LIBANO: LE RAGIONI DEL PATRIARCA RAI – POLONIA 1920: VISTOLA DECISIVA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 20 agosto 2020
Un’ampia selezione dei contenuti del Memorandum del cardinale patriarca Béchara Raï per il riconoscimento internazionale della ‘neutralità attiva’ del Libano. A cento anni da una battaglia molto importante per le sorti d’Europa: la vittoria polacca sui bolscevichi del 1920 (‘miracolo della Vistola’)
POLONIA/ A CENTO ANNI DAL ‘MIRACOLO DELLA VISTOLA’, BATTAGLIA DECISIVA PER FERMARE l’ARMATA ROSSA IN MARCIA VERSO L’EUROPA OCCIDENTALE
Dal 13 al 25 agosto 1920 alle porte di Varsavia si combattè una battaglia decisiva per l’Europa occidentale di quegli anni, anche se purtroppo poco conosciuta dagli europei contemporanei: con una tanto inattesa quanto ficcante controffensiva - lanciata dal maresciallo Józef Pildsuski e guidata dal generale Józef Haller – l’esercito polacco riuscì a sconfiggere l’Armata Rossa (ritenuta pressoché invincibile), bloccandone l’avanzata che ormai stava lambendo Varsavia.
La vittoria fu definita subito dopo dallo stesso generale Haller (che aveva indetto prima della battaglia un ottavario di preghiere) come “il miracolo della Vistola”. Un’espressione che è entrata a far parte dell’identità polacca, tanto che nell’udienza del 21 febbraio 1990 lo stesso Giovanni Paolo II – come ricorda Massimilano Signifredi ne L’Osservatore Romano del 17 agosto 2020 – ha accostato la vittoria del 1920 a quelle di Jasna Góra contro gli svedesi del 1655, di Vienna contro gli ottomani nel 1683, alla rivoluzione pacifica del 1989. Nell’articolo Signifredi evoca anche la presenza in quei giorni decisivi a Varsavia dell’allora nunzio apostolico in Polonia Achille Ratti (poi Pio XI), di Curzio Malaparte (addetto culturale presso l’ambasciata d’Italia), di Charles de Gaulle (come consigliere militare).
In un’interessante intervista di Wlodzimierz Redzioch all’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Janusz Kotański (Aci Stampa del 15 agosto 2020), il diplomatico richiama le parole illuminanti del comandante sovietico Michail Tuchačevskij: “La via della rivoluzione mondiale passa sul cadavere della Polonia bianca. Sulle nostre baionette porteremo la felicità e la pace alle masse lavoratrici. Mettiamoci in marcia verso l’Occidente!”.
A proposito del futuro papa Pio XI rileva l’ambasciatore Kotańskj (che è uno storico di vaglia della Polonia novecentesca): “Il ruolo di mons. Ratti fu importantissimo. Il Nunzio, malgrado la grave minaccia, non lasciò Varsavia: partecipava alle preghiere organizzate durante la battaglia sulla Vistola e si recò sulla linea del fronte per mostrare la vicinanza ai combattenti. In questo modo guadagnò la grande stima dei polacchi”.
IL MEMORANDUM IN CUI CARDINALE PATRIARCA BECHARA RAI SPIEGA IL SUO APPELLO PER IL RICONOSCIMENTO DELLA ‘NEUTRALITA’ ATTIVA’ PER IL LIBANO
La situazione in Libano resta sempre molto precaria (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/966-libano-tre-lutti-legge-omofobia-camera-dibattito-in-aula.html ). I morti per l’esplosione del 4 agosto di un deposito di materiale pericoloso nel porto di Beirut sono saliti a circa 180, ci sono ancora diversi dispersi, i feriti sono settemila, gli sfollati oltre trecentomila. Il governo si è dimesso il dieci agosto, mentre il presidente della Repubblica Michel Aoun ha deciso di non farlo, per evitare che il Paese precipiti nel caos totale. Anche per impedire altre proteste di piazza è stata imposta una serrata (lockdown) di due settimane. Il 18 agosto è stata resa nota dal Tribunale speciale dell’Aja la sentenza per l’attentato che il 14 febbraio 2005 provocò la morte nel centro di Beirut dell’ex-presidente Rafiq Hariri e di altre 21 persone: un solo condannato (ma latitante) e tre assolti per insufficienze di prova: i quattro sono attivisti di Hezbollah. Che, come partito sciita filo iraniano, esce dal verdetto senza essere condannato, sempre – dicono i giudici – per mancanza di prove certe. Insomma una sentenza politicamente pragmatica, che lascia intuire i mandanti dell’attentato, ma non inchioda Hezbollah alle sue verosimili responsabilità.
Più volte in questi il patriarca maronita Béchara Raï ha levato la sua voce - de facto fin qui sostanzialmente inascoltata – in difesa dell’identità, dell’unità e dell’indipendenza nazionale del Libano. Importanti le omelie domenicali del 5 luglio e del 16 agosto, oltre che l’appello del 5 agosto: le proposte lanciate in quelle occasioni sono evocate e spiegate ampiamente nel Memorandum annunciato a Dimane (sede estiva del Patriarcato) e pubblicizzato lo stesso 17 agosto 2020. Del Memorandum di nove pagine offriamo in questa sede ai lettori un’ampia selezione dei passi che ci sembrano più significativi.
Memorandum
sur le Liban et la neutralité active
del patriarca maronita, cardinale Béchara Raï (ampi stralci, nostra traduzione dal francese)
Nell’omelia del 5 luglio 2020 ho indirizzato un appello all’ONU, chiedendo di “operare per il consolidamento dell’indipendenza del Libano e della sua unità, di applicare le risoluzioni delle Nazioni Uniti che lo riguardano e di riconoscere la sua neutralità”. La neutralità del Libano è in effetti la garanzia dell’unità del Paese e del suo posto nella storia, soprattutto in questo periodo pieno di cambianti geografici e costituzionali. La neutralità del Libano è la sua forza e la garanzia della sua stabilità. E’ un Libano neutrale quello che sarebbe in grado di contribuire alla stabilità regionale, a difendere i diritti dei popoli arabi e la causa della pace così come di assumere un ruolo nella concretizzazione di relazioni giuste e sicure tra i Paesi del Medio Oriente e dell’Europa, ciò dovuto alla sua collocazione sulle rive del Mediterraneo.
Il nostro appello per la neutralità ha ricevuto una larga approvazione da diverse confessioni e partiti politici, con la pubblicazione di molti articoli in favore dell’iniziativa, anche se sono emerse qua e là certe riserve e domande di chiarimento. E’ per questo che ho considerato necessario pubblicare questo Memorandum sul Libano e la Neutralità attiva.
RAGIONI STORICHE DELLA PROPOSTA
Può darsi che la Neutralità del Libano, sotto l’aspetto costituzionale, non fosse presente nello spirito dei fondatori dello Stato del Grande Libano. Tuttavia era presente come politica di difesa e di relazioni con l’estero. (…) Durante la redazione della Costituzione libanese nel 1926, l’alto Commissario francese Henri de Jouvenel ha chiesto al suo governo di inviargli una copia della Costituzione Svizzera, che ha trovato adeguata per la Costituzione della società libanese. Questa tendenza è stata confermata nel 1943, quando il governo dell’indipendenza ha dichiarato che il Libano si impegnava per “la neutralità tra Oriente e Occidente”, confermando ciò nel 1945 durante la redazione della Carta della lega dei Paesi Arabi. (…)
Grazie a una politica saggia, il Libano è riuscito a preservare l’unità del suo territorio, nonostante i progetti dell’unità araba e le molteplici guerre israelo-arabe. In effetti tutti i Paesi confinanti con Israele (Siria, Giordania, Egitto), escluso il Libano, hanno perso parti del loro territorio. Inoltre il distanziamento relativo del Libano in rapporto ai conflitti regionali, tra il 1943 e il 1975, ha prodotto prosperità, ricchezza, crescita del reddito individuale, riduzione della disoccupazione, ciò che è valso al Libano l’etichetta di “Svizzera del Medio Oriente”. (…)
Gli equilibri libanesi sono stati turbati con l’entrata del fattore palestinese sulla scena interna e l’inizio dell’attività militare dei palestinesi in Libano, con il sostegno di certi libanesi, ciò che è sfociato più tardi nello scoppio della guerra nel 1975. Di fronte alla divisione tra cristiani e musulmani che ha bloccato il governo del Paese, lo Stato libanese ha ceduto e ha accettato di compromettere la sua sovranità, firmando l’Accordo del Cairo del 1969 che autorizzava le organizzazioni palestinesi a compiere operazioni militari contro Israele a partire da sud del Libano.
L’allineamento dello Stato e di gruppi libanesi ai conflitti ideologici, politici, militari e confessionali del Medio Oriente è proseguito. Israele ha occupato il Libano (1978-2000), le organizzazioni palestinese hanno dominato sul resto del territorio fino al centro di Beirut (1969-1982), poi l’esercito siriano è entrato sul territorio libanese (1976-2005)così come Hezbollah è nato facendosi portatore del progetto della Repubblica islamica iraniana nelle sue dimensioni religiosa, militare e culturale (dal 1981). Tutti questi fatti si sono verificati a causa della deviazione del Paese dalla politica di neutralità. (…) Ed ecco che il Libano oggi oscilla tra l’unità e la divisione. (…)
L’esperienza di cento anni (1920-2020) di vita dello Stato del Grande Libano ha dimostrato che è difficile per il Libano essere “il Paese-messaggio” (NdR. vedi l’espressione utilizzata da Giovanni Paolo II) senza adottare il regime di neutralità.
IL CONCETTO DI NEUTRALITA’ ATTIVA
Il Libano, con la sua neutralità attiva, si giova di tre dimensioni unite, complementari e indivisibili.
La prima dimensione concerne il rifiuto definitivo del Libano di entrare a far parte di coalizioni, assi, conflitti politici e guerre regionali e internazionali; così come ogni altro Stato, della regione o di altra parte, deve astenersi di interferire nei suoi affari o di dominarlo o di invaderlo o di occuparlo o di utilizzare il suo territorio per fini militari.
La seconda dimensione riguarda la solidarietà del Libano con le cause dei Diritti dell’Uomo e della libertà dei popoli, specialmente le cause arabe sostenute da un consenso unanime dei Paesi arabi e delle Nazioni Unite; il Libano proseguirà dunque a difendere i diritti del popolo palestinese. (…)Il pluralismo religioso, culturale e di civiltà come specificità del Libano fa necessariamente di questo Paese una terra di incontro e di dialogo tra le religioni, le civiltà e le culture. Nella sua condizione di Paese sulle rive del Mediterraneo, il Libano è anche un ponte di comunicazione culturale, economica e di civiltà tra Oriente e Occidente. (…)
La terza dimensione consiste nel rafforzare lo Stato libanese affinché sia uno Stato forte militarmente grazie al suo esercito, le sue istituzioni, le sue leggi, la sua giustizia, la sua unità interna e la sua creatività. (…) La neutralità del Libano richiede anche che si risolva la questione della delimitazione delle frontiere con Israele (…) e con la Siria.
LO STATUTO DI NEUTRALITA’, FONTE DI INDIPENDENZA E DI STABILITA’ PER IL LIBANO
Ristudiando le cause storiche dei conflitti ne emergono quattro categorie principali:
. conflitti interni tra componenti religiose e comunità confessionali, aventi idee diverse su basi nazionaliste e dogmatiche così come ambizioni di cambiare il regime di governo o servire interessi di altri Paesi;
. conflitti politici di natura geografica e nazionalista nei Paesi vicini, con ripercussioni sul Libano;
. mancanza di chiarezza nelle relazioni della Siria con il Libano;
. ripercussioni della fondazione dello Stato di Israele sul Libano (…) anche sull’arrivo di rifugiati palestinesi sul territorio libanese. (NdR: utile rileggere la nostra intervista al patriarca del 30 agosto 2013 - https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/274-bechara-rai-no-a-intervento-in-siria-strategia-perversa-in-libano-inverno-arabo.html )
Tutti questi conflitti sono stati trattati con soluzioni superficiali e temporanee, fino al momento in cui la Costituzione è stata emendata dopo gli Accordi di Taef del 1989. (…) Tutte i compromessi politici costituzionali sono riusciti a fermare la guerra ma non il conflitto. (…) Se le cause di questi conflitti non sono trattate in profondità, i conflitti e le guerre proseguiranno e si materializzerà uno dei tre scenari seguenti: o una comunità riuscirà a dominare le altre con la forza delle armi (…) o il Libano resterà uno Stato precario, esposto, senza peso né stabilità o gli altri decideranno di ridefinire l’entità libanese nel contesto dei cambiamenti nel Medio Oriente (…). Da ciò il nostro appello per la Neutralità così da evitare tali situazioni (…)
I VANTAGGI DELLA NEUTRALITA’ PER IL LIBANO E LA SUA ECONOMIA
. La Neutralità salva l’unità del Libano (…) e rianima la collaborazione nazionale islamo-cristiana, resa fragile in più luoghi. (…) La Neutralità fa sì che tutte le componenti della società libanese divenga più flessibili e positive nel loro approccio ai problemi (…)
. La Neutralità rafforza l’economia grazie alla stabilità, alla sicurezza e alle capacità dei libanesi sui piani culturale, dell’esperienza e dello spirito creativo. Le capacità bancarie e finanziarie, con una lunga esperienza in tali settori, fanno del Libano la cassaforte del Medio Oriente. Il settore sanitario e l’alto livello degli ospedali e delle loro attrezzature fanno del Libano un centro medico per il Medio Oriente. Il Libano è una meta turistica per il Medio Oriente e per il resto del mondo, sempre che stabilità e sicurezza vi siano garantite. Il Libano è un centro di istruzione e di educazione per il Medio Oriente grazie all’alto livello tradizionale dell’insegnamento, soprattutto nelle università. Il Libano, se stabile, attira gli espatriati per investimenti in progetti diversi. Il Libano si giova della Neutralità grazie all’appartenenza al mondo arabo. Grazie a tutto questo il Libano si potrà trasformare nell’asse dell’unione mediterranea, luogo in cui si incrociano gli interessi di tutte le parti. (…)
CIO’ DI CUI ABBIAMO BISOGNO
Su tali basi chiamiamo le due comunità araba e internazionale a capire le ragioni d’essere storiche, securitarie, politica, economiche, culturali e di civiltà che muovono la maggior parte dei libanesi a postulare la Neutralità attiva.
Ci appelliamo anche all’ONU perché essa definisca quando sarà il momento lo statuto di neutralità in una triplice dimensione:
. il Libano ha seguito la linea della neutralità dalla fondazione fino al 1969 con l’Accordo del Cairo, che ha permesso ai rifugiati palestinesi di acquisire le armi pesanti e di combattere Israele dal territorio libanese (…);
. Il Libano (…) promuove la pace e la stabilità nella regione con la difesa dei diritti dei popoli, la mediazione, il riavvicinamento e la riconciliazione tra i Paesi arabi, oltre ad avere il privilegio di offrire uno spazio di dialogo tra religioni, culture e civiltà;
. il Libano (…) ha bisogno per sopravvivere che l’ONU, insieme con i Paesi coinvolti, trovi una soluzione per il mezzo milione di rifugiati palestinesi e per più di un milione e mezzo di profughi siriani presenti sul suo territorio.
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