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    DUE INTERVENTI RECENTI DELL'ARCIVESCOVO CIELLINO LUIGI NEGRI

    DUE INTERVENTI RECENTI DELL’ARCIVESCOVO CIELLINO LUIGI  NEGRI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 18 agosto 2016

     

    Il 19 agosto si apre l’annuale meeting ciellino di Rimini – In tale ottica può essere interessante leggere alcuni passi del commento che mons. Luigi Negri, ciellino ‘storico’, ha fatto a proposito della Lettera ‘Iuvenescit Ecclesia’ della Congregazione per la Dottrina della Fede sul rapporto tra gerarchia e doni carismatici. Altra puntualizzazione di rilievo di mons. Negri  a Ferrara, nella Messa dell’Assunta, sul dialogo tra cattolici e islamici, onde evitare malintesi e confusioni foriere di ulteriori complicazioni. Due aggiunte su Galantino, 'Avvenire', la Madonna coperta.

     

     

    Domani, venerdì 19 agosto si aprirà la 37.ma edizione del ‘Meeting per l’amicizia tra i popoli’, la nota manifestazione che vede tradizionalmente convenire a Rimini il ‘popolo ciellino’ felice di poter vivere comunitariamente per una settimana (una lode particolare ai tanti volontari) e nel contempo di offrire ai numerosi ospiti – grazie a mostre appropriate e non di rado di spessore - momenti di interesse cultural-religioso ed anche incontri di carattere politico-economico su temi d’attualità.

    Il ‘popolo ciellino’: sarà numeroso anche stavolta, ma almeno in parte scosso nelle sue ‘certezze’ giussaniane, non essendo riuscito a digerire la nuova linea impressa al Movimento dal successore don Carron (auspice concreto papa Francesco). E’ una linea che sostanzialmente nega la necessità della testimonianza pubblica dei valori in materia di vita e di famiglia, evitando così la contrapposizione palese su questi delicatissimi temi con la cultura dominante. Un esempio clamoroso dell’applicazione di tale linea si è registrato nella scorsa edizione con l’interruzione imposta dei dibattiti quotidiani sulla scellerata ideologia del gender nello stand animato dal domenicano padre Giorgio Carbone. Un ‘popolo’ che, dicevamo, resta ‘numeroso’, sebbene non possano non suonare come un campanello d’allarme le defezioni registrate (un buon dieci per cento) ad esempio nelle ultime edizioni degli esercizi annuali della Fraternità di Comunione e Liberazione a Rimini.

    Per quanto riguarda gli appuntamenti politico-economici non poteva mancare l’omaggio ai potenti di turno: prevista la presenza del presidente della Repubblica Mattarella e di diversi membri del governo Renzi, compresa la Garrula Ministra che, fatto tesoro dei consigli ascoltati dalla nota (cinica, spregiudicata) Hillary Clinton alla Convention democratica di Filadelfia, dispenserà nuova sapienza nel dibattito previsto sulle Riforme Costituzionali. Da notare a tale proposito che a Rimini (naturalmente non c’è da meravigliarsi), tra i relatori invitati, i fautori del SI’ straripano (checché ne dica al ‘Corriere della Sera’ un volpino sornione come Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà).

     

    MONSIGNOR NEGRI SULLA ‘IUVENESCIT ECCLESIA’

    Veniamo alla Lettera ‘Juvenescit Ecclesia’, redatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede,indirizzata ai vescovi cattolici, approvata da papa Francesco il 14 marzo 2016, datata 15 maggio (non a caso solennità di Pentecoste) e pubblicizzata il 14 giugno. E’ un documento non irrilevante che tratta delle relazioni tra doni gerarchici e domi carismatici, “costitutivamente posti al servizio della vita e della missione ecclesiale”. Tali rapporti come si sa non sono sempre facili (ne hanno fatto ampia esperienza ad esempio i neocatecumenali).

    Già dai tempi di ‘Gioventù studentesca’ (fase propedeutica alla creazione di ‘Comunione e liberazione’) l’odierno arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, ‘militava’ con don Giussani. Un ciellino dunque ‘doc’, cui un altro ciellino ‘doc’ come don Gabriele Mangiarotti (curatore del sito www.CulturaCattolica.it  ) ha chiesto di commentare un documento come la ‘Iuvenescit Ecclesia’ che è certo fonte di riflessione anche per il Movimento.

    Constata inizialmente mons. Negri: “Il documento Iuvenescit Ecclesia sui Movimenti nella Chiesa è un testo di grande importanza, che risente del lavoro intenso fatto soprattutto durante il magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, per dare una fisionomia in qualche modo stabile e definitiva alla questione del rapporto fra Istituzione e carisma”.

    Osservando poi: “Il documento è poderoso: io penso che tutto il mondo cattolico, non soltanto gli aderenti ai Movimenti, debba misurarsi con questo testo, che è di radicale importanza; per esempio viene recuperata – cito proprio le cose più imponenti, perché il documento deve essere letto e studiato attentamente – l’affermazione fondamentale di quella coessenzialità fra realtà istituzionale e carismi che costituì la novità, anche dal punto di vista teologico, del magistero che era già evidentemente in tandem allora. Io ero presente ai convegni in cui questa sintesi fra Giovanni Paolo e Benedetto arrivò a formulare questo concetto: che la “communio’’ ecclesiale ha una varietà di forme e di modi che non sono assolutamente né alternativi né competitivi, ma trovano invece nella formula della coessenzialità il massimo di radicazione ecclesiale ed il massimo di contributo alla vita della Chiesa”.

    Aggiunge qui mons. Negri: “Questa è una cosa che si è un po’ perduta nell’ultimo anno, perché forse nell’ultimo anno si è un po’ perduta la fisionomia dei Movimenti come nel documento emerge con chiarezza”.

    C’è però un altro punto molto importante nella Iuvenescit Ecclesia. Rileva mons. Negri: “L’altra grande sottolineatura è quella della evangelizzazione: i Movimenti non sono (o meglio, i Movimenti che Giovanni Paolo II portò per la prima volta alla ribalta nella storia della Chiesa, dicendo che erano stati il fulcro di una straordinaria stagione dello Spirito)... i Movimenti non sono delle piccole spiritualità, poco o tanto aristocratiche, che si chiudono in sé e godono del loro essere chiuse in sé; i Movimenti sono stati e sono – e fu così per la mia esperienza fin da quando avevo poco più di diciassette anni fino ad ora nella realtà di CL – esperienza di evangelizzazione vissuta, di una realtà comunionale vissuta nella concretezza di una appartenenza ecclesiale, per un impeto di comunicazione di Cristo agli uomini del nostro tempo”.

    Puntualizza qui mons. Negri, con riferimento evidentemente all’odierna situazione dentro CL, dovuta al ‘nuovo’ imposto dalla dirigenza: “Indubbiamente il documento è molto radicale: mi aspetto qualche correzione o qualche auto-correzione; il documento è molto chiaro nel dire che non esiste nessuna alternativa fra la chiarezza della proposta ed il rispetto della libertà altrui. Non è che la libertà si rispetta perché si fanno proposte edulcorate, ridotte, minimaliste: la libertà si rispetta attraverso una provocazione positiva”.

    Nell’ultima parte del commento, mons. Negri evidenzia uno dei motivi fondamentali di critica all’attuale conduzione di CL: “Un altro grande fatto di riflessione, di critica o di auto-critica da parte mia, è che certamente la missione è un annuncio, una proposta viva lanciata nel mondo: il mondo è essenziale perché ci sia la missione, ed il mondo – mi ha insegnato don Giussani nei 50 anni di straordinaria convivenza con lui – il mondo è una trama di rapporti, di incontri, di persone, logiche, culture, posizioni, che investono l’esistenza del singolo e della realtà sociale. Non si può andare in missione senza dare un giudizio chiaro, cioè se non ho da fare una proposta che giudica il mondo in cui viviamo; se giudica non nel senso che pretende di intervenire sugli aspetti sostanziali della vita personale, perché quelli riguardano Dio, ma giudica in senso che pone dentro nel mondo una proposta che è altra dal mondo e che, perciò, giudica tutte le proposte o le pseudo-proposte che sono presenti nel mondo: io credo che Comunione e Liberazione, nella storia pluriennale della sua presenza, (io ho seguito soprattutto l’Italia, fino a quando non sono stato chiamato ad altro) abbia dato ad amici e nemici la percezione di questa ampiezza culturale e di questa capacità di confronto, di comprensione dei problemi reali implicati dentro la fattispecie della vita quotidiana”.

    Conclude mons. Negri esprimendo un timore non irrealistico: “Queste sono le sollecitazioni, le conferme e direi anche i punti di crisi che ho scoperto in questo documento, che intendo fare oggetto di uno studio serio, da proporre alla mia diocesi di Ferrara- Comacchio come uno degli strumenti pastorali per il prossimo anno pastorale. Il mio timore è che venga archiviato come tutti i documenti che non sono politicamente corretti. Indubbiamente questo documento è così radicale, essenziale, così preoccupato dell’annunzio cristiano e del destino dell’uomo che è certamente una sfida a quella banalizzazione della vita e –perché no? – a quella banalizzazione della fede che sono i grandi pericoli della nostra vita quotidiana; da questa banalizzazione della nostra vita umana e della nostra vita di fede dobbiamo chiedere al Signore che ci liberi ogni giorno, perché questa banalizzazione è una metastasi rovinosa: può apparire anche in modo suggestivo, pieno di emozioni. In questo self-service delle emozioni che sta diventando l’esperienza della fede, questa banalità può avere anche le luci dell’interessante, dell’estroso, dell’estroverso, del commosso. La banalizzazione è soltanto un anticipo del nulla”. 

    Anche don Carron ha commentato la Iuvenescit Ecclesiai n un’intervista apparsa in ‘Avvenire’ del 19 luglio. Alla domanda di Francesco Ognibene “A cosa vi sentite chiamati dalla parola e dalla testimonianza di papa Francesco?” il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione ha così risposto: “A imparare a interloquire con gli uomini del nostro tempo attraverso una modalità semplice, a portata di mano di tutti: un incontro, che può suscitare curiosità e desiderio nei nostri interlocutori”. Trovate se c’è qualche differenza con l’approccio prospettato da mons. Negri.

     

    ISLAMICI A MESSA IN CHIESA? ESPERIENZA NON RIPETIBILE

    Domenica 31 luglio delegazioni islamiche numericamente poco consistenti e non si sa quanto rappresentative hanno assistito alla celebrazione di sante messe in alcune decine di chiese cattoliche italiane. Un gesto derivato da una conclamata attestazione di solidarietà con il mondo cattolico, scosso dal brutale assassinio ad opera di islamici e in nome del Corano del sacerdote francese padre Jacques Hamel in una chiesa vicino a Rouen. La presenza islamica nelle chiese italiane ha sollevato anche forti critiche e interrogativi inquietanti, relativi alla possibilità di reiterazione di tali ‘gesti’ nuovi e potenzialmente dirompenti.

    Sulla vicenda mons. Negri ha fatto sentire la sua voce nella cattedrale di Ferrara, prima del congedo della santa messa per la solennità dell’Assunta.

    Tra l’altro ha rilevato l’arcivescovo ciellino: “A conclusione della celebrazione della Solennità della Beata Vergine Assunta dell’anno 2016, mi sembra fondamentale fare qualche breve precisazione. È certamente importante che in un tempo così delicato come quello che stiamo vivendo, si attivino tutte le possibilità di dialogo e di incontro per favorire la reciproca conoscenza tra gli appartenenti alle diverse religioni. Sono infatti sinceramente convinto che la conoscenza attraverso il dialogo possa favorire un clima sociale migliore”.

    Aggiungendo però: “Credo altresì che le iniziative intraprese nelle celebrazioni eucaristiche delle scorse domeniche - da inquadrarsi nel momento drammatico dell’uccisione di P. Jacques Hamel, in cui i rappresentanti delle comunità islamiche hanno espresso vicinanza alle comunità cristiane - dopo aver raggiunto il loro obiettivo abbiano anche esaurito la loro funzione. 

    “Abbiano anche esaurito la loro funzione”: perché? Spiega mons. Negri: “È infatti un bene che i cattolici possano ora vivere autonomamente la Santa Messa come è nella natura della celebrazione liturgica di questo sacramento, che non è stato istituito allo scopo di far dialogare le diverse religioni, ma per far partecipare i battezzati al mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio”.

    Insomma “per la realizzazione del dialogo sono disponibili adeguate forme di confronto e di reciproca comunicazione attingibili dalla multiforme ricchezza delle esperienze interreligiose già in atto nel mondo ecclesiale e non solo”. 

    Agendo in tal modo, “si eviterà la confusione e la sovrapposizione dei piani e delle finalità. Dialogare non è fare confusione, e di confusione non ne ha proprio bisogno - oggi meno che mai - il popolo che il Vescovo è chiamato a guidare, e in particolare tutta la nostra gente, che si è formata alla fonte dalla testimonianza delle tante generazioni che l’hanno preceduta”. Monito chiaro quello di mons. Negri. Ci voleva.  Ma sarà ascoltato?

    P.S. 1/ A Riguardo a quanto successo in alcune chiese il 31 luglio (presenza musulmana alla santa messa) e rispondendo a una domanda in tal senso di Luigi Accattoli in un'intervista apparsa sul 'Corriere della Sera' del 18 agosto, il segretario generale della CEI ha osservato che "eravamo impreparati" all'evento. E aggiunge, con il suo stile assai contorto e comunque stavolta comprensibile: "Non condivido l'atteggiamento di chi ritiene del tutto trascurabile la necessità di rispettare la sensibilità e talvolta anche la difficoltà da parte di alcuni a capire subito il senso di certi gesti".  Ed ecco il 'ma' galantino, a indicare perlomeno un indizio di riflessione autocritica per il pubblico favore espresso dalla CEI  verso l'iniziativa: "Quella solidarietà è stata un bene per tutti. Ma la sua espressione nel contesto delle celebrazioni domenicali, o subito prima o subito dopo di esse, ma all'interno della chiesa, qualche aspetto problematico lo presenta". Perciò "si possono trovare modalità meno invasive ma ugualmente forti e significative". Notare la qualifica di "invasive" appioppata alla già salutata presenza musulmana nelle chiese il 31 luglio. Non solo: insiste Galantino che "non è necessario che l'abbraccio avvenga in chiesa, o domani in moschea". Capito? Contrordine, galantini! E l'effetto si è già notato sull' house organ "Avvenire" di sabato 20 agosto, dove l'invito dell'associazione musulmana Comai per una preghiera comune tra musulmani e cristiani in moschea l'11 settembre viene relegato in un boxino laterale nella seconda metà di pagina 8 (dedicata al Meeting di Rimini). 

    P.S. 2/ Tra gli stand proposti ai visitatori del Meeting c'è - secondo tradizione - quello della casa editrice "Shalom", che - oltre alle pubblicazioni, ospitava in bella vista anche una statua della Madonna. Da un video di "Repubblica.it" apprendiamo che la statua è stata relegata in un angolo dietro e coperta su ingiunzione dei responsabili del Meeting, dice la libraia, per non creare occasione di offesa verso i musulmani. E' un esempio clamoroso e tristo di bandiera bianca preventiva associata a ignoranza sulla venerazione che - in modi diversi dai cattolici - i musulmani hanno invece per la Madonna (vedi ad esempio quel che accade in Libano, dove il 25 marzo, festa dell'Annnunciazione, è anche festa nazionale). Con tanti saluti alla serietà del cosiddetto 'dialogo', evocato a profusione con termini boldriniani anche nella cerimonia inaugurale dal Fantasma (solitamente silenzioso ma operoso) del Quirinale.  

     

       

     

     

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