GIOCO D’AZZARDO: UN LIBRO-INCHIESTA ESEMPLARE DI UMBERTO FOLENA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 agosto 2014
Da anni ‘Avvenire’ si è proposto di informare su una delle emergenze sociali italiane più gravi, riguardante i malati di gioco d’azzardo. Lo ha fatto quasi sempre da solo: i grandi interessi finanziari in gioco ‘sconsigliano’ a molti altri (tv, radio, gran parte della carta stampata) di riferire seriamente del problema. Nel libro-inchiesta uscito recentemente, “L’illusione di vincere”, Umberto Folena (una delle ‘firme’ del quotidiano cattolico italiano) inquadra l’argomento senza fronzoli e senza retorica, illustrando esperienze umane e fornendo i dati indispensabili perché il lettore si renda conto della gravità della situazione e reagisca
Una volta nel Canton Ticino si giocava molto allo Sport-Toto, il Totocalcio svizzero: un franco o poco più per un paio di colonne nella speranza di fare un ‘dodici’ (poi un ‘tredici’) e già si festeggiava se si arrivava al nove o a dieci, ripagati da quanto giocato o poco più. Oppure si pagavano cinquanta centesimi le cartelle della tombola dell’oratorio per l’Epifania o per San Giuseppe, mirando a quello che appariva come il magnifico cesto di leccornie per la prima tombola. O, ancora, si versavano volentieri pochi centesimi per un biglietto numerato (fino a 30) cercando di indovinare in quale delle casette si sarebbe introdotto il simpatico porcellino d’India al centro del recinto…
Anche oggi si gioca molto d’azzardo, ma con altro spirito e con altre prospettive. Certo ci sono ancora (e restano pur sempre una larga maggioranza) i giocatori occasionali, quelli che ogni tanto si prendono un ‘gratta e vinci’ o un paio di biglietti della lotteria della festa patronale o tentano al lotto la fortuna senza troppe illusioni, ma… non si sa mai (tantopiù in tempi di crisi economica nera per una fetta crescente della popolazione)! Purtroppo, mentre un tempo, erano le ‘pecore nere’ delle grandi famiglie nobili o borghesi a frequentare i casinò e a dissiparvi interi patrimoni (figure che trovano un loro posto preciso nella grande letteratura ottocentesca), oggi sono soprattutto comunissimi anziani a giocarsi la loro pensione, donne sole e straniere o giovani, spesso in cerca di lavoro, che hanno disperatamente bisogno di soldi e sono attratti irresistibilmente dalla possibilità – che poi è molto di più un’illusione - di vincere alle slot machine, le macchinette mangiasoldi. Navigando anche e sempre più spesso negli ingannevoli e allettanti meandri dei tanti siti del gioco-online.
“Illusione”, si diceva. La parola ritorna nel titolo “l’illusione di vincere – Il gioco d’azzardo emergenza sociale” (ed. Ancora) dell’agile libro-inchiesta di Umberto Folena, caporedattore di ‘Avvenire’, cioè del quotidiano che più di tutti (e di gran lunga) si batte con i suoi giornalisti per aprire gli occhi agli abitanti del Belpaese. Battaglia dura, battaglia difficile (da Davide contro Golia), dati gli enormi interessi in gioco che la ostacolano. Basti pensare al fatto che nella pubblicità televisiva (Rai in prima linea) che accompagnava la trasmissione delle partite dei recenti mondiali di calcio la parte del leone la facevano gli spot per il gioco d’azzardo. Per fingere di sbiancarsi la coscienza, ogni spot era accompagnato dall’avvertenza finale….”Può creare dipendenza”, vero e proprio vertice di ipocrisia.
Ci si può chiedere perché la campagna sui rischi sociali del gioco d’azzardo stia così a cuore ad ‘Avvenire’. La risposta è semplice: davanti a un’emergenza sociale come quella creata dal gioco d’azzardo (spesso associata anche alle altre emergenze sociali della droga e dell’usura) può tacere chi guarda all’uomo nella sua integralità e allo sviluppo di una società che dell’uomo valorizzi le virtù per il benessere di tutti? Perciò il cattolico non dovrebbe far finta di nulla, dovrebbe scuotersi in collaborazione – come del resto accade oggi – con persone di buona volontà di ogni credo o non credenti.
Tanti gli aspetti del problema toccati nel libro di Folena. Non meno di 500mila in Italia (secondo stime serie forse addirittura 800mila) i dipendenti patologici dal gioco d’azzardo, i ludopatici. Ognuno di loro è un caso sociale, che coinvolge pesantemente anche le rispettive famiglie. Oltre un milione e mezzo le persone a rischio. Eh… ma con il gioco d’azzardo lo Stato ci guadagna…Tale opinione, assai diffusa, va molto relativizzata. Mediamente l’erario italiano incassa circa 8 miliardi di euro. Ma i costi sociali e sanitari del gioco d’azzardo ammontano (utilizzando i parametri di un’indagine svolta dall’università svizzera di Neuchatel in collaborazione con la Corte di giustizia europea) ad almeno 6 miliardi. In più, se i poco meno di 20 miliardi di euro persi al gioco in Italia annualmente fossero impiegati in attività produttive, lo Stato incasserebbe altri 4 miliardi. Non è finita: sono almeno 70 milioni le ore lavorative sottratte per dedicarsi al gioco d’azzardo. Vogliamo aggiungere anche il costo del tempo sottratto alle relazioni sociali e alla famiglia?
Davanti a tale realtà lo Stato fin qui non ha mai reagito come dovrebbe. La lobby dell’azzardo è potente. La criminalità organizzata ha grande interesse allo sviluppo del gioco, legale o illegale poco importa (e ha anche mezzi molto persuasivi a sua disposizione, come sanno i non pochi baristi e tabaccai che si vedono imporre le slot machine o trovano difficoltà enormi a disfarsene). E’ la stessa criminalità protagonista nell’avvelenare l’Italia con la droga e nello strozzarla con l’usura (i contatti tra ‘industria’ della droga, dell’azzardo e dell’usura sono ampiamente provati in numerosi rapporti di polizia e della direzione antimafia).
La presentazione del libro presso la Camera dei deputati
Alla presentazione del libro, presso la Camera dei deputati il 14 luglio, sono emersi i tanti aspetti della realtà del gioco d’azzardo. Promosso da Paola Binetti, il pomeriggio ha permesso anche di approfondire i contenuti del disegno di legge contro “la dipendenza da gioco d’azzardo patologico”, di cui la parlamentare cattolica è relatrice ed è stata iniziatrice con Rocco Buttiglione). Il governo Renzi, attraverso le parole del sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini, si è detto impegnato a varare la legge entro fine 2014. A parole sembrerebbe cosa fatta, ma così non è. La battaglia è ora sui contenuti del disegno di legge, da cui il sottosegretario vorrebbe espungere tutto ciò che riguarda la regolamentazione del problema (un esempio: a quanti metri di distanza da scuole e uffici postali permettere le macchinette mangiasoldi?) per parlarne in un secondo momento. Tuttavia la regolamentazione è essenziale perché il disegno di legge possa pretendere di incidere sulla realtà quotidiana: se si è impegnati seriamente a combattere il fenomeno, non si può cedere su di essa, fondamentale a livello locale. Come ben sanno i sindaci e i baristi, oltre che le organizzazioni di volontari anti-slot machine – spesso comprendenti le vittime del gioco d’azzardo - impegnati con passione civile in un duro confronto sul territorio con i mille cavilli legali della lobby (spalleggiata dalla criminalità). Questa è la novità degli ultimi mesi: c’è un’Italia generosa e combattente che ha deciso di levare sempre più alta la propria voce contro chi coscientemente vuole lucrare sulla pelle dei disperati e dei deboli. Si spera che il Parlamento sappia rispondere all’impegno crescente di questa Italia.
Alla presentazione del 14 luglio i deputati Lorenzo Basso (pd, coordinatore dell’intergruppo parlamentare sul gioco d’azzardo) e Matteo Mantero (M5S, Commissione Affari Sociali) hanno dato la loro piena disponibilità in materia, che riguarda – ha detto Folena – gli aspetti sociali problematici di un “gioco industriale di massa pensato per gli italiani”. Non è lecito dimenticare – ha concluso Paola Binetti – che ogni caso di gioco-dipendenza esprime una fragilità sociale in più”.
In campo cattolico notiamo che non solo i vescovi italiani, ma anche la Conferenza episcopale argentina ha ribadito a inizio agosto il suo impegno per combattere con forza e incisività il gioco d’azzardo che sta dilagando anche nel Paese sudamericano: con ciò ha confermato quanto contenuto in un documento di fine anno 2010.
P.S. Un suggerimento, sempre in materia di gioco, ma in altra direzione: a chi è ancora in vacanza, soprattutto al mare, consigliamo caldamente la lettura di due tra le ultime pennellate di Umberto Folena riguardanti piste per le biglie e castelli di sabbia. I due veri e propri affreschi letterari sono intitolati “I costruttori di castelli di sabbia, manovali della gioia e dei sogni” (‘Avvenire’ di domenica 20 luglio 2014, pag. 3) e “La spiaggia bianca tavolozza, e io ero Bitossi. Molto più di un gioco” (‘Avvenire’ di domenica 3 agosto 2014, sempre a pagina 3). Una postilla: chi scrive invece si sentiva Jacques Anquetil, il normanno leggendario, cinque volte vincitore del Tour de France.