SULLA VISITA DEL PAPA A MILANO - L’ONU TRADISCE I DIRITTI UMANI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 marzo 2017
Qualche considerazione sulla visita di papa Francesco a Milano e sulle Raccomandazioni del Comitato dell’ONU per i ‘diritti umani’ riguardanti l’Italia e le sue politiche antropologiche.
Annotazioni su due argomenti d’attualità.
SULLA VISITA DI PAPA FRANCESCO A MILANO
Il primo argomento è la visita del Papa a Milano, che è stata indubbiamente un successo popolare (sebbene non siamo così sicuri sulle cifre e sui ‘record’ sbandierati dai turiferari in delirio). Papa Francesco è certo considerato “uno di noi” (al bar lunedì abbiamo sentito evidenziare entusiasticamente e in primo luogo da parte di un paio di clienti il fatto che abbia scelto un bagno chimico per i suoi bisogni) e quanto dice è comprensibile da tutti: “Ha tante parole di buon senso, parla al cuore come un vero nonno”, si sente in giro. Lo dicono cattolici praticanti, ma anche molti cattolici tiepidi e ancora di più indifferenti o agnostici (“Finalmente c’è un Papa che vuole conciliarsi con il mondo”). Una bella fratellanza universale, se non fosse che sta crescendo il numero di chi ad esempio il nonno non lo conoscerà mai a causa dello stravolgimento antropologico che ci è imposto dalla nota lobby con la complicità di media, politici, magistrati e anche di sedicenti cattolici tra cui non pochi uomini di Chiesa ingenui, ignavi o in malafede, pronti a ogni inciucio per ragioni molto terrene. Si può restare passivi davanti all’offensiva della nota lobby che, ogni giorno di più, vuole imporre l’ “uomo nuovo”, un essere ridotto a oggetto meccanico, supermanipolabile, senza radici, memoria, identità? Ci si può limitare a un fiume di buone intenzioni, espresse con parole che a lungo andare suonano dolciastre ed elusive della drammatica sfida in corso sul modello di società futura, umana o disumana? Basta esaltare i buoni sentimenti, quelli “che piacciono” alla gente (anche a quella che piace), per scongiurare la catastrofe antropologica, che pagheranno le generazioni a venire (sempre più numericamente ridotte)?
C’è un altro aspetto della visita che ha suscitato interrogativi: riguarda i costi che essa naturalmente ha avuto. Quando leggiamo che - come ha detto in una conferenza-stampadel 27 febbraio 2017 mons. Bruno Marinoni (Moderator Curiae) – tali costi sono stati stimati complessivamente in 3.235.000 euro, di cui 1.300.000 coperti dagli sponsor e il resto a carico dell’Arcidiocesi di Milano (forse fondi tratti dall’8 per mille?) non possiamo non porci qualche domanda, tanto più che lo stesso Moderator in un’altra conferenza-stampa del 17 novembre 2016 aveva evidenziato lo “stile particolarmente sobrio nei tratti e nei costi” della visita, “anche in considerazione della congiuntura e in sintonia con il messaggio insistente del Papa sulla essenzialità”. Parole sante, ma… il palco di Monza è costato 1.300.000 euro (quasi il doppio di quello allestito per il cantante Ligabue per due serate), lungo 80 metri, con due torri. Notiamo che gli impianti audio sono costati 275mila euro, i megaschermi 310mila, la comunicazione in genere 130mila, le transenne 240mila, i bagni chimici 235mila. Ci sembrano cifre che, volenti o nolenti, lasciano qualche dubbio sul fatto che corrispondano alla ‘sobrietà’ e all’ “essenzialità” tanto conclamata.
Inoltre, se guardiamo agli sponsor, che – come detto – hanno contribuito per 1.300.000 euro, essi comprendono (come si legge su www.chiesadimilano.it nell’articolo sulla conferenza-stampa del 27 febbraio 2017 di mons. Marinoni) anche diverse banche, simbolo di quel potere capitalistico osteggiato in tante sedi da papa Bergoglio. Pure qui qualche pensierino sorge spontaneo. Come anche a proposito di un altro fatto a dir poco curioso: Jorge Mario Bergoglio ha scelto di ignorare l'Università Cattolica del Sacro Cuore... la scelta avrà certo fatto un gran piacere a chi si impegna giornalmente e con passione nella trasmissione dei valori cattolici... ma si vede che quel tipo di cultura (che è anche vero e proprio, prezioso, servizio ecclesiale) non interessa più di quel tanto il papa venuto dalla fine del mondo!
SULLE OSSERVAZIONI E RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO ONU DEI DIRITTI UMANI ALL’INDIRIZZO DELL’ITALIA
La seconda annotazione invece concerne una notizia che conferma clamorosamente la deriva antropologica della nostra società. Ci ha pensato un’agenzia onusiana, il “Comitato dei diritti dell’uomo” con sede a Ginevra, a richiamare tutti alla realtà, che è ben lontana dall’essere pop. Il Comitato, si legge sul sito dello stesso, “è un organo composto di esperti indipendenti che sorvegliano la messa in opera del ‘Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici’ (1966) degli Stati che l’hanno sottoscritto. Gli “esperti” sono 18 (uno per ogni Paese membro dell’organismo) e sono “persone di grande caratura morale e di riconosciuta competenza nel settore dei diritti umani”. Il Comitato è presieduto oggi da un giapponese, ha tre vicepresidenti (rappresentanti di Egitto, Montenegro e Israele) e comprende un membro italiano, il viterbese Mauro Politi. Tutti gli Stati, si legge sempre nella pagina web dell’organismo, “sono tenuti a presentare al Comitato, a intervalli regolari, rapporti sulla concretizzazione dei diritti consacrati dal Patto. (…) Il Comitato esamina ogni rapporto e comunica poi le sue preoccupazioni e le sue raccomandazioni, sotto forma di ‘Osservazioni finali’, allo Stato in questione”.
La 119.ma sessione, svoltasi a Ginevra dal 6 al 28 marzo, ha analizzato anche il rapporto sull’Italia (oltre a quelli sul Bangladesh, la Serbia, il Turkmenistan, la Thailandia e la Bosnia-Erzegovina). Sono stati ascoltati tra l’altro la delegazione governativa guidata dai sottosegretari Benedetto della Vedova e Cosimo Maria Ferri e comprendente tra gli altri rappresentanti di diversi dicasteri: per il Dipartimento delle Pari Opportunità Tiziana Zannini e Carla Marini (quest’ultima proprio del famigerato Unar). Nel novero delle molteplici (anche di orientamenti) associazioni che hanno fatto sentire inoltre la loro voce Amnesty International, l’Associazione Radicale ‘Certi diritti’, il Partito Radicale non violento e transnazionale, alcune associazioni legate alla Federazione tristemente famosa della ‘Planned Parenthood’.
Ebbene, che si legge nelle ‘Osservazioni finali’ degli “esperti” di “grande caratura morale e di riconosciuta competenza nel settore dei diritti umani”? Quarantaquattro i punti di tale documento. Dopo i primi due, strettamente tecnici, ecco che inizia la parte delle ‘Osservazioni’ positive. E la prima qual è? Manco a dirlo la seguente: “Il Comitato saluta le seguenti misure legislative (…) (a) Legge n.o 76 del 20 maggio 2016”. E che legge è? Ma quella sulle cosiddette ‘unioni civili’!
Nella parte delle ‘Osservazioni negative’ con l’invito insistente ad imboccare al più presto la “retta via”, ecco tutta una serie di raccomandazioni. Ne selezioniamo alcune:
. al punto 9: bisogna adottare tutte le misure necessarie contro la discriminazione “per ragioni di colore della pelle, di nazionalità, di cittadinanza, di nascita, di disabilità, di età, di orientamento sessuale e identità di genere e altre situazioni”
. al punto 11: alle ‘coppie omosessuali’ deve essere permesso di adottare ‘figli’ e di accedere alla fecondazione artificiale, anche per combattere le discriminazioni contro le persone Lgbt;
. al punto 15: bisogna “intensificare gli sforzi per lottare per sradicare la persistente discriminazione e segregazione contro rom, sinti e camminanti, sviluppando la Strategia nazionale di inclusione dei Rom”, rinunciando ad esempio a misure restrittive come quelle prese dalla Giunta di Roma il 19 febbraio 2017;
. ai punti 16 e 17: il Comitato degli “esperti di riconosciuta competenza nel settore dei diritti umani” è colpito da quanto riferito e cioè che in Italia ci sono difficoltà ad accedere all’aborto legale perché ci sono troppi obiettori di coscienza; la conseguenza, deducono tali “esperti”, è che ci sono molti aborti clandestini. Che cosa raccomanda il Comitato? “L’aborto va garantito” senza remore su tutto il territorio nazionale, le donne “devono avere un sistema di riferimento”. Perfino il giornale galantino e catto-inciuciante, l’ “Avvenire” (vedi anche la recente intervista in ginocchio a Renzi) , riferendo con sobrietà delle raccomandazioni, qui deve cautamente prendere le distanze: “Il documento del Comitato non accenna al fatto che l’alto numero di obiettori in Italia non incide (…) sulla garanzia del servizio negli ospedali” (NdR: da notare il termine ‘servizio’);
. al punto 38: è opportuno decriminalizzare la blasfemia, così come la diffamazione (inclusa quello contro il capo dello Stato).
Una parte consistente delle raccomandazioni (una quindicina di punti) riguarda invece vari aspetti del problema immigratorio. Si chiedono tra l’altro l’abolizione del reato di clandestinità, una maggiore tutela dei minori non accompagnati, migliori condizioni di detenzione, un’intensificazione della lotta contro il traffico di esseri umani.
Difficile negare in conclusione che, soprattutto con le raccomandazioni ai punti 11 e 16/17, il Comitato onusiano per i ‘diritti umani’ si qualifichi con questo sciagurato documento come un organismo al servizio del pensiero unico universale - anticristiano per antonomasia - che punta con incredibile sfrontatezza alla creazione di un ‘uomo nuovo’, apparentemente libero, in realtà schiavo.