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    JORGE MARIO BERGOGLIO E I 'MATRIMONI GAY'

    BERGOGLIO: 'MATRIMONI GAY'? UN TENTATIVO DISTRUTTIVO DEL DISEGNO DI DIO - dalla rubrica "ROSSOPORPORA' -  di GIUSEPPE RUSCONI - "IL CONSULENTE RE ONLINE" di LUGLIO 2010

     

    Il Senato francese ha approvato venerdì 12 aprile 2013 il 'matrimonio gay', ivi compreso il diritto di adozione.. L'Assemblea nazionale licenzierà definitivamente la legge nei prossimi giorni, dopo una nuova accelerazione voluta dall'Eliseo. Grande l'euforia delle note lobby anche in Italia. Ci sembra perciò opportuno ripubblicare quella parte di 'Rossoporpora' di luglio 2010 in cui si è riferito dell'approvazione in Argentina della legge sull'argomento, citando i diversi, inequivocabili interventi dell'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco. 

     

    Alle quattro del mattino del 14 luglio 2010, dopo una discussione durata quindici ore, il Senato argentino con 33 sì, 27 no, 3 astenuti, 9 assenti ha approvato una modifica del Codice civile che riconosce e parifica in tutto e per tutto (adozioni, eredità, benefici sociali) le unioni omosessuali al matrimonio. I termini marito e moglie sono sostituiti da contraenti.La modifica era stata già approvata dalla Camera il 5 maggio. L’Argentina è diventata così il primo Stato latino-americano a riconoscere le cosiddette “nozze gay” (nel pantheon degli ‘illuminati’ in prima fila – ça va sans dire - Olanda, Belgio, Spagna, seguiti da Canada, Africa del Sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e Islanda). Dal mondo cattolico argentino si sono già levate diverse voci per il lancio di un referendum abrogativo. Tra i protagonisti della dura battaglia combattuta dalla Chiesa contro il disegno di legge (anche attraverso una forte mobilitazione del laicato) il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Già il 17 novembre del 2009 il primate argentino aveva pubblicato un documento in cui si leggeva tra l’altro: “La parola matrimonio si riferisce proprio alla qualità legittima di madre che la donna ha acquisito attraverso il matrimonio. Si è spesso erroneamente tentato di associare il termine matrimonio al sacramento cattolico con lo stesso nome, ma non si ricorda mai che la parola e la realtà che vuole esprimere, è stata consacrata dal diritto romano, molto prima che il cristianesimo apparisse nella storia dell’umanità”. Dopo il ‘sì’ della Camera alla nuova norma, il mondo cattolico si era mobilitato raccogliendo oltre mezzo milione di firme contro la modifica e radunando in varie località argentine migliaia di persone per testimoniare l’attaccamento alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

    La manifestazione più importante si è tenuta nella piazza davanti al Congreso de la Nacion il 13 luglio sera, in contemporanea con il dibattito in aula. Il cardinale Bergoglio aveva auspicato agli inizi di luglio una presenza massiccia di cattolici, invitando parroci, rettori e cappellani di tutte le chiese del Paese a favorire la partecipazione popolare. Nelle chiese dell’arcidiocesi di Buenos Aires domenica 11 luglio, su invito del porporato settantatreenne, è stata letta la dichiarazione “Sul bene inalienabile del matrimonio e della famiglia” emessa dalla Conferenza episcopale. Sempre in quei giorni il presule gesuita, in una lettera indirizzata alle suore carmelitane dei quattro monasteri di Buenos Aires, si era detto convinto che “se il disegno di legge, che prevede per le persone dello stesso sesso la possibilità di unirsi civilmente e di adottare anche bambini, dovesse essere approvato, potrà danneggiare seriamente la famiglia”. Grande l’importanza del voto parlamentare: “Sono in gioco l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli”. Perciò “non dobbiamo essere ingenui – così concludeva la lettera il cardinale Bergoglio – questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio”.

    Qualche dettaglio significativo sulla manifestazione del 13 luglio sera e notte: onorata dalla presenza di oltre centomila cattolici, era posta sotto il motto Quieremos mamá y papá paras nuestros hijos . Il cardinale aveva chiesto di portare solo bandiere argentine e consignas positivas para el matrimonio varón-muyer. Così è stato. Come leggiamo in una notizia particolareggiata dell’ Agencia Informativa Catolica Argentina (AICA), i manifestanti ( en su mayoría familias con hijos, estudiantes y representantes de movimientos eclesiásticos ) erano vestiti di arancione; un momento molto emozionante si è avuto quando ha fatto il suo ingresso nella piazza la bandera nacional traìda especialmente desde Rosario, al grito de “Argentina, Argentina”. Dopo la proclamazione di un   Manifiesto por el matrimonio y el derecho prioritario de los niños, sono state lette le adesioni del cardinale Bergoglio e dei rappresentanti cristiano-evangelici ed evangelico-pentecostali. La manifestazione ha conosciuto momenti di forte tensione e la polizia è dovuta intervenire per impedire scontri di piazza con i sostenitori della norma contestata. Approvate dal Senato (a ben guardare i ‘sì’ sono stati 33 su 72 membri) le cosiddette “nozze gay”, le reazioni del mondo cattolico non si sono fatte attendere: in un commento sintetico ma molto significativo il cardinale Bergoglio ha parlato di “una guerra contro Dio”. Ora attendiamo gli sviluppi per un possibile referendum.

    La ‘questione argentina’ è stata seguita con assiduità e un rilievo notevole da L’Osservatore Romano che il 21-22 giugno titolava: I cattolici argentini per il matrimonio e la famiglia; l’8 luglio Iniziative dei cattolici argentini per la tutela della famiglia; il 12-13 luglio Il cardinale Bergoglio invita gli argentini a una marcia a difesa della famiglia; il 15 luglio Migliaia di argentini in piazza per dire no alle unioni omosessuali; il 21 luglio In Argentina proposte di referendum contro i “matrimoni” omosessuali. Anche Avvenire del 15 luglio riporta con grande rilievo un ampio servizio intitolato Argentina, scontro sulle nozze gay; il 16 al voto è dedicata quasi un’intera pagina con un grande e significativo titolo: Nozze gay, l’Argentina copia Zapatero/Per 6 voti passa la legge dopo un furioso dibattito e scontri fuori dal Senato. Forte dunque l’attenzione da parte dei due quotidiani cattolici, certo motivata  anche dalla necessità di una difesa preventiva contro l’odierno frenetico attivismo delle lobbies omosessuali pure in Italia.  

     

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