RINVIARE IL GIUBILEO? PRO E CONTRO – di GIUSEPPE RUSCONI – su www.rossoporpora.org – 15 novembre 2015
Qualche riflessione sulla proposta circolante di rinviare il Giubileo della Misericordia. Argomenti per e contro il rinvio. Ma rinviare il Giubileo non farebbe che incoraggiare il terrorismo dell’estremismo islamico, indebolendo gravemente i tanti musulmani moderati e il dialogo interreligioso, tanto più necessario in tempi come i nostri. Senza contare gli effetti psicologici devastanti sul popolo cattolico.
Dopo l’ondata di terrore islamico che ha colpito Parigi venerdì sera 13 novembre - provocando oltre 120 morti e oltre 300 feriti (molti ancora gravi) – in molti, soprattutto a Roma e nel resto d’Italia, si sono chiesti se a questo punto non sarebbe meglio rinviare il Giubileo della Misericordia, il cui inizio è previsto a Roma l’8 dicembre (la prima Porta Santa aperta dovrebbe essere però quella della cattedrale di Bangui nella Repubblica Centrafricana il 29 novembre). Facciamo nostro l’interrogativo, elencando alcuni argomenti a favore e contro il rinvio.
A favore di un rinvio
. Più volte - in comunicati, foto e video diversi – lo Stato Islamico ha preannunciato attentati a Roma, additandola come centro della Cristianità e mostrando in tal senso eloquentemente la cupola di San Pietro con la bandiera nera dell’Isis. Ma il terrorismo dell’estremismo islamico è in grado di colpire Roma? Purtroppo tutto sembra indicare una risposta positiva. Se apparentemente un attentato in Piazza San Pietro o nella Basilica omonima sembra più difficile (dati i controlli che certo saranno incrementati), purtroppo è quasi impossibile evitare che possa succedere qualcosa di grave davanti o dentro una delle tante chiese di Roma o nel resto d’Italia (dalle cattedrali ai Santuari). Il Giubileo della Misericordia è allora senza dubbio un’occasione potenziale per colpire luoghi di preghiera e raduni di fedeli.
. Per evitare il più possibile che gli annunci sanguinari possano concretizzarsi è necessario un salto di qualità nella sicurezza, che si traduce una forzata e crescente militarizzazione della società italiana. Tale compito – che in Vaticano è affidato ai Corpi militari ad hoc - viene assunto sul territorio italiano dalle forze di sicurezza competenti. Ebbene già oggi tali forze – cui addirittura sono stati tagliati negli ultimi anni fondi ad esse destinati – sono impegnate a tempo pieno per fronteggiare la nota e precaria situazione dell’ordine pubblico nel Paese. Vogliamo gravarle di pesi ulteriori e forse francamente non sopportabili per tentare di evitare che il Giubileo sia oggetto di attacchi terroristici? Dove trovare i fondi necessari? Togliendo ad altri settori essenziali come ad esempio la sanità o la scuola? Dove trovare gli uomini necessari (e anche formati a tale preciso scopo)? E i servizi segreti? Se quelli francesi -pur già da tempo in stato di massima allerta - non hanno saputo impedire gli attacchi terroristici di Parigi, quali prospettive si aprono per quelli italiani?
. Durante il Giubileo ci saranno alcune (anche se in numero ridotto rispetto al passato) manifestazioni giubilari di massa, oltre al continuo e prevedibilmente consistente flusso di pellegrini verso la Porta Santa di San Pietro. Chi le convoca non espone oggettivamente a un potenziale rischio i pellegrini, assumendosene anche la pesante responsabilità? Il Giubileo della Misericordia è straordinario, non ordinario: è proprio così necessario svolgerlo anche in un contesto europeo e mondiale così deteriorato?
Contro il rinvio
. Rinviare il Giubileo significherebbe arrendersi pubblicamente al terrore dell’estremismo islamico, riconoscendo la sua forza superiore. Di conseguenza, tale terrore verrebbe incoraggiato, avendo un’ulteriore percezione i terroristi dell’oggettiva debolezza di un Occidente ( definito ormai impropriamente ‘mondo cristiano’) già connotato dall’ambiguità di atteggiamento nei loro confronti (chi li ha inizialmente – e magari anche dopo - nutriti in Siria in funzione anti-Assad con armi, denaro e istruzione militare?)
. Rinviare il Giubileo significherebbe devastare psicologicamente il mondo cattolico, preparandolo a una resa definitiva al terrore dell’estremismo islamico.
. Rinviare il Giubileo significherebbe indebolire gravemente i musulmani moderati, privando di un sostegno importante la loro volontà di respingere pubblicamente l’interpretazione coranica dello Stato islamico. E inducendoli in tanti casi a rassegnarsi alla forza dell’estremismo islamico, compromettendo fortemente la possibilità di collaborazione attiva con il mondo cattolico e, in genere, con la società occidentale.
. Rinviare il Giubileo significherebbe svuotare di senso il dialogo interreligioso, che non può essere fecondo tra interlocutori in parte caratterizzati dalla debolezza identitaria.
. Rinviare il Giubileo della Misericordia sarebbe un segnale di schizofrenia acuta, in un momento in cui della Misericordia (beninteso: non di un buonismo irresponsabile) c’è un bisogno estremo nei cuori degli uomini del nostro tempo.
. Rinviare il Giubileo della Misericordia significherebbe anche privarsi di una possibilità di dialogo vero, fruttuoso con gli uomini di buona volontà, credenti o non credenti, ma tutti desiderosi di una società più vicina ai valori della dignità umana.
. Rinviare il Giubileo non allontanerebbe di certo la minaccia di attentati nel centro della Cristianità. I terroristi islamici hanno già dimostrato più volte di avere la capacità di colpire obiettivi imprevedibili. A meno di non cercare di proteggere anche tutte le chiese, i centri parrocchiali, oltre a ristoranti, centri commerciali, mezzi pubblici di servizio, ponti, ecc…: cosa realisticamente impossibile.
. Non bisogna dimenticare che il Giubileo non si svolgerà solo a Roma o in Italia o nel resto d’Europa: in tutto il mondo si potrà vivere tale esperienza. Perciò rinviare il Giubileo significherebbe penalizzare ingiustamente milioni di cattolici in tanti Paesi che per il momento non sono oggetto del terrore dell’estremismo islamico.
In conclusione
. Pur considerando le buone ragioni degli argomenti a favore di un rinvio, è legittimo pensare che quelli contrari - cui bisogna naturalmente aggiungere le implicazioni economiche del caso - abbiano in definitiva un peso superiore.
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