JOSEPH RATZINGER/ INTERVISTE DI GIUSEPPE RUSCONI A LA REGIONE TICINO, KATH.CH, THE TIMES – www.rossoporpora.org – 5 gennaio 2023
Riportiamo di seguito le interviste date al quotidiano ‘La Regione Ticino’, all’agenzia cattolica Kath.ch (nostra traduzione dal tedesco), al ‘Times’ di Londra (nostra traduzione dall’inglese + versione integrale con le risposte anche di Sandro Magister e Robert Mickens).
Questa mattina Piazza San Pietro ha ospitato la “messa esequiale per il Sommo Pontefice emerito Benedetto XVI”. Dopo le circa 200mila persone che nei tre giorni precedenti hanno reso omaggio alla salma di Joseph Ratzinger esposta davanti all’altare berniniano, altre 50mila hanno voluto partecipare al rito. Anche stamattina molti i giovani, molte le famiglie con bambini, che hanno voluto attestare la loro riconoscenza a un Papa che vita e famiglia ha sempre difeso e promosso pubblicamente senza timidezze e ambiguità. Rito sobrio, austero, seguito in religioso e commosso silenzio dai convenuti in Piazza. Applausi insistiti, ma misurati (nello stile di Joseph Ratzinger) sia al momento della traslazione sul Sagrato che a quello conclusivo del ritorno in Basilica (però nelle Grotte vaticane). Cori e grida di “Benedetto, santo subito!” (invocazione apparsa anche su uno striscione). Presenti tra gli altri Sergio Mattarella, Giorgia Meloni e diversi ministri italiani; il presidente tedesco Steinmeir con il cancelliere Scholz, i vertici istituzionali di Polonia, Ungheria (Orban aveva già reso omaggio a papa Ratzinger martedì), Portogallo, Slovenia; i primi ministri ceco, slovacco e del Gabon.
Di seguito le interviste a La Regione Ticino, Kath.ch, Times. Un breve commento anche nel servizio di cronaca del Tg serale della TV3 catalana.
INTERVISTA DI GIUSEPPE RUSCONI A LA REGIONE TICINO : QUANDO RATZINGER MI DISSE ‘IO SONO BAVARESE, LEI SVIZZERO’ - di SIMONETTA CARATTI, 2 GENNAIO 2023
( www.laregione.ch - dopo un’introduzione di carattere generale)
Il vaticanista ticinese
‘Quando mi disse, diamoci la mano’
La grandezza di Ratzinger si è manifestata in un atto. È stato il primo Papa in epoca moderna a rinunciare al pontificato, mai pentito "neppure per un solo minuto" di quella decisione arrivata per molti come un fulmine a ciel sereno. Quali impronte lascia nella Chiesa e nei cuori dei fedeli, il papa emerito Benedetto XVI, lo abbiamo chiesto al vaticanista ticinese di lunga data (dal 1996) Giuseppe Rusconi (dal 2013 responsabile del blog rossoporpora) che lo ha incontrato più volte, seguendone il percorso, leggendo anche i rapporti col Ticino. "Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!... Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita, e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo". Parole di amore per Cristo e per la Chiesa quelle che Ratzinger ha lasciato ai fedeli di tutto il mondo. Il suo testamento spirituale è stato scritto nell’estate del 2006 e non è mai stato cambiato. Ma col suo esempio ha tracciato altre vie come ci ricorda Rusconi.
Come ha segnato la storia della Chiesa il Papa emerito, Benedetto XVI?
Papa Ratzinger sarà ricordato in primo luogo per le sue dimissioni, un atto rivoluzionario che ha comportato e comporta conseguenze pesanti sul futuro della Chiesa. Si può dire che con questo gesto ha intaccato anche la sacralità della figura papale, perché il papato viene ormai percepito come una sorta di impegno a termine. Anche i papi insomma – è il messaggio che passa - vanno in pensione. Ma Joseph Ratzinger aveva vissuto da vicino gli ultimi anni – di sofferenza - di Giovanni Paolo II, in cui la Chiesa era de facto governato dal segretario Dziwicz e dal card. Sodano… e non voleva ripetere su se stesso tale esperienza.
Che cosa lascia in eredità Ratzinger?
L’altra grande eredità è quella del pensiero. Lui ha individuato la sfida più importante per la nostra società. Non è quella tra destra e sinistra, ma tra due visioni contrapposte dell’uomo. La prima è quella di chi mira a valorizzare la persona, inserita in un contesto di relazioni umane e che grazie a queste relazioni appare con un’identità forte.
L’altra concezione è quella che invece guarda all’individuo, che punta a soddisfare tutti i suoi desideri, a usufruire di tutti i cosiddetti diritti possibili e che mira a credersi onnipotente. Però in realtà l’individuo è solo, più debole e dunque più manipolabile. Papa Ratzinger ha fatto proprio questo tema e lo propone a tutti noi. È un’eredità pure pesante che richieda un’assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Un papa piuttosto enigmatico per alcuni. Un conservatore che ha rivoluzionato la Chiesa. Lei lo ha incontrato, come era l’uomo?
Rammento un incontro con lui cardinale nel 1998: dopo una conferenza stampa, uscì nell’atrio e tutti gli baciavano l’anello. Arrivò da me, mi disse: ‘Io sono bavarese, lei svizzero, diamoci la mano’. Questo episodio illumina il carattere dell’uomo che era umile, modesto, schietto e timido – anche nel sorriso - nel contempo. Non un uomo con doti particolari di governo ma di pensiero.
Non voleva diventare Papa, più volte aveva chiesto a Giovanni Paolo II di tornare ai suoi studi in Baviera. Giovanni Paolo II gli aveva negato tale possibilità: in Vaticano c’era bisogno di lui.
Infine, quali i suoi rapporti col Ticino?
I suoi rapporti erano in particolare con l’allora don Eugenio Corecco che poi divenne vescovo di Lugano. Ricordo il primo incontro del 1971 tra Ratzinger (allora professore di teologia) e don Corecco a Regensburg per la rivista internazionale Communio, rapporti che proseguirono negli anni. Nel 2002 a Lugano, in occasione di un convegno, il cardinale Ratzinger mi disse di Corecco. ‘Era un uomo di fede intensa, e di una vita interiore profonda; da lui traspariva la luce purificante della fede. L’altra dimensione della sua personalità - meno importante quanto all’essenziale ma rilevante per la rivista Communio - era la fecondità del suo pensiero.
INTERVISTA DI GIUSEPPE RUSCONI A KATH.CH – di RAPHAEL RAUCH, 5 GENNAIO 2023
Riportiamo integralmente (la traduzione dal tedesco è nostra) l’intervista apparsa il 4 gennaio su Kath.ch, emanazione mediatica della Chiesa cattolica svizzera (www.kath.ch, https://www.kath.ch/newsd/giuseppe-rusconi-warum-joseph-ratzinger-die-schweizer-bischoefe-rueffelte/) a firma di Raphael Rauch. Titolo originale dell’intervista, con foto di Oliver Sittel: “Giuseppe Rusconi: Warum Joseph Ratzinger die Schweizer Bischöfe rüffelte” (“Perché Joseph Ratzinger strapazzò i vescovi svizzeri”) con foto di Oliver Sittel.
Lei aveva rapporti stretti con papa Ratzinger?
No, non stretti, ma lui sapeva chi sono. La prima volta che ci incontrammo mi disse: “Io sono bavarese, Lei svizzero, diamoci la mano”. Sono sempre stato affezionato a Joseph Ratzinger. Anni dopo gli ho presentato mia moglie, romana. Come un fanciullo giocosamente mi disse: “Ma Lei non mi ha mai presentato Sua moglie!”
Quand’è che ha incontrato Ratzinger per la prima volta?
Nel 1996 lasciai Berna per Roma. Incominciai a conoscere Ratzinger in Vaticano, in Sala Stampa. Nel 1998 il cardinale illustrò nuovi criteri per la sussistenza delle conferenze episcopali nazionali. Nell’occasione gli posi una domanda, poi ripetuta quando Ratzinger uscì dalla Sala Stampa. La Conferenza episcopale svizzera non aveva voluto prendere posizione qualche mese prima a favore dell’iniziativa popolare ‘Gioventù senza droga” (NdR: inoltrata nel 1993, al tempo delle famigerate ‘sperimentazioni con eroina’, respinta nettamente dall’elettorato il 28 settembre 1997… nel Ticino comunque i sì superarono il 40%). Chiesi al cardinale che cosa ne pensasse. Trovò la decisione dei vescovi svizzeri totalmente fuori luogo. Disse che, se fosse stato per lui, non avrebbe lasciato la sala della riunione fino a quando la Conferenza non si fosse schierata compatta a favore dell’iniziativa popolare. Nella realtà solo un vescovo, il cardinale Schwéry di Sion, appoggiò pubblicamente l’iniziativa. Gli altri vescovi avevano argomentato che un ‘Sì’ avrebbe potuto condurre a una stigmatizzazione dei tossicodipendenti.
Il cardinale Ratzinger voleva conferenze episcopali nazionali forti, con prese di posizione pubbliche?
Voleva un certo qual equilibrio tra le conferenze episcopali nazionali, che negli anni precedenti avevano ampliato competenze e esigenze, e Roma. La Curia romana era contraria a una piena autonomia delle conferenze episcopali nazionali, ma su certi argomenti – che non toccassero la Chiesa universale – lasciava un certo margine di manovra.
C’è qualche risposta a una Sua domanda al cardinal Ratzinger che ha suscitato una forte eco mediatica?
Il 17 settembre 2004 gli chiesi la sua opinione su una possibile entrata della Turchia nell’Unione europea (a quel tempo erano in corso negoziati ufficiali ad hoc). Il cardinale rispose di essere contrario a un ingresso della Turchia nell’UE per motivi culturali e religiosi. Pensava piuttosto che la Turchia potesse fare da ponte tra l’UE e il mondo arabo, ma certo non essere membro dell’Europa comunitaria. La risposta fu ripresa in prima pagina dal ‘Corriere della Sera’ e finì anche su “Le Monde”.
Nel 2002 Ratzinger venne a Lugano. Come mai?
Il cardinale era amico di Eugenio Corecco, vescovo di Lugano dal 1986 al 1995, quando morì prematuramente. Corecco come Ratzinger era un intellettuale, professore di diritto canonico. Nel 2002 fu organizzato un Convegno per onorare la memoria del vescovo defunto. Ho chiesto allora in una conferenza-stampa al cardinale di descrivermi in breve la personalità di Corecco. Egli mi rispose che era un uomo permeato da bontà grande e fede profonda, ciò che si rifletteva nel suo agire. Inoltre era stato un uomo che dopo matura riflessione aveva cercato di creare un ponte tra diritto canonico e teologia. Disse anche che il diritto canonico non era autonomo rispetto alla teologia, su cui pure si fondava.
Come descriverebbe l’amicizia tra Ratzinger e Corecco?
Era un’amicizia intellettuale e anche umana. Ratzinger era un timido e anche non incline alle amicizie. E tuttavia era molto più umano di quanto spesso si è detto. Quando Ratzinger fu eletto Papa, un giornale italiano lo etichettò come cane pastore tedesco. Non un cane di servizio che dà tutto per il gregge, ma piuttosto come un cane da guardia. Il Ratzinger che ho conosciuto io era invece un uomo con un grande senso dell’umanità e una altrettanto grande sensibilità.
Come caratterizzerebbe il cattolicesimo ticinese?
Culturalmente noi siamo altolombardi, cioè impregnati di cultura lombarda, ma politicamente non c’è dubbio che guardiamo a Berna e siamo pienamente svizzeri. Del resto i risultati delle votazioni federali nel Ticino spesso ricalcano quelle dei cantoni conservatori della Svizzera tedesca. C’è però qualcosa di diverso tra Ticino e Svizzera interna: i cattolici ticinesi guardano piuttosto a Milano e a Roma. Perciò il cattolicesimo ticinese è in genere più conservatore di quello dei cantoni svizzero-tedeschi.
Che ne dice delle dimissioni, a 58 anni di età, del vescovo di Lugano Valerio Lazzeri?
La diocesi di Lugano non è così facile. Ci sono problemi nel clero, ci sono stati alcuni scandali dolorosi. Valerio Lazzeri è un po’ come Joseph Ratzinger: un professore, non un manager.
Sarà padre Mauro Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, il successore del vescovo Valerio Lazzeri?
Potrebbe essere. Ma papa Francesco è del tutto imprevedibile.
INTERVISTA DI GIUSEPPE RUSCONI A THE TIMES - di PHILIP WILLAN, 3 GENNAIO 2023
A firma di Philip Willan il Times di Londra ha pubblicato il 3 gennaio 2023 un articolo dal titolo “Chi sarà il nuovo Papa? Gli alleati di Benedetto tramano per la successione di Francesco”.
Nel contesto dell’articolo sono riportate le opinioni di tre vaticanisti: Giuseppe Rusconi, Sandro Magister e Robert Mickens (responsabile de La Croix International).
Riportiamo dapprima, a partire dall’incipit dell’articolo, quanto è riferito a Giuseppe Rusconi (nostra traduzione). Sotto invece la versione integrale e originale dell’articolo in inglese.
La morte del Papa emerito Benedetto XVI potrebbe approfondire le divisioni al vertice della Chiesa Cattolica sia togliendo un freno a Papa Francesco che incoraggiando i suoi critici conservatori a puntare sulla sua successione, hanno detto ieri alcuni analisti.
Giuseppe Rusconi, un autorevole vaticanista, ha detto che la morte all’età di 95 anni di Benedetto, già Joseph Ratzinger, potrebbe avere conseguenze sia per i suoi fedeli conservatori che per il suo successore, più progressista.
“I conservatori escono indeboliti dalla morte di Ratzinger ma si sentiranno però in futuro autorizzati a criticare più apertamente papa Francesco. Che invece non sentirà più su di sé l’ombra di papa Benedetto e si sentirà libero di perseguire nuove frontiere nelle sue riforme”, ha detto Rusconi. “Un freno è stato rimosso, sia riguardo ai critici conservatori che alla radicalità delle riforme di Francesco”.
(…)
Rusconi non si attende che Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio in Argentina, segua l’esempio del dimissionario Ratzinger in tempi brevi. “Vuole continuare la sua opera per rendere la Chiesa più accettabile dal mondo contemporaneo, un’operazione non priva di rischi”, ha detto. Ma ha aggiunto che il gesto di Ratzinger nel 20123 ha “creato un precedente” per altre eventuali dimissioni, che potrebbe essere ora seguito da altri. “Le dimissioni hanno intaccato la sacralità della figura papale, quale è stata trasmessa lungo i secoli”, ha detto, “Per un cattolico non è facile accettare l’idea che il Vicario di Cristo in terra possa andare in pensione come un qualsiasi altro lavoratore”.
WHO WILL BE THE NEXR POPE? BENEDICT’ALLIES PLOT TO REPLACE FRANCIS – DI PHILIP WILLAN /THE TIMES, 3 GENNAIO 2023
The death of Pope Emeritus Benedict XVI could deepen divisions at the top of the Catholic Church by both “removing a brake” from Pope Francis and emboldening his conservative critics to try to succeed him, analysts said today.
Giuseppe Rusconi, a leading Vatican journalist, said the death of Benedict, formerly Joseph Ratzinger, at the age of 95 would have consequences for his conservative followers and his more progressive successor.
“The conservatives have been weakened by Ratzinger’s death but they will now feel authorised to be more openly critical of Pope Francis, while Francis will no longer feel overshadowed by Pope Benedict and be free to cross new boundaries in his reforms,” Rusconi said. “A brake has been removed, both as regards the conservatives’ criticisms and the radical quality of Francis’ reforms.”
Benedict’s death could also clear the way for Francis, 86, to resign, raising the possibility of three popes cohabiting in Rome, just as Ratzinger’s momentous decision to step down broke a taboo that had lasted for six centuries.
Sandro Magister, another veteran Vatican observer, noted there was a void on the conservative wing of the church, and predicted a competitive “free for all” in the Vatican, with diTerent agendas jostling for influence.
Magister said Benedict’s continued presence in the Vatican after his retirement had acted as a check on Francis and his supporters. “[Now] there’s likely to be a free for all, without any clear guidelines. We are in a phase of confusion now, the opposite of the clear, limpid, rational thought of Pope Benedict,” he added.
Of the 132 cardinals aged under 80, and therefore eligible to vote in a conclave to elect a new pope, 83 were appointed by Francis. About a dozen cardinals, mainly senior conservatives, will also lose the right to vote this year.
Rusconi does not expect Francis, born Jorge Mario Bergoglio in Buenos Aires, to follow Ratzinger’s example any time soon. “He wants to continue his work of making the church more acceptable to the contemporary world, an operation not without risk,” he said. But he added that Ratzinger’s gesture in 2013 had “created a precedent” for retirement, which others might now follow. “It diminished the sacrality of the figure of the Pope, as it had been handed down through the centuries,” he said. “For a Catholic it’s not easy to accept the idea that the vicar of Christ on Earth can become a pensioner like any other obce worker.”
Magister said Francis was unpredictable but was unlikely to resign soon. “His resignation is more practicable now, but I don’t see it as imminent,” he said. “His activism is remarkable for a man of his age. His diary is packed with engagements.”
Among the Pope’s commitments are visits to the Democratic Republic of Congo and South Sudan at the end of January, Portugal in August and a synod in Rome on the future of the church to be held in two parts, starting this October and concluding a year later. However, the Pope underwent a colon operation in July 2021 and has been largely confined to a wheelchair in recent months because of osteoarthritis in his knee.
Robert Mickens, the editor-in-chief of La Croix International, a Catholic newspaper, said he expected Francis to resign as early as this year, possibly after the October synod. Mickens said the Pope was having difficulty with unscripted speech, sometimes slipping into Spanish expressions and rambling. “He’s way overweight, which doesn’t help his knee problem,” he added.
Tens of thousands of Catholics waited in line for hours to pay their last respects to Benedict, a sign of the popularity of the quiet theologian pope who died on Saturday. The Vatican said about 65,000 people filed past his body on the first day that it lay in state in St Peter’s Basilica, double the figure originally expected.
Mickens said there would be a gathering of ultra conservative political leaders and representatives of European royalty at Benedict’s funeral on Thursday. “Ratzinger represents a Europe that is no longer or is slipping away. His funeral brings down the curtain on an era.”
Although Francis may have stacked the deck in favour of church liberals with his appointments to the college of cardinals, it was impossible to predict who might emerge as Pope from the next conclave, he said. “I know conservatives are working right now, trying to influence the succession. Bergoglio has opened a Pandora’s box with synodality [increased democratic debate] and conservatives are alarmed that it could result in radical changes that can’t be undone,” Mickens added.