JOSEPH RATZINGER/ IO BAVARESE, LEI SVIZZERO: DIAMOCI LA MANO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 dicembre 2022
Un ricordo personale grato di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, che alle 9.34 di questa mattina, 31 dicembre 2022, ha concluso il suo percorso terreno
Come la fiamma di una candela affievolitasi lentamente e inesorabilmente, alle 9.34 di questa mattina Joseph Ratzinger/papa Benedetto XVI è giunto al termine del suo percorso terreno. Nato a Marktl-am-Inn (Baviera) il 16 aprile 1927, arcivescovo di Monaco-Frisinga, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, strettissimo collaboratore per quasi 24 anni di Giovanni Paolo II, era stato eletto Pastore della Chiesa universale il 19 aprile 2005. Quel tardo pomeriggio eravamo a piazza San Pietro, così come il 28 febbraio 2013, quando un bianco elicottero s’alzò dietro il cupolone per portare il Papa dimissionario a Castel Gandolfo, dove restò fino al 2 maggio successivo, rientrando poi in Vaticano per vivere nel monastero ‘Mater Ecclesiae’. In Sua grata memoria ripubblichiamo quasi integralmente e con una breve aggiunta quanto scritto il 16 aprile 2013 per il suo ottantaseiesimo compleanno.
Il 16 aprile Joseph Ratzinger compie 86 anni. Gli inviamo i nostri auguri più vivi, riconoscenti per il servizio reso alla Chiesa universale ed anche all’umanità, con uno stile umile ma con fermezza di convinzione. Ricordiamolo con gratitudine in alcuni episodi vissuti direttamente.
1998, luglio: in una conferenza-stampa il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede spiega la sua Lettera apostolica sulla natura teologica e giuridica delle Conferenze episcopali nazionali. Gli avevamo posto una domanda sul ruolo di tali organismi, prendendo spunto dalla decisione della Conferenza episcopale svizzera di respingere l’iniziativa denominata “Gioventù senza droga” (nel cui comitato sedeva il cardinal Schwery!). Ci aveva risposto in modo interlocutorio. All’uscita il cardinale Ratzinger ci aveva stretto la mano, dicendo: “Io sono bavarese, Lei svizzero: non c’è bisogno di altri convenevoli”. Aggiungendo poi che, se ci fosse stato lui, non avrebbe lasciato la seduta della Conferenza episcopale elvetica fino a quando non avesse modificato il ‘no’ all’iniziativa.
2002, maggio: a margine della conferenza-stampa del Convegno di Lugano sulla figura di Eugenio Corecco, il cardinale Ratzinger risponde ad alcune nostre domande sul suo primo incontro a Regensburg nel 1971 con l’allora giovane sacerdote ticinese. “Mi avevano impressionato subito la bontà naturale e anche la purezza di cuore che si potevano vedere in lui – ricordò allora il porporato bavarese – Era un uomo di fede profonda e intensa e di una vita interiore profonda; da lui traspariva la luce purificante della fede. L’altra dimensione della sua personalità (…) era la fecondità del suo pensiero”.
Sempre nei giorni del Convegno un episodio curioso. Pernottavamo a Lugano presso le Suore brigidine. Tra gli ospiti c’era una vulcanica direttrice didattica di Latina, la nostra amica Paola Pece. La quale, risalendo in camera una mattina dopo colazione, all’aprirsi della porta dell’ascensore, esclamò: “C’è il cardinal Radetzky!”. Lui, certo sorpreso: “Non sapevo che fosse anche cardinale…”. E sorrise, come tutti noi.
2003, febbraio: il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede accompagna l’ingresso a Genova del suo vice al Sant’Uffizio, l’arcivescovo Tarcisio Bertone. Al ritorno ci troviamo vicini sull’aereo al cardinale e al suo segretario Josef Clemens. In tedesco parliamo per venti minuti dell’irrequietezza di una parte del cattolicesimo germanofono.
2004, settembre: a Velletri si svolge un Convegno pastorale sull’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” (che al capitolo 8 parla di UE). Ci telefona il vescovo Andrea Maria Erba, invitandoci, proprio perché il cardinale Ratzinger avrebbe parlato di Europa. Noi pensavamo a una conferenza con domande finali. Arriviamo e troviamo in sala circa 400 operatori pastorali; scopriamo che il cardinale avrebbe risposto a due domande preconfezionate per capitolo. Siccome… “Bussate e vi sarà aperto!”, passiamo al vescovo Erba due nostre domande sull’eventuale ingresso della Turchia nell’UE e sull’esistenza di un ‘Islam moderato’. Alla fine il cardinale ci risponde pubblicamente, spiegando perché era contrario all’ingresso della Turchia, preferendola come ‘ponte’ tra Occidente e Oriente. Alcuni passi della risposta: “I nostri mondi culturali sono diversi e, con tutto il rispetto che si può e si deve avere per l’altro, sarebbe antistorico e anche contro l’anima di questi due mondi pensare di unirli solo per ragioni economiche. Sarebbe un errore grande ridurre la vita umana, il corpo sociale alle logiche del commercio internazionale. (…) Il continente europeo ha una sua anima cristiana; e la Turchia, che non è l’Impero ottomano nella sua estensione ma ne costituisce pur sempre il nucleo centrale, ha un’altra anima, naturalmente da rispettare”. Esiste un ‘Islam moderato’? “Penso di sì, anche se politicamente oggi non può farsi molto presente nei Paesi islamici. (…) Il Corano è un libro con aspetti molto diversificati: la sua interpretazione può giustificare sia un Islam aggressivo che uno moderato”.
2007, dicembre: a margine di un’udienza generale presentiamo a papa Benedetto XVI il volume sugli “Ecclesiastici ticinesi a Roma nel Settecento”, edito da Dadò (Locarno). Sorride, lo prende, lo apre, lo sfoglia, sorride ancora e dice: “Questi ticinesi!”, rievocando con piacere il Convegno di Lugano su monsignor Corecco.
L’11 febbraio 2013 la rinuncia. Ci restano impressi – nell’Angelus del 24 febbraio - i lucciconi del fiero terremotato aquilano Angelo Giordani, accompagnato dal nipotino Marco: “ Quando papa Ratzinger è venuto a Onna, le sue scarpe hanno cambiato colore nel fango”: