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    CARD. ERDOE: CONGRESSO EUCARISTICO, GOVERNO, MINDSZENTY

    CARD. ERDOE: CONGRESSO EUCARISTICO, GOVERNO,  MINDSZENTY – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 novembre 2019

     

    Il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha presentato in tarda mattinata, presso il Pontificio Istituto Ecclesiastico ungherese il 52.mo Congresso eucaristico internazionale, che si svolgerà nella capitale magiara dal 13 al 20 settembre 2020. Per l’occasione gli abbiamo posto alcune domande…

    Nella tarda mattinata di oggi il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria, ha illustrato a Roma ad alcuni giornalisti ragioni e contenuti del 52.mo Congresso eucaristico internazionale che si svolgerà nella capitale magiara dal 13 al 20 settembre 2020, con il motto: “Sono in te tutte le mie sorgenti” (salmo 87). Ne parleremo a suo tempo. Nel salone del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese il sessantasettenne porporato ha poi risposto alle domande dei presenti. Ecco le nostre (relative alla possibile beatificazione del cardinale Mindszenty, alla collaborazione Chiesa-Governo per il Congresso, alla ‘cattiva stampa’ che ha l’Ungheria su tanti media occidentali anche cattolici), con le risposte date dal cardinale.

    Eminenza, nella Sua introduzione di oggi Lei ha citato tra i momenti del Congresso il pellegrinaggio a Esztergom, nella cripta della cui cattedrale è sepolto il cardinale Joszef Mindszenty. Come vescovi ungheresi auspicate che la sua causa di beatificazione sia completata per il Congresso?   

    Il nostro auspicio c’è, come Conferenza episcopale siamo uno degli attori della causa e siamo in attesa degli sviluppi presso la Congregazione delle Cause dei santi. Intanto una svolta fondamentale si è avuta con l’approvazione da parte del Santo Padre del decreto sull’eroicità delle virtù del cardinale il 12 febbraio 2019: papa Francesco l’ha riconosciuta davanti al mondo. Che il cardinale possa essere dichiarato ‘martire’ è assai incerto: la nozione di ‘martirio’ non sappiamo se è applicabile al suo caso, dato è morto nel 1975 in esilio, in un ospedale di Vienna durante un’operazione chirurgica diversi anni dopo essere stato imprigionato. Si può provare una relazione diretta tra i due eventi? Siamo a conoscenza di miracoli, guarigioni di cui abbiamo inviato la documentazione a Roma, ma finora non ci sono stati sviluppi positivi. L’impressione è che il cardinale sia avviato sulla via della beatificazione come confessore e non come martire.

    Il Governo ungherese ha collaborato e collabora con voi per il Congresso? Come?

    E’ importante precisare che la richiesta di organizzare il 52.mo Congresso eucaristico internazionale è venuta esclusivamente dalla Chiesa cattolica ungherese. Prima di presentare la nostra domanda alla Santa Sede, non abbiamo domandato al Governo. Il Congresso è dunque un evento religioso, non politico. Dopo che il Papa ha accolto la nostra richiesta, certo abbiamo contattato il Governo ungherese che si è dichiarato disponibile alla piena collaborazione. Ci sono settori, come quello della sicurezza, in cui la collaborazione è indispensabile. Il Governo ci darà un contributo economico ad hoc di cui non sappiamo ancora la misura. Fin qui insomma il Governo ci ha aiutato. Del resto chi viene a Budapest per il Congresso potrà anche apprezzare la grande offerta culturale e turistica sviluppata in questi anni … l’Ungheria è bella!

    AscoltandoLa, ci è parso di intuire che il Congresso potrà presentare com’è l’Ungheria nella realtà, con un volto accogliente, diversamente da quanto si proclama da tanti pulpiti mediatici dell’Europa occidentale, anche cattolici. Perché, eminenza, l’Ungheria oggi non gode di buona fama tra molti comunicatori europei?

    Le autorità ungheresi si fondano su principi di politica immigratoria diversi da quelli di certi altri Paesi europei, che sono critici in materia. Però, a guardar bene, nel mondo vengono praticate tante politiche di immigrazione, in particolare riguardanti i necessari controlli dell’ingresso nei vari Paesi.

    Sbaglia chi pensa che in Ungheria non ci sia immigrazione. Tradizionalmente molti immigrati vengono dall’est europeo, dall’ex-URSS, ma ci sono anche parecchi operai turchi, tutti con i documenti in regola. Il Paese inoltre è aperto ogni anno a milioni di turisti.

    Vorrei poi ricordare che nell’estate del 2015 una vera folla di migranti ha attraversato il Paese, volendo raggiungere l’Austria, la Germania, l’Europa del Nord: in due mesi circa 460mila, di cui la maggioranza senza documenti. E questo accadeva in un Paese di meno di dieci milioni di abitanti!

    Pochi tra loro volevano restare in Ungheria, dove il livello dei salari è molto più basso rispetto a quelli austriaci o tedeschi. Non solo: ad esempio in Germania uno può ricevere un sussidio sociale equivalente alla paga di chi da noi lavora otto ore al giorno: perché allora i migranti avrebbero dovuto fermarsi da noi?

    Si deve poi dire che i Paesi dell’Unione europea non hanno una politica unitaria verso il fenomeno, anche solo per il fatto che per ragioni geografiche alcuni sono Paesi di transito, altri di destinazione.

    La Chiesa ungherese è molto impegnata sul fronte…

    La Chiesa ha fatto e sta facendo molto, aiutando chi arriva se è un profugo. Anche vicino al confine, dall’una e dall’altra parte della frontiera, grazie all’opera della Caritas. In questi anni abbiamo contribuito all’accoglienza di profughi minorenni non accompagnati, che però in gran parte hanno poi voluto proseguire verso Occidente. La popolazione è accogliente, la Chiesa è accogliente.

    … inoltre è noto l’aiuto ungherese, statale ed ecclesiale, dato ai cristiani (e non solo) perseguitati dei Paesi del Medio Oriente…

    C’è poi da evidenziare che l’Ungheria - sia attraverso il Governo che attraverso la Conferenza episcopale -  aiuta molto i profughi in Siria, Giordania, Libano, Iraq: il nostro concetto è che vadano aiutati il più possibile là, nella loro regione, così che possano tornare un giorno alle loro case. Si cerca perciò di ricostruire in Iraq (anche scuole) e in Siria, dove abbiamo aiutato ad esempio l’ospedale cattolico di Damasco tanto caro al nunzio, il cardinale Zenari. E offriamo anche diverse borse di studio ai giovani profughi.

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