PAPA FRANCESCO: LE SPINE DELLA CURIA E DELL’UNITA’ – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 febbraio 2014
La creazione di 19 nuovi cardinali ha offerto lo spunto a papa Francesco di evidenziare con fermezza la necessità per i porporati di evitare comportamenti tipici di una Corte. E di lanciare con toni accorati un appello forte all’unità, che deve prevalere sui conflitti. Sabato 22 in San Pietro il primo incontro davanti al grande pubblico con Benedetto XVI.
Sciamano le porpore in fitta schiera dopo la santa messa domenicale in San Pietro, susseguente al Concistoro di sabato, in cui sono stati creati 19 nuovi cardinali (presenti 18, data l’assenza giustificata di Loris Capovilla, cui la dignità verrà ufficialmente conferita nei primi giorni a Sotto il Monte). Porpore di rosso parate, salvo il coordinatore del Consiglio degli otto cardinali, il salesiano honduregno Rodriguez Maradiaga, che esce dalla Basilica in clergyman. Europei, asiatici, africani, americani del Nord e del Sud: il Concistoro è sempre un’occasione importante per riflettere sulla Chiesa in quanto cattolica, cioè universale, unità in una grande diversità che dovrebbe arricchire tutti. Esce anche il neo-cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Con lui anche un anziano con bastone, vestito di una tunica a righe bianco-nere-rossicce, con il tema ricorrente di una rondine di fiume bianco-marrone. Buongiorno, Lei chi è? “Mi chiamo Anatole”. Perché è vestito così? “Sono il capo del villaggio di Zamnojo, da dove viene il cardinale”. ..il Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo… “Sì, ma nonostante questo noi ringraziamo Dio ogni mattina di averci dato la vita”. I colori di un Concistoro sono anche questi.
L’omelia domenicale del Papa propone diversi punti interessanti (commenta il brano evangelico che rifiuta l’ occhio per occhio, dente per dente e postula il porgere l’altra guancia). Ne evidenziamo uno in particolare, che riguarda direttamente i cardinali, cui papa Francesco ricorda le caratteristiche di una condotta corretta: “Il Cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte. (…) Aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: se sì, sì; se no, no; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, la nostra via quella della santità”. Qualche osservazione. La prima: la percezione di chi ascolta e legge può facilmente essere quella che la Curia Romana appaia ancora una volta un covo di mediocri e di vipere. Ciò che non corrisponde a verità: del resto lo stesso papa Francesco più volte ha già voluto evidenziare come anche in Curia ci siano non pochi servitori fedeli, capaci e disinteressati. Tuttavia l’impressione negativa generale rischia di permanere. Perché papa Francesco ha di nuovo voluto battere su quel tasto? Qui ci si può porre una domanda: forse il Papa insiste con grande forza, dato che “intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze” in qualche modo permangono? Ciò significa che le resistenze al ‘nuovo corso’ sono sempre curialmente consistenti e perfino accresciute, magari anche a causa dei malumori per il compito affidato alle maggiori società internazionali di consulenza di indagare a fondo sull’attuale situazione e di proporre soluzioni che potrebbero rivelarsi più traumatiche che morbide?
Anche le parole del Papa prima dell’Angelus domenicale - che prendono spunto dalla Prima lettera di san Paolo ai Corinzi (la Lettera nasce dalle divisioni all’interno di quel gruppo di cristiani) – denotano un’altra forte preoccupazione del Papa, quella riguardante l’unità all’interno delle comunità e più in genere nella Chiesa universale. “San Paolo spiega che (…) la comunità non appartiene agli Apostoli, ma sono loro ad appartenere alla comunità; però la comunità, tutta intera, appartiene a Cristo!”. Anche qui non è la prima volta che il Papa tocca tale tema, ma in questa occasione l’ha fatto con toni particolarmente accorati: “Che il Signore ci dia la grazia di lavorare per l’unità della Chiesa, di costruire questa unità, perché l’unità è più importante dei conflitti! L’unità della Chiesa è di Cristo, i conflitti sono problemi che non sono sempre di Cristo…” Qualche osservazione. Perché il Papa è tornato a parlare di unità con tale forza? Perché rievoca con toni accorati i conflitti (che in sé sono naturali, perfino benvenuti e necessari - se non esasperati – anche alla dialettica interna di un’organizzazione come quella della Chiesa cattolica)? Perché annota che i conflitti “non sono sempre di Cristo?” Forse è cosciente che il grande e apparentemente quasi corale applauso del mondo alle sue parole, gesti, comportamenti nasconde interrogativi e perplessità di più di un cattolico su alcuni aspetti del suo Pontificato, tali da potersi incancrenire in opposizione dura e degenerare in rotture traumatiche? Sono solo domande. E però sgorgano spontanee considerata l’insistenza del Papa su intrighi, chiacchiere e unità: non certo casuale, data la cura con cui Francesco sceglie i contenuti del suo dire e del suo fare.
Ancora un’annotazione, che evoca quella tenerezza auspicata più volte da papa Francesco: l’incontro di sabato 22 febbraio, per il Concistoro, con papa Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro. Il primo incontro davanti al grande pubblico (ce n’era già stato uno nei Giardini vaticani per la benedizione della statua di san Michele Arcangelo, ma per pochi), con Joseph Ratzinger che ha preso posto in una poltrona quale “primo” della fila dei cardinali seduti secondo le norme del cerimoniale: accanto a Benedetto XVI il cardinale patriarca Béchara Raï, poi i cardinali Josè Saraiva Martins, Bertone e tutti gli altri. E’ stato un incontro affettuoso: da una parte il calore sincero sprigionato da Jorge Mario Bergoglio, dall’altra l’umile timidezza di Joseph Ratzinger. Una bella pagina di storia della Chiesa.