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    CASARINI IL PIO CON L'AUREOLA QUADRATA? - DUE CONVEGNI UNGHERESI

    CASARINI IL PIO CON L'AUREOLA QUADRATA? -  DUE CONVEGNI UNGHERESI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 dicembre 2023 

    A chi ci legge gli auguri più sentiti per un Natale - nonostante tutto - il più possibile sereno e gioioso, illuminato dalla Luce di Betlemme che vince anche le tenebre più oscure

     

    CASARINI IL PIO… CONCEDETEGLI L’AUREOLA QUADRATA!

    . Dall’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 20 dicembre 2023: Saluto anche il gruppo di Mediterranea Saving Humans che è qui presente e che va in mare a salvare i poveretti che fuggono dalla schiavitù dell’Africa. Fanno un bel lavoro questi, salvano tanta gente. 

    . Per l’occasione il Papa ha ricevuto in Aula Nervi una delegazione della citata Ong, presenti anche Luca Casarini e il cappellano don Mattia Ferrari. Così ha commentato Casarini: “Come sempre il Papa ci ha dimostrato un grande affetto e ci esorta. Ci ha detto: 'Coraggio, tornate in mare a salvare vite'. È stato un abbraccio di gioia, il Pontefice ci sostiene".

    . Il 16 dicembre 2023 lo stesso Luca Casarini, pluripregiudicato e condannato in via definitiva (ipse dixit), oggi indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - nonché molto interessato alla spremitura di Papa e vescovi per finanziare le sue gloriose imprese oltre che le sue necessità familiari - ha così salutato via social il defunto compagno intellettuale Toni Negri: Ciao Toni, Maestro, Padre, Profeta. Hai attraversato il deserto. Ora c'è il mare. Ma resterai per sempre". Giusto per rinfrescare la memoria: Toni Negri, cofondatore di Potere operaio e Autonomia operaia (sinistra extraparlamentare violenta), condannato in contumacia (essendo nel frattempo scappato a Parigi) per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato del 1974, un brigadiere morto.

    . “Maestro, Padre, Profeta”  per un noto ‘cattivo maestro’, responsabile oltre al resto del traviamento di non pochi giovani. Giunti a questo punto non sarebbe forse logico che Jorge Mario Bergoglio concedesse d’autorità a Casarini di farsi ritrarre con l’aureola quadrata, ritenendo manifestamente ormai il pio fratello in odore di santità (secondo la dottrina sociale della Chiesa aggiornata e riappropriandosi di una consuetudine iniziata nel VII secolo che riguardava chi, esempio preclaro per virtù, ancora viveva)?  E poi, insistiamo …bando agli indugi: si modifichino di gran corsa le regole del Conclave, si dia spazio anche all’Invitato speciale del Sinodo dei vescovi e dei non vescovi… e chissà che non venga eletto papa della Chiesa cattolica e non cattolica! Pensate un po’ che fatto mirabolante sarebbe… alla Loggia delle Benedizioni già con la testa incorniciata dall’aureola quadrata!

     

    UNGHERIA: UN AIUTO AI CRISTIANI AFRICANI VULNERABILI

    Che l’Ungheria aiuti da diversi anni, tramite un vero e proprio segretariato di Stato, i cristiani perseguitati nel mondo è cosa assai nota (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/729-aiuto-chiesa-che-soffre-ricostruire-in-iraq-il-ruolo-dell-ungheria.html ). In che modo, quali i frutti di tale azione? Se n’è parlato ampiamente venerdì 10 novembre a palazzo Cesi (via della Conciliazione) in un Convegno promosso dall’Ambasciata di Ungheria presso la Santa Sede in collaborazione con la struttura magiara che dell’aiuto si fa carico, Hungary Helps. E’ stata una mattinata interessante, in cui si sono illustrate le ragioni e le caratteristiche dell’aiuto e la loro trasposizione sul terreno, in questo caso di alcuni Stati africani come Ghana, Repubblica democratica del Congo e Nigeria.  

    L’ha evidenziato nel suo saluto l’ambasciatore Edoardo Asburgo-Lorena: l’Ungheria, in un momento in cui l’Europa sta rinnegando le sue radici culturali, “è una delle poche nazioni europee che ha avuto il coraggio di includere il cristianesimo nella sua costituzione”. L’Ungheria ha fatto una scelta di campo importante, di un messaggio chiaro di solidarietà cristiana che si traduce anche nel sostegno materiale a chi nel mondo ne abbisogna. Un sostegno diretto, a livello locale e nel rispetto reciproco. Dal 2016 esiste il programma Hungary Helps che promuove le attività bilaterali internazionali umanitarie e di sviluppo (di cui sono parte anche le borse di studio per giovani cristiani provenienti da Paesi in crisi), che in questi anni “ha permesso a quasi un milione e mezzo di persone di scegliere di rimanere in patria invece di emigrare”. In tal senso l’Ungheria considera l’Africa non come un continente minaccioso per l’Europa, ma come uno spazio ricco di opportunità di sviluppo reciproco. Ciò vale anche per il cattolicesimo: è un fatto che lì “sta fiorendo, grazie alla forte fede biblica e alle convinzioni morali tradizionali”.

    Di non poco interesse anche l’intervento dell’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, Segretario del Dicastero per l’Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari.  Il prelato nigeriano, lodato “il servizio che l’Ungheria sta offrendo in Africa in favore dei cristiani, specie i più vulnerabili” (“Questo è ‘Fratelli tutti’ “), ha voluto sottolineare i pericoli di un nuovo colonialismo, “ancora più pericoloso perché più sottile” di quello originario: esso si presenta attraverso persone che si travestono da “assistenti umanitari, ma poi si fanno propagandisti di idee contro la cultura indigena, contro il cristianesimo”.

    Molto articolato l’intervento di Tristan Azbej, Segretario di Stato responsabile per i programmi di sostegno ai cristiani perseguitati, che ha rilevato come ogni ungherese si senta partecipe della condizione dei cristiani nel mondo. Interessarsi dell’Africa significa affrontare sfide molto difficili, dallo sviluppo economico lento alla scarsità di acqua e di cibo, dall’estremismo islamico (vedi in particolare Libia e Nigeria, Kenya e Mozambico settentrionale) alle migrazioni di massa. Hungary Helps esiste dal 2016 e la sua prima priorità è l’aiuto ai cristiani perseguitati, una realtà che non sempre è riconosciuta nella sua dimensione in Europa. Il programma fin qui ha aiutato circa un milione e mezzo di persone in più di 50 Paesi grazie all’applicazione di 330 progetti: in Africa i Paesi aiutati sono stati fin qui 22, con 120 progetti. In genere gli aiuti ungheresi concernono le scuole, l’agricoltura, la sanità, le sovvenzioni alle vittime dell’islamismo, la formazione professionale delle donne e la loro integrazione nel mercato del lavoro. Tristan Azbej ha evidenziato infine come l’atteggiamento degli ungheresi non sia da colonizzatori, ma da partner disponibili a collaborare alla soluzione africana di sfide africane.

    Due vescovi africani, mons. Alfred Agyenta (diocesi di Navrongo-Bolgatanga in Ghana) e mons. Félicien Ntambue Kasembre (diocesi di Kabinda, Repubblica democratica del Congo) hanno poi illustrato l’applicazione di progetti di Hungary Helps nelle loro zone. Nel nord del Ghana si tratta soprattutto di far fronte alle difficoltà di una popolazione rurale, poverissima, che vive non distante dal  Sahel; nel Congo all’insicurezza esistenziale di una popolazione vessata giornalmente da predatori di minerali e devastatori dell’ambiente naturale. Gli aiuti ungheresi (“Mai avremmo immaginato di poter contare su un sostegno dall’Ungheria”, ha detto il vescovo congolese) comprendono in particolare installazioni idrauliche, di pannelli solari e fornitura di attrezzature di alto livello per gli ospedali. Di alcuni progetti in Nigeria ha parlato Réka Fodor (direttrice della Fondazione Afréka), insieme con l’infermiera Trinity Nworah.

    L’intervento finale è stato di Davide Dionisi, inviato speciale del Governo italiano “per la promozione della libertà religiosa nel mondo e per la tutela delle minoranze religiose nel mondo, con particolare riferimento a quelle cristiane”. Dopo aver riassunto le tappe dell’azione del nuovo governo in tale ambito, Dionisi ha voluto specificare nei dettagli che cosa intende per “libertà religiosa”: “Mi riferisco a quella libertà che può consentire ai genitori di trasmettere ai loro figli le proprie convinzioni religiose, personalmente o con l’aiuto delle comunità; per le famiglie di vedere rispettate in ogni attività educativa le convinzioni religiose dei figli; per ogni persona di ricevere individualmente, collettivamente o nell’ambito della sua comunità, un insegnamento religioso; per ogni comunità di credenti di organizzarsi secondo la propria struttura gerarchica ed istituzionale; per ogni comunità di credenti di scegliere e di formare nei propri istituti i futuri ministri del culto, di nominarli e di trasferirli in seguito, secondo le necessità obiettive dei fedeli; per ogni comunità di credenti di aprire, erigere ed utilizzare gli edifici o i luoghi di culto conformemente ai bisogni reali dei suoi membri come pure di vedere rispettati in tutti i casi la loro destinazione e il loro carattere religioso”.

     

    UNGHERIA: KAROLY HORNIG, LA CORONA E LA PORPORA

    Chi era Károly Hornig? L’abbiamo scoperto mercoledì 15 novembre presso la Gregoriana in occasione di un Convegno su di lui promosso o patrocinato da varie realtà ungheresi, austriache e vaticane, in particolare dall’ambasciata di Ungheria presso la Santa Sede (attraverso la delegata speciale per la cooperazione archivistica Krisztina Tóth) e dalla Gregoriana stessa (attraverso Roberto Regoli, docente della Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa).  

    Dopo un breve concerto bachiano di Péter Kováts e István Varga, nel suo saluto l’ambasciatore Edoardo Asburgo-Lorena ha sintetizzato le caratteristiche principali di Károly Hornig (nato a Buda da famiglia nobile nel 1840 e morto a Vezprém, da vescovo e cardinale, nel 1917): “Fu un fedele sostenitore del trono, un eccezionale pastore della Chiesa, un grande operatore scientifico, un mecenate di cui hanno beneficiatyo giovani, letteratura e storia, un ardente sostenitore della ricerca archivistica ungherese in Vaticano”.

    Se padre Marek Inglot (da poco presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche) ha rilevato i non pochi legami tra l’archivistica vaticana e quella ungherese, l’arcivescovo di Veszprém György Udvardy si è soffermato sulla cornice ambientale in cui il suo predecessore si trovò ad agire, tra guerre culturali, processo accelerato di industrializzazione, emergere di movimenti ideologici ostili alla Chiesa, Prima Guerra Mondiale. Maté Gárdonyi (Università cattolica Pazmány Péter) ha approfondito la situazione della Chiesa cattolica in Ungheria (1910: cattolici 60,3%, protestanti 21,8, ortodossi 12,8, ebrei 5) all’inizio del Novecento. In quegli anni affiorarono alcuni problemi legati ad esempio alla religione dei figli di matrimoni misti, alla nomina dei vescovi da parte del governo, alle tensioni tra le diverse etnie, all’emergere di un cattolicesimo politico sociale (la Chiesa possedeva grandi proprietà terriere). Da parte sua István Takáts (arcidiocesi di Veszprém) ha analizzato l’attività pastorale intensissima di Károly Hornig, guida della più antica Chiesa locale ungherese, fondata dal re santo Stefano.

    Di evoluzione del collegio cardinalizio nei decenni tra Otto e Novecento – e in particolare dei cardinali di papa san Pio X - ha parlato lo storico Roberto Regoli. Il famoso diritto di veto che Francia, Portogallo, Spagna e Austria-Ungheria avevano in occasione del conclave fu utilizzato l’ultima volta nel 1903 a scapito del cardinale Rampolla del Tindaro da Francesco Giuseppe per voce del cardinale di Cracovia. Ne fu avvantaggiato il patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto che, eletto, prese il nome di Pio X.  E tra l’altro vietò l’intervento dell’autorità laica sul conclave. Nella nomina dei cardinali Pio X privilegiò la Francia, libero ormai com’era da condizionamenti governativi dopo che Parigi aveva rotto le relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1904. Papa Sarto nominò 50 cardinali in 7 concistori, imboccando la via di una maggiore internazionalizzazione del Sacro Collegio e proseguendo nella sua clericalizzazione già incominciata nell’Ottocento.

    Se Andreas Gottsmann (direttore dell’Istituto storico austriaco di Roma) ha concentrato la sua attenzione sulle nomine cardinalizie austro-ungariche nell’Ottocento e in particolare sul desiderio di Vienna di indicare i nuovi porporati (a volte soddisfatto, a volte no),  Krisztina Tóth ha ricostruito grazie al lavoro archivistico la vicenda assai complessa della nomina a cardinale di Károly Hornig (ben conosciuto a Roma nell’era del Segretario di Stato Rampolla e sostanzialmente ignorato nell’era del successore Merry Del Val). E’ così che si è svelata la fitta corrispondenza scambiata tra Vienna e Roma nel 1911, quando la richiesta governativa per un nuovo cardinale ungherese (Hornig) fu respinta perché già se ne contavano due della stessa nazionalità, pur se avanti con gli anni e acciaccati. In una lettera al Papa del 24 novembre 1911 Francesco Giuseppe esprimeva il proprio dispiacere ma diceva di comprendere come Pio X anteponesse gli interessi della Chiesa universale a quelli della Chiesa locale.

    Nell’agosto 1912 uno dei due cardinali ungheresi morì ed era reale il pericolo che l’Ungheria restasse improvvisamente senza porpore. Francesco Giuseppe tornò allora alla carica, ritenendo che Károly Hornig fosse degno della porpora per le sue eccezionali virtù e i suoi meriti. Il 2 dicembre 2012 Pio X creò Hornig cardinale senza preavviso, con un Concistoro segreto per lui solo. La berretta cardinalizia fu consegnata solo nel 1914 a Hornig, cui fu attribuito il titolo di Sant’Agnese fuori le Mura. Poco dopo partecipò al Conclave che elesse Benedetto XV e, poco più di un mese prima di morire, incoronò re d’Ungheria Carlo d’Asburgo  (beatificato nel 2004) e la regina Zita (causa di beatificazione avviata).

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