CARD. BECCIU, UTERO IN AFFITTO, SPAGNA/REVISIONE LEGGE MEMORIA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 29 settembre 2020
Il ‘caso Becciu’: dove sono i reati? Mercoledì 23 settembre alla Camera avviata la discussione delle proposte Meloni e Carfagna sull’utero in affitto come reato anche se compiuto all’estero. In Spagna sì del governo alla revisione della Legge sulla Memoria storica: prevista la cacciata dei benedettini dal Valle de los Caidos e la sua trasformazione in cimitero civile, luogo di ‘memoria democratica’.
CASO BECCIU: DOVE SONO I REATI? CHE SIGNIFICA ‘RINUNCIA AI DIRITTI CONNESSI AL CARDINALATO’? UN’INTERVISTA AL CARD. MARADIAGA
Sono passati tre giorni dal nostro commento di sabato 26 settembre (https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/975-qualcosa-con-prudenza-sulla-vicenda-del-cardinale-becciu.html ), in cui si esprimevano tra l’altro molte perplessità sul fatto che gli addebiti comunicati dal Papa al cardinale Becciu -destituito da prefetto della Congregazione per le cause dei santi e privato dei “diritti connessi al cardinalato”(una formula tanto innovativa quanto approssimativa). – si potessero configurare come reati. La Santa Sede continua ufficialmente a tacere e parla però (attraverso ambienti anti-Becciu per convinzione e/o per interessi economici) soprattutto per bocca de L’Espresso – da cui è partita l’offensiva con l’articolo di un giornalista assai noto nell’ambiente, Massimiliano Coccia – e Repubblica.
Fino al momento in cui scriviamo non si ha notizia di addebiti concreti al cardinale Becciu (ripetiamo: cardinale, non ex-cardinale come si continua a leggere in articoli di vaticanisti assai grezzi) che siano configurabili come reato. Anche il cospicuo finanziamento (1,5 milioni di euro, di cui 800mila già versati) del finanziere angolano Antonio Mosquito a Mario Becciu (fratello di Angelo) per la produzione e commercializzazione della birra solidale Pollicina, di per sé non appare fin qui come perseguibile.
Si discute anche di che significhi esattamente “rinuncia ai diritti connessi al cardinalato”. Il termine ‘diritti’ relativo al cardinalato nel codice di diritto canonico non esiste: vi si ritrovano invece ‘doveri’ e ‘obblighi’, in particolare nel canone 349 (Conclave), 353 (aiuto collegiale al Papa attraverso i Concistori), 356 (obbligo di collaborazione assidua con il Papa), 357 (titolarità di una Chiesa suburbicaria o nell’Urbe – chi è fuori Roma e fuori diocesi invece è esente dalla potestà di governo del vescovo della diocesi in cui dimora). Poi ci sono lo stipendio, l’appartamento, l’eventuale processo davanti a un tribunale di tre cardinali e non a un collegio di magistrati, le insegne cardinalizie… Le interpretazioni fioriscono e dunque sarebbe bene che ci fosse chiarezza sulle conseguenze pratiche dell’espressione utilizzata nel comunicato-stampa.
Oggi su Repubblica appare un’intervista compiacente al cardinale Oscar Andrès Rodriguez Maradiaga, porporato honduregno e coordinatore del Consiglio dei cardinali. Anche lui in tempi recenti e meno recenti è stato fatto oggetto di accuse varie, perfino dalla vedova dell’ambasciatore di Honduras (per ben 22 anni) presso la Santa Sede. A suo tempo (5 febbraio 2018) proprio L’Espresso aveva pubblicato un dossier molto critico verso il cardinale. Dell’intervista odierna a Repubblica evidenziamo la risposta che segue, a proposito dell’umore di Francesco: “Francesco ha una grande pazienza e anche una grande misericordia. Non agisce mai d’istinto, ma cerca sempre, anche quando deve prendere una decisione dura, di dare il tempo a chi ha davanti a sé per rivedere ciò che ha fatto. Ogni sua scelta arriva dopo un importante discernimento e dopo aver valutato ogni elemento”.
Intanto dall’Australia torna il cardinale Georges Pell (assolto, dopo un lungo e crudele calvario, dalle accuse di abusi su minori) su richiesta di Francesco: lo incontrerà nei prossimi giorni. Il tempo dirà se il ritorno comporterà conseguenze sul riordino delle finanze vaticane, la cui supervisione integrale il Papa vorrebbe centralizzare presso l’Amministrazione del Patrimonio di San Pietro (Apsa), retta dall’ex-segretario della Cei Nunzio Galantino, con la collaborazione anche del vescovo argentino Oscar Zanchetta.
UTERO IN AFFITTO COME REATO UNIVERSALE: AVVIATA LA DISCUSSIONE ALLA CAMERA
La legge italiana del 2004 sulla fecondazione artificiale (“procreazione medicalmente assistita”) vieta a chiare lettere nel suo articolo 12, comma 6 tutto ciò che si riallaccia al cosiddetto ‘utero in affitto’: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.
Il testo vigente tuttavia non punisce chi commette il reato all’estero (come mostrano i tristi casi ad esempio dell’ex-governatore della Puglia Nichi Vendola e del senatore piddino Sergio Lo Giudice, che hanno fruito, finanziandolo profumatamente, del turpe traffico).
Alla falla legislativa cercano ora di porre rimedio due proposte di legge. La prima - presentata da Giorgia Meloni il 23 marzo 2018 e corredata delle firme dell’intero gruppo di Fratelli d’Italia – chiede che il reato sia perseguibile in Italia anche se commesso all’estero. Ovvero: indipendentemente dal fatto che il trasgressore sia italiano o straniero. La proposta Meloni postula dunque che l’utero in affitto sia considerato in Italia un reato universale. La seconda proposta – presentata da Mara Carfagna il 20 luglio 2020 e corredata di altre 13 firme di Forza Italia – va nella stessa direzione, con la limitazione che il reato venga commesso all’estero da un cittadino italiano.
La discussione parlamentare è stata avviata mercoledì 23 settembre 2020 in Commissione Giustizia della Camera dei deputati: Carolina Varchi (Fratelli d’Italia) ha svolto la relazione introduttiva, ricordando i termini della questione e illustrando sinteticamente le due proposte, che si spera possano unificarsi. Il seguito della discussione è stato poi rinviato.
Come ha evidenziato Giorgia Meloni – che ieri, 28 settembre, è stata nominata presidente dei Conservatori e Riformisti europei (segretaria la polacca Anna Fotyga, Diritti e Giustizia – tesoriere lo spagnolo Jorge Buxadé, vicepresidente di Vox) – “la maternità surrogata è la forma di schiavitù del terzo millennio, che umilia il corpo delle donne e trasforma i bambini in una merce”. A questo punto l’auspicio è uno solo: che anche la maggioranza parlamentare aderisca alla modifica legislativa che trasforma il reato di ‘utero in affitto’ in reato per l’Italia universale. E’ una battaglia di civiltà su cui tutti dovrebbero concordare, al di là di ogni logica perversa di partito e schieramento. Vedremo.
IN SPAGNA SOCIALISTI E PODEMOS VOGLIONO TRASFORMARE IL VALLE DE LOS CAIDOS IN LUOGO DI ‘MEMORIA DEMOCRATICA’ E CACCIARE I BENEDETTINI – I VERTICI DEI VESCOVI SPAGNOLI RICEVUTI DUE VOLTE DAL PAPA
Dalla Spagna giungono notizie sempre più preoccupanti: non solo in tema di Coronavirus, ma anche di sviluppo del progetto di totalitarismo rosso anticlericale del governo Sanchez-Iglesias. Socialisti e Podemos si sentono eredi della funesta Repubblica spagnola degli Anni Trenta, le cui nefandezze anche anti-cattoliche provocarono – il 18 luglio 1936 – l’Alzamiento e l’inizio di una sanguinosa guerra civile, che si concluse nel 1939 con la vittoria degli ‘azzurri’ del generale Franco, benedetta dalla Chiesa spagnola e da quella universale, con papa Pio XII. Eloquente il radiomessaggio papale del 16 aprile 1939: “Il sano popolo spagnolo, con quella generosità e franchezza che costituiscono le due caratteristiche del nobilissimo suo spirito, insorse deciso in difesa degli ideali della fede e della civiltà cristiana, profondamente radicati nel suolo fecondo di Spagna; ed aiutato da Dio che non abbandona quelli che in Lui sperano seppe resistere all’attacco di coloro che, ingannati da quello che essi credevano un ideale umanitario di elevazione dell’umile, in realtà combattevano a favore dell’ateismo".
Ci si ricorderà che il 24 ottobre 2019 le spoglie di Franco erano state traslate dal mausoleo del Valle de los Caidos al cimitero della periferia madrilena di El Pardo-Mingorrubio. All’atto di lesione del Concordato ispano-vaticano del 1979 si era opposto con forza l’abate benedettino Santiago Cantera, ma senza ottenere l’appoggio adeguato né dalla Chiesa spagnola né da quella universale. Che pure ambedue dovrebbero essere riconoscenti a Francisco Franco (oppure no… vogliamo falsificare anche la storia per ragioni di – presunto - quieto vivere?).
Nel 2006 Zapatero aveva presentato un progetto di legge sulla “Memoria storica”, approvato definitivamente dalle Cortes nel 2007. E’ quel testo che ha dato spunto all’esumazione delle spoglie di Franco. Ma il governo minoritario Psoe-Podemos (cui il Congreso ha dato la fiducia il 7 gennaio 2020 con 167 sì, 165 no e 18 astensioni) sta facendo di peggio.
Il 15 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un avamprogetto di revisione della Legge sulla Memoria storica, che tra l’altro così si esprime sul Valle de los Caidos: “Si considera il Valle de los Caidos come un luogo di memoria democratica e un cimitero civile. Si estingue la Fondazione della Santa Croce e si abroga tutta la legislazione concernente il Valle de los Caidos”. I luoghi del Valle de los Caidos verranno ad assumere una funzione commemorativo-didattica. Come ben illustra la dichiarazione su Twitter di Podemos, in risposta alla campagna subito scattata – da parte in particolare di Vox e di ambienti del partito popolare - all’insegna de “Il Valle non si tocca”: “Il Valle si tocca. Convertiremo il Valle de los Caidos in un luogo dove si faranno conoscere i crimini del franchismo”. La prima vicepresidente del Governo, Carmen Calvo – come è noto controparte della Chiesa spagnola e del Vaticano nelle questioni religiose – ci ha tenuto a dichiarare che la trasformazione del Valle de los Caidos era “realista, urgente, necessaria” così come la cacciata dei monaci benedettini, la cui Fondazione “è incompatibile nei suoi fini con i principi e valori costituzionali”. Il coraggioso e battagliero abate Santiago Cantera non si rassegna e guida la resistenza al progetto.
La situazione religiosa in Spagna inquieta naturalmente molti cattolici spagnoli e almeno una parte dei vescovi. Anche il Vaticano, pur sottotraccia, è assai preoccupato: per il cardinale Pietro Parolin la partita da giocare con il governo Psoe-Podemos è molto delicata. Tuttavia sarebbe grave (e molto scoraggiante per tanti cattolici spagnoli) se la Santa Sede abbozzasse senza fare resistenza ai colpi d’ariete portati al Concordato e alla libertas Ecclesiae dal Mostro rosso-rosso. Non c’è solo la trasformazione del Valle de los Caidos, monumento per la riconciliazione voluta da Franco, in cui sono sepolti decine di migliaia di combattenti di ambo i fronti della Guerra civile e anche 52 martiri beatificati. Ci sono la legge feroce sull’eutanasia, le minacce al 7 per mille, le questioni attinenti all’educazione e all’imposizione dell’ideologia lgbt…
Già il 3 marzo il Papa aveva ricevuto i vertici rinnovati della Chiesa spagnola, i cardinali Juan José Omella (arcivescovo di Barcellona, presidente) e Carlos Osoro Sierra (arcivescovo di Madrid, vicepresidente). Un’udienza ufficiale era fissata per sabato 19 settembre…. Ma, pur mantenendo l’udienza in programma, Francesco ha voluto convocare Omella e Osoro poche ore dopo essere arrivati a Roma, giovedì mattina 17 settembre per un primo ampio scambio di vedute sulla Chiesa spagnola e il suo futuro. In totale il Papa ha ascoltato e colloquiato per circa tre ore con i vertici della conferenza episcopale. Un lasso di tempo che non si può non ritenere significativo della preoccupazione con cui Francesco segue l’evolversi del processo laicista. Interpellati dai giornalisti in varie occasioni nel loro soggiorno romano, Omella e Osoro se la sono cavata insistendo sulla necessità di dialogare con il Governo. Speriamo che la loro schiena non si curvi troppo, fino a ingobbirli definitivamente. Illusione?