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    LA DEBOLEZZA DELLA CHIESA ITALIANA AI TEMPI DI FRANCESCO

    LA DEBOLEZZA DELLA CHIESA ITALIANA AI TEMPI DI FRANCESCO -  di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 27 febbraio 2017

     

    Alcuni episodi recentissimi mostrano come anche in Italia i laicisti sentano di poter picconare i fondamenti della civiltà giudaico-cristiano senza trovare adeguata resistenza in una Chiesa ormai in preda alla confusione dottrinale, dunque smarrita, dunque oggettivamente debole. Come ha insegnato la vicenda dell’approvazione delle ‘unioni civili’, con la Cei galantina ( e il suo megafono ‘Avvenire’) pronta a ogni compromesso per salvare l’8 per mille. E come insegnano le vicende di questi giorni.

    Non passa giorno ormai senza che dall’una o l’altra parte d’Italia giungano notizie su atti o dichiarazioni pubbliche che contrastano palesemente con aspetti fondamentali della dottrina sociale della Chiesa.

    Spulciando tra le notizie anche solo degli ultimi giorni troviamo quelle che seguono.

    . Avvicinandosi le feste pasquali, con una nota il IV Municipio di Roma (grillino) ha chiesto ai 18 parroci del territorio di pagare una tassa per occupazione di suolo pubblico per le processioni o la via Crucis previste: in totale, a testa, 86 euro di bolli più un imprecisato canone. Davanti alle forti proteste la richiesta è stata ritirata.

    . L’ospedale San Camillo di Roma ha emanato (per la prima volta in Italia) un bando pubblico di assunzione per medici non obiettori, così che essi possano garantire gli aborti. L’obiezione verrebbe considerata inadempienza contrattuale e dunque passibile di licenziamento. Una chiara violazione quella del San Camillo della vigente legge 194, oltre che della Costituzione. Il direttore sanitario del San Camillo Fabrizio d’Alba difende su Repubblica la scelta fatta: “Se chi ha vinto il concorso farà obiezione nei primi sei mesi dopo l’assunzione, potrebbe rischiare il licenziamento, perché sarebbe inadempiente rispetto al compito specifico per cui è stato chiamato”. La scelta è condivisa anche dal governatore del Lazio, il piddino Nicola Zingaretti (e le anime pie o fintotonte di Avvenire scrivono di essere stupite).

    . La Usl 18 di Rovigo (Trecenta, San Luca) ha emanato un bando di assunzione di biologi per il suo laboratorio specializzato in fecondazione assistita, nel cui testo si precisa che l’obiezione di coscienza costituisce una “giusta causa di recesso dall’Azienda, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile”. Anche qui la violazione degli articoli 3 (che non ammette discriminazioni nell’accesso all’organizzazione economica del Paese) e 13 (che tutela la libertà personale) della Costituzione è palese.

    . Il 6 maggio prossimo i bambini delle elementari di alcuni comuni del Bolognese (Castel Maggiore, Pieve di Cento, San Pietro in Casale) assisteranno – se genitori e/o docenti non protesteranno - al festival “Uscire dal guscio”. L’obiettivo dei promotori, le associazioni “Genitori rilassati” e “Falling book” (per i curiosi vedere su Facebook), con la benedizione dell’ “Unione Reno Galliera” (cui aderiscono otto comuni della provincia di Bologna)? “Offrire letture e immaginari divergenti rispetto alle proposte editoriali più consuete, favorire la diffusione e la conoscenza di storie e mondi plurali e molteplici con particolare attenzione alle diversità, al superamento degli stereotipi di genere, ecc…” (insomma… il solito linguaggio fumoso della propaganda gender). Nella scuola italiana poi continuano le imposizioni di corsi improntati all’ideologia gender, attraverso i cavalli di Troia della lotta al ‘bullismo’, della lotta contro la ‘violenza di genere’ e per il superamento degli ‘stereotipi di genere’. Resistenze diffuse si segnalano comunque in occasione della proiezione di film di propaganda gender come “Né Giulietta né Romeo” o dell’allestimento di spettacoli come il famigerato teatro “Fa’afafine”, “favola gender fluid”, che prosegue il suo tormentato tour tra annullamenti, platee non da tutto esaurito, proteste continue (su piano nazionale sono state raccolte da “Manif pour tous-Generazione Famiglia oltre centomila firme in pochi giorni). E’ una pièce da cui ha dovuto prendere le distanze perfino lo stesso ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli (a suo tempo primo firmatario, da vicepresidente del Senato, di un disegno di legge intitolato “Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università”).

     

    E POI: EUTANASIA, DROGA, LIBERTA’ DI  PENSIERO…

    Ci sarebbe ancora da parlare di tentata legalizzazione dell’eutanasia, con il disegno di legge in corso di esame parlamentare (e con singoli casi pietosi che sono utilizzati come grimaldello per scardinare del tutto il diritto alla vita, suscitando compassione nell’opinione pubblica) o di liberalizzazione dell’uso di droga (attraverso la beatificazione truffaldina e criminale della cannabis da parte di noti e tristi ‘maestri di vita’). O anche del tentativo (disegno di legge 2668, giacente in Senato) di strangolare la libertà d’opinione con la scusa della lotta alle fake news, alle ‘bufale’. Secondo tale obbrobrioso disegno di legge la diffusione sul web di notizie “false, esagerate, tendenziose” (chi lo stabilisce?) e atte a “fuorviare settori dell’opinione pubblica” (al rogo il libero pensiero!) potrà comportare arresto e detenzione non inferiore a 12 mesi e un’ammenda fino a 5mila euro. I firmatari devono essere stati galvanizzati dal raccapricciante esempio dato della Francia, la cui Assemblea nazionale ha votato definitivamente il 16 febbraio una norma liberticida che punisce chi nel web difende il diritto alla vita, dato che così facendo “ostacolerebbe” il diritto della donna ad abortire.

     

    ATTACCO MIRATO E VIOLENTO AI FONDAMENTI DELLA CIVILTA’ GIUDAICO-CRISTIANA

    Ma torniamo all’Italia. Quale il denominatore comune delle notizie citate? L’attacco violento a quella concezione giudaico-cristiana della vita su cui si fonda gran parte della civiltà occidentale. Una concezione che è incarnata in particolar modo nei Paesi storicamente cattolici  - e dunque in Italia - dalla dottrina sociale della Chiesa. Una concezione condivisa nella sostanza da una grande maggioranza (anche di non cattolici) fino a qualche anno fa, ma che oggi è in grave pericolo di sgretolamento. Una concezione promossa costantemente negli anni dalla Chiesa e da lei difesa con vigore nel caso fosse stata attaccata.

     

    CHIESA PIU’ DEBOLE, ANCHE PER COLPE PROPRIE

    Oggi non è più così. Se laicisti di ogni provenienza tentano pubblicamente (con il favore dei media di regime) di sradicare i principi della civiltà giudaico-cristiana, è perché sanno di poterselo permettere. Sentono che la Chiesa si è indebolita e non riesce, meglio: non vuole più opporre quella resistenza che solo qualche tempo fa ancora era consueta e spesso vincente.

    Perché si è indebolita? Certo perché la mentalità sociale è cambiata, indotta a tale cambiamento dalla modifica di ritmi e contenuti del mondo del lavoro e dall’attivismo mirato, capillare, quotidiano dei grandi media, al servizio delle lobby finanziarie e libertarie al potere in buona parte del mondo occidentale. Tuttavia l’indebolimento trova origine anche all’interno della Chiesa. Incominciando da Santa Marta: i messaggi che giungono da lì creano una confusione sempre maggiore in un numero crescente di cattolici. Qualche esempio recentissimo.

     

    DA SANTA MARTA MESSAGGI CHE ACCRESCONO CONFUSIONE E SMARRIMENTO

    .Venerdì 24 febbraio: nell’omelia della messa mattutina di Santa Marta, commentando il passo del Vangelo di Marco in cui i ‘dottori della legge’ chiedono a Gesù se è lecito a un marito di ripudiare la propria moglie, papa Bergoglio si scaglia per l’ennesima volta contro l’ “inganno ipocrita” insito nella logica “del si può e non si può” e rileva che Gesù “non risponde se sia lecito o non lecito”. E’ un’interpretazione perlomeno curiosa, oltre che condita del solito fastidio verso chi si attiene alla norma.

    . Sabato 25 febbraio: nel discorso – tenuto nella Sala Clementina - ai parroci partecipanti al corso sul processo matrimoniale, promosso dalla Rota Romana (il cui decano è il noto monsignor Pio Vito Pinto), papa Bergoglio ha detto loro tra l’altro di “farsi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi”. Naturalmente la frase è stata evidenziata subito nei media, accrescendo in molti la sensazione che, in fin dei conti, anche per la Chiesa sposarsi e convivere pari sono. In tal senso quanto detto da papa Bergoglio suona alle orecchie dell’opinione pubblica come una giustificazione della deresponsabilizzazione sociale e come un atto di resa alla civiltà ‘fluida’, quella dei legami talmente fragili da non poter più essere chiamati tali. Perciò la frase, pur motivata dal desiderio di mostrare una Chiesa ‘materna’ e ‘tenera’, può essere legittimamente ritenuta come profondamente diseducativa.  

    . Sabato 25 febbraio: è stata data notizia da Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che papa Bergoglio ha firmato (come primo firmatario) la petizione all’indirizzo del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti delle Camere perché il Parlamento italiano approvi una legge sulla concessione della cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia e ivi residenti o ai minori stranieri nati all’estero ma che in Italia hanno concluso un ciclo di studi.

    E così abbiamo anche un Papa firmaiolo; ma non aveva detto che non si sarebbe ‘immischiato’ nella politica italiana? E’ un Papa che sarà considerato sempre più capo di una fazione politica e trattato come tale con tutte le conseguenze del caso. Un Papa firmaiolo porta poi ulteriore divisione anche in campo cattolico. E divisione significa confusione e dunque indebolimento.

    Non si può negare che nel magistero di papa Bergoglio emergano aspetti positivi come l’invito ricorrente a lottare contro la ‘cultura dello scarto’ e l’aiuto concreto agli ‘emarginati’, la ricorrente esortazione alla sobrietà nello stile di vita, la volontà di abbracciare chi è al di fuori della Chiesa cattolica per fargli sentire il calore dell’amicizia, lo sforzo (pur non sempre premiato e spesso accettabile solo con difficoltà) di comporre i conflitti internazionali grazie alla pubblicizzazione dell’incontro personale.

    Sono aspetti che di per sé tuttavia non sono propri del cattolicesimo: chiunque, se uomo o donna di buona volontà, può assumerli. Ma per altri versi, che invece sono elementi caratteristici e fondamentali per l’esistenza del cattolicesimo, papa Bergoglio crea una confusione tale che ciò non sfugge naturalmente ai laicisti in attività. Perché una Chiesa confusa è una Chiesa debole, non più ‘baluardo’ ma ‘cantiere aperto’, in cui secondo una consolidata opinione comune (che diventa de facto una ‘realtà’) la conclamata ‘misericordia’ (che in realtà appare a corrente alternata) giustifica tutto e il contrario di tutto.

     

    ‘UNIONI CIVILI’: CHIESA PREDA DELLA CULTURA DELLA RESA

    E’ così che la legge sulle unioni civili (pensata soprattutto per il mondo gay, che però in questi mesi ha dato una risposta numericamente poco rilevante) è passata grazie a una Chiesa remissiva anche nei suoi organi di stampa (tutti si ricorderanno le manfrine dell’Avvenire galantino) e a politici cattolici à la carte. E’ così che l’indottrinamento gender avanza nonostante i tentativi di resistenza (a volte riusciti, come abbiamo riferito più sopra) da parte di gruppi cattolici, raramente appoggiati dalla gerarchia: gli strepiti in materia di ‘Avvenire’ sono considerati poco credibili visti i precedenti… tanto poi – è opinione comune tra i laicisti in trincea - la Cei di Galantino verrà a consigli più miti, preoccupata com’è per l’8 per mille!). E’ così che si intensificano gli attacchi all’obiezione di coscienza in materia di diritto alla vita.

     

    ‘BUONI CATTOLICI’ PERCHE’ SI SENTONO IN LINEA CON IL MAGISTERO ‘NUOVO’ DI PAPA BERGOGLIO

    Non può non colpire poi, a proposito di gender, che il direttore dimissionato del famigerato Unar, Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali (in realtà dedito da alcuni anni per parte consistente dell’attività a diffondere l’ideologia gender ) abbia un curriculum da cattolico doc. Certo un catto-sinistro che però è stato ad esempio direttore per otto anni del Centro culturale della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, è stato presente al Sinodo diocesano, ha frequentato a Parigi corsi di liturgia e pastorale del matrimonio, ha tenuto lezioni di diritto ecclesiastico e canonico, si è occupato di diritto di famiglia (“un diritto in movimento”: a distanza di 10 anni si comprende meglio il titolo del Master), di dialogo interreligioso e ha scritto sul ‘Messaggero’ articoli sulle “unioni gay e la risposta delle Chiese” e sui luterani che “aprono alle coppie gay”. Collaboratore di Giuliano Amato e Giovanna Melandri, tesserato di un circolo ricreativo gay, si può pensare che Francesco Spano si ritenga un buon cattolico, anzi una sorta di buon esempio per la Chiesa bergogliana, accolto com’è con simpatia da prelati d’alto rango.

    ‘Buoni cattolici’ al passo con la Chiesa bergogliana penseranno di esserlo i parroci tipo quello della Santissima Trinità a Villa Chigi, Roma, che ha offerto le pagine del bollettino parrocchiale a due noti attivisti gay che si sono procurati tre creature in Canada, mediante la pratica abominevole e schiavista dell’utero in affitto. La stessa sensazione di essere ‘buoni cattolici’ avranno i vescovi o responsabili di uffici diocesani che promuovono de facto serate o corsi di ideologia gender. O l’ Avvenire galantino, che tra una tirata misericordiosa contro Trump e una contro Salvini, dà grande evidenza a iniziative arcobaleno provenienti dal mondo cattolico.

    Non nutriamo dubbi che anche la già Garrula Ministra e oggi potente sottosegretaria (più silente) alla Presidenza del Consiglio (che sovrintende anche alle attività dell’Unar) si senta una buona cattolica praticante, che partecipa con convinzione alla celebrazione eucaristica e nel contempo crede alla bontà della causa arcobaleno. Scommetteremmo che nel suo intimo di sana ragazza di parrocchia di campagna qualche imbarazzo permanga e tuttavia Maria Elena Boschi si sarà chiesta perché mai dovrebbe diventare una sorta di Giovanna d’Arco in difesa della dottrina cattolica (e dunque ad esempio non favorire le ‘unioni’ omosessuali). A parte che anche a noi (per motivi intuibili) dispiacerebbe vederla arrosto sul rogo, il fatto è che il ‘cantiere aperto’ bergogliano non sembra né abbisognare e neanche desiderare Giovanne d’Arco contemporanee: anzi, verrebbero giudicate delle pazze furiose, reazionarie e pure fuori di testa. Che di certo verrebbero mediaticamente lapidate – oltre che dal vigile direttore di ‘Avvenire’ come ‘populiste’ e ‘guerrafondaie’- dai circoli ‘Falce e manganello’, club del melmoso sottobosco turiferario vaticano la cui sede si dice sia – ma non si sa a qual titolo - nella Sala giornalisti della Sala stampa vaticana.   

     

    NON POCHI CATTOLICI IN TUTTO IL MONDO STANNO PRENDENDO DOLOROSA COSCIENZA DI UNA SITUAZIONE CHE ADDOLORA E CHE PREOCCUPA

    Le numerosissime reazioni in tutto il mondo ai contenuti della nostra intervista a padre Arturo Sosa (un religioso convinto di quanto schiettamente dichiarato, umanamente simpatico, ben conscio di essere oggi il Generale dei Gesuiti e un grande amico di papa Bergoglio; ed è lì che sta il doppio, grosso problema) dimostrano una volta di più, ma stavolta con grandi numeri, che tanti cattolici sono smarriti e indignati per l’incredibile confusione in materia di dottrina seminata da Santa Marta e dintorni e nel contempo  molto addolorati e preoccupati per il futuro di quella Chiesa cattolica di cui il Papa, teso a voler ‘salvare il mondo’, sembra poco curarsi. Se non per rampognare continuamente i cattolici fedeli alla dottrina o (altro episodio veramente disdicevole) accettare che il presidente della Comunità di Capodarco, don Vinicio Albanesi, nel saluto porto all’inizio dell’udienza di sabato 25 novembre dicesse, a proposito dei cardinali che hanno inoltrato al Papa i cinque dubia su punti precisi dell’Amoris laetitia: “Non si curi di quanti vanno cincischiando sui "dubia" perché sono un po' farisei e nemmeno scribi, perché non capiscono la misericordia con cui lei suggerisce le cose».

    Con una Chiesa così debole i laicisti acquisiscono baldanza e, se da un lato esaltano strumentalmente le ‘aperture’ di papa Bergoglio, dall’altra segano l’albero su cui è seduto, operando per estirparne le radici dalla società. Se ne rendono conto a Santa Marta e dintorni?  

     

    P.S. TERZO DIBATTITO ACCATTOLI-RUSCONI SU PAPA FRANCESCO

    Dopo quelli al Centro Russia Ecumenica e alla Stampa Estera il terzo dibattito condotto da Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi si terrà - sempre a Roma - LUNEDI' 13 MARZO 2017 PRESSO LA PARROCCHIA DI SANTA MARIA AI MONTI (via Madonna dei Monti 41, tra via Nazionale e via Cavour). La parrocchia è quella frequentata da Accattoli. L'incontro inizierà alle 19.45 e avrà come titolo: Dibattito su papa Francesco. Tre obiezioni e tre risposte.

     

     

     

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