PAROLIN ESEMPLARE SU MADRE TERESA; ‘AVVENIRE’ MIOPE SULLE 'NOZZE GAY' - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 settembre 2016
Parole tanto chiare quanto significative quelle dette dal cardinale Parolin nell’omelia della messa di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Intanto su ‘Avvenire’ il direttore accusa di “miopia” alcuni “difensori della famiglia costituzionalmente definita” perché sostengono che ‘de facto’ il ‘matrimonio gay’ è già stato introdotto in Italia: scenda invece lui dalla nebulosa galantina e constati. Difficile però, poiché ha già alzato bandiera bianca.
Non sono mancati in questi ultimi giorni diversi momenti significativi per la vita del mondo cattolico. E di qualcuno sarebbe bello ridare un po’ di sapore, affinché sopravviva il più lungo possibile nella nostra quotidianità, in cui generalmente una notizia scaccia l’altra in un batter d’occhio, prima di essere scacciata a sua volta dalla successiva.
IL CARDINALE PAROLIN SU MADRE TERESA: CARITA’ E VERITA’
Ad esempio sarebbe per noi un vero peccato se fossero già dimenticati alcuni passi dell’omelia della messa di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, presieduta in piazza San Pietro lunedì mattina 5 settembre dal cardinale Pietro Parolin. Ha detto tra l’altro il Segretario di Stato vaticano, a proposito della nuova santa:
“Ella ben sapeva inoltre, che una delle forme più lancinanti di povertà consiste nel sapersi non amati, non desiderati, disprezzati. Una specie di povertà presente anche nei Paesi e nelle famiglie meno povere, anche nelle persone appartenenti a categorie che dispongono di mezzi e possibilità, ma che sperimentano il vuoto interiore di aver smarrito il significato e la direzione della vita o sono violentemente colpiti dalla desolazione dei legami spezzati, dalla durezza della solitudine, dalla sensazione di essere dimenticati da tutti o di non servire a nessuno”.
La conseguenza? “Ciò l’ha portata ad identificare i bambini non ancora nati e minacciati nella loro esistenza come ‘i più poveri tra i poveri’. Ciascuno di loro infatti dipende, più di qualsiasi altro essere umano, dall’amore e dalle cure della madre e dalla protezione della società. Il concepito non ha nulla di suo, ogni sua speranza e necessità è nelle mani di altri. Egli porta con sé un progetto di vita e di futuro e chiede di essere accolto e protetto perché possa diventare ciò che già è: uno di noi, che il Signore ha pensato fin dall’eternità per una grande missione da compiere, quella di ‘amare ed essere amato’, come Madre Teresa amava ripetere”.
Perciò “ ella difese coraggiosamente la vita nascente, con quella franchezza di parola e linearità d’azione che è il segnale più luminoso della presenza dei Profeti e dei Santi, i quali non si inginocchiano a nessuno tranne che all’Onnipotente, sono interiormente liberi perché interiormente forti e non si inchinano di fronte alle mode o agli idoli del momento, ma si specchiano nella coscienza illuminata dal sole del Vangelo”.
Tanto che – e qui l’affermazione del cardinale Parolin non abbisogna di alcun commento… solo di qualche riflessione da parte di chi sogna una Chiesa soprattutto come una grande ONG, una sorta di branchia di impronta onusiana della Fratellanza universale - “in lei scopriamo quel felice e inseparabile binomio tra esercizio eroico della carità e chiarezza nella proclamazione della verità, vediamo la costante operosità, alimentata dalla profondità della contemplazione(…)”.
‘AVVENIRE’ E IL BOOMERANG DELLA “MIOPIA” SULLE 'NOZZE GAY'
Leggendo come al solito con attenzione ‘Avvenire’ – in questo caso di domenica 4 settembre - ci riesce poi difficile tacere almeno su un punto della risposta del direttore ad alcuni lettori che in maggioranza criticavano duramente la malcelata soddisfazione emergente da un ‘capocronaca’ del numero del 7 agosto (a pagina 8): due colonne per evidenziare il pellegrinaggio “di ringraziamento” a Lourdes di due omosessuali la cui unione era stata celebrata a Torino dalla gaiamente super-relativista sindaca Appendino.
Scrive tra l’altro Marco Tarquinio, difendendo la scelta di ‘Avvenire’ e dunque rispondendo a chi tra i lettori si era chiesto se la pubblicazione dell’articolo non fosse stata uno “scivolone”: “Un’ultima cosa, a proposito di ‘scivoloni’. Credo che sia uno scivolone molto serio da parte di alcuni difensori della famiglia costituzionalmente definita quello di continuare a sostenere – all’unisono con Monica Cirinnà e con i portavoce dei movimenti politici gay – che in Italia è già stato introdotto di fatto il ‘matrimonio omosessuale’. Le unioni civili non sono (ancora) il matrimonio tra persone dello stesso sesso. (…) Proprio per questo continuare a spingere nella direzione errata, anche solo per polemica o magari per pigrizia lessicale, dando per scontato quello che scontato non è, mi sembra semplicemente miope”.
Qualche osservazione su questo passo esemplare del direttore del quotidiano della Cei.
Primo: da notare l’equidistanza che de facto il cattolico-galantino Tarquinio stabilisce tra alcuni “difensori della famiglia costituzionalmente definita” (sembra quasi di sentire il dispetto e la viscerale antipatia con cui scrive tali parole) e la Cirinnà insieme con i portavoce della nota lobby. Che Tarquinio tra l’altro sia andato a lezione, oltre che da mons. Galantino, anche da don Carron?
Secondo: per il cattolico-galantino Tarquinio non è vero (sarebbe uno “scivolone molto serio”) che in Italia de facto sia ormai stato introdotto il ‘matrimonio gay’. Coloro che lo sostengono sarebbero “miopi”. Certo qui il puntiglioso giureconsulto dalla vista d’aquila ha formalmente ragione: non esiste ancora una legge sul ‘matrimonio gay’. Può darsi però che, vivacchiando nella nebulosa galantina, il direttore di ‘Avvenire’ non si sia accorto che nella società italiana il ‘matrimonio gay’ è già de facto ampiamente sdoganato. Sempre che ritenga che ne valga la pena, si cali dalla nebulosa ed entri in contatto con la realtà della gente comune, ‘nutrita’ peraltro da programmi, talk show, film ‘per famiglie’ tipici del cosiddetto servizio pubblico e organici agli obiettivi della nota lobby. Gente comune che s’è anche accorta come per certo cattolicesimo ‘ufficiale’ la novità non sia per nulla sconvolgente, anzi in fin dei conti benvenuta. Si accorgerà allora Tarquinio che la “miopia” rimproverata ad alcuni “difensori della famiglia costituzionalmente definita” riguarda direttamente lui stesso e la linea (tenuta e confermata) di ‘Avvenire’ sull’argomento. Può darsi naturalmente che il direttore già sia cosciente che nella società in cui viviamo il colore dominante è l’arcobaleno. Il fatto è che in ogni caso davanti a tale realtà il direttore di ‘Avvenire’ ha già alzato bandiera bianca: perciò la sua parte in scena diventa quella del finto tonto.
Confidando – proprio come il suo datore di lavoro, il segretario generale della Cei - di continuare a ricevere da chi imbandisce la tavola qualcosa di più di un paio di briciole… almeno una fetta di torta gliela vogliamo ancora concedere a questi cattolici à la carte così accomodanti e ben rappresentati dal Fantasma (silenzioso ma operoso) del Quirinale, dallo Spavaldo che pilota il governo (e che durante la messa dei recenti funerali di Stato ad Ascoli Piceno - per i morti marchigiani del terremoto - si è fatto pescare mentre occhieggiava di sbieco il cellulare nascosto sotto la cravatta sollevata da una mano ... intanto l’altra mano era impegnata nel segno della Croce…), dalla Garrula Ministra tutta ammiccamenti, moine, coccole con la nota lobby?