IL GRANDE ROSARIO POLACCO E LE SUE INTERPRETAZIONI CATTO-FLUIDE – di Giuseppe Rusconi – www.rossoporpora.org – 12 ottobre 2017
Il Grande Rosario polacco di sabato 7 ottobre ha provocato turbamento nelle pie menti dei nostri catto-fluidi. Che, in vari modi e con dispetto malcelato, hanno cercato di sminuire o etichettare negativamente la convinta testimonianza venuta dal popolo di una terra che, per la sua storia, conosce bene la sofferenza. L’Avvenire, Famiglia Cristiana, il Sismografo, anche il Corriere della sera… e poi il silenzio che ferisce e addolora di papa Francesco: forse per lui è solo il ‘pueblo’ che vale, il popolo molto meno.
Giovedì 12 ottobre la Pontificia Università della Santa Croce (PUSC) ha ospitato un Convegno di notevole spessore, dedicato ai “Valori europei oggi”. Promosso dall’ambasciata polacca presso la Santa Sede, è stato contrassegnato nella mattinata da una serie di riflessioni non banali suggerite in particolare dall’ambasciatore di Polonia Jan Kotanski, dal rettore della PUSC Luis Navarro, dal Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati arcivescovo Gallagher, dal ministro Krzysztof Szczerski (Cancelleria del Presidente della Repubblica). L’incontro – di cui riferiremo ampiamente in una prossima occasione, considerata la persistente attualità dell’argomento - si è svolto a cinque giorni dal Grande Rosario lungo i confini della Polonia cui hanno partecipato diverse centinaia di migliaia di persone (oltre a quelle che hanno pregato all’interno del Paese).
Ed è proprio del Grande Rosario che vogliamo occuparci in questa sede: chi aveva deciso di esserci ha partecipato a una celebrazione eucaristica, all’Adorazione del Santissimo e poi ha recitato (spesso in ginocchio) i misteri del Rosario. E’ stata una preghiera di massa, di un popolo cattolico senza se e senza ma, orgoglioso della sua identità e deciso a difenderla contro il nichilismo della cultura dominante a livello continentale e contro il rischio di una islamizzazione dell’Europa. Almeno questo è quanto emerso dalle opinioni rilasciate ai media internazionali (ne abbiamo consultato una ventina tra tedescofoni e francofoni più un paio anglofoni) da chi ha vissuto l’intenso momento comunitario. Che poi in alto si sia ritenuto opportuno di aggiungere un po’ di melassa alle ragioni vere che hanno spinto gran numero di polacchi a partecipare, non cambia niente alla realtà dei fatti.
Promosso sei mesi fa da un comitato di laici cattolici (“Solo Dios basta”), il Grande Rosario alle frontiere è stato poi appoggiato dalla Conferenza episcopale polacca (con poche eccezioni) e dal partito di governo (“Diritto e Giustizia”), guidato dal popolare leader storico Jaroslaw Kaczynski, che hanno collaborato molto attivamente alla piena riuscita della preghiera. Radio Marya polacca ha da parte sua trasmesso in diretta la santa messa celebrata a Zakopane dall’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski e il Grande Rosario.
Non c’è dubbio che sia stato un successo, sorprendente ma anche irritante agli occhi non solo dei laicisti, ma anche dei loro compagni di viaggio catto-fluidi. Vedremo tra poco qualche esempio tra i più significativi.
IL SILENZIO DI PAPA FRANCESCO ADDOLORA E FERISCE
Intanto riflettiamo sull’atteggiamento tenuto verso il Grande Rosario polacco da papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio, pur avendone avuto diverse possibilità, non ha mai citato la grande manifestazione cattolica. Ma come… lui che saluta pubblicamente ogni gruppetto di parrocchiani, studenti, seminaristi… che saluta associazioni di ogni genere (con particolare cura per quelle che si occupano di ambiente, immigrazione, pace nel mondo)… niente: non pervenuto. Che abbia ignorato lo svolgimento del Grande Rosario polacco? In linea teorica è certo possibile… ma si fa veramente fatica a credere che qualche suo collaboratore non l’abbia informato. Che non gli sia importato niente di quanto accaduto in Polonia? Meglio: che abbia finto che non gli importasse niente di quanto accaduto in Polonia? Si sa che lui stesso si è definito più volte “un po’ furbo” e, se qualcosa non gli garba, finge di non curarsene. Questo cattolico, magari cardinale, non lo ricevo. Quest’altro catto-fluido, certo, come no? Se poi è ateo, miscredente, anti-cattolico meglio ancora: lo posso invitare a venire subito da me… una telefonata e via! Quest’altra, una “grande italiana”, mi chiede di firmare una legge di iniziativa popolare perché gli immigrati abbiano nuovi diritti? Ci mancherebbe altro, firmo subito e anzi lancio un bell’appello durante l’udienza generale.
Sì, ma l’iniziativa del Grande Rosario polacco è stata un’iniziativa di popolo…. Vero, quello polacco è popolo, ma non ‘pueblo’ e dunque non ha in sé la saggezza primigenia che alimenta quest’ultimo.
E poi… guardate le foto… guardate quei “visi inespressivi” assorti nella recita del Rosario, per dirla con monsignor Galantino. Guardate – e qui invece mi ripeto - quelle “vecchie comari”, quegli “sgrana rosari”, quelle “mummie da museo”, quei “cristiani con la faccia da sottaceto”, quei “musi lunghi”… insomma è compagnia di “cristiani ideologici, dal cuore nero” con la quale non voglio proprio mescolarmi..
Si rende conto papa Francesco di aver ferito nel profondo - con il suo ostentato distacco dal Grande Rosario polacco- milioni di cattolici non solo polacchi? Sa quanta amarezza, quanto dolore ciò ha causato? E’ conscio delle conseguenze che ciò può comportare?
CATTO-FLUDITA’ INDISPETTITA: IL QUOTIDIANO E IL SETTIMANALE D’INTRATTENIMENTO
Tra le reazioni dei media ‘cattolici’ ne evidenziamo un paio. La prima è del quotidiano italiano catto-fluido Avvenire, la seconda è del settimanale di intrattenimento catto-fluido Famiglia cristiana.
Su Avvenire non è apparso niente fino a martedì 10 ottobre: nessuna meraviglia, si sa che l’informazione catto-fluida somiglia molto a quella della disinformacija di sovietica memoria. Il che si è indubitabilmente dimostrato anche nella pagina dedicata all’avvenimento appunto martedì scorso. La grande preghiera popolare è stata ‘lanciata’ in prima pagina con il titolo “La Polonia prega per la pace: tanta fede, qualche stonatura”. E, a pagina 8, mentre il titolo è: “Grande rosario per la pace. La Polonia affida l’Europa”, si ripete nel sommario “Un’enorme preghiera (con qualche stonatura)” e vi si affianca in neretto un box “Secondo noi” (leggi: opinione ufficiale di Avvenire) dal titolo “Benedizione e mai, mai maledizione”.
L’articolo di cronaca di Andrea Galli è pacato e ricco di dettagli interessanti: ad esempio, in piena contraddizione con titoli e sottotitoli, non accenna a “stonature” e così tra l’altro vi si legge: “E’ indubbio che la ‘catena umana’ a protezione della Polonia avesse nell’intenzione di tanti partecipanti – le cui testimonianze sono state riportate dai media -, e forse anche dei promotori, alcuni riferimenti impliciti: la secolarizzazione della società polacca, la perdita dell’identità cristiana del Vecchio Continente (con l’invito a pregare perché l’ “Europa resti Europa”, come ha detto l’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, nell’omelia della Messa trasmessa in diretta sulla Radio Maria polacca) e il pericolo di una sua islamizzazione”. Prosegue l’interessante cronaca di Andrea Galli: “Anche per questo non sono mancate voci critiche: non molte, a dire il vero, in Polonia – quasi tutte sulla stampa liberale o laicista come il quotidiano Gazeta Wyborcza partecipato dal magnate George Soros (…)”
Avvenire (in versione Soros… dopo Staino, avanti un altro di quelli buoni!) ha dunque evidenziato con voluta malizia ‘qualche stonatura’ nel Grande Rosario polacco. Ma se per il quotidiano catto-fluido era solo ‘qualche stonatura’ (che, ripetiamo – non appare nell’articolo di cronaca), perché richiamarla in prima pagina, nel grande sottotitolo di pagina 8 e aggiungere per di più un “Secondo noi” spalmato di melassa, quasi per limare, attutire, nascondere, come per avvertire che un’iniziativa del genere in Italia non sarebbe auspicabile (e non avrebbe certo il consenso della Cei)? Molto diversamente dal sostegno incessante (e truffaldino nel linguaggio) che Avvenire dà alla scellerata (oltre che del tutto gratuita) proposta di legge sullo ius soli/ius culturae deliziando i lettori con interviste quotidiane e aggiornamenti ricorrenti sull’adesione al digiuno gnam gnam a staffetta di una congrega di noti catto-fluidi e sinistri di varia provenienza (libertaria e marxista). .
Il settimanale di intrattenimento catto-fluido denominato Famiglia cristiana ha da parte sua pubblicato sul suo sito un paio di articoli indispettiti per il successo del Grande Rosario. Sotto il titolo “Polonia, il muro spirituale contro l’islam non piace al Papa” si evidenzia il sommario: “Dopo il ‘rosario alle frontiere’, nessuna notizia sui media vaticani, neppure sul quotidiano della Santa Sede. Francesco non gradisce la mossa dei polacchi e del loro Governo nazionalista (NdR: che brutta parola!), che qualcuno tenta di ripetere in Italia (NdR: che brutta prospettiva! Meglio la recita di massa del Corano…)”. Nell’articolo il buon Alberto Bobbio evidenzia tra l’altro le intenzioni dei promotori di “formare un muro di protezione intorno ai confini del Paese per chiedere alla Madonna di salvare la Polonia e l’Europa dal nichilismo islamista e dal rinnegamento della fede cristiana” e la forza con cui gli organizzatori hanno sottolineato che il 7 ottobre ricorreva l’anniversario della vittoria della flotta cristiana sulla flotta musulmana a Lepanto nel 1571. Soprattutto Bobbio ha rimarcato significativamente che “l’iniziativa è stata appoggiata da quasi tutti i siti cattolici conservatori del mondo, che abitualmente criticano papa Francesco”. Ed è lì che si voleva arrivare.
Sempre Famiglia cristiana - e sempre a firma di Alberto Bobbio - ha intervistato uno dei pochi vescovi polacchi contrari all’iniziativa… e ti pareva! Secondo le buone tecniche della disinformacija sovietica sempre si deve cercare di intervistare (uno lo si trova sempre) chi – all’interno di un’organizzazione politica o religiosa – critica una decisione sgradita della maggioranza, così da far apparire più ampia l’opposizione di quello che essa è in realtà). Questo vescovo, Tadeusz Pieronek, è presentato naturellement come “una sorta di coscienza critica della Chiesa polacca” ed è un lamento solo: la Chiesa polacca è su una strada pericolosa, le voci critiche sono poche, la Chiesa ha compiuto un gesto di “ingenuità molto grave”, ecc… Soprattutto però mons. Pieronek afferma qualcosa di ‘pesante’ che fa evaporare istantaneamente la melassa spalmata molto ipocritamente da Avvenire: “E’ chiaro che tutti i polacchi che hanno partecipato al Rosario sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco. Purtroppo”.
PUO’ MANCARE IL ‘SISMOGRAFO’ ? …MOLTI, ALCUNI... FA LO STESSO!
Prima di concludere, un pensiero riverente al ‘Sismografo’, sito para-vaticano diretto dal noto Luis Badilla. Perché? Ci dà sempre l’occasione di trovarvi qualche esempio di informazione corretta, come deve essere secondo la disinformacija sovietica in salsa allendista-castrista. Vediamo un po’, non senza ricordare che il sito ha ripreso gongolando l’articolo di Andrea Tarquini su Repubblica di lunedì 9 ottobre, intitolato (ed è già tutto un programma) “L’esorcismo di massa (NdR: qui si intravedono tra le nebbie masse fanatizzate guidate da loschi figuri incappucciati) contro i migranti islamici”.
L’8 ottobre alle 12.20 il Sismografo ha linkato la cronaca per il New York Times di Joanna Berendt (da Varsavia) e di Megan Specla (da New York). Alla quarta riga si legge: “Many participants (NdR: molti partecipanti) described it as demonstration against what they see (contro ciò che considerano) as the secularization of the country and the spread of Islam’s influence in Europe. (...)”
L’8 ottobre alle 12.39 lo stesso Sismografo ripubblica una sintesi della stessa cronaca di Joanna Berendt da Varsavia in italiano (anche con un contributo dell’Agence France Presse). Vi si legge inizialmente: “Questi fedeli polacchi, ieri hanno pregato per la salvezza della Polonia, per la salvezza del mondo e contro la secolarizzazione della nazione. Alcuni dei presenti hanno aggiunto che si pregava anche contro l’islamizzazione del Pese e dell’Europa”.
Molti, ha scritto la Berendt del New York Times a proposito dei partecipanti anti-islamizzazione; alcuni invece secondo la Berendt tradotta dal Sismografo. Che lì, in casa Badilla, nessuno conosca l’inglese più elementare?
GIAN ANTONIO STELLA: UN ARTICOLO CHE LO QUALIFICA
Concludiamo con un ‘giornalone’ laico, il Corriere della sera, che ha pubblicato mercoledì 11 ottobre un pezzo di Gian Antonio Stella dal titolo “Wojtyla e la fraternità, non dimentichiamolo”. In tale articolo, ça va sans dire ripreso dal Sismografo già alle 7.39, il noto radical-chic offende vergognosamente e gravemente il popolo polacco strumentalizzando tra l’altro papa Wojtyla. Viene infatti isolata una sua frase del 1985 – di trentadue anni fa! - sull’immigrazione, quando la situazione era molto diversa. La frase è pescata in un articolo di Andrea Tornielli del 2016, dal titolo truffaldino: “Immigrati, così la Polonia ‘seppellisce’ Giovanni Paolo II”. Papa Wojtyla poi con il passare degli anni e accrescendosi la pressione immigratoria nella nuova dimensione clandestina, ebbe parole assai diverse, soprattutto in relazione alla difesa dell’identità cristiana dell’Europa. Nell’articolo di Stella, apparso nella rubrica “Tuttifrutti”, viene citato anche il noto Alberto Melloni - un altro che ha i piedi al caldo per gentile concessione dei poteri dominanti – per appoggiare l’idea di un Karol Wojtyla che si sarebbe sollevato contro la mentalità della Polonia 2017. Gian Antonio Stella nell’articolo evidenzia poi che “i polacchi non dovrebbero dimenticare mai le loro personali responsabilità nell’Olocausto. Non solo al fianco dei nazisti, ma perfino ‘dopo’.“ Così concludendo, immaginiamo senza arrossire: “Allora i nemici erano gli ebrei, oggi gli islamici. Gli uni o gli altri, l’importante è odiare”. Vere e proprie deiezioni su carta, considerando le tante vittime polacche nei lager e le migliaia di Giusti riconosciuti (numero più alto in assoluto). In un’ipotetica, rinnovata ‘Divina Commedia’ nessuno toglierebbe a Stella un posto laddove debba esercitarsi, secondo la regola del contrappasso, a mangiare ciò che ha prodotto.