OTTO CONSIGLIERI DA TUTTO IL MONDO PER PAPA FRANCESCO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 aprile 2013
Con la decisione - pubblicizzata sabato 13 aprile con un comunicato molto stringato della Segreteria di Stato - di creare un ‘gruppo’ di otto cardinali che lo consiglino “nel governo della Chiesa universale” e studino “un progetto di revisione della Costituzione apostolica Pastor bonus”, papa Francesco ha fatto il primo gesto amministrativamente ‘forte’ del suo pontificato.
Il nuovo organismo esordirà ufficialmente con una seduta prevista per i primi tre giorni di ottobre. Intanto però da una parte Jorge Mario Bergoglio continuerà – in particolare con le udienze ai capi-dicastero - il cammino di conoscenza della Curia, dall’altra coltiverà contatti regolari con i cardinali nominati. Così da poter avere in autunno le idee più chiare sull’argomento, contribuendo a rendere incisivo il primo incontro ufficiale con il ‘gruppo’ cardinalizio.
La notizia non è giunta inattesa, considerati gli interventi di diversi porporati durante le Congregazioni generali pre-conclave e l’atteggiamento di papa Francesco in questo primo mese, in cui ha insistito nel denominarsi “vescovo di Roma” (che tra i titoli ha anche quello di Sommo Pontefice). Una scelta quest’ultima che implica almeno due conseguenze importanti. La prima è la reazione positiva dei fratelli cristiani ‘separati’, in particolare degli ortodossi divisisi da Roma anche per la questione del primato petrino. La seconda è l’accento posto sull’esigenza di una maggiore collegialità nel governo della Chiesa, già sentita da Giovanni Paolo II con la convocazione ripetuta a Roma del Collegio cardinalizio in funzione consultiva e anche da Benedetto XVI con la pubblicazione delle proposte sinodali senza attendere la corrispondente ‘Esortazione apostolica’.
Importante è la definizione delle competenze del ‘gruppo’, che avrà una funzione consultiva, comunque nuova e molto importante. Alla Curia resterà il compito di aiutare concretamente il Papa nella gestione amministrativa quotidiana, ma accanto ad essa peserà prevedibilmente molto il contributo ‘ideologico’ del ‘gruppo’.
Dall’inizio del Novecento si ricordano tre riforme curiali. La prima, tra il 1907 e il 1908, di Pio X (adattamento necessario della Curia a quasi quarant’anni dalla presa di Roma). La seconda nel 1967 con Paolo VI (adeguamento della Curia alle decisioni conciliari che chiedevano una collegialità maggiore). La terza, di peso minore, nel 1988 con Giovanni Paolo II: contenuta appunto nella Pastor bonus.
Molto interessante la composizione del ‘gruppo’ di cardinali, che come segretario avrà il vescovo di Albano monsignor Marcello Semeraro (già segretario del Sinodo del 2001, di cui era relatore generale aggiunto il cardinale Bergoglio chiamato a sostituire il cardinale Egan trattenuto a New York dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri gemelle). Due gli europei: l’unico italiano, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato e diplomatico di carriera e il tedesco Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, presidente della Commissione degli episcopati europei (Comece) nonché esperto in questioni sociali. Troviamo poi due latino-americani: il cileno Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo emerito (l’unico) di Santiago del Cile e il salesiano honduregno Oscar Andrès Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internationalis. L’arcivescovo di Tegucigalpa avrà un’importante funzione coordinatrice del ‘gruppo’. Ci sarà il cappuccino statunitense Sean Patrick O’Malley, che ha saputo – a caro prezzo - ridare dignità all’arcidiocesi di Boston, colpita nel cuore dallo scandalo della pedofilia e dalle sue conseguenze umane e finanziarie. Schierato da sempre per la difesa dei diritti umani nel suo Paese è il cardinale indiano Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, mentre anche Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, è confrontato con la drammatica situazione congolese e africana. Monsengwo lo ricordiamo tra l’altro come presidente delegato all’ultimo Sinodo dell’ottobre 2012 sulla nuova evangelizzazione. Per l’Oceania ecco l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell: il porporato australiano era stato a sua volta presidente delegato al Sinodo del 2008 (in sostituzione del confratello Gracias).
Come si sarà notato gli otto membri del ‘gruppo’, distribuiti volutamente tra i cinque continenti a richiamare l’universalità nella collegialità, sono tutti forniti di curricula di peso: quasi tutti cardinali con una propria (grande) diocesi, non legati a gruppi curiali, in grado di osservare con serenità d’animo la vita vaticana e di elaborare idee concrete per un miglior funzionamento della macchina amministrativa, sgravandola di quelle incrostazioni (tenaci) che negli anni ne hanno appesantito l’incisività. Certo non ci si dovranno attendere miracoli, ma è ormai probabile che tra non molto la Chiesa disporrà di una Curia romana rinnovata, meno elefantiaca e più agile, così da rispondere meglio alle esigenze amministrative odierne. Producendo altresì ricadute pastorali positive sull’intero mondo cattolico.