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    BRECCIA DI PORTA PIA: VOCI DIVERSE (CON PREMESSA D'ATTUALITA')

    BRECCIA DI PORTA PIA: VOCI DIVERSE (CON PREMESSA D'ATTUALITA') – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 ottobre 2020

     

    Nella festa degli Angeli Custodi una selezione di voci diverse a proposito del centocinquantesimo anniversario della Breccia di Porta Pia e del plebiscito successivo del 2 ottobre 1870. In apertura una doppia premessa d’attualità

     

     

    PREMESSA FRANCESCANA: UN COMUNICATO, UN LIBRO E IL CARDINALE PAROLIN

     

    ***  Ieri primo ottobre, alle 12.46, ci è giunto un comunicato della Sala Stampa della Basilica di San Francesco ad Assisi dal titolo: “PRESIDENTE CONTE AD ASSISI PER FESTA SAN FRANCESCO – DA LOGGIA SACRO CONVENTO SUO MESSAGGIO ALLA NAZIONE”. Occhiello: Regione Marche dona olio per lampada. Frecce Tricolori sorvoleranno cieli di Assisi. Sottotitolo: Domenica dalle 10  presenti i Ministri Di Maio e Bonetti e sottosegretario Martella”.

    Letto il titolo, ci siamo messi sull’attenti e abbiamo - con il dovuto raccoglimento - scorso il testo, che anticipa quel che accadrà ad Assisi il 4 ottobre, per la festa di San Francesco, tra l’altro patrono d’Italia (con santa Caterina da Siena). Ecco il passo che ha attratto la nostra attenzione (neretto compreso):

    “A presiedere la celebrazione in Basilica Superiore ci sarà l’Arcivescovo Metropolita di Pesaro, Mons. Piero Coccia. Dopo la Santa Messa e l'accensione della Lampada Votiva al Santo, il Presidente del Consiglio parlerà alla Nazione dalla Loggia del Sacro Convento dopo il saluto del Ministro Generale OFMConv, padre Carlos Trovarelli. La giornata si concluderà alle 16.45, dopo i vespri presieduti dall'Arcivescovo di Fermo, Mons. Rocco Pennacchio, con la benedizione, all'Italia e al mondo, con la Chartula di San Francesco. L'intero evento verrà trasmesso in diretta su RAI1”.

    Che ne dite? C’è qualcosa di curioso nel titolo e nel passo citati (oltre che in uno dei quattro neretti)?

    *** Sempre ieri primo ottobre, in serata, padre Enzo Fortunato – poliedrico direttore della Sala Stampa del Sacro Convento e del mensile San Francesco – ha presentato presso il Protettorato San Giuseppe di Roma (via Nomentana 341, vicino alla Basilica di Sant’Agnese) il suo ultimo libro “La tunica e la tonaca” (ed. Mondadori). Da quanto abbiamo ascoltato e a una prima scorsa il libro appare verosimilmente assai singolare e non privo di spunti di interesse. Vi si compara la tunica di Gesù alla tonaca di San Francesco (lo leggeremo e lo recensiremo). Tra gli ospiti della serata all’aperto – oltre all’ex-comandante della Gendarmeria Pontificia Domenico Giani (che abbiamo rivisto con piacere e che da ieri presiede la Fondazione Eni) – il cardinale Segretario di Stato in veste di relatore, reduce dall’incontro con l’omologo statunitense Mike Pompeo (in cui ognuno, con ferma cordialità, ha ribadito le sue posizioni sui modi dei rapporti con la Cina comunista).

    Della relazione del cardinale Pietro Parolin citiamo alcuni brevi passi:

    . La pandemia ha provocato (anche) in me tanto disorientamento. (…) Il nostro tempo, liquido e triste (...) può sembrare un tempo per realisti e non per sognatori, per edificatori di muri e non per costruttori di ponti. (…) Anche il mondo di san Francesco era un mondo di insicurezza, pieno di torri di guardia e di mura difensive, nel quale uno sparuto gruppo di Minores aveva avuto l'udacia e l'ingenuità di predicare la pace tra le mura dei rissosi comuni italiani e lungo le tende di eserciti intenti a combattere una guerra 'santa'. .

    . (sull’enciclica “Fratelli tutti”): Proposta rivolta a singoli e popoli (...) risvegliatisi sulla 'stessa barca' nella tempesta scatenata da un virus tanto microscopico quanto letale. 'Manifesto' della nuova anima da dare alla globalizzazione.(...) Rimarrà nella storia, non solo perché è la prima ad essere firmata fuori Roma, ma perché diventa bussola per l'uomo smarrito del nostro tempo. 

    E’ con i gesti che vestiamo di coerenza le nostre parole.  

     

    A 150 ANNI DALLA BRECCIA DI PORTA PIA (20 SETTEMBRE) E DAL PLEBISCITO DEL 2 OTTOBRE 1870: VOCI DIVERSE, DA GIOVANNI MARIA VIAN A FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO, DA RICCARDO DI SEGNI A MARIO CIGNONI , DA ANDREA RICCARDI A GIUSEPPE DALLA TORRE, DA CARLO CARDIA A GIOVANNI SALE

     

    Nella Roma ancora pontificia erano le cinque e mezzo del 20 settembre 1870, quando le prime cannonate risuonarono nei pressi di Porta San Lorenzo, a Termini, Porta Pia, Porta San Giovanni, dalle sei contro Porta San Pancrazio. Poco dopo le nove i bersaglieri entrano nell’Urbe da una breccia a poca distanza da Porta Pia in direzione di Porta Salaria. Papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti) ha già dato al generale Kanzler (comandante delle truppe pontificie) l’ordine di capitolare e la bandiera bianca sventola ormai su San Pietro e su Castel Sant’Angelo. Tuttavia si combatte ancora per poco a Porta Pia, attorno alla breccia: è lì che perderanno la vita alcune decine di zuavi pontifici e altrettanti bersaglieri. Poi le armi taceranno e le truppe italiane entreranno in città, con esuli, giornalisti e anche missionari biblici al seguito.

    Il 2 ottobre 1870 si svolge il plebiscito per l’annessione di Roma al Regno d’Italia: 40746 i sì, 46 i no (con 7 schede nulle). A Borgo su 1546 votanti, 1546 sì. Larga parte dei cattolici non si recò a deporre la scheda nei tredici gazebo dell’epoca (padiglioni di legno ricoperti di tricolori). Roma è definitivamente italiana e il Papa si è ritirato per protesta dentro il Vaticano.

    Il centocinquantesimo della presa di Roma e del plebiscito hanno offerto l’occasione ai media – in particolare ai ‘giornaloni’ – di rievocare ampiamente quei giorni. In particolare va segnalato il succoso ‘diario’ degli avvenimenti che, curato da Stefano Tomassini è apparso su Repubblica dal 5 settembre a oggi 2 ottobre. Interessanti – tra quelli che abbiamo letto - anche i paginoni della stessa Repubblica, del Corriere della Sera, del Messaggero, gli articoli de La Nuova Bussola Quotidiana. Stimolante la puntata del 20 settembre di Protestantesimo (Rai Due) dedicata agli eventi di un secolo e mezzo fa.

    Ecco un florilegio (certo non esaustivo) di passi che riteniamo suscettibili di interesse estrapolati da alcuni interventi – in larga parte di storici – apparsi nei media.

    * 13 settembre 2020, Corriere della Sera, a cura di Antonio Carioti, sotto il titolo: “Le cannonate benefiche. Porta Pia rafforzò la Chiesa”

    . Giovanni Maria Vian/1 (possibilità di evitare lo scontro armato? ): Credo che non ci fossero margini per un negoziato. Pio IX si sentiva molto italiano e all’inizio del suo pontificato aveva guardato in modo benevolo al moto risorgimentale. (…)  Tra gli ecclesiastici molti si rendevano conto che l’esaurimento del potere temporale era inevitabile, ma papa Mastai Ferretti vedeva in gioco anche una questione religiosa. Non va dimenticato che il radicalismo garibaldino e mazziniano non era ostile soltanto allo Stato pontificio, ma alla Chiesa cattolica in quanto tale.

    . Giovanni Maria Vian/2: Nei primi tempi dopo la presa di Roma, la ricorrenza del 20 settembre fu motivo di polemica, era celebrata in modo ostentato dalle autorità civili, mentre quelle religiose non nascondevano il loro forte disaccordo. Invece nel centenario tutto era cambiato. Fu Paolo VI nel 1970 a cogliere l’occasione per sciogliere tutti i corpi armati pontifici, eccetto l’«antichissima» guardia svizzera, e il 20 settembre mandò il cardinale vicario di Roma, Angelo Dell’Acqua, alle celebrazioni. Oggi quell’avvenimento così significativo è quasi dimenticato. Ciò riflette una generale cancellazione della storia, a mio avviso dannosa. Nel caso specifico sarebbe opportuno guardare a Porta Pia come momento di accelerazione di un processo di distacco della Chiesa dai vincoli temporali che in fondo lo stesso Pio IX aveva intravisto: per esempio quando nel 1855 destinò un tributo medievale che gli versò, con gli arretrati, il re delle Due Sicilie non allo Stato pontificio, ma per il monumento all’Immacolata in piazza di Spagna. La breccia di Porta Pia fu per il cattolicesimo un momento di purificazione. Come notava Joseph Ratzinger, il futuro Benedetto XVI, già negli anni Sessanta, il cristianesimo non può che opporsi all’assolutizzazione di tutte le forme di potere politico: perché le relativizza, rinviando all’unico Dio.

    . Francesco Margiotta Broglio: Per la maggioranza degli italiani il 20 settembre ormai è solo il nome di alcune vie. Le ferite di Porta Pia sono state sanate con i Patti Lateranensi, in particolare con la convenzione finanziaria che assicurò alla Santa Sede risorse economiche ingenti. Da un altro punto di vista i referendum sul divorzio e sull’aborto sono stati colpi ben più gravi della breccia del 1870 per l’influenza della Chiesa nella società italiana.

     

    * 18 settembre 2020, Riforma.it, Mario Cignoni, sotto il titolo “XX Settembre. Quando i colportori entrarono a Roma con la Bibbia”: Quel giorno, dopo l’esrrcito, entrarono in Roma alcuni colportori: venditori ambulanti di Bibbie. (…) Il 20 settembre essi entrarono in città , ma non tutti insieme: il primo passò per la breccia ancora fumante; un altro passò per Porta Pia, seguito da un cane che tirava un carretto carico di Bibbie; altri lo seguirono per quella via, mentre un altro passò per Porta San Giovanni e qualcuno giunse nei giorni successivi. (…) La prima domenica (25 settembre) volendo raccogliersi in preghiera, (…) i colportori si avviarono al Colosseo, luogo simbolo degli antichi martiri cristiani, e salirono sugli spalti più alti da dove si gode una vista splendida sulle rovine, sulla città e sulla campagna. Lassù aprirono la Bibbia e lessero, insieme, il racconto del viaggio dell’apostolo Paolo a Roma (Atti 28). Poi Bruce (NdR: T.H. Bruce, laico scozzese, che aveva organizzato l’azione della Società biblica britannica e forestiera) lesse un brano dell’Epistola ai romani e concluse con una preghiera di ringraziamento per la libertà religiosa finalmente vigente in città. Fu un evento emozionante e memorabile. In quei giorni storici la Società Biblica fu la sola nell’introdurre e diffondere la Bibbia: la sua azione precedette quella delle chiese evangeliche, che giunsero presto, ma dopo. (NdR: da notare l’interessante e variegato servizio proposto su protestanti e Risorgimento dalla trasmissione di Rai 2 Protestantesimo  -protestantesimo.rai.it., visibile su Raiplay - di domenica 20 settembre 2020 )

     

    *20 settembre 2020, laRepubblica, a cura di Simonetta Fiori, sotto il titolo “Porta Pia. Roma libera e italiana”.

    Riccardo Di Segni/1: Tra i pochi a conservare una memoria positiva di quell’avvenimento sono proprio gli ebrei, e specialmente gli ebrei romani, per i quali l’ingresso del regio esercito a Roma significò la fine della soggezione di secoli al dominio papale, che li teneva ancora chiusi nel ghetto con tutta una serie di limitazioni e umiliazioni.

    Riccardo Di Segni/2: Non è un caso che il compito (ingrato o ambito, dipende dai punti di vista) di aprire a cannonate la breccia sulle mura fu affidato (tra gli altri) a un ebreo piemontese, Giacomo Segre, capitano di artiglieria, che non temeva la minaccia di scomunica.

    Riccardo Di Segni/3: Per gli ebrei romani e italiani fu un evento decisivo, che aprì una stagione di piena integrazione, ma di breve durata, perché ancora prima del fascismo, la presenza di pochi ebrei illustri nelle stanze del potere (da Luigi Luzzatti a Ernesto Nathan) entrò in conflitto con i politici cattolici.

    Andrea Riccardi/1: Per molte famiglie legate alla Chiesa cattolica la Breccia di Porta Pia rappresentò un trauma profondo, una sorta di apocalisse. La mia famiglia paterna viveva a Trevi, in Umbria, e nel negozio di bassa farmacia dei miei avi si riversavano malumore e rimpianto. (…) Il fratello di mio bisnonno era stato mandato a studiare a Roma, al collegio Angelicum. Divenuto monaco di San Paolo, venne fatto diacono pochi giorni dopo il 20 settembre, ma una volta tornato in Umbria fu condannato a due anni di carcere per renitenza alla leva: vivendo nello Stato del Papa non sentiva di dovere fare il servizio militare per la nuova Italia.

    Andrea Riccardi/2: Fino alla Breccia di Porta Pia il mondo ecclesiastico e molti fedeli sembravano avvolti da un sortilegio mistico: pur sapendo che gli italiani erano alle porte, ci si rifugiava in attese miracolistiche. (…) Ma quello che mi sembra più interessante è che, allo stordimento da apocalisse, subentra immediatamente un realismo tipicamente romano e dallo stesso 20 settembre si comincia a vivere insieme. Anche i fedelissimi di Pio IX si adattano a convivere con i ‘buzzurri’, come venivano chiamati i non romani accorsi per fondare la capitale dello Stato italiano.

    Francesco Margiotta Broglio: Se vogliamo analizzare Porta Pia da un altro punto di vista, da vari decenni lo Stato Pontificio era pieno di debiti. E furono i bersaglieri italiani a impedire il fallimento: grazie a loro lo Stato del Papa scomparve e i debiti non furono mai pagati. Chi poi avrebbe risolto i problemi del Papa fu Mussolini perché accanto ai Patti Lateranensi firmò una convenzione finanziaria che risolse la questione. E nell’85 fu Bettino Craxi a venire in soccorso della Chiesa con l’introduzione dell’8 per mille.

     

    * 20 settembre 2020, Avvenire, Giuseppe Dalla Torre, sotto il titolo “La resistenza di Pio IX? Legittima e doverosa”: Per quanto riguarda specificamente lo Stato Pontificio rimane un dato indiscutibile: nonostante tutti gli sforzi messi in opera da mazziniani e da agenti piemontesi, non si riuscì mai a ottenere una sollevazione del popolo romano che decretasse, dall’interno, la fine della sovranità temporale dei Papi. (…) Il popolo romano si manifestò sempre insensibile alle sirene dell’unità nazionale: forse per memoria della brutta fine delle due Repubbliche romane, quella del 1799 e quella del 1849, forse per amore del quieto vivere che era sua caratteristica, forse per i vantaggi che il paternalistico governo pontificio pure assicurava, forse per il timore del peggio, se non per affezione di sudditi al proprio sovrano.

    * 20 settembre 2020, Avvenire, Carlo Cardia, sotto il titolo “La memoria di Porta Pia disegna la storia d’Italia”: I protagonisti della Breccia di Porta Pia hanno caratteri particolari, perché il re e i governanti d’Italia sono in larga parte cattolici, ma anche laici e separatisti, molti massoni. Però hanno un interesse comune, quello di portare la capitale a Roma senza provocare fratture eccessive in una popolazione cattolica e devota al Papa. (…) La presa di Roma costituisce un evento bellico modesto, in virtù delle disposizioni che Pio IX dà al generale Kanzler il 19 settembre perché ‘la difesa di Roma (deve) consistere in una protesta atta a constatare la violenza, e nulla più: cioè di aprire trattative per la resa appena aperta la breccia’.

     

    * Famiglia cristiana 38/2020, padre Giovanni Sale, sotto il titolo “Quella breccia alla fine fu una benedizione”: (Pio IX era) Rassegnato agli eventi e in preghiera. Il Papa era agitato da diversi sentimenti e pensieri. Secondo alcune testimonianze era molto preoccupato per la cupola di San Pietro: temeva che un attacco forte potesse comprometterne la stabilità. E così andava spesso alla finestra del suo studio per vedere se il Cupolone era ancora al suo posto. (….) La massoneria, sostenuta dall’Inghilterra, ebbe un ruolo importante, ma non decisivo. Furono le contingenze politiche internazionali, in particolare la guerra tra la Francia e la Germania, che resero possibile l’ingresso dei bersaglieri italiani a Porta Pia.

     

     

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