MARTIRI CRISTIANI: RICORDO DEI CARDINALI AMATO, MARTINO, AYUSO GUIXOT – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 gennaio 2025
Nell’ultimo trimestre del 2024 sono venuti a mancare tre membri di indubbia caratura del Collegio cardinalizio: Angelo Amato, Renato Raffaele Martino, Miguel Angel Ayuso Guixot. Porporati di spessore che Rossoporpora ha conosciuto e di cui ripropone alcune considerazioni su temi delicati, tra cui i rapporti con l’Islam, estrapolate in gran parte da interviste rilasciateci in momenti diversi.
CARDINALE ANGELO AMATO: MARTIRI CRISTIANI, PAESI ARABI E DIALOGO, STATOLATRIA ZAPATERICA, UNIONE EUROPEA
Deceduto a 86 anni il 31 dicembre 2024, il cardinale pugliese e salesiano Angelo Amato è stato tra l’altro segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede (2002-2008) e prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi (2008-2018).
Da “Intervista al prefetto Angelo Amato”( vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/68-intervista-al-prefetto-angelo-amato.html), rilasciata a “Il Consulente RE”, dicembre 2008
. (martiri cristiani) Tra i santi, i martiri. A Trieste il 4 ottobre è stato beatificato don Francesco Bonifacio, ucciso in Istria nel 1946 dai comunisti titini (vedi anche “Il Consulente RE” 5/08). Un martire dunque in tempi recenti. Tuttavia l’opinione pubblica, quando si parla di martiri cristiani, tende ancora a riandare immediatamente ai martiri dei tempi dell’Impero Romano, da Nerone a Diocleziano…
Come Lei sa, nell’omelia di Trieste ho mostrato come sempre, in venti secoli di cristianesimo, ci sia stata la scia rossa del martirio, non solo ai tempi dell’Impero Romano. Anche ai giorni nostri registriamo un martirio palese di cristiani in tante parti del mondo, dove i cattolici non possono esprimere liberamente la loro fede, vengono perseguitati, perfino uccisi in odium fidei. Tale persecuzione anticristiana, però, non avviene solo fuori d’Italia: anche in Italia accade, attraverso norme di legge, sentenze della magistratura, comportamenti irridenti il Vangelo, il Santo Padre, la Chiesa, la dottrina cattolica, il catechismo, i Dieci Comandamenti…. Eppure queste sono dieci parole di amore, come ha rilevato il Santo Padre….
. (Paesi arabi e dialogo) Anche in diversi Paesi arabi i cristiani sono perseguitati in diversa misura…
Certo, poiché lì non è riconosciuta per legge la libertà religiosa. Noi qui facciamo il dialogo, però spesso i cristiani che soffrono in quella parte del mondo ci dicono: “Quello è un dialogo de bureau, d’ufficio e non ha nessuna ripercussione nella pratica, perché noi continuiamo a essere perseguitati, a dover vivere come fantasmi”. Io credo che il dialogo interreligioso, più che su questioni teologiche, dovrebbe puntare sulle rivendicazioni fondamentali di ogni persona umana, sulla sua dignità, la sua libertà religiosa, la libertà di poter anche manifestare pubblicamente la propria fede senza ostacoli. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato un anno fa un documento molto significativo che dà i fondamenti antropologici della libertà religiosa: se il cristiano è consapevole della sua verità trasmessaci attraverso Gesù Cristo e la propone rispettosamente, senza coercizione, agli altri, non è questa un’offesa alla libertà altrui. E’ anzi un suo preciso dovere (“Guai a me se non evangelizzo”, diceva san Paolo), non solo un suo diritto: e il suo interlocutore è liberissimo di accettare o meno la proposta.
. (statolatria spagnola con il governo Zapatero. La risposta data da Angelo Amato provocò reazioni governative ufficiose spagnole e il conseguente rinvio di qualche mese della visita a Madrid programmata dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone) Lei ha già detto dell’Italia, ma anche nel resto dell’Occidente la tendenza è quella di emarginare dalla vita pubblica i cattolici, ostacolandoli in modi diversi. In Spagna, ad esempio, tra altre norme rivoluzionarie su vita e famiglia il governo Zapatero ha introdotto nelle scuole l’ Educacion para la Ciudadania, in sé cosa lodevole, non fosse che i contenuti dei manuali in uso sono fortemente anticattolici, tanto è vero che si contano ormai a decine di migliaia i genitori che cercano di far riconoscere la loro obiezione di coscienza…
Ovviamente qui a Roma noi sappiamo bene di questo grave problema. Fortunatamente possiamo contare su una Chiesa spagnola che ha approfondito seriamente il problema e ha dato una risposta pubblica e chiara, in base al principio cattolico della difesa della libertà religiosa e dei principi della dignità della vita e di ogni persona. La questione è che in tutta l’Europa si sta introducendo la categoria della cosiddetta biopolitica. Lo Stato cioè entra sempre più nella vita personale di ognuno: obbliga le famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d’istruzione ma di indottrinamento. Avanza la statolatria, che, apparentemente eliminata, rientra dalla finestra. Certo la Chiesa in Spagna è molto reattiva, sta reagendo molto bene con grande dignità e grande fermezza a un’intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell’educazione dei propri giovani.
. (Unione Europea) In tale contesto si distingue anche l’Unione Europea…
Certo, è così. Però questa situazione non mi spaventa, perché obbliga i cristiani ad avere una consapevolezza delle proprie scelte e ad essere più fedeli al Vangelo. I cristiani vengono posti di fronte a scelte precise: e devono difendere non per sentito dire né per tradizione, ma per convinzione la vita non ancora nata, gli embrioni, la dignità della vita e della morte…. Vede, mi sento a disagio di fronte alla prospettiva che venga demandata ad altri la scelta che io muoia o viva… non siamo noi i padroni della nostra esistenza, che è un dono di Dio: tutti devono aiutarci a gestire al meglio la nostra vita e non invece impedirci di compiere scelte etiche valide. Noi siamo nel tempo della post-modernità ed essa, per principio, non ha riferimenti etici precisi, è una forma di nichilismo. La confusione è grande e il pensiero forte del cristiano viene percepito come un’anticaglia: in realtà è oggi l’unico asse che può sostenere la vita umana nel rispetto della libertà e della dignità della persona.
CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO: CRISTIANI NEI PAESI ISLAMICI, DIALOGO, MOSCHEE E MINARETI
Deceduto il 28 ottobre 2024 a quasi 92 anni, il cardinale salernitano Renato Raffaele Martino è stato tra l’altro Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite (1986-2002), presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (2002-2009), presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e deli itineranti (2006-2009).
Da “Intervista al card. Renato Raffaele Martino” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/90-intervista-al-card-renato-raffaele-martino.html), rilasciata al “il Consulente RE online”, gennaio 2011
. (cristiani in alcuni Paesi islamici) Ci sono tanti luoghi in cui chi testimonia il suo essere cristiano lo fa a proprio rischio e pericolo, anche della vita… Per esempio in alcuni Paesi islamici…
Bisogna stare attenti a non generalizzare con l’islam. Sono stato per sedici anni osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite: devo dire che il dialogo e la collaborazione più intensi e sereni sono stati quelli con i rappresentanti dei governi musulmani. Se alla conferenza internazionale sulla popolazione del Cairo nel 1994 abbiamo ottenuto la dichiarazione che l’aborto in nessun caso può essere invocato come metodo di pianificazione familiare, lo dobbiamo anche all’aiuto e al voto favorevole di molti musulmani.
Però, eminenza, non può negare che ci siano musulmani che vogliono lo scontro con il cristianesimo e perseguano questo loro obiettivo con ferocia sistematica…
Sono solo settori specifici dell’islam quelli cui non piace il cristianesimo. Però in genere l’Islam vuole la collaborazione con i cristiani, non è affatto nemico dei cristiani…
Tuttavia in non pochi Paesi i cristiani vengono considerati cittadini di serie B, dei dhimmi che pagano cara la loro fede…
Non sempre e dappertutto accade questo. Certo questo rappresenta un problema, ma da parte dei cristiani c’è sempre la ricerca del dialogo con i Paesi musulmani.
. (dialogo) Che cosa significa per Lei la parola dialogo?
Il dialogo presuppone che chi dialoga sia sullo stesso piano…Certamente non è facile parlare da pari a pari, a volte è molto faticoso, però è possibile; io del resto ho avuto da diplomatico e da presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace un’esperienza sicuramente positiva.
. (principio di reciprocità) A proposito dell’immigrazione di milioni di musulmani in Europa, che a volte richiedono ad esempio la costruzione di moschee, c’è chi invoca l’applicazione del principio di reciprocità: io ti permetto la costruzione della moschea, se tu lo fai per quella di una chiesa in un Paese islamico…
Il principio di reciprocità è importante, anche se non è facilmente concretizzabile. Tempo fa sono entrato nella diatriba, affermando che i musulmani presenti in Europa hanno il diritto di essere istruiti nella loro religione. Espressi qui la mia opinione in materia e destò scalpore. Però non avevo fatto altro che invocare l’applicazione dell’articolo 18 già citato della Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta da quasi tutti i Paesi. Certamente il principio di reciprocità è importante, però dobbiamo essere realisti: se i Paesi europei chiedessero, prima di concedere un diritto, che di esso usufruiscano anche i cristiani nei Paesi islamici, non andremmo più da nessuna parte. Allora mi chiedo: possono i Paesi europei mettersi sullo stesso livello dei Paesi che rifiutano l’applicazione della libertà religiosa? La mia risposta è chiara: no.
. (costruzione di moschee e minareti in Europa) Allora via libera alla costruzione di moschee…
Io mi rifaccio ancora all’articolo 18 della Dichiarazione universale. Se esiste una comunità religiosa, deve poter pregare in un luogo…
E per i minareti? Lei sa che la maggioranza del popolo svizzero il 28 novembre 2009 ha bocciato la costruzione di nuovi minareti (oltre ai quattro già esistenti)…
Certo la moschea è più importante del minareto, il luogo in cui pregare è più importante del simbolo di presenza. Ma sulla questione specifica non mi pronuncio.
CARDINALE MIGUEL ANGEL AYUSO GUIXOT: SULLA DICHIARAZIONE DI ABU DHABI DEL 4 FEBBRAIO 2019
Deceduto il 25 novembre 2024, il cardinale sivigliano e comboniano Miguel Angel Ayuso Guixot è stato l’altro segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso dal 2012 al 2019, quando ne diventò presidente (fino al 2022)
Da “Dichiarazione di Abu Dhabi, Ronald Lauder e cardinal Ayuso” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/910-dichiarazione-di-abu-dhabi-ronald-lauder-e-cardinal-ayuso.html), in occasione di un Convegno a Roma presso l’Università Gregoriana.
. La parola è passata poi al cardinale Ayuso, che inizialmente ha voluto evidenziare gli sforzi (“fin dall’inizio del pontificato”) di papa Francesco per instaurare una ‘cultura del dialogo’ fondata su “rispetto reciproco e amicizia”. In tal senso si può ben dire che la ‘Dichiarazione’ di Abu Dhabi “è una pietra miliare sul sentiero del dialogo interreligioso”. E in ogni caso, prima ancora che “un programma per il futuro, un impegno quotidiano per lavorare insieme, credenti, insieme con tutte le persone di buona volontà, contribuendo così a sanare le ferite del mondo”. Naturalmente la fratellanza “non può essere esclusiva per un gruppo, comunità, cultura e religione”, ma “è inclusiva dell’intera umanità”. Come ha detto papa Francesco il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi, “Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro”. Ha poi evidenziato il sessantasettenne porporato nato a Siviglia che la ‘Dichiarazione’ ci stimola a superare ogni difficoltà, ogni conflitto “rimanendo però radicati nella nostra identità ed evitando ogni tipo di sincretismo”. Concludendo il cardinale Ayuso ha ricordato che “la vita è sacra perché è un dono di Dio”: per i membri delle tre grandi religioni monoteistiche questo è un valore “fondamentale”. Fine modulo