MIGRANTI/PAPA: UN 'FORSE' DI TROPPO – AVVENIRE, SALVINI, CREPALDI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 gennaio 2019
Un avverbio di troppo nel post-Angelus di oggi, domenica 20 gennaio 2019, da parte di papa Bergoglio. In un corsivo su ‘Avvenire’ Tarquinio vuol tappare la bocca a Salvini. Le parole ragionevoli del vescovo Crepaldi. Un P.S. ancora sul terrorista rosso Alvaro Lojacono Baragiola.
Non raramente, quando papa Bergoglio fa aggiunte a braccio ai discorsi preparati (in genere dalla Segreteria di Stato), capita che ne dica di grosse. E’ accaduto anche stamattina, domenica 20 gennaio 2019, all’inizio del dopo-Angelus…
“Oggi ho due dolori nel cuore: la Colombia e il Mediterraneo.
Desidero assicurare la mia vicinanza al popolo colombiano, dopo il grave attacco terroristico di giovedì scorso alla Scuola nazionale della Polizia. Prego per le vittime e per i loro familiari, e continuo a pregare per il cammino di pace in Colombia.
Penso alle 170 vittime, naufraghi nel Mediterraneo. Cercavano un futuro per la loro vita. Vittime, forse, di trafficanti di esseri umani. Preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo.”
Questo è quanto ha detto Francesco affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico. Rispetto al testo preparato c’è l’aggiunta ‘mediterranea’. La cifra di 170 vittime non è per niente accertata. Soprattutto quel “vittime, forse, di trafficanti di esseri umani” appare particolarmente infelice. Forse? Ma come, il Papa così prodigo nel condannare continuamente gli atteggiamenti – da lui giudicati “ipocriti” - di una parte del mondo cattolico praticante, ha qualche dubbio che i trafficanti, gli scafisti, siano responsabili dei morti nel Mediterraneo? Che anche qui, per lui, il responsabile massimo sia il ministero dell’Interno italiano Matteo Salvini, come lo è per certe Ong, per Leoluca Orlando (il sindaco di Palermo parla di “genocidio” e auspica un nuovo processo di Norimberga per Salvini… puro delirio!), per ‘Famiglia cosiddetta cristiana’, per il giornale ex-cattolico ‘Avvenire’? “Forse” gli scafisti sono responsabili… per favore il Papa ci risparmi l’uso di avverbi a dir poco ingiustificati.
Su quanto è accaduto a 50 miglia nautiche a nord-est di Tripoli non poteva mancare l’indignazione a comando del direttor furioso di ‘Avvenire’. In un corsivo apparso stamane in prima pagina, Tarquinio il Superbo scrive con disprezzo minaccioso a proposito del naufragio, riferendosi senza citarlo alle ragionevoli dichiarazioni di Matteo Salvini (“Tornano in mare davanti alla Libia le navi delle Ong, gli scafisti ricominciano i loro sporchi traffici e le persone tornano a morire”) sotto il titolo “Chi non fa almeno taccia”: “I signori dell’indifferenza e del cinismo d’Italia e d’Europa hanno congiurato, con trafficanti e capibanda libici, a lasciar morire alle porte di casa nostra uomini, donne e bambini, che corrono l’estremi rischio per non subire ancora un’estrema sofferenza. E hanno avvolto le loro scelte di mistificanti parole d’odio per i ‘buonisti’ umanitari che sulle cosiddette ‘barche delle Ong” si battono per evitare ogni morte. (..) Ma chi non ha parole di umanità, di compassione e di preghiera da dire, almeno taccia”. Chi il più delirante tra Tarquinio e Orlando? La risposta è molto ardua. E però ci tocca ripetere che è veramente puro e inconcepibile masochismo che un giornale con contenuti anche pregevoli in tema in lotta alla droga, all’usura, all’azzardo, al caporalato e in ambito culturale si faccia alfiere di una posizione politica che squassa il mondo cattolico, pervasa di un vero e proprio odio patologico verso il ministro dell’interno anche per compiacere i soliti ‘poteri forti’. Ma è la “misericordia”, bellezza!
Che i vertici della Cei sostengano nei fatti tale linea è a dir poco assurdo. Condividono tale linea forsennata o magari la subiscono perché così vuole Santa Marta con le sue italiche propaggini associative un tempo gloriose e oggi ridotte a meschine turiferarie del politicamente corretto?
Fortunatamente ogni tanto c’è qualche vescovo che fa sentire la sua voce cattolicissima e razionale in materia di immigrazione. L’ultimo è stato il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi che, in un’intervista apparsa lunedì 14 gennaio su ‘La Verità’, ha rilevato tra l’altro: “Una delle vie privilegiate di esercizio della carità è la politica, la quale richiede anche l’uso della ragione perché non si limita ad azioni personali di solidarietà ma vuole costruire una società solidale, che funzioni in tale modo. Non potendo andare tutti a Lampedusa ad accogliere immigrati bisogna impegnarsi con una buona politica la quale deve sempre perseguire il bene comune, che non è solo quello degli immigrati, ma anche quello della nazione accogliente e quello del bene della comunità universale. Quindi le politiche dell’immigrazione devono considerare i bisogni di chi chiede accoglienza e nello stesso tempo interrogarsi sulle reali possibilità di integrazione oltre l’assistenza immediata e di altri problemi, come per esempio combattere la criminalità organizzata che organizza gli sbarchi, disincentivare la collusione di alcune ONG, non scaricare tutta la responsabilità sull’Italia ma favorire la collaborazione europea e mediterranea e così via. La carità personale getta spesso il cuore oltre l’ostacolo, ma la politica deve regolare l’accoglienza in modo strutturale nella tutela del bene di tutti”.
Ancora: “Può darsi che il fenomeno delle migrazioni e delle immigrazioni di fatto continui, ma nessuno può dire che sia in sé un bene. I vescovi dell’Africa invitano i loro giovani a non emigrare e la Dottrina sociale della Chiesa dice che esiste prima di tutto un diritto a “non emigrare” e a rimanere nella propria nazione e presso il proprio popolo. Del resto, si sa che dietro la marea migratoria ci celano molti interessi anche geopolitici. Le migrazioni non sono quindi un bene in sé, la cosa dipende se servono il bene dell’uomo o no, e se non sono un bene in sé non sono nemmeno ineluttabili, anche se il giudizio di fatto oggi sembra dirci così.”
Giova ricordare che Giampaolo Crepaldi, presidente dell’Osservatorio Internazionale cardinale Van Thuăn, è stato de facto l’autore del “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” (Lev), uscito nel 2004, quand’era segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace? Che sia anche lui un incompetente in materia agli occhi degli ossequienti turiferari di certa stampa ex-cattolica?
P.S. Nell’articolo precedente (“1991/ Alvaro Lojacono Baragiola, BR: un video, una storia svizzera”, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/839-1991-alvaro-lojacono-baragiola-br-un-video-una-storia-svizzera.html ) abbiamo parlato del terrorista rosso diventato nel 1986 cittadino svizzero per parte di madre e richiamato alla memoria una vicenda minore (e pur significativa) di video per la quale era stato ‘promosso’ nel 1991 ad ‘artista’ del Settecentesimo della Confederazione. Può essere interessante notare che anche il terrorista rosso (figlio dell’economista del Pci Giuseppe Lojacono e della signora della buona borghesia ‘progressista’ Ornella Baragiola) ha nel mirino…Matteo Salvini (che, dopo essere riuscito a riportare in Italia Cesare Battisti, si sta dando da fare perché non resti questo un caso isolato): “Salvini? Politicamente allucinante. Paura non me ne fa, non temo possa venire qua”. Questa l’ultima dichiarazione di Alvaro Lojacono Baragiola, dipendente dell’Università cattolica di Friburgo (settore “Sicurezza e conflitti’!!!), condannato a 16 anni per il coinvolgimento nell’omicidio dello studente greco Mikis Mantakas (1975), a 17 anni (dalla giustizia elvetica in questo caso) per l’omicidio del giudice Girolamo Tartaglione (1978), all’ergastolo per aver fatto parte del commando BR che rapì il 16 marzo 1978 Aldo Moro, uccidendo i cinque uomini della sua scorta.
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