MONS. ECHEVARRIA/ L’ABBRACCIO DEL POPOLO DELL’OPUS DEI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 dicembre 2016
Celebrata giovedì 15 dicembre a Roma, nella Basilica di Sant’Eugenio alle Belle Arti, la messa in suffragio del Prelato spentosi tre giorni prima. Una grande folla assorta e commossa ha partecipato al rito, presieduto dal vicario ausiliare e generale mons. Fernando Ocariz
Una messa funebre sobria nei modi, essenziale nei contenuti, intensa nei sentimenti: è così che il popolo dell’Opus Dei - affollando nella serata di giovedì 15 dicembre la Basilica di Sant’Eugenio alle Belle Arti – ha voluto rendere omaggio al suo Prelato, il vescovo Javier Echevarría, spentosi inaspettatamente tre giorni prima, festa della Virgen de Guadalupe, presso il Campus Biomedico di Trigoria. Dall’entrata in Basilica della Croce e dei celebranti - accompagnata dal canto da parte del coro maschile del Requiem aeternam dona eis Domine – alla loro uscita, resa ancora più struggente dall’esecuzione organistica del famoso inno della Guadalupana, gli oltre duemila presenti si sono sentiti uniti tramite la preghiera nel ricordo del secondo successore di san Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei. Silenzio e riflessione, occhi lucidi, compostezza estrema e assenza di quegli applausi che non raramente trasformano le nostre chiese in fiere di paese.
Tumulato già nel tardo pomeriggio di mercoledì 14 dicembre nella cripta della chiesa prelatizia di viale Bruno Buozzi (migliaia di fedeli avevano reso omaggio alla salma nella camera ardente allestita il giorno precedente), mons. Javier Echevarría – era tuttavia ben presente nel ricordo grato della folla in Sant’Eugenio. E la messa funebre ne ha ravvivato ulteriormente la memoria grazie alle parole del vicario ausiliare e generale mons. Fernando Ocáriz. Che, nell’omelia, ha rievocato “la semplicità” del Prelato nella vita quotidiana, il fatto che “amasse la vita reale, i fatti, le storie vere e belle della misericordia di Dio”, la sua “predilezione particolare per i malati” come aveva appreso dall’esempio del Fondatore, di cui è stato segretario dal 1953 alla morte nel 1975: “Anche se ritornava a Roma dopo un lungo viaggio – ha detto mons. Ocáriz – “alcune volte, prima di andare a casa, si recava all’ospedale per visitare una persona malata”. Ma tutti “avevano un posto nel suo cuore”.
Quando nel 1994, sessantaduenne, fu scelto quale successore del beato Álvaro del Portillo, “era convinto di non essere all’altezza”. Tuttavia nel contempo “aveva la forza spirituale e il coraggio di andare avanti, senza mai perdere la speranza, perché si sentiva come uno di quei piccoli ai quali il Signore ha rivelato il mistero del suo amore” (Mt 11,29 – il brano di Vangelo letto).
Mons. Echevarría aveva ben chiaro il suo compito: aiutare i suoi figli spirituali “nella ricerca della santificazione del lavoro ordinario e nell’attività della vita quotidiana in famiglia, con gli amici, in società”. Una tensione continua verso la santità, che “non è altro che la pienezza della carità in noi, il far fruttificare i talenti che Dio ci dà”, uscendo da noi stesso verso gli altri.
Ha voluto poi rilevare mons. Ocariz che, se fosse ancora fisicamente vivo, mons. Echevarría - che “per ben ventidue anni abbiamo chiamato Padre” - ci domanderebbe “di approfittare di questi giorni per intensificare il nostro amore per la Chiesa e il Papa, di essere molto, molto uniti fra di noi e con tutti i nostri fratelli in Cristo”. Ripeterebbe ciò che spesso negli ultimi anni ritornava sulle sue labbra: “Voletevi bene, amatevi sempre di più!”.
Il vicario ausiliare e generale dell’Opus Dei – cui compete di convocare entro un mese un congresso elettorale per la scelta del nuovo Prelato, da tenere entro tre mesi – ha concluso l’omelia richiamando la data della morte di mons. Echevarría: “La Provvidenza ha voluto che il Padre fosse chiamato al Cielo proprio il 12 dicembre, festa della Madonna di Guadalupe”. Al suo capezzale lo stesso giorno “un sacerdote gli chiese se desiderasse avere un’immagine di quella Madonna di fronte a lui; il Padre rispose che non c’era bisogno, perché non riusciva a vederla. Ma aveva aggiunto che, ad ogni modo, la sentiva molto vicina a sé”.
La messa funebre - in cui inizialmente si è data lettura del telegramma di cordoglio inviato dal Papa – è stata caratterizzata dalla lettura di brani dal Libro di Giobbe, dalla Lettera di San Paolo ai Romani, dal Vangelo di Matteo già citato. In sei lingue le intenzioni di preghiera, testimonianza della diffusione dell’Opus Dei in tutto il mondo. Alla Comunione il raccoglimento è stato favorito anche dall’esecuzione da parte del coro femminile dell’Ave Maria di Caccini e dell’ Ave Maria/Angelus Domini di Franz Biebl, un momento di grande emozione per tutti i presenti. Dopo la benedizione, il canto finale, l’Alma Redemptoris Mater. Poi si è riformata la processione aperta dalla Croce e l’assemblea si è sciolta. Erano presenti alla messa funebre, celebrata in italiano e in latino, tra gli altri i cardinali Sarah, Pell, Herranz, Tauran, Mamberti, Re, Monterisi, Stafford. Tra i diversi arcivescovi e vescovi abbiamo notato Arrieta e Carrasco de Paula, Fisichella, Paglia, Sciacca. Numerosi gli ambasciatori (come quelli di Spagna e di Ungheria).
Ora si apre la riflessione sulla successione. E qui citiamo ancora, per concludere, il vicario ausiliare e generale mons. Fernando Ocariz, che ha rievocato un episodio del 3 dicembre scorso quando, nel giorno del suo onomastico, mons. Echevarría disse ai presenti: “Desidero appoggiarmi su di voi. Ne ho bisogno. Io sono di passaggio. La Prelatura dell’Opus Dei è nelle vostre mani. Sostenete il Prelato, chiunque egli sia”.
P.S. In questo stesso sito www.rossoporpora.org, rubrica "Interviste a personalità" : "Mons. Javier Echevarria su Alvaro del Portillo e altro" (2014) e "Intervista a mons. Ocariz, vicario generale dell'Opus Dei" sull' 'anticlericalismo buono' del Fondatore dell' Opus Dei (2002).