AVVENIRE: COME TI CUCINO IL CARDINALE BAGNASCO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 marzo 2017
L’ ‘Avvenire’ dà una sua lettura, francamente squilibrata, della prolusione che il cardinale Bagnasco ha svolto lunedì 20 marzo davanti al Consiglio permanente della Cei. La rileggiamo e cerchiamo di evidenziarne gli argomenti principali (in buona parte ‘nascosti’ da ‘Avvenire’, perché non da inciucio, dunque politicamente scorretti)
La fama culinaria di ‘Avvenire’ si è molto consolidata in questi ultimi anni: da quella gran cucina pervasa di incenso vengono sfornati in continuazione piatti che per molti hanno un sapore indigesto. Del resto il proprietario è un noto Chef conosciuto per le sue specialità di Cerignola, inciucianti con salse argentine. Il cuoco in capo ha una formazione assisana di tipo scoutistico-francescano, ma pure con una spiccata preferenza per italici inciuci e sapori sudamericani. Ieri sera si è cimentato con una pietanza genovese… il guaio è che anche al pesto il nostro capocuoco vuole aggiungere un tale sapore francescano da renderlo ininfluente. Purtroppo tale pietanza malriuscita viene offerta come piatto tipico di Genova. Per inesperienza? Per dolo?
Insomma. Ieri il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, ha aperto il Consiglio permanente precedente l’Assemblea generale di maggio della Cei con la prevista prolusione, l’ultima da parte sua davanti allo stesso parlamentino prima del cambio della guardia alla testa dell’organismo episcopale.
‘Avvenire’ ne ha doverosamente riferito con l’apertura della prima pagina, con l’editoriale del direttore e in tre pagine interne. Ma come? Che idea può essersi fatta il lettore comune della prolusione del cardinale Bagnasco? Vediamo.
AVVENIRE: APERTURA. PRIMA PAGINA
Grande titolo d’apertura: “Via dalla decrescita infelice”. Sottotitolo: “Bagnasco: la priorità è il lavoro, e i giovani. Il fattore famiglia per contrastare la denatalità”. Occhiello: Al Consiglio permanente Cei il cammino della Chiesa italiana sulla via di papa Francesco. E i nodi civili. Il presidente: non si “ghigliottina lo Stato”. Ddl sul fine vita troppo ‘individualista’ “. Due box: “Chiesa umile, obbediente e discreta” e “Famiglia, primi segnali di fiducia”.
Sempre in prima pagina. Breve testo riassuntivo di otto righe sotto la foto del cardinale Bagnasco. Alla quarta riga: “Sull’attualità italiana: no al populismo ingannatore, inconcludente e seriamente pericoloso”. Citati anche “occupazione, famiglia, inverno demografico; umiltà, obbedienza al Papa, discrezione, migranti, teoria del gender”.
AVVENIRE: PAGINE 5-6-7
Grande titolo a pagina 5: “Il lavoro, prima e assoluta urgenza”. Altri titoli a pagina 5: “Uno stile fatto di umiltà, obbedienza, discrezione” e “Fiducia nella famiglia? ‘Sì, i segnali positivi ci sono’ “.
Grande titolo a pagina 6 (dedicata, come la seguente, alla riproduzione della prolusione): “Serve un fisco più umano, occorre il ‘fattore famiglia’ .
Editoriale del direttore. Titolo: “L’umiltà dell’ascolto”. Il testo – dovuto… e si sente! - si traduce sostanzialmente in una elencazione di temi mescolati tra loro e posti sostanzialmente sullo stesso piano, a compendio della decennale presidenza Cei del cardinale Bagnasco.
SARA’ PROPRIO COSI’?
Il lettore comune, dopo tutta questa fioritura di titoli e sottotitoli probabilmente avrà pensato che le sei pagine o poco più della prolusione del cardinale Bagnasco siano state dominate dal problema del lavoro, da quello della famiglia (declinato nel senso demografico-fiscale), da quello di unapproccio “umile, obbediente (al Papa), discreto” ai gravi problemi della nostra epoca. Per gli altri temi (quelli dei ‘valori non negoziabili’), avrà pensato il nostro lettore, c’è stato meno spazio, anzi: poco spazio. E per l’attualità politica solo qualcosa – non più di quel tanto - riguardante la discussione sul fine-vita, sui “populismi” (quelli di Salvini, ecc…), sulla diffusione della teoria del gender.
LA PROLUSIONE DEL CARDINALE BAGNASCO
Noi siamo curiosi e non ci accontentiamo di quanto ammannisce la cucina di Avvenire, non nuova a pietanze edulcorate o con etichette non rispondenti ai contenuti.
Dopo una breve introduzione sulle tristi intimidazioni criminali a Locri e sulla persistente grave situazione post-terremoto nell’Italia centrale, il cardinal Bagnasco ha parlato della Chiesa in Italia, rinnovando disponibilità, affetto, gratitudine al Papa. Fin qui niente di nuovo o sorprendente.
IL LAVORO
Nel paragrafo su “Lavoro e famiglia” (23 righe) il presidente della Cei ha evidenziato che “la prima e assoluta urgenza resta ancora il lavoro”, anche perché “sono ormai lunghi anni che il problema taglia la carne viva di persone – adulti e giovani – e di famiglie”. Ha continuato Bagnasco con forza: “La vita della gente urla questa sofferenza insopportabile: deve avere la sicurezza nei fatti che questo grido è ascoltato e preso in seria e diuturna considerazione. Sarebbe nefasto che nei luoghi della responsabilità la voce dei disoccupati e dei poveri arrivasse flebile e lontana. Semplificare le realtà difficili e complesse non è giusto: questo approccio genera populismo facile e superficiale, spesso urlato, a volte paludato, comunque ingannatore e inconcludente, e seriamente pericoloso!”
Qui due annotazioni. La prima: il grido di dolore del cardinale Bagnasco non è nuovo, si ripete – ahimè – da anni ed è di un’attualità purtroppo permanente e non particolare di questi mesi. La seconda: l’accenno ai populismi – contrariamente a quanto avrà creduto il lettore leggendo la prima pagina di Avvenire – non riguarda il problema delle migrazioni e non è riferito a Salvini.
DISOCCUPAZIONE GIOVANILE, SVALUTAZIONE DELLA FAMIGLIA
Nel terzo paragrafo ecco evidenziarsi, purtroppo per l’ennesima volta, il problema della disoccupazione giovanile, che nel Meridione si aggira ormai attorno al 57%. Accanto a tale angosciosa preoccupazione ne cresce un’altra, quella relativa alla continua decrescita demografica. Manca un'incisiva politica della natalità, chiediamo "una fiscalità più umana" e l'applicazione del 'fattore famiglia'. L'insufficienza della politica in quest'ambito si salda con la svalutazione dell’istituto della famiglia (“fondata sul matrimonio e aperta alla vita”). Rileva qui il cardinal Bagnasco che “un certo pensiero unico continua a denigrare l’istituto familiare e a promuovere altri tipi di unione, che non sono paragonabili in ragione delle peculiarità specifiche della famiglia. (…) Veramente non si comprende, al di fuori di una visione ideologica, la costante e crescente azione per screditarla e presentarla come un modello superato o fra altri, tutti equivalenti”. Capito, cattolici poltronisti, inciucianti o à la carte? Voi che –Avvenire in testa – vi siete arresi senza combattere (per conservare la poltrona, per compiacere le mode, per zuccheroso e garrulo sentimentalismo, per non compromettere l’8 per mille) alla sciagurata legge sulle ‘unioni civili’, che come previsto ha comportato conseguenze deleterie nella mentalità e nella quotidianità concreta?
FIGLI CON PAPA’ E MAMMA
Prosegue il cardinale Bagnasco nel quarto paragrafo: “Non possiamo non dire una parola – sempre rispettosa, ma chiara e convinta – circa il diritto dei figli ad essere allevati da papà e mamma, nella differenza dei generi. (…) Diversamente si nega ai minori un diritto umano basilare, garantito dalle Carte internazionali e riconosciuto da sempre nella storia umana. (…) Essere genitore è una cosa buona e naturale, ma non a qualunque condizione e a qualunque costo”. Anche qui la strigliata per certi cattolici calabrache per opportunismo o convinzione (quelli di cui sopra) è evidente.
L’UTERO IN AFFITTO
Non è finita. Ancora il porporato genovese rileva: “Una violenza discriminatoria viene esercitata anche verso le donne con la pratica della maternità surrogata, comunemente chiamata “utero in affitto”. (…) E’ questa la civiltà, è questo il progresso che si desidera raggiungere?” . C’è da far fischiare le orecchie ai sempre più numerosi cattolici (chierici in prima linea, stampa clericale nazionale) che offrono voce e spazio a convegni in cui tali pratiche vengono banalizzate.
RESISTERE ALLA DIFFUSIONE DELL’IDEOLOGIA GENDER
Pensate che, siccome Avvenire non ne riferisce (o vi accenna soltanto), il cardinale Bagnasco abbia richiuso il suo cahier de doléances? Nient’affatto! Ascoltiamolo nel paragrafo 5, “Bambini e educazione”: “Non possiamo non richiamare l’attenzione di tutti – genitori e istituzioni – sulle ripetute parole del Santo Padre, che rivelano una preoccupazione grave”, quella del diffondersi dell’ideologia gender. E’ un tema attualissimo, considerato come – a parte il vergognoso scandalo del direttore dell’Unar, un catto-sinistro dal prestigioso pedigree ecclesiale – l’ondata di imposizione gender non si arresti, ma dilaghi, cercando di coinvolgere sempre più realtà scolastiche (con l’aiuto anche dei media audio-visivi). Rileva qui il presidente della Cei: “Docenti e genitori non possono stare a guardare o limitarsi alla lamentela. E’ dunque necessario che gli adulti siano molto vigili. (…) Nessuna iniziativa, come nessun testo che promuova concezioni contrarie alle convinzioni dei genitori, deve condizionare – in modo diretto o indiretto – lo sviluppo affettivo armonico e la sessualità dei minori che, in quanto tali, non possono difendersi”. Del resto “la Convenzione europea (1950) sancisce il diritto nativo e inviolabile dei genitori all’educazione dei figli”.
FINE VITA: UNA LEGGE RADICALMENTE INDIVIDUALISTA
Finita? No! Nel paragrafo 6, il penultimo, il cardinale Bagnasco affronta con decisione un altro tema attualissimo (dedicando solo ad esso 17 righe): quello della legge sul fine-vita, attualmente discusso in Parlamento. Tale legge “è lontana da un’impostazione personalistica; è piuttosto, radicalmente individualistica, adatta a un individuo che si interpreta a prescindere dalle relazioni, padrone assoluto di una vita che non si è dato”. Parole nette che anche Avvenire dovrebbe meditare, invece di cercare spasmodicamente (per non dispiacere ai ‘cattolici’ in Governo) un inciucio, come ha fatto scelleratamente a proposito di legge sulle unioni civili.
MIGRANTI, FUTURO DELL’UNIONE EUROPEA
Nel settimo e ultimo paragrafo (“I migranti, l’Italia e l’Europa”) il cardinale Bagnasco espone le direttrici seguite dalla Chiesa: un’azione di sostegno direttamente nei Paesi di provenienza, il coinvolgimento della Cei nell’iniziativa santegidina dei ‘corridoi umanitari’, la collaborazione operosa della Chiesa sul territorio nazionale. Non c’è nessuna considerazione sui ‘populismi’. Invece ce n’è una di chiarezza cristallina sull’Unione europea: “C’è ancora più bisogno di Europa – afferma il presidente dei vescovi europei – ma ad una condizione: che l’Europa non diventi altro rispetto a se stessa, alle sue origini giudaico-cristiane, alla sua storia, alla sua identità continentale, alla sua pluralità di tradizioni e culture, ai suoi valori, alla sua missione. L’Unione non è fatta dai Capi di Stato, ma dai popoli degli Stati membri (…) I Capi degli Stati e dei Governi sanno che essi sono delegati dai loro popoli e che nelle decisioni comuni devono tener conto delle loro Nazioni”.
Per concludere. Sembra proprio che ci sia una certa (anzi: una forte) differenza tra la lettura che il quotidiano Avvenire- munito degli ormai consueti occhiali galantini con sfumature arcobaleno - ha dato della prolusione del cardinale Bagnasco e il testo della prolusione stessa. O no?