VOTO 10 NOV: CONTRO I ROSSI LA SPAGNA SI COLORA DI VERDE VOX – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 18 novembre 2019
Qualche appunto sulle recenti elezioni spagnole. Gli sviluppi post-elettorali. L’ascesa di Vox, le ragioni, i numeri, le prospettive.
Era d’ottobre. Del 1986. A Roma. A cinquant’anni dall’ Alzamiento nacional contro la Repubblica spagnola degenerata in laicismo persecutore dei cattolici. Nella tepida sera dal cortile dell’Accademia spagnola in San Pietro in Montorio s’alza un canto… Cara al sol con la camisa nueva/que tu bordaste en rojo ayer….Volveran banderas victoriosas/al paso alegre dela paz…que España empieza a amanecer. E poi un altro …De los cuatro muleros/de los cuatro muleros/de lo cuatro muleros, mamíta mia/ que van al campo/que van al campo…Un canto franchista, un canto repubblicano… alla fine dodici in totale, eseguiti dal coro misto dell’Accademia filarmonica romana diretto dal trascinante Pablo Colino. Serata speciale, emotivamente intensa, voluta dall’ambasciatore spagnolo (socialista) presso il Quirinale e aperta dagli inni nazionali spagnolo e italiano. Los cuatro muleros, canto andaluso riscoperto e adattato da Federico Garcia Lorca, molto amato e eseguito in varie versioni durante la ‘Difesa di Madrid’… Cara al sol, inno scritto da Dionisio Ridruejo, Primo de Rivera (fondatore dalla Falange) e altri e musicato da Juan Tellería (melodia che un altro ambasciatore spagnolo ha definito “la più bella”). Era d’ottobre. Del 1986. A Roma.
Un unicum, mai più ripetuto, considerato come il tema della Guerra civile fosse allora tabù per gli spagnoli, impegnati sulla via di una difficile quanto necessaria pacificazione nazionale a partire dagli anni della ‘transizione’ avviata dopo la morte di Francisco Franco. Meno che mai un concerto del genere potrebbe svolgersi oggi, dopo gli anni zapaterici contrassegnati da un irrigidimento socialista molto provocatorio e divisivo in materie sensibili come quelle riguardanti vita, famiglia, educazione. E, per avvicinarci ancora di più ai giorni nostri, dopo che il governo di minoranza di Pedro Sanchez (giunto al potere attraverso il meccanismo della sfiducia al governo del popolare Rajoy), ha alimentato ulteriormente le tensioni e ha riaperto le ferite profonde, ad esempio con la grottesca esumazione e traslazione delle spoglie di Franco dalla basilica/Mausoleo di Valle de los Caídos al cimitero madrileno di Mingorrubio.
DAL 28 APRILE AL 10 NOVEMBRE 2019
Il 28 aprile scorso le elezioni generali non avevano permesso la formazione di una maggioranza. Non solo: il 24 luglio Sanchez aveva rotto le trattative con il partito più consistente alla sua sinistra (Podemos di Pablo Iglesias) e puntato su nuove elezioni per l’autunno nella speranza di rafforzare il gruppo parlamentare socialista -portandolo da 123 a 140 seggi – così da poter più facilmente formare un nuovo governo da posizione dominante (maggioranza assoluta richiesta al Congreso, camera bassa deputata per la fiducia: 176 su 350).
Che cosa è successo il 10 novembre? Sanchez ha perso la scommessa, anche se non il potere. I socialisti sono scesi da 123 a 120 seggi; Podemos da 42 a 35; gli scissionisti di Podemos (Más País) hanno conquistato 3 seggi. La sinistra ha dunque avuto 158 seggi. Nel campo avverso i popolari hanno riguadagnato una parte dei seggi perduti negli ultimi anni (sono passati da 66 a 89), Ciudadanos (formazione di centro-destra liberale) è crollata in sei mesi da 57 a 10 seggi, Vox, che fino al 28 aprile di quest’anno non aveva seggi nel Parlamento nazionale (il primo grande successo l’aveva avuto in Andalusia a dicembre 2018), è salita dai 24 seggi di aprile ai 52 di oggi. Lo schieramento di centrodestra/destra ha dunque raggiunto 151 seggi. In mezzo alcune decine di seggi dei movimenti autonomisti catalani (soprattutto con le due liste di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e Junts per Catalunya), baschi (con le liste del Partido nazionalista Vasco e EH Bildu), navarri (con la lista di Navarra+) e altri ancora.
Se guardiamo alle percentuali – con una partecipazione complessiva che ha sfiorato il 70% (inferiore del 5,8% a quella di aprile) - i socialisti hanno ottenuto il 28% dei voti (- 0,7), i popolari il 20,8 (+ 4,1), Vox il 15,1 (+ 4,9), Podemos il 12,8 (- 1,5), Ciudadanos il 6,8 (- 9,1).
Si può rilevare anche che i socialisti hanno perso la maggioranza assoluta che detenevano nel Senato spagnolo, la camera alta che rappresenta il territorio e viene eletta solo in parte a suffragio universale, per il resto dalle comunità autonome. La camera bassa, il Congreso de los Diputados, prevale però legislativamente sul Senato nel caso di divergenze e inoltre, lo ribadiamo, ha la funzione esclusiva di concedere o revocare la fiducia al governo.
IL TENTATIVO DI FORMARE UN NUOVO GOVERNO
Per la concessione della fiducia, in prima battuta si richiede la maggioranza assoluta (176), poi la maggioranza semplice (basta che i ‘sì’ superino i ‘no’). Conscio della quasi impossibilità di ottenere la maggioranza assoluta dei consensi, Pedro Sanchez ha riallacciato subito dopo il voto del 10 novembre i contatti con Pablo Iglesias nell’intento di costituire un blocco di sinistra che, pur non raggiungendo quota 176, riesca a conseguire la maggioranza semplice ( obiettivo: entro Natale) grazie al consenso o all’astensione dell’uno o dell’altro partito regionalista.
Al momento in cui scriviamo la situazione è la seguente. Martedì 12 novembre è stato annunciato un pre-accordo di governo tra socialisti e Podemos (155 seggi), che ha reso euforico l’ez-primo ministro, il noto José Luis Rodriguez Zapatero. Nei giorni successivi Sanchez si è accaparrato i tre seggi di Mas Pais (scissionisti di Podemos) e il seggio della formazione autonomista cantabrica. Siamo a 159. Proseguono i negoziati (non facili date le forti tensioni esistenti oggi tra Stato centrale e autonomia regionale) in particolare con l’Esquerra catalana e con il Partito nazionale basco, in vista forse di una loro possibile astensione (il che impedirebbe allo schieramento di destra di superare l’antagonista di sinistra).
IL PRE-ACCORDO DI GOVERNO TRA SOCIALISTI E PODEMOS
Tra i dieci punti del pre-accordo tra socialisti e Podemos, ne segnaliamo tre che danno già la misura dell’impronta ideologica che potrebbe contrassegnare il governo più a sinistra della storia recente di Spagna. Punto 3: “Lotta contro il cambiamento climatico: giusta transizione ecologica, protezione della nostra biodiversità, garanzia di un trattamento degno degli animali” (Ndr: in particolare l’ultimo punto in realtà punta a concedere a certi animali uno statuto simil-umano). Punto 5: “Approvazione di nuovi diritti che approfondiscano il riconoscimento della dignità delle persone come il diritto a una morte degna, all’eutanasia, la salvaguardia della diversità e la garanzia per una Spagna che sia un Paese di dignità e di memoria” (NdR: per ‘salvaguardia della diversità’ si intendono norme che in concreto privilegino la nota lobby nelle sue istanze. E sotto ‘Paese di memoria’ si celano i tentativi liberticidi di censurare i fatti storici scomodi). Punto 7: “Politiche femministe: garntire la sicurezza, l’indipendenza e la libertà delle donne attraverso la lotta decisa contro la violenza machista…” (NdR: sembra il programma di un manifesto dei movimenti femministi più radicali, quelli degli Anni Settanta-Ottanta). Da notare anche il punto 9, che è invece talmente vago da sembrare una presa in giro: “Garantire la convivenza in Catalogna: il governo di Spagna tenderà prioritariamente a garantire la convivenza in Catalogna e la normalizzazione della vita politica”.
IL TERREMOTO A DESTRA
Le elezioni del 10 novembre hanno come detto prodotto un terremoto nello schieramento di destra. Se i popolari sono risaliti sensibilmente dal fondo dell’abisso del 28 aprile (il peggior risultato della loro storia), incamerando una parte dei voti persi da Ciusadanos, ancora maggiore è stato il successo di Vox che in sei mesi ha più che raddoppiato i suoi seggi al Congreso (entrando anche in Senato).
In sintesi i motivi dell’ascesa di un partito che il ‘politicamente corretto’ definisce di ‘estrema destra’, una tentata marginalizzazione con criminalizzazione annessa che ha prodotto in molti spagnoli l’effetto contrario.
L’ASCESA DI VOX, FONDATA MENO DI 6 ANNI FA…
Vox è stata fondata a Madrid il 17 dicembre 2013 ed è stata presentata ufficialmente il 16 gennaio 2014. Cinque i suoi promotori principali, popolari scontenti delle politiche mollaccione nei confronti dei socialisti di Mariano Rajoy e del separatismo catalano. Tra loro Santiago Abascal, che è diventato presidente del partito nel settembre 2014 e lo è ancora oggi: nato nel 1976 a Bilbao da famiglia politicamente di destra (il nonno è stato sindaco di Alava dal 1963 al 1975, il padre prima è stato membro di ‘Alleanza popolare’ di Manuel Fraga Iribarne, poi dirigente locale del partito popolare) ed anche minacciata dagli indipendentisti dell’Eta, Santiago ha aderito da subito al P.P., diventando anche membro del direttorio nazionale e deputato del Parlamento basco. Nella lettera di dimissioni del 24 novembre 2013 a Mariano Rajoy, scriveva tra l’altro: “Ci fu un tempo in cui il Partito popolare ha rappresentato uno strumento straordinario per la società spagnola. (…) specie nei momenti peggiori, quando i nostri compagni venivano assassinati, quando gli uomini di scorta erano parte della nostra vita quotidiana, quando abbiamo donato la nostra gioventù, la nostra libertà e in alcuni casi persino la nostra vita al servizio dell’unità della Spagna e della libertà di tutti gli spagnoli (…) Sono giunto alla conclusione definitiva che non vi è alcuna possibilità di cambiare le cose internamente (…) Oggi non mi riconosco più nelle politiche di governo del Partito popolare, nel partito che tu guidi. E non mi riconosco proprio perché continuo a credere negli stessi principi che ispirarono i nostri giorni migliori e giorni migliori della Spagna contemporanea”. Tra gli errori politici dei popolari Santiago Abascal citava poi anche “il consolidamento di tutta la legislazione ideologica di Zapatero a causa dell’inazione e dell’atteggiamento passivo” del partito. Conclusione: “Ho cercato in maniera tanto sincera quanto inutile, insieme con altri, di contenere questa deriva all’interno del partito. Non è stato possibile. Non avete voluto (…) Addio e buona fortuna”.
VOX E LE PRIME ESPERIENZE ELETTORALI
Nel maggio 2014 Vox si presenta alle elezioni europee ottenendo circa 250mila voti, l’1,56%, ma nessun seggio (mancarono circa 1500 voti). Da notare che in quell’occasione le percentuali migliori furono quelle della comunità autonoma di Melilla (quasi 6%) e di Madrid (3,6%).
Nel 2015 alle politiche nazionali Vox supera di poco lo 0,2% (58mila voti) e l’anno successivo, sempre per le politiche nazionali (anticipate) raccoglie solo 47mila suffragi, sempre attorno allo 0,2%.
L’inasprimento dei rapporti tra Stato centrale e autonomia catalana porta però a Vox nuovi consensi. Nell’ottobre 2018, Vox raduna circa diecimila persone a Madrid, nel Palacio de Vistalegre. Due mesi dopo, nel voto in Andalusia, Vox ottiene quasi 400mila voti (11%), eleggendo 12 consiglieri regionali e entrando (con l’appoggio esterno) a far parte de facto del nuovo governo P.P.-Ciudadanos.
VOX, L’ANNO DI GRAZIA 2019
Le elezioni politiche nazionali del 28 aprile 2019 consacrano l’ascesa di Vox, che irrompe nel Congreso con 24 deputati (oltre 2.600.000 voti, 10,2%). Un mese dopo alle europee Vox deve accontentarsi del 6,2%, ma riesce comunque ad eleggere 3 europarlamentari, che diventeranno 4 con la Brexit (sono parte del gruppo dei Conservatori e riformisti con Fratelli d’Italia e i polacchi del Pis). Sempre nel giorno delle europee Vox ottiene nelle comunità di Madrid e Murcia risultati che le permettono di entrare (con l’appoggio esterno) de facto anche nei governi regionali PP-Ciudadanos di Madrid e Murcia.
E si giunge al 10 novembre scorso, in cui Vox ottiene 52 deputati al Congreso (più di 3.600.000 voti e il 15,1%) e due eletti al Senato (per la prima volta). Con tal numero di deputati (oltrepassata la soglia richiesta di 50) Vox ha ormai la possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale contro possibili leggi libertario-liberticide del probabile governo Sanchez-Iglesias: ed è già stato annunciato.
PERCHE’ I CONSENSI PER VOX SI MOLTIPLICANO?
Quali possono essere le ragioni principali dell’ascesa così rapida di Vox?
- L’irrigidimento autonomista catalano, che ha provocato un soprassalto di orgoglio nazionale sotto il segno dell’unità. España unida jamás ser vencida scandivano centinaia di giovani nell’ebbrezza della notte elettorale di Madrid.
- La reazione a gesti irresponsabili come quello ostinatamente voluto da Pedro Sanchez di esumare e traslare le spoglie di Francisco Franco da Valle de los caídos al cimitero di Mingorrubio, violando anche la sacralità della basilica colà eretta (l’abate Santiago Cantera si è battuto strenuamente contro la traslazione, mentre è meglio stendere un velo pietoso sull’atteggiamento perlomeno cinico, ingrato e opportunista della Chiesa spagnola nei suoi vertici).
- La reazione al ‘pensiero unico’ in materia di principi non negoziabili (vita, famiglia, educazione) perseguito e imposto da anni con irresponsabile fanatismo dalla sinistra al Paese. Evidentemente, da molti cattolici e contro il parere dei vertici ecclesiali così accomodanti verso il potere, i popolari sono stati ritenuti ormai inaffidabili in materia. Nel programma di Vox spiccano l’abrogazione della legge andalusa sulla ‘violenza di genere’ (che in realtà impone il ‘pensiero unico’ in materia di ideologia gender), la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, la creazione di un Ministero per la Famiglia, la valorizzazione della “famiglia naturale, istituzione antecedente allo Stato”, la libertà di scelta educativa, il divieto dell’utero in affitto.
- La reazione provocata dall’acuirsi del problema immigratorio sulle sponde del Mediterraneo. Gli immigrati sono in larga parte islamici e nelle viscere della Spagna profonda tale realtà suscita emozioni forti.
IL SUCCESSO DI VOX IN ALCUNI DATI NUMERICI
Dove Vox ha raccolto i successi elettorali maggiori? Incominciamo con il segnalare che il partito ha eletto deputati in tutte le comunità spagnole salvo quattro: Paesi Baschi, Galizia, La Rioja e Navarra (dove però c’è tradizionalmente un forte partito conservatore). Ad aprile aveva eletto deputati in 18 province, ora sono diventate 32. Sempre ad aprile Vox era il primo partito in 72 municipi, ora sono cresciuti a 278.
I maggiori municipi conquistati? Cartagena (Murcia, 153mila abitanti), Algesiras (Cadice, 90mila ), Ceuta (enclave marocchina, 60mila), Roquetas de Mar (Almeria, 55mila), Valdemoro (Madrid, 52mila).
In sintesi: costa andalusa (Almeria, Malaga, Huelva, Cadice, Siviglia; Murcia (28% dei voti, primo partito nella maggior parte dei municipi); comunità di Madrid.
NELLA COMUNITA’ DI MADRID VOX HA CONQUISTATO 61 MUNICIPI SU 179
A quest’ultimo proposito notiamo che nella comunità della capitale Vox ha vinto in 61 municipi su 179. Se ad aprile la comunità di Madrid appariva nella mappa elettorale in larga parte di colore rosso, ora l’azzurro popolare e il verde di Vox sono molto visibili. Madrid città è bicolore, con le zone nord/nord-est prevalentemente azzurre, mentre il centro e la ‘cintura’ sud restano rosse. Ma a sud/ sud-ovest (ai confini con le province di Toledo e Guadalajara) e a est irrompe il nuovo partito (spesso ai danni di Ciudadanos). Nella comunità complessivamente i socialisti ottengono il 26,9% (10 seggi, -1), i popolari il 24,9% (10 seggi, + 2), Vox il 18,4% (+ 2, con 650mila voti). Noteremo che nel municipio dell’Escorial (dove c’è anche Valle de los Caídos) il P.P. ha raggiunto il 24,3%, i socialisti il 24,1%, Vox il 22,5%).
Anche in altre comunità Vox ha raggiunto percentuali assai superiori a quella nazionale (15,1%). Se in Andalusia è complessivamente al 20,4% (0,15% in meno del PP), nella Castilla-La Mancha è al 21,9% (a Toledo il 23,7%, a Guadalajara il 24%). Nella Comunità Valenciana Vox raggiunge il 18,5% , nella Castilla y Leon il 16,7%.
Interessante anche segnalare che Vox vince in diversi municipi con una forte immigrazione extraeuropea (vedi sulla costa andalusa, ma non solo).
VOX E I GIOVANI: LA SPAGNA CHE RESISTE
C’è dell’altro. Già dopo le elezioni di aprile il Centro de Investigaciones Sociologicas segnalava che circa la metà dei giovani tra i 18 e 34 anni che nel luglio 2018 si erano espressi per i popolari e per Ciudadanos avevano dirottato le loro preferenze su Vox. Dai primi dati demoscopici post- 10 novembre appare ora che nella fascia di età 18-45 anni Vox è il partito più votato nello schieramento di destra. C’è una Spagna giovane che resiste. Un dato non certo banale, tale da far riflettere anche i sacerdoti del ‘pensiero unico’ sinistro-libertario. Quelli che vorrebbero – per irresponsabilità politica o per fanatismo ideologico – riesumare la Spagna repubblicana degli Anni Trenta. Finì male. E non dovrebbero averlo dimenticato.