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    NUOVO GOVERNO - CINA: INTERVISTE A PAROLIN E TAGLE - VATICANO II

    NUOVO GOVERNO - CINA: INTERVISTE A PAROLIN E TAGLE – VATICANO II – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 ottobre 2022

    Il 22 ottobre 2022 ha giurato il nuovo governo: si può sperare in una svolta culturale propedeutica a un cambiamento di mentalità anche in ambito sociale, amministrativo, economico. Rinnovato l’Accordo provvisorio tra Cina e Santa Sede: interviste ai cardinali Parolin e Tagle. Gianni Gennari ricorda l’annuncio e l’avvio del Concilio ecumenico vaticano II.

    Con il giuramento di sabato 22 ottobre (festa di san Giovanni Paolo II, nel ricordo della messa di insediamento di Karol Wojtyla in quel 22 ottobre 1978 con l’omelia del “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”) l’Italia ha ufficialmente un nuovo governo, creato in tempi rapidi e con l’impronta chiara e netta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

    Si è coscienti che il nuovo governo dovrà pensare in primo luogo a come alleviare i costi della grave e diffusa crisi economica che rende difficile la quotidianità concreta di molti. Sembra poi doveroso condividere una nostra impressione: questa pare una compagine in grado di promuovere anche una svolta culturale vera (propedeutica a un cambiamento sociale, amministrativo, economico), dopo decenni in cui ci si è dovuti confrontare con l’imposizione progressiva del ‘politicamente corretto’ e antropologicamente sovversivo. Saprà sfruttare il nuovo governo un’occasione storica come l'attuale, di certo non facile a ripresentarsi? Lo lasciano ben sperare ad esempio i pregressi dello stesso presidente del Consiglio e, in particolare, di Eugenia Roccella (Famiglia, natalità, pari opportunità), di Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito), di Gennaro Sangiuliano (Beni culturali), oltre che di Alfredo Mantovano nel posto chiave di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. A tutti dunque i migliori auguri perché la svolta si concretizzi effettivamente, pur se il percorso sarà faticoso, molto faticoso, considerato come le opposizioni siano intenzionate a opporre una resistenza a oltranza, chiamando le loro piazze a una mobilitazione rabbiosa che saldi in nome del No pasaran!  anime spesso divise, ma unite quando si tratta di imporre totalitarismi ideologici.

    Per il resto è evidente che, perché il nuovo governo potesse essere accettato (almeno a parole) dall’establishment di Washington e di Bruxelles – e dunque per poter nascere – si sarebbe dovuto allineare, a proposito della scellerata guerra in Ucraina, con l’azione di Stati Uniti e Nato (del resto Giorgia Meloni ha punteggiato di dichiarazioni atlantiste la sua lucida e determinata marcia di avvicinamento a Palazzo Chigi); riguardo poi alle dinamiche comunitarie, il nuovo governo avrebbe dovuto dare la piena disponibilità a collaborare con l’UE anche nella versione attuale. Un boccone certo duro da digerire (ma… o mangi questa minestra o salti dalla finestra) per Berlusconi e Salvini nel primo caso, per Salvini nel secondo. Senza contare che, specialmente sull’argomento Ucraina, le dichiarazioni di Giorgia Meloni non hanno corrisposto all’opinione di parti consistenti dell’elettorato di centrodestra (oltre a quelle di parti altrettanto consistenti dell’elettorato di centrosinistra). Si possono ricordare l’applauso corale dei parlamentari di Forza Italia alle esternazioni ‘politicamente scorrette’ di Berlusconi su Putin e Zelenskij; la presenza di noti intellettuali di destra nella lista di firmatari del recente appello per il cessate il fuoco in Ucraina (Franco Cardini, Marcello Veneziani, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1102-fontana-avvenire-rosica-ucraina-un-appello-trasversale.html ); l’intervista di Avvenire del 21 ottobre a Gianni Alemanno, storico esponente della ‘destra sociale’ (la Nato “va riportata al trattato: è un’alleanza difensiva che vale quando uno dei membri viene attaccato e non può essere utilizzata al posto dell’Onu o altri organismi come un ‘poliziotto’ planetario”); gli applausi insistiti della sala dell’hotel Quirinale di Roma per il giornalista Francesco Borgonovo (critico da destra della politica 'ucraina' di Stati Uniti e Nato) durante il recente dibattito di politica estera al Congresso internazionale dei conservatori (tema: “Europa, identità, libertà”, promosso da Nazione futura e Fondazione Tatarella).

     

    ANNUNCIO DEL VATICANO II, 25 GENNAIO 1959: LE ‘FACCE SBALORDITE’ DI CARDINALI E VESCOVI COLTE DAL CHIERICHETTO GIANNI GENNNARI A DUE METRI DA GIOVANNI XXIII

    Sessanta anni fa, l’11 ottobre 1962, prendeva solennemente avvio il Concilio Vaticano II. Tra i testimoni diretti dell’evento il teologo e giornalista Gianni Gennari (per molti anni Lupus titolare di una rubrica pungente nella seconda pagina di Avvenire e ancora presente sul quotidiano della Cei con un ritratto settimanale di personalità del passato del mondo ecclesiale italiano). Su Avvenire del 19 ottobre l’ottantaduenne Gennari rievoca in un’ampia intervista il 25 gennaio 1959, quando Giovanni XXIII a San Paolo fuori le Mura annunciò un ‘Concilio generale’. Sotto il titolo “Ero accanto a Giovanni XXIII quando annunciò il Concilio” si legge tra l’altro: “Come seminaristi eravamo stati inviati a fare i chierichetti alla Messa del Papa per l’insediamento del nuovo abate di San Paolo: fra’ Cesario D’Amato che era nostro professore di musica. (…) Io con altri tre chierichetti stavo a due metri dal Papa, al suo fianco, davanti a 200 tra cardinali e vescovi. E vidi le loro facce sbalordite”.

    Più oltre Gennari ricorda un episodio famoso dell’11 ottobre 1962: dopo l’apertura ufficiale del Concilio, con “lo spettacolo solennissimo con il lunghissimo corteo dei padri conciliari”, la sera “ Papa Giovanni era molto stanco, non aveva intenzione di affacciarsi. Ma don Loris Capovilla, il suo segretario, lo stuzzicò nella curiosità: ‘Santità venga a vedere attraverso le tapparelle, la piazza è piena di gente’. Il Papa si lasciò convincere, si mise la stola e fece tirare su le tapparelle”. Fece poi il celebre ‘discorso della luna’. Rileva Gennari: “Il fatto interessante è che quando rientrò, si tolse la stola e affermò: ‘Non sapevo proprio cosa dire, mi sono raccomandato alla mia Teresina’ “. Teresina, cioè santa Teresa di Lisieux, cui il Papa era molto legato. Così come Gianni Gennari.

     

    RINNOVATO L’ACCORDO PROVVISORIO SANTA SEDE-CINA: INTERVISTE ESPLICATIVE A PAROLIN E A TAGLE

    Il 22 ottobre 2022 è stato rinnovato per la seconda volta e per un altro biennio l’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi tra Santa Sede e Cina, stipulato il 22 settembre 2018 e rinnovato una prima volta il 22 ottobre 2020. Nel comunicato della Sala Stampa di via della Conciliazione si legge tra l’altro: “La Parte Vaticana è intenzionata a proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo con la Parte Cinese, per una proficua attuazione del suddetto Accordo e per un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali, in vista di favorire la missione della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese”.

    Come è noto l’Accordo è stato ed è molto contestato da una parte del mondo cattolico per quella che si ritiene un’assodata insufficienza dei risultati positivi e quindi appare come un cedimento ingiustificato al totalitarismo del regime comunista cinese. Si ricorderà anche che il cardinale Joseph Zen Ze-kiun era venuto apposta da Hong Kong per quattro giorni verso la fine di settembre 2020 per incontrare il Papa e informarlo della situazione reale sia nell’ex-colonia britannica che in Cina: papa Francesco però non trovò neanche una mezz’ora per ascoltarlo e l’eroico porporato dovette ripartire per Hong Kong senza essere ricevuto.

    Sul secondo rinnovo dell’Accordo sono uscite – sempre il 22 ottobre 2022, due interviste assai interessanti al capo della diplomazia vaticana, il Segretario di Stato Pietro Parolin e al cardinale Luis Antonio Gokim Tagle (padre filippino, madre cinese), prefetto della Congregazione dell’Evangelizzazione dei popoli fino al 5 giugno scorso e dunque fino all’entrata in vigore della riforma della Curia (è invece restato presidente di Caritas Internationalis). Dalle due interviste, tese a spiegare le ragioni del rinnovo dell’Accordo, estrapoliamo alcuni passi significativi.

    Incominciamo da quella al cardinale Parolin, apparsa a firma di Andrea Tornielli su Vatican News e cui è stato apposto il titolo: “Parolin: un accordo su beni essenziali per la vita della Chiesa in Cina”. Rileva tra l’altro il Segretario di Stato:

    . Papa Francesco, con determinazione e paziente lungimiranza, ha deciso di proseguire in questo percorso non nell’illusione di trovare nelle regole umane la perfezione, ma nella concreta speranza di poter assicurare alle comunità cattoliche cinesi, anche in un contesto così complesso, la guida di pastori che siano degni e idonei al compito loro affidato.

    . La storia insegna che la Santa Sede è spesso pervenuta, nella delicata e importante questione della nomina dei vescovi, a concordare procedure che tenessero in considerazione le condizioni particolari di un Paese, senza però mai venir meno a ciò che per la Chiesa è essenziale e fondamentale, vale a dire la nomina di pastori buoni e valenti. Il procedimento previsto dall’Accordo è stato attentamente ponderato, tenendo conto delle caratteristiche particolari della storia e della società cinese e dei conseguenti sviluppi della Chiesa in Cina. A tale riguardo, non posso non ricordare anche le tante situazioni di travaglio e, a volte, di lacerazione in cui si sono trovate le comunità cattoliche negli ultimi decenni. Pertanto, è parso prudente e saggio tenere conto sia delle esigenze espresse dalle autorità del Paese sia dei bisogni delle comunità cattoliche.

    . Nell’immediato, io penso che tre siano i frutti principali, ma mi auguro che altri ne verranno in futuro. Il primo è che, contestualmente all’Accordo, dal settembre 2018 tutti i vescovi della Chiesa cattolica in Cina sono in piena comunione con il Successore di Pietro e non ci sono più state ordinazioni episcopali illegittime. Per i semplici fedeli questo è quotidianamente riscontrabile nella Santa Messa celebrata da qualunque sacerdote cinese: infatti, nella preghiera eucaristica si menziona esplicitamente il Papa, ciò che era impensabile anni fa. Il secondo frutto sono le prime 6 ordinazioni episcopali avvenute nello spirito dell’Accordo e in conformità alla procedura stabilita che lascia al Papa l’ultima e decisiva parola. Il terzo frutto è che in questo tempo anche i primi 6 vescovi “clandestini” hanno ottenuto di essere registrati e dunque di ufficializzare la loro posizione, venendo riconosciuti come vescovi dalle istituzioni pubbliche. Questi possono sembrare piccoli risultati ma, per chi guarda alla storia con gli occhi della fede, sono passi importanti verso la progressiva guarigione delle ferite inferte alla comunione ecclesiale dalle vicende del passato. Perciò, è opportuno sottolineare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che il cuore dell’Accordo ha certamente a che fare anche con il consolidamento di un buon dialogo istituzionale e culturale, ma riguarda principalmente beni essenziali per la vita quotidiana della Chiesa in Cina.

    . (solo sei nuove ordinazioni episcopali in quattro anni) Sono le prime, mentre altre procedure sono in corso. Nello stesso tempo, siamo consapevoli che ci sono ancora numerose diocesi vacanti e altre che hanno vescovi molto anziani. Ci sono anche diocesi nelle quali il cammino verso la riconciliazione, tanto auspicato da Papa Francesco, segna il passo. Infine, ci sono diocesi nelle quali, malgrado gli sforzi e la buona volontà, non si riesce ad avere un proficuo dialogo con le autorità locali. Noi speriamo vivamente che nel prossimo biennio si possa continuare ad individuare, secondo la procedura stabilita, buoni candidati all’episcopato per la Chiesa che è in Cina. Ovviamente, non ci nascondiamo le non poche difficoltà che toccano la vita concreta delle comunità cattoliche, sulle quali poniamo la nostra massima attenzione. (…)

    L’altra intervista in materia, apparsa sotto il titolo “Tagle: una decisione per custodire la successione apostolica per i cattolici cinesi”, è quella del direttore dell’agenzia Fides al sessantacinquenne porporato filippino-cinese. Eccone alcuni passi:

    . Con l’Accordo, si cerca di garantire che i vescovi cattolici cinesi possano esercitare il loro compito episcopale in piena comunione con il Papa. La ragione di tutto è custodire la valida successione apostolica e la natura sacramentale della Chiesa cattolica in Cina. E questo può rassicurare, confortare e rallegrare i battezzati cattolici in Cina. La Santa Sede ha sempre ribadito la natura circoscritta dell’Accordo, che pure tocca una questione vitale per la Chiesa e anche per questo non può essere ridotta a elemento di contorno di qualche strategia diplomatica. Ogni considerazione che ignora o oscura questa fisionomia singolare dell’Accordo, finisce per darne una rappresentazione falsata.

    . Fin da quando questo processo è iniziato, nessuno ha mai manifestato ingenui trionfalismi. La Santa Sede non ha mai parlato dell’accordo come della soluzione di tutti i problemi. Si è sempre percepito e affermato che il cammino è lungo, può essere faticoso, e che l’accordo stesso poteva suscitare incomprensioni e disorientamenti. La Santa Sede non ignora e non minimizza nemmeno la difformità di reazioni tra i cattolici cinesi davanti all’accordo, dove la gioia di tanti si intreccia con le perplessità di altri. Fa parte del processo. Ma occorre sempre “sporcarsi le mani” con la realtà delle cose così come sono.

    . L’intervento delle autorità civili nelle scelte dei vescovi si è manifestato varie volte e in varie forme nella storia. Anche nelle Filippine, il mio Paese, vigevano per lungo tempo le regole del “Patronato Real”, con cui l’organizzazione della Chiesa era sottomessa al potere reale spagnolo. Anche San Francesco Saverio e i Gesuiti conducevano la loro missione in India sotto il patrocinio della Corona portoghese... Si tratta certamente di cose e di contesti diversi, siccome ogni caso ha la sua specificità e la sua spiegazione storica. Ma in simili situazioni, l’importante è che la procedura utilizzata per le nomine episcopali garantisca e tuteli ciò che la dottrina e la disciplina della Chiesa riconoscono come essenziale per vivere la comunione gerarchica tra il Successore di Pietro e gli altri Vescovi, successori degli Apostoli. E questo avviene anche nelle procedure attualmente utilizzate in Cina.

    . Sofferenze e difficoltà passate e anche recenti sono sempre davanti allo sguardo della Sede apostolica sulle vicende della Chiesa in Cina. Anche le scelte presenti sono fatte proprio prendendo le mosse da questo riconoscimento e dalla gratitudine per chi ha confessato la fede in Cristo in tempi di tribolazione. Nel dialogo, la Santa Sede ha il suo stile rispettoso nella comunicazione con i rappresentanti del governo cinese, ma che non ignora mai e anzi fa sempre presenti le situazioni di sofferenza delle comunità cattoliche, che nascono a volte da pressioni ed ingerenze inopportune.

    . La mia mamma è nata nelle Filippine, e è cresciuta in un contesto filippino più che cinese. Il mio nonno materno era diventato cristiano e aveva ricevuto il battesimo. Era un cattolico cinese molto concreto e “pragmatico”. Nell’anniversario della morte della sua mamma, offriva davanti all’immagine di sua madre incenso e cibo, e diceva a noi nipotini: “nessuno tocchi questo cibo! Prima lo deve assaggiare la bisnonna, in cielo, e poi toccherà a noi…”. Il suo ricordo, in un certo modo, mi aiuta adesso anche a considerare cosa può essere più utile nel dialogo con il governo cinese. (…) Quando confidai al nonno il mio desiderio di entrare in seminario, lui mi disse: ‘Non immaginavo di ritrovarmi un nipote prete… non capisco questo mondo dei preti!’. Io mi sentivo un po’ mortificato, e allora lui soggiunse: ‘Io non capisco, ma desidero comunque che tu sia un bravo prete’. Adesso, quando considero il dialogo con il governo cinese su questioni ecclesiali, penso che a volte conviene cercare argomenti semplici e diretti, per venire incontro all’approccio concreto e pragmatico dei nostri interlocutori. Non si può pretendere che loro colgano in profondità il mistero della Chiesa, vivificata dallo Spirito Santo.

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