CORPUS DOMINI, NANCY PELOSI, OSSERVATORE STRADA, DOMENICO POMPILI- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 luglio 2022
Qualche nota su alcuni accadimenti degli ultimi giorni.
PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI: A FILETTINO SI’ E A ROMA NO…
E’ domenica 19 giugno 2022….T’adoriam Ostia divina, t’adoriam Ostia d’amore/Tu degli angeli il sospiro… le note del popolare inno eucaristico si spandono nell’aria buona di Filettino tra piazza Arcangelo Caraffa e piazza Giuditta Tavani Arquati. La banda, la confraternita, i petali di rosa, le angiolette e, protetto dal baldacchino, l’ostensorio retto da don Pierluigi Nardi, da qualche mese parroco dell’incantevole villaggio nel cuore dei Monti Simbruini. Dietro un gruppone orante di fedeli. Tantum ergo sacramentum (in latino e in versione italiana). Adorazione e benedizione all’altarino con tappeto infiorato (con la colomba della pace) di piazza Caraffa… poi a piazza Tavani Arquati ecco - preceduto pure da una piccola infiorata - l’altro altarino, su cui tradizionalmente, impetrando benedizioni, i genitori fanno sedere i loro piccolini.
Corpus Domini a Filettino, in qualche modo periferia della cristianità. E a Roma, cuore della cristianità? Nada de nada. Domanda: perché? Basta un acciacco del vescovo per annullare una processione così importante?
NANCY PELOSI, PREMIO FACCIATOSTA E ARROGANZA? ‘PARLO DA CATTOLICA E NON SEMPRE SI VEDONO I CRISTIANI VIVERE IL VANGELO’
Una forte ipoteca sul Premio Facciatosta e Arroganza Cattofluida 2022 l’ha posta nei giorni scorsi la nota Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti USA che non perde occasione di sbandierare il suo ‘cattolicesimo’. E’ noto che il suo vescovo Salvatore Joseph Cordileone (arcivescovo di San Francisco) il 19 maggio 2022 le ha vietato la Comunione nell’arcidiocesi di San Francisco fino a quando la Pelosi non avesse ripudiato pubblicamente il suo sostegno all’aborto. Ma la Pelosi – che fa parte della combriccola Biden-Clinton-Obama e porpore annesse – ha addirittura rincarato la dose in materia, definendo la sentenza della Corte Suprema che delega la decisione sull’aborto ai singoli Stati dell’Unione come “crudele, scandalosa, oltraggiosa e straziante. Un insulto .E' uno schiaffo in faccia alle donne che vogliono usare il proprio giudizio per prendere le proprie decisioni sulla loro libertà riproduttiva” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1085-aborto-sentenza-usa-i-sinceri-democratici-in-pieno-delirio.html).
Ebbene la stessa Pelosi il 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo, ha assistito in prima fila alla messa solenne in San Pietro, presieduta dal Papa, che l’ha anche voluta salutare calorosamente prima. La stessa Pelosi ha ricevuto la Comunione da un sacerdote. E’ vero che la nota di mons. Cordileone è valida solo per l’arcidiocesi di San Francisco e tuttavia quello che è successo a San Pietro alla messa presieduta dal Papa rappresenta un vero schiaffo da parte di Santa Marta non solo all’arcivescovo e a buona parte dei vescovi statunitensi, ma anche ai cattolici di tutto il mondo. Perché fin qui non si è sentito che la stessa Pelosi abbia pubblicamente ripudiato il suo sostegno all’aborto, ma – come si diceva - semmai si è accalorata ancora di più sulla questione.
C’è di più. Nel corso della sua visita un po’ pubblica un po’ privata, la Speaker ha incontrato i presidenti di Camera e Senato e il ministro degli esteri Di Maio (che, presente al ricevimento presso l’ambasciata USA, ha addirittura e grottescamente messo la mano sul cuore al momento dell’inno statunitense… se ci fosse ancora Totò…); e ha fatto visita anche alla Comunità di Sant’Egidio, trasmettendole un assegno di 25mila dollari a favore dei corridoi umanitari da parte del Dipartimento di Stato. Nonché osservando al momento del congedo secondo il presidente Marco Impagliazzo (vedi Avvenire del 30 giugno 2022): “Parlo da cattolica e non sempre si vedono i cristiani vivere realmente il Vangelo”. Che dite? Premio Facciatosta e Arroganza Cattofluida per acclamazione e a vita?
E’ NATO L’OSSERVATORE DI STRADA’….
Quando in tempi problematici come i nostri - quelli del mordi e fuggi, dell’usa e getta, della fluidità elettronica e identitaria - nasce un periodico di carta, non ci si può che giornalisticamente rallegrare. Tanto più se può aiutare chi è costretto a trascorrere le giornate da emarginato a sentirsi ancora vivo e operoso, dotato di nome e cognome.
Felicitazioni e auguri dunque al nuovo L’Osservatore di strada – come si nota subito, anche dal formato, virgulto di antico tronco – presentato martedì 28 giugno in Sala Stampa Vaticana e distribuito – a offerta libera - per la prima volta il giorno seguente in piazza San Pietro. Il mensile – che porta il sottotitolo “Il giornale dell’amicizia sociale e della fraternità” e che è frutto della collaborazione con diverse associazioni caritative - lo si troverà poi dopo ogni Angelus sempre in Piazza e il ricavato andrà a beneficio di poveri e senzatetto che si faranno carico della diffusione. Chi frequenta i luoghi, sa che lì ce ne sono molti.
E’ importante evidenziare prima di tutto - come ha detto il direttore editoriale dei media vaticani Andrea Tornielli – che L’Osservatore della strada “non è un giornale pensato per i senzatetto o per i poveri, ma con i senzatetto e con i poveri (…) Li coinvolge facendoli parlare”. Per Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, il nuovo mensile “è frutto di un bel gioco di squadra”. In ogni caso “non è facile fare un giornale così: è un mensile in qualche modo rivoluzionario, innovativo”. Scrive Monda nell’editoriale del primo numero: (E’) “un giornale che esce dalle stanze della redazione per andare lungo le strade, dove vive chi non ha un tetto né ‘dove posare il capo’ per incontrarlo e provare a renderlo protagonista. (…) Se i media vaticani devono comunicare la voce della Chiesa, la voce del Papa, dobbiamo offrire le chiavi di lettura di questo Pontificato e di questo tempo, che camminano insieme”.
‘Artefice principale’ del mensile (Andrea Monda scripsit) è stato Piero Di Domenicantonio (che ne è il coordinatore, insieme con Roberto Cetera). Di Domenicantonio ha illustrato in Sala Stampa genesi e sviluppo di un’idea non così facile da concretizzare, un Osservatore fatto con semplicità, con passione e insieme: non solo dai poveri o dai senzatetto, “che hanno un talento per la scrittura o per il disegno o semplicemente una storia da raccontare o un’opinione da esprimere”, ma anche a chi con loro vuole interloquire. Ogni numero, di dodici pagine, sarà tematico (il primo è dedicato alla strada, il secondo sarà sull’estate, periodo spesso di grande solitudine). Nel primo numero troviamo – oltre a una riflessione sul tema scelto ispirata da parole e gesti di papa Francesco – un paginone intitolato ‘Canti dalle periferie’, in cui poveri e senzatetto esprimono la loro arte. In ultima pagina anche una riflessione spirituale del cardinale Enrico Feroci che rievoca le sensazioni provate quando sente la parola ‘strada’. E cita così anche due canzoni famose: Quando busserò alla rua porta e E’ bella la strada (ciellina, di Claudio Chieffo).
MONS. DOMENICO POMPILI A VERONA, CONQUISTATA DAL CENTROSINISTRA PER SUICIDIO DEL CENTRODESTRA: UNA GRANDE SFIDA
Sabato 2 luglio 2022 è stata annunciata la nomina di mons. Domenico Pompili a successore di mons. Giuseppe Zenti. Il cinquantanovenne dalle forti radici ciociare lascerà dunque Rieti (una diocesi non certo facile, per di più colpita dal terremoto) per raggiungere una diocesi grande che ruota attorno a una città che, per motivi diversi, si presenta come di difficile governabilità politica e pastorale. Come è noto, Verona ha una larga maggioranza di centrodestra ma, per lacerazioni suicide in seno alla stessa, è governata oggi dal centrosinistra stretto attorno al suo uomo simbolo, l’ex-calciatore Damiano Tommasi, un cattosinistro di virtù personali e sociali, ma che di quella categoria presenta i difetti populistici che molto puntano su immagini e emozioni spesso strappalacrime in funzione elettoralistica (vedi ad esempio la retorica dell’integrazione dispiegata con lo sfruttamento pubblicitario della capolista in Consiglio comunale, guarda caso una ragazza di origine togolese, che ha avuto 321 preferenze…). A Tommasi la nota lobby (che ha avuto un peso rilevante nella sua vittoria) chiederà certo di passare all’incasso, così da cancellare la città del Congresso mondiale delle famiglie e crearne una all’insegna della fluidità arcobaleno.
Il vescovo Pompili fin qui ha dimostrato sempre, in ogni servizio ecclesiale che gli è stato chiesto, di non aver tradito le proprie origini caratterizzate dal contatto profondo con la terra, dalla fedeltà alla dottrina cattolica, dalla vicinanza alle persone, dal lavoro instancabile, da una riflessione costante, da un pragmatismo sostanziale poco propenso alle chiacchiere, dall’umiltà del suo stile di vita. Verona per lui sarà un ulteriore grande banco di prova. Ci sia permesso di sperare.
Nato a Roma il 21 maggio 1963, cresciuto ad Acuto (tra Fiuggi e Piglio), è stato ordinato sacerdote nel 1988. Nel 1990 ha conseguito la licenza e nel 2001 il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 1988 al 1999 è stato segretario dell’allora vescovo di Anagni-Alatri Luigi Belloli e direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, oltre che parroco di Vallepietra. Negli anni successivi è stato anche, tra l’altro, vicario episcopale per la pastorale e direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi. Nel 2007 (inizio della presidenza Bagnasco) è stato nominato direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e due anni dopo sottosegretario.
Nel 2015 papa Francesco l’ha voluto vescovo di Rieti (il pontefice il primo dicembre 2019 a Greccio ha anche firmato la lettera apostolica Admirabile signum sil significato e sul valore del presepe, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/915-francesco-lettera-sul-presepe-messa-congolese-con-qualche-nota.html ). Dal 2018 Pompili è Presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei. Nel 2020-21 è stato anche amministratore apostolico della diocesi di Ascoli Piceno. Ora lo attende la grande sfida di Verona.
Comunicando sabato 2 luglio nella cattedrale di Rieti il suo trasferimento a Verona, mons. Pompili ha tra l’altro osservato: “Si dice solitamente che a Rieti non succede mai niente. E’ successo di tutto invece: terremoto, pandemia, alluvione, crisi economica e sociale. E siamo stati insieme. ‘Fides’ significa ‘legame’ che per quanto in visibile è indistruttibile”.
Infine, nella prima lettera ai fedeli veronesi – dopo aver abbracciato “con gratitudine” il predecessore e aver definito “inattesa” per lui fino a pochi giorni prima la scelta di papa Francesco - il nuovo vescovo ha evidenziato, prendendo spunto da una riflessione del teologo veronese Romano Guardini, che “dobbiamo onestamente riconoscere che il ‘suolo umano’ si è impoverito, si è svuotato del suo humus di relazioni, legami, responsabilità e così è divenuto friabile e inconsistente. Al punto che l’uomo stesso, su questo terreno incerto, finisce per diventare ‘di sabbia’. Siamo tutti, donne e uomini, dalla ‘testa pesante’ che fatichiamo a portare avanti la nostra vita, dubitiamo del tragitto e del senso, chiedendo al contempo riconoscimento e rassicurazione.
In tale contesto, quale è la strada da percorrere insieme? Guardini non ha dubbi. E neanche io. Grazie alla fede cristiana, infatti, ‘emerge un punto, che non appartiene al mondo; un luogo, in cui si può camminare; uno spazio in cui si può entrare; una forza su cui ci si può appoggiare; un amore, a cui ci si può affidare’. È la ricerca della fede che vengo a vivere con voi, insieme a tutti, credenti e non credenti, donne e uomini di buona volontà.
Spero che il tempo che ci separa dall’incontro rafforzi in tutti la determinazione ferma e perseverante di camminare insieme”.