paio. Fuori dai cancelli delle aziende in cassa integrazione si parla d’altro, così come al mercato della frutta o in coda per l’Isee. Pare che la povertà in cui stiamo inesorabilmente scivolando, mentre peraltro i ricchi sono sempre più ricchi, sia considerata dai più la priorità.

    Conosco bene diversi omosessuali: coabitano, si danno una mano in casa, si vogliono bene, si sentono coppia. Bene. Si sentono discriminati? Mi pare di no. (…) La carriera nelle aziende in cui si sono conosciuti i miei amici gay e lesbo non ha trovato ostacoli. Al contrario diverse donne con contratto a tempo determinato e promessa di un full-time sono state gentilmente accompagnate alla porta non appena hanno comunicato al loro datore di lavoro di aspettare un bambino. (…) Registro il fatto che, almeno a livello di urgenza e priorità assoluta, l’infelicità di queste donne non fa perdere il sonno a chi stabilisce i lavori d’Aula.

    Butto lì una provocazione: non è che i veri discriminati siano altri? Una famiglia numerosa è quella gravata da enormi problemi e per i cui diritti, benché costituzionalmente garantiti, questo Parlamento non ha manifestato mai nemmeno un centesimo della sollecitudine con cui è stato portato per approvazione il presente provvedimento. Se vi è in Italia un soggetto discriminato, e non solo dal punto di vista della giustizia retributiva, questo è la famiglia, nonostante si stia parlando del cuore pulsante della società. Questo stesso Governo ha il Ministero per le pari opportunità, ma non si è degnato nemmeno di dotarsi di un sottosegretariato per la famiglia. Ma in questo Parlamento nessuno si è accorto che nel 2008 i bambini sotto la soglia di povertà in Italia erano il 10% e oggi sono il 30%, collocando il nostro Paese al penultimo posto tra i Paesi cosiddetti sviluppati? In soli cinque anni siamo riusciti a impoverire un terzo dei nostri figli: ma secondo voi, e lo chiedo a tutti, in particolare alla Presidenza, quale deve essere la priorità assoluta dell’agenda di questo Parlamento?

    RAFFAELLO VIGNALI (Pdl): (come già avevano fatto altri, cita un editoriale di Piero Ostellino sul ‘Corriere della Sera’ del 3 agosto 2013) “La cultura dell’espansione indiscriminata dei diritti  rischia, di questo passo, di portare, prima o poi, a sostenere che il cittadino biondo, con gli occhi azzurri e di pura razza ariana – che poi sarebbe, oggi, il titolare del pensiero unico ‘politicamente corretto’ – debba godere di uno statuto speciale rispetto a chi la pensa diversamente. La strada che porta all’inferno del totalitarismo è notoriamente costellata di buone intenzioni. (…) In tutta evidenza, non c’è bisogno di una legge contro l’omofobia, e impegnarne il Parlamento è un anacronismo persino ridicolo e pericoloso. La smania iperlegislativista non realizza la democrazia, ma ne è la patologia che distrugge le libertà liberali”.

    Credo anche io che ci sia un problema – lo ha già detto qualche collega – legato alla giurisdizione che seguirà questa norma. Chi ci garantisce che i giudici non interpreteranno in modo creativo questa norma? E faccio un esempio: basta guardare in internet, facendo una ricerca con Google, e si vedrà che chi nella scorsa legislatura aveva manifestato una posizione contraria alla legge sull’omofobia è stato bollato come omofobo. Non solo, i nostri nomi sono stati taggati con l’immagine sull’omofobia. E se questo domani fosse considerato da un magistrato notizia di reato?

    GIUSEPPE CIVATI (Pd): Mi sembra che noi affrontiamo un argomento con grandissimo ritardo, un po’ quello di questa sera: siamo qui in pochi a ore tarde a discuterne. Non si tratta affatto di un fatto rivoluzionario, ma di una banalissima questione, un riconoscimento di un atto di civiltà, che io considero riporti l’Italia agli standard europei che forse convengono a un Paese come il nostro.

    MILENA SANTERINI (Scelta civica): Oggi l’omofobia sceglie un termine, ‘fobia’, non del tutto efficace, utile forse se si pensa alle paure, ma troppo psicologico se pensiamo alla sua natura di fenomeno sociale. E’ comunque opportuno che questa pericolosa costellazione venga affrontata insieme e combattuta, non solo con gli strumenti della legge, ma con quelli culturali che educano al rispetto e alla comprensione della complessità. Proprio perché consideriamo molto serio questo problema, vogliamo ricordare la cautela con cui abbiamo difeso, accanto al principio di rispetto delle persone omosessuali, anche il principio di libertà d’opinione – mi riferisco agli emendamenti di cui ha parlato la collega Binetti – e ricordare di aprire una riflessione in questo campo così delicato evitando ogni rischio di ideologia, di irrigidimento e un eccesso di formazione, l’iperpenalizzazione della società, che dimostra comunque una debolezza, cioè credere che le patologie della convivenza si possano risolvere soltanto per via punitiva.

    ALESSANDRO PAGANO (Pdl): Chi ha fortemente insistito per l’approvazione di tale legge (…) dovrebbe poi spiegare perché la discussione stia avvenendo in ora notturna e in margine ai lavori. (…) Delle due l’una: o il provvedimento non era più importante, visto che lo stiamo portando in discussione in notturna e, allora, non è il caso nemmeno di impiegare questo tempo per la discussione in questa nottata mitica del 5 agosto, oppure continua ad esserlo, ma lo si vuol far passare senza un effettivo approfondimento. (…) Discuterlo adesso significa una serie di cose. Primo: un disprezzo per la dialettica democratica, riducendo l’esposizione della ragione ‘contro’ tale legge a mero esercizio verbale, confinandolo alle ore notturne, senza quel confronto che in una materia così delicata è essenziale. Secondo: un timore che le ragioni espresse da chi si oppone a tale legge vengano ascoltate da qualcuno in più rispetto ai pochi intimi che sono presenti qui questa sera e che possa far sorgere qualche dubbio anche a chi ascolta. E’ la convenzione – terzo – che si debba arrivare al risultato ‘a prescindere’, perché così impone l’ideologia del culturalmente corretto e dei più forti. Quarto: non tenere in alcun conto i rilievi non già confessionali verso questa legge, bensì di difesa della libertà di espressione, di insegnamento e di ricerca scientifica. (…)

    Quello che noi oggi qui abbiamo portato all’attenzione dell’opinione pubblica, comincia a trasparire in tutta la sua drammatica evidenza e l’aver limitato a pochi minuti l’intervento in Aula di ciascun oratore – come questo di fatto è avvenuto con il timing che è stato stabilito – non è che l’ulteriore tentativo di censura: meno si parla di questa legge, infatti, tanto più velocemente si riuscirà ad approvarla, anche se si tratta di una legge ‘bavaglio’, che limiterà fortemente la libertà di opinione e di espressione.

    FABRIZIA GIULIANI (Pd): Non c’è dubbio che la norma che andiamo a discutere sia il compimento di un percorso lungo: lo hanno evocato anche altri prima di me. E’ il risultato di una discussione e di un lavoro intenso che hanno attraversato non solo il nostro Paese, ma l’intero Consiglio d’Europa e i Paesi che ne fanno parte. Credo dobbiamo anche ringraziare i colleghi che nelle scorse legislature hanno provato a istruire questo lavoro e avrebbero voluto, avrebbero desiderato portarlo a compimento.

    CHIARA SCUVERA (Pd): Con questa legge l’Italia sarà più europea, si allineerà ad altri grandi Paesi che hanno affrontato il fenomeno disegnando un ambito legislativo specifico: perché questo è il punto! Con questa legge l’Italia dà voce a quei ragazzi e a quelle ragazze che subiscono oggi gravi disagi esistenziali e discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. (…) Dobbiamo dimostrare di essere un grande Paese, in linea e all’altezza della grande storia illuminista e dell’Europa.

    MICHELA MARZANO (Pd): Negli altri Paesi europei, in nome dell’uguaglianza e della libertà di tutti, non si tollera più, da molto tempo, che alcune persone possano essere discriminate o, peggio ancora, insultate e picchiate solo perché non eterosessuali. (…) Come è possibile, allora, che in Italia ci siano ancora tante persone ostili ad una legge contro l’omofobia e la transfobia? Perché ancora tanta ipocrisia nel nostro Paese? Come si fa anche solo a pensare che una legge di questo tipo possa essere sbagliata, come si è letto alcuni giorni fa in un articolo, citato più volte questa sera in Aula, sul Corriere della Sera, dove si è invocata in modo surreale la possibilità che una legge contro l’omofobia possa creare nuove forme di discriminazione, con la scusa che l’allargamento della legge Mancino agli atti di omofobia e di transfobia possa mettere a repentaglio la libertà di opinione di alcuni? Chi si oppone a questa legge in fondo vuole che in Italia non cambi mai niente.

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