OMOFOBIA/CI RIVEDREMO IN SENATO. E ‘AVVENIRE’… - RICORDIAMO INSIEME-di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 5 novembre 2020
Approvato ieri alla Camera il testo della legge Zan contro l’ “omotransfobia”. Emendamenti tartufeschi approvati e emendamenti di buon senso respinti. Alcune defezioni in Forza Italia. Comma 16 e patto di corresponsabilità. La giravolta di ‘Avvenire’: a Ognibene l’editoriale di apparente svolta, Moia nell’angolo (ma è sempre vivo). ‘Ricordiamo insieme’ ha commemorato anche quest’anno a piazza San Pietro l’anniversario della razzia nazista nel Ghetto di Roma.
Poco dopo la mezza di ieri, mercoledì 4 novembre 2020, la Camera italiana dei deputati ha approvato in prima lettura la legge contro l’ “omotransfobia” con 265 voti contro 193 e un’astensione.
Compatta la maggioranza rosso-gialla (chierichetti cattofluidi compresi) nel dire sì a un testo che introduce il concetto di genere sganciato dal dato biologico, a un testo che rischia di ledere gravemente il diritto costituzionale alla libertà d’espressione, a un testo che mira ad imporre a bambini, ragazzi, adolescenti un indottrinamento gender con conseguenze disastrose sulla percezione dell’identità personale. A un testo insomma degno di uno Stato totalitario, un testo in ogni caso intimidatorio, che, già per tale motivo, dissuade – per timore di conseguenze spiacevoli - dall’esprimere le proprie opinioni non ‘politicamente corrette’. Un testo che certo, gratta gratta, è nelle corde profonde della sinistra italiana al di là delle riverniciature di stagione.
Compatta sostanzialmente anche l’opposizione, con Lega e Fratelli d’Italia sulle barricate, ma in Forza Italia si sono dovute constatare cinque defezioni di deputati per i quali la legge liberticida è più che accettabile: gli adepti del ‘politicamente corretto’ sono le note Renata Polverini e Stefania Prestigiacomo, la new entry Giusi Bartolozzi , oltre ai due accoliti Elio Vito e Matteo Perego. Gli elettori di Forza Italia certo non se li scorderanno.
Martedì e mercoledì molto vivace il dibattito in aula soprattutto sull’istituenda Giornata contro l’ “omotransfobia” e le sue ricadute sulla scuola. Basti pensare alla possibilità concreta che nelle scuole salgano in cattedra esponenti dell’Arcigay o del circolo Mario Mieli (intitolato a un noto pedofilo). Basti pensare che la strategia del noto Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar, in realtà oggi molto più dedito alla propaganda della lobby gay) mira, per le scuole, a organizzare corsi di formazione arcobaleno per i docenti, a modificare la modulistica scolastica, a far conoscere “le nuove realtà familiari” superando “il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori”, a instaurare negli istìtuti un ambiente gay friendly.. Non a caso l’Unar è il beneficiario principale, finanziariamente parlando, della legge contro l’ “omotransfobia” (vedi articolo 7).
Diverse le votazioni in Aula martedì e mercoledì. Evidenziamo le più significative.
IL COMMA 3 DELL’ARTICOLO 6: ‘GIORNATA NAZIONALE’ E SCUOLA
E’ stato approvato con 254 sì contro 195 no e 6 astensioni l’emendamento commissionale 6.800 riguardante il comma 3 dell’articolo 6 (quello sulla ‘Giornata’, vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/955-scuole-giornata-contro-l-omofobia-come-ti-educo-il-pupo.html ). Ora l’articolo reca il testo seguente (in neretto la modifica):
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell'inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.
2. La Giornata di cui al comma 1 non determina riduzioni dell'orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in un giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.
3. In occasione della Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1. Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16 della legge 13 luglio 2015 e del patto educativo di corresponsabilità, nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo, compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
COMMA 16? IL TESTO
Nella modifica si cita il comma 16 della legge renziana cosiddetta sulla ‘Buona scuola’. “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori (…)”
COMMA 16? LA NOTA A POSTERIORI DEL MIUR
Nella nota Prot. AOODPIT n. 1972 del 15/09/2015, osserva il Ministero dell’Istruzione: “Pervengono al MIUR numerose richieste di chiarimenti, sia da parte di dirigenti scolastici e docenti che di genitori, riguardo a una presunta possibilità di inserimento all’interno dei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole della cosiddetta “Teoria del Gender” che troverebbe attuazione in pratiche e insegnamenti non riconducibili ai programmi previsti dagli attuali ordinamenti”. Ecco il chiarimento del Miur a tale proposito: “Si ribadisce, quindi, che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”.
Il punto è che il chiarimento risale al 2015. Il testo del comma 16 sopra riportato offre comunque l’occasione alla nota lobby di coprirsi dietro alle parole ( tipo discriminazioni, violenza di genere, ecc…) per sviluppare le sue attività di propaganda scolastica.
E IL PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA?
Il Piano dell’Offerta formativa, elaborato dal collegio docenti, viene approvato nei primi mesi dell’anno scolastico del Consiglio d’Istituto. Sebbene in quest’ultimo siedano anche i rappresentanti dei genitori, generalmente il loro peso è assai ridotto. Allora: quanto si dice al nuovo comma 3 dell’articolo 6 è sostanzialmente fumo negli occhi per quel che riguarda un vero coinvolgimento delle famiglie a livello di base. Per di più nel Piano – generalmente approvato in autunno - sembra arduo inserire il programma dettagliato di una ‘Giornata’ che cadrebbe il 17 maggio (sempre che il Senato non la spazzi via come merita).
E IL PATTO DI CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA?
Passiamo al riferimento al Patto educativo di corresponsabilità, che è il documento che deve essere firmato da genitori e studenti contestualmente all'iscrizione a scuola ed fissa i principi e i comportamenti che scuola, famiglia e alunni condividono e si impegnano a rispettare. Anche qui sembra impossibile che nel testo da firmare possa essere inserito il programma della prevista ‘Giornata’ che si svolgerebbe più di un anno dopo.
Conclusione su questo punto: il nuovo comma 3 dell’articolo 6 della legge contro l’ “omotransfobia” è degno di essere recitato nel Tartufo di Molière come esempio di ipocrisia legislativa a fini di indottrinamento.
ALTRI EMENDAMENTI SIGNIFICATIVI
Respinto invece, con 234 voti contro 215 e 3 astensioni l’emendamento 6.208 Montaruli, Varchi, Maschio (Fratelli d’Italia) che chiedeva, a proposito delle iniziative previste per la ‘Giornata’: “In ogni caso. quando le iniziative di cui ai commi precedenti coinvolgono direttamente o indirettamente i minori di anni 18, è richiesto l'esplicito e particolare consenso di entrambi i genitori”. Da notare lo scarto ridotto tra i favorevoli e i contrari rispetto ai rapporti di forze in Aula.
Pure respinto con 236 voti contro 205 e 3 astensioni l’emendamento 6.197 Varchi (Fratelli d’Italia) che chiedeva, sempre a proposito delle ‘cerimonie’ previste per la ‘Giornata’, che “In nessun caso le cerimonie, gli incontri e ogni altra iniziativa di cui al presente comma 3 possono essere finalizzati a pubblicizzare o promuovere la maternità surrogata, di cui alla legge n.40 del 2004”. Qui la maggioranza rosso-gialla si è assunta una grave responsabilità: quella, con il suo voto negativo, di risultare complice almeno indirettamente della pratica schiavistica dell’utero in affitto.
CI RIVEDREMO IN SENATO
Ora il disegno di legge passa in Senato. E lì, sempre che l’opposizione faccia compatta il suo dovere, i numeri sono tali da concedere speranze di affossamento del testo o almeno di un suo stravolgimento. L’opposizione salga sulle barricate, ostacolando con ogni mezzo l’approvazione della legge e nel contempo logori sui fianchi il fronte avversario cercando di suscitare ripensamenti tra i chierichetti cattofluidi di Italia viva e del partito democratico, oltre che tra i ‘tiepidi’ del M5S e del gruppo Misto. E’ chiaro che gli occhi saranno puntati da una parte su Forza Italia e su sue eventuali e deprecabili defezioni, dall’altra soprattutto sui citati chierichetti cattofluidi e sugli incerti (anche ex) pentastellati. Anche se al momento i chierichetti cattofluidi sembrano restare tali (leggi la ministra Elena Bonetti, che definisce l’approvazione della legge alla Camera “un passo importante nella tutela della dignità della persona e nel contrasto a ogni forma di violenza”), la battaglia – sicuramente aspra - si preannuncia di esito incerto. Molto dipenderà anche dalla situazione nella Penisola – situazione sanitaria, economica, dell’ordine pubblico - e da insistite, fantasiose e massicce mobilitazioni di piazza (sempre che siano consentite, un verbo molto caro a Giuseppi) e nel web. La partita non è certo persa in partenza come alla Camera. Attendiamo con una certa fiducia.
LA NUOVA GIRAVOLTA DI ‘AVVENIRE’: CONTRORDINE, TURIFERARI! CI SIAMO SBAGLIATI SULLA LEGGE ZAN!
Da un po’ di giorni ‘Avvenire’ pubblicava servizi più critici del solito sui contenuti della legge Zan. Anche gli articoli di Luciano Moia, il turiferario Guastalamessa, denotavano una non irrilevante modifica dell’atteggiamento in materia dei suoi padroni. Certo dalle righe di Moia traspariva un malcelato fastidio per il cambio di direzione imposto.
MOIA? NO, OGNIBENE!
Stamattina 5 novembre però Avvenire si è superato e ha completato il percorso che somiglia molto a un ‘Indietro tutta!’, indotto ragionevolmente da un’indicazione vincolante della Cei. L’editoriale di prima pagina è dedicato alle elezioni americane. Ma in terza ecco un altro editoriale a firma Francesco Ognibene. Per la penna di Moia invece l’articolo di cronaca ragionata a pagina 4 e anche un’intervista , in cui – come vedremo – riappare il Moia vero, che getta la maschera forzatamente indossata.
Veniamo a Ognibene. Il titolo è chiarissimo: “Otto motivi per dire ‘no’ alla cosiddetta legge Zan”. Occhiello altrettanto chiaro: “Il preteso impegno contro l’omofobia tradotto in un testo ideologico”. A questo punto è lecito pensare che Avvenire si abbeveri a www.rossoporpora.org...
Formidabile l’incipit di Ognibene, che certo parla ufficialmente a nome di Avvenire: “Ci siamo sbagliati”. Un titolo, un occhiello, un incipit: troppa grazia tutta insieme… si rischia di restarci secchi! Perché “Ci siamo sbagliati?” Leggiamo ancora Ognibene: “La ‘legge Zan’ approvata ieri in prima lettura alla Camera non è solo superflua, anche se in parte originariamente benintenzionata (Ndr: soprassediamo a questo piccolo rigurgito di ‘politicamente corretto’): è soprattutto una legge presuntuosa e rischiosa. L’intendimento di combattere i pregiudizi che penalizzano persone omosessuali e transessuali sottoposte a ingiuste discriminazioni ha ceduto il passo in corso d’opera, come si temeva (NdR: chi lo temeva? Non certo ‘Avvenire’ nella sua linea ufficiale!), all’affermazione di un disegno teso a rimodulare fondamenti consolidati della nostra società e persino ridefinire la natura umana”. Al netto delle due sbavature, il testo di Ognibene potrebbe essere a firma di un qualsiasi avversario coriaceo della legge Zan. Ognibene poi elenca otto motivi per respingere la legge, incominciando proprio dalla prevista istituzione della ‘Giornata nazionale contro l’ “omotransfobia” con le sue ricadute tanto irrazionali quanto totalitarie nelle scuole di ogni ordine e grado.
MA MOIA NON DEMORDE
Dicevamo del povero Moia, che si è visto espropriare del commento ufficiale. E allora ha cercato di recuperare in un’intervista tutta mielosa alla pedagogista Livia Cadei. Notate la domanda che segue, capolavoro di un tartufismo che nasconde l’approvazione in ogni caso della legge Zan: “Non crede che anche per le nostre associazioni impegnate in ambito educativo sia necessario avviare percorsi di formazione per attrezzarsi ad affrontare queste nuove sfide che potrebbero anche rivelarsi un’opportunità?”. Moia, Moia ma che spreco di tempo e di meningi per dire che anche le scuole cattoliche dovranno festeggiare compiaciute la ‘Giornata’ chiamando l’Arcigay e il Circolo Mario Mieli!
PAPA FRANCESCO… UNA STAR PER I ROSSO-GIALLI!
Nelle dichiarazioni di voto del dibattito di ieri Federico Conte (Liberi e Uguali, estrema sinistra) ha citato più volte papa Francesco: “Si tratta di fargli capire (NdR: agli alunni) non che cos'è la transomofobia o che cos'è l'azione contro la transomofobia; si tratta di far capire loro che cosa significa essere diversi, il rispetto per la diversità; e questo è un momento opportuno per farlo, contrariamente a quello che si è detto: il fatto che vi sia in corso una pandemia sanitaria, sociale, economica non rende inutile o un fuor d'opera questa discussione, la rende opportuna, perché altrimenti Papa Francesco non avrebbe emanato la sua ultima enciclica, Fratelli tutti, in questi giorni. Proprio in questo contesto di tensione, di grande difficoltà, di grande sofferenza, di rabbia, di odio, bisogna promuovere la cultura del rispetto, dell'uguaglianza, la cultura della conoscenza di fenomeni diversi, da riconoscere come rispettabili. È questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli, è quello che auspica Papa Francesco: un'azione culturale che vada contro la negazione dei diritti, che favorisca la fratellanza, il canone più caro al cattolicesimo democratico e più prossimo al principio di uguaglianza che troviamo sancito nella nostra Costituzione e che informa la nostra formazione culturale. (…) Io credo che questa sia la soluzione e questa sia una buona legge per avviare questo processo, una buona legge per fare quello che Papa Francesco ci suggerisce: no alla cultura dei muri, per iniziare ad abbattere questo muro (NdR: Per uno strano caso del destino, anche il noto cantante Tiziano Ferro – militante lgbt, convive con un compagno – ha risposto ieri via web alle dichiarazioni (molto critiche della legge) della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, inalberando una foto di papa Francesco… una vera star da quelle parti..
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‘RICORDIAMO INSIEME’ ANCHE QUEST’ANNO A PIAZZA SAN PIETRO PER COMMEMORARE LA RAZZIA NAZISTA DEL 16 OTTOBRE 1943 – DAVANTI ALL’OBELISCO PAROLE FORTI DI PADRE WILFRIED HAGEMANN E DI NANDO TAGLIACOZZO
E’ dal 2013 che l’associazione “Ricordiamo insieme” (animata da Frederike e Tobias Wallbrecher – di religione cattolica - e Grazia, Rivka e Sara Spizzichino – di religione ebraica) commemora pubblicamente a metà ottobre la razzia nazista del 1943 nel Ghetto (e non solo) di Roma. Dal 2017 la prima parte della commemorazione si tiene a piazza San Pietro (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/731-roma-16-ottobre-43-dovevamo-esserci-e-non-ci-siamo-stati.html ). Quest’anno la nota situazione sanitaria e le restrizioni conseguenti ha comportato che i partecipanti siano stati poche decine sia all’incontro davanti all’obelisco che alla tradizionale cerimonia all’ex-Collegio militare, là dove furono stipati il 16 ottobre 1943 i circa 1250 ebrei romani catturati dalle SS (più di mille tra loro dovettero salire dopo qualche giorno sui carri bestiame in direzione Auschwitz, morendo quasi tutti nel lager tedesco situato nella Polonia occupata). Annullata anche la ‘Marcia dei mille passi’, quelli che portano da Piazza San Pietro a palazzo Salviati in Piazza della Rovere.
Tuttavia anche quest’anno l’emozione del ricordo non è mancata. A Piazza San Pietro il relatore ecclesiastico doveva essere presente padre Wilfried Hagemann, assente per cause di forza maggiore. Nel suo testo (letto ai convenuti) il sacerdote focolarino ha espresso tutto il turbamento che continua a provare per quanto accaduto: “Molti ebrei in quel periodo hanno ricevuto grande aiuto da molte parti. I più di mille ebrei tenuti prigionieri per due giorni interi nel collegio militare, nell’immediata vicinanza del Papa, che ne era a conoscenza, sono stati poi trasportati verso la morte ad Auschwitz. Che tragedia. Che vergogna”. Purtroppo, ha rilevato Hagemann, “noi cattolici non ci siamo opposti pubblicamente!”. Il saggista tedesco ha poi rievocato un episodio della sua vita: “Ero un bimbo di tre mesi quando ho vissuto sulle braccia di mia madre la giornata del 9 Novembre 1938, la Reichsprogromnacht: il momento in cui è stato appiccato il fuoco alla sinagoga nella mia città natale Duderstadt, nelle vicinanze di Hannover, con mia madre che riusciva solo a piangere – ovviamente l’ho saputo soltanto tramite i racconti. Ogni volta che mi veniva raccontato il mio primo anno di vita veniva raccontata anche questa storia. Anche io la racconto sempre il giorno del mio compleanno. Questo evento ha accompagnato la mia intera gioventù e la mia vita fino ad oggi: che a persone indifese sia stato distrutto tutto, che poi siano state deportate ed uccise e da colpevoli che quasi tutti erano stati battezzati cristianamente da bambini”.
Quanto accaduto addolora, indigna e tormenta ancora Hagemann: “Dove siamo noi cristiani oggi? Riconosciamo la colpa dell’antigiudaismo bimillenario della chiesa come una delle principali cause?”. A conclusione del suo intervento il sacerdote focolarino ha voluto citare la preghiera (drammatica) che l’amico vescovo Kòaus Hemmerle recitò da vescovo di Aquisgrana il 9 novembre 1988 a mezzo secolo dalla feroce ‘Notte dei cristalli’ nazista::
Hanno bruciato la casa del mio Dio. E lo hanno fatto i miei!
Hanno portato via coloro,che mi hanno donato il nome del mio Dio.
E lo hanno fatto i miei!
Hanno portato via la loro casa. E lo hanno fatto i miei!
Hanno portato via i loro beni e la loro dignità. E lo hanno fatto i miei!
Hanno portato via la loro vita. E lo hanno fatto i miei!
Coloro che invocano il nome di quello stesso Dio hanno taciuto.
Sì, lo hanno fatto i miei!
Si dice: “Dimentichiamo e basta!”
Ma ciò che si vuole dimenticare torna a galla in modo imprevisto e inatteso.
Come si può dire basta? Come si può dimenticare?
Dovrei dire: “Sono stati i miei, ma io non c`entro nulla?”
No! Lo hanno fatto i miei!
Cosa devo dire?Dio, abbi misericordia!
Cosa devo dire?Custodisci in me il Tuo nome!
Custodisci in me il loro nome!
Custodisci in me la loro memoria!
Custodisci in me la mia vergogna.
Dio, abbi misericordia!
La razzia nazista è ancora una ferita aperta nel cuore di Nando Tagliacozzo: “Tra quelli caricati sul treno - uomini, donne, vecchi, malati e bambine - c’era anche una parte della mia famiglia: mia sorella, mio zio e mia nonna. Una bambina di 8 anni, un uomo di 44 , nel pieno della sua maturità, e una vecchia di quasi ottanta anni. Loro non furono tra i salvati”. Perché “è singolare che proprio in quei due giorni (16-18 ottobre 1943), in attesa della partenza, la preoccupazione di alcuni prelati, di cui alcuni destinati ad altissimi profili, fu quella di difendere tra gli arrestati i soli ebrei-cattolici, gli ebrei convertiti: non gli altri mille”.
Ha continuato, sempre molto critico, Nando Tagliacozzo: “Eppure è proprio a partire da quei giorni che si aprono le porte dei conventi per accogliere gli ebrei ricercati e in fuga. Solo alcune migliaia. Poca cosa rispetto ai sei milioni che perirono nella Shoah, se il solo Perlasca ne salvò 5 mila. E Raoul Wallenberg molti di più”. Il testimone ha maturato una sua convinzione: “E’ significativo che quasi tutti i gesti di solidarietà, anche notevoli e anche con gravi rischi per chi li compiva, furono compiuti da singoli: la struttura, la Chiesa, rimase muta. In qualche caso diede addirittura disposizione di chiudere le porte”. Eppure…: “ Eppure, nonostante tutto, visto con gli occhi di oggi, possiamo dire che proprio con gli avvenimenti del 16 ottobre 1943 avviene un cambiamento nell’atteggiamento della Chiesa: una frontiera fluida; certo non identificabile strettamente con quella data precisa ma che segna comunque la comparsa di decisi segni di vicinanza che, seppur lentamente, si sarebbero sviluppati negli anni seguenti”. Tuttavia…: “ Sembra quasi che nell’ambito della Chiesa, ancora, mentre ci sono belle aperture e riflessioni da alcune parti e di singoli, la Struttura nel suo complesso fatichi a prenderne atto.
Ce ne è ancora di strada da fare”.
Ai convenuti davanti all’obelisco (tra loro padre Etienne Vetö, Marco Morselli e una delegazione di studenti del Liceo Giulio Cesare di Roma e dell’Istituto di Istruzione superiore ‘Largo Brodolini’ di Pomezia) hanno rivolto un indirizzo di saluto anche i promotori, ribadendo tra l’altro l’invito al Papa di partecipare alla ‘Marcia dei mille passi’ e alle cerimonie connesse: “C’è bisogno di un accrescimento della coscienza di noi cristiani rispetto alla nostra colpa, in particolare quella della Chiesa Cattolica, per la terribile, scioccante, ferita della Shoah e l’antigiudaismo cristiano bimillenario” (…) I partecipanti all’evento di oggi nell’ex Collegio Militare ricorderanno le più di 500 persone ebree che furono deportate da Roma dopo il 16 ottobre e che non sono mai tornate” .
All’ex-Collegio militare si sono poi ritrovati una cinquantina di persone per una cerimonia forzatamente molto ridotta rispetto al solito (presenti tra gli altri anche il cardinale Walter Kasper e Oren David, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, oltre che ad alcuni familiari dei deportati): hanno parlato brevemente il generale Fernando Giancotti (presidente del Centro alti studi per la difesa), l’assessore alla Memoria della comunità ebraica di Roma Massimo Finzi e il Rabbino Capo Riccardo Di Segni.