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    RAPPORTI TRA CATTOLICI ED EBREI: MALUMORE EBRAICO, DUE LETTERE

    RAPPORTI TRA CATTOLICI ED EBREI: MALUMORE EBRAICO, DUE LETTERE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 13 gennaio 2025

    Sotto la lente critica di parti importanti dell’ebraismo mondiale le dichiarazioni di papa Bergoglio dopo il sanguinario attacco terroristico di Hamas dentro Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023. Una lettera aperta al Papa del rabbino Eliezer Simcha Weisz e un’altra della comunità ebraica di origine italiana in Israele, indirizzata al patriarca cardinale Pierbattista Pizzaballa. I toni sono duri, la ferita è sentita come profonda, ma il Papa non può ignorare le sofferenze dei palestinesi.

     

    Venerdì 17 gennaio 2025, per la 36ma volta, sarà celebrata la giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. A Roma il giorno prima, con inizio alle 17, la Lateranense ospiterà una riflessione corale cui parteciperanno tra gli altri il rabbino capo di Roma Riccardi Di Segni, l’ex-presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e il vescovo Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione della Cei per l’ecumenismo e il dialogo.

    Purtroppo l’occasione di incontro ufficiale è accompagnata quest’anno da turbolenze di dimensioni non certo trascurabili che rimandano a tensioni nei rapporti bilaterali sconosciute negli ultimi decenni. Una situazione spiacevole, oltre che dolorosa, originata in particolare dall’attacco feroce e sanguinario di Hamas del 7 ottobre 2023 (con l’uccisione di circa 1200 tra civili e militari israeliani e la presa in ostaggio di altri 250) e dalla susseguente spietata reazione (con decine di migliaia di morti civili) nella Striscia di Gaza, mentre contemporaneamente nella Cisgiordania occupata la vita quotidiana dei palestinesi era resa sempre più difficile.

    Il fatto è che, tenuto dapprima un po’ sottotraccia (salvo interventi estemporanei dell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede), è ormai esploso il malumore di parti non irrilevanti del mondo ebraico mondiale per quello che è ritenuto un comportamento inaccettabile di papa Francesco e di altri alti esponenti vaticani nella valutazione pubblica (il sospetto è che quella privata sia ancora peggiore) del conflitto in Terrasanta. A papa Francesco e ad alcuni suoi collaboratori si rimproverano un’asserita equidistanza tra Israele e Hamas (per alcuni addirittura l’ “equidistanza” maschererebbe una profonda antipatia verso Israele e una conseguente viva simpatia per le istanze palestinesi).

    Comprendiamo le prese di posizione provenienti dal mondo ebraico, siamo consapevoli che Israele ha sempre dovuto lottare per assicurare il proprio diritto all’esistenza e che i petrolieri arabi hanno sempre preferito tenere accesa la fiamma del risentimento palestinese piuttosto che risolvere i problemi vitali di milioni di profughi. Tuttavia tali prese di posizione ci sembrano oggettivamente ingenerose verso papa Francesco e alcuni suoi collaboratori: Jorge Mario Bergoglio ha sempre condannato la violenza e la guerra, da qualsiasi parte vengano (Il discorso vale anche per Ucraina e Russia). Ma non poteva ignorare che, oltre agli israeliani, anche i palestinesi sono figli di Dio… e non di un dio minore. Perciò Francesco non poteva non levare alta la sua voce anche contro chi, magari sperimentando nuove armi letali guidate dall’intelligenza artificiale, distrugge ospedali, scuole, case piene di esseri umani allo scopo di eliminare il terrorista che vi si nasconde. Contro chi fa esplodere cellulari e radioline portatili a migliaia contemporaneamente, senza curarsi di coinvolgere nella caccia ai guerriglieri anche familiari e amici che ne erano al momento in possesso. Un Papa non può dividere il mondo in figli e figliastri e dunque deve denunciare le sofferenze di tutti, non solo da chi si trova dalla parte ‘giusta’ di una storia non prova di orrori prodotti da contendenti diversi.

     

    LA LETTERA APERTA DEL RABBINO ELIEZAR SIMCHA WEISZ (GRAN RABBINATO DI ISRAELE): UN J’ACCUSE DURISSIMO

    Questo detto, ci pare doveroso registrare, riproducendone alcuni passi, due recenti reazioni ebraiche particolarmente significative. La prima – durissima - è del membro del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele, il rabbino Eliezer Simcha Weisz  (che tra l’altro firmò in Vaticano il 10 gennaio 2023 per il mondo ebraico la Rome Call for AI Ethics , carta sui limiti etici da porre all’utilizzo dell’intelligenza artificiale). La ‘lettera aperta’ (in inglese, visibile sul sito di Jewish News Syndicate) ha già un titolo significativo (traduciamo dall’inglese): “Io accuso. Una lettera aperta a papa Francesco” e un sommario non meno trasparente: “Attraverso un vasto pulpito digitale, la Chiesa Cattolica è diventata un megafono globale per chi arma l’antisemitismo fingendo di difendere gli oppressi”.

    Qualche stralcio della lettera aperta - certo originata da una profonda, sincera, addolorata e rabbiosa indignazione per uno ‘strappo’ inatteso - in cui emerge la percezione e la conseguente condanna di un atteggiamento ritenuto inaccettabile di papa Francesco riguardo al conflitto in Terrasanta. Tuttavia tale percezione secondo noi spesso non corrisponde alla realtà dei fatti, vedi ad esempio l’accusa pesantissima a Bergoglio di alimentare l’antisemitismo nel mondo o quella di ignorare le persecuzioni contro i cristiani in Medio Oriente, scagliandosi nel contempo contro Israele. La lettera è anche una reazione all’incontro del 2 gennaio 2025 tra il Papa e l’ambasciatore iraniano, con quest’ultimo che ha riferito di un interlocutore a suo parere schierato contro Israele. E a un presepe donato al Papa – che l’ha apprezzato - dal Commissario palestinese per gli affari religiosi, in cui Gesù Bambino è steso su una kefiah.

    . Caro Papa Francesco, le vostre parole e le vostre azioni concernenti lo Stato di Israele non creano mero disappunto, esse rappresentano un pericolo storico. Grazie alle moderne comunicazioni, la vostra voce raggiunge istantaneamente miliardi di persone, rendendo la vostra risonanza di gran lunga maggiore rispetto a quella di qualsiasi altro vostro predecessore. Questa dimensione senza precedenti richiede pure una responsabilità senza precedenti. Però le vostre prese di posizione hanno fatto rivivere i comportamenti più orrendi nella storia della Chiesa Cattolica – quelli per cui per secoli false accuse si sono trasformate in violenza contro il popolo ebraico.

    . Non può essere ignorato il grave pregiudizio contenuto nelle vostre dichiarazioni dopo il 7 ottobre 2023. In un’era in cui ogni vostra parola viene amplificata sui social media, trasmessa a livello globale e tradotta istantaneamente in innumerevoli lingue, avete ripetutamente stabilito una falsa equivalenza morale tra una democrazia che difende i suoi cittadini e dei terroristi che hanno perpetrato il più barbaro massacro di ebrei dopo l’Olocausto.

    . La vostra rappresentazione del conflitto ignora deliberatamente la tragica realtà che Hamas intenzionalmente cela le sue infrastrutture terroristiche dentro aree civili, utilizzando ospedali, moschee e chiese come installazioni militari e deposito di armi. I terroristi usano cinicamente bambini e civili come scudi umani, forzando Israele a fare scelte impossibili nella sua legittima lotta per sopravvivere. Il vostro fallimento nel riconoscere questo crudele sfruttamento di innocenti, nel mentre condannate gli sforzi di Israele per difendere se stesso, rivela una profonda cecità morale. Le tragedie in questa guerra sono sempre frutto del caso, ma la responsabilità è sempre di Hamas, che intenzionalmente massimizza le casualità civili per la sua propaganda mirata. Il vostro silenzio su tale tattica, affiancato dalla vostra persistente rappresentazione di Israele come un aggressore, invia segnali distruttivi alla consapevolezza globale (…)

    . Il vostro fare orecchio da mercante davanti alla sistematica persecuzione dei cristiani in Medio Oriente è in forte contrasto con la vostra rapida condanna di Israele. (…) Mentre le comunità cristiane vengono decimate in tutta l’area, voi riservate le vostre critiche digitalmente amplificate all’unica democrazia del Medio Oriente in cui i cristiani praticano liberamente la loro fede.

    . La vostra reimmaginazione di Gesù come un simbolo palestinese della resistenza non solo è storicamente approssimativa, ma è una distorsione voluta che mira a delegittimare il legame degli ebrei con la nostra patria ancestrale. In tempi in cui immagini e messaggi dilagano per il mondo in pochi secondi, rappresentare Gesù con la kefiah e i soldati israeliani come uomini di Erode non è soltanto cattiva teologia; è una pericolosa istigazione con un impatto mondiale immediato.

    . Le vostre accuse contro Israele hanno immediato riflesso internazionale in tutti i continenti. Nel nostro mondo interconnesso le vostre dichiarazioni incoraggiano quelli che attaccano dappertutto le comunità ebraiche con un’immediatezza e un’ampiezza di influenza di cui nessun predecessore ha mai usufruito. L’aumento drammatico dell’antisemitismo nel mondo dal 7 ottobre testimonia come le vostre parole possano innescare la violenza con la velocità della trasmissione digitale.

     

    LA LETTERA DELLA COMUNITA’ EBRAICA DI ORIGINE ITALIANA IN ISRAELE, INDIRIZZATA AL PATRIARCA CARDINALE PIERBATTISTA PIZZABALLA

    Secondo documento molto significativo del malumore di parti consistenti dell’ebraismo nei confronti della Santa Sede è la lettera inviata dalla comunità degli ebrei italiani in Israele (Hevrat Yehude Italia Be-Israel) in data 31 dicembre 2024 al patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. La lettera, a firma del presidente dell’associazione Vito Anav,  è stata pubblicizzata il 12 gennaio 2025 dal portale dell’ebraismo italiano, Pagine ebraiche. La riproduciamo integralmente.

    . Noi sottoscritti, ebrei di origine italiana, cittadini israeliani, ci rivolgiamo a Lei in quanto vediamo nella Sua carica, e nella Sua persona per le comuni radici italiane, un interlocutore preferenziale che possa aiutare a ricucire i rapporti ed evitare che il solco divisorio, che si è aperto nelle nostre relazioni e che sta incrinando il dialogo ebraico-cristiano così tanto faticosamente avviato, si approfondisca.

    . Siamo tutti molto preoccupati per la situazione di guerra, per le perdite di vite umane e per le sofferenze che questa comporta. Dal sette ottobre viviamo la tragedia del nostro Popolo e quella di tutte le parti in causa. Quel giorno, infatti, è successo l’inenarrabile. L’aggressione perpetrata dai terroristi di Hamas e i loro complici sui civili inermi è stata tremenda e ingiustificabile.

    . La nostra Storia ci rende particolarmente sensibili ai drammi umani. Siamo affranti al pensiero dei rapiti ancora tenuti in ostaggio di Hamas in condizioni disumane e dei caduti, siamo preoccupati dal continuo invio di missili lanciati in maniera indiscriminata da più fronti contro civili per distruggerci, come Stato e come Popolo.

    . Se tutto ciò non bastasse, siamo profondamente amareggiati dalle dichiarazioni del Papa, che quasi quotidianamente critica l’esercito israeliano con pesanti accuse di crudeltà, mentre il terrorismo di matrice palestinese è stato menzionato solo marginalmente, senza evidenziare il fatto che i terroristi usano i bambini come scudi umani e trasformano ospedali e luoghi di culto in centri militari: azioni che costituiscono gravissimi crimini di guerra, come stabilito dalle norme internazionali, e offendono l’immagine divina insita nell’uomo.

    . Il terrorismo, che si fa scudo dei propri figli, che ha trasformato ospedali, luoghi di culto e camerette in centri militari, ingressi a tunnel e depositi di armi e munizioni deve essere condannato, come previsto dalle norme internazionali. Invece si è colta una sostanziale equidistanza di giudizio tra la prima infame azione terroristica e la risposta difensiva.

    . La velata accusa di genocidio rivolta a Israele ci ferisce profondamente.

    L’onta e la vergogna che scaturiscono da tale ipotetica accusa si stendono come un velo nero su tutto il popolo di Israele. Ciò è avvenuto, anche se i giuristi sanno che il reato non sussiste, mancando palesemente gli elementi costitutivi.

    Mai lo Stato d’Israele ha voluto distruggere un intero popolo; anzi, ha fornito a tutti i bambini della Striscia di Gaza il vaccino contro la poliomielite, perché vincesse la vita sulla morte. Gli aiuti umanitari costantemente inviati dallo Stato d’Israele e dal consesso delle nazioni vengono continuamente depredati dai miliziani di Hamas per loro uso proprio, contrabbando e arma di pressione sulla popolazione inerme di Gaza.

    Non si deve dimenticare mai che l’esercito israeliano è un esercito di popolo, che osserva i principi della morale e dell’etica ebraica. Questa è la morale che già fin dalla nascita viene insegnata nelle nostre famiglie, ai nostri figli che oggi svolgono il servizio militare per la difesa dello Stato, secondo regole di integrità morale, in accordo con la legislazione internazionale.

    In quanto amanti della pace e del dialogo, siamo preoccupati per il peggioramento dei rapporti ebraico-cristiani che vacillano ogni qualvolta vengono espresse dai vertici religiosi della Chiesa accuse infondate contro di noi, che richiamano antichi pregiudizi che speravamo superati. Tutto ciò non facilita, bensì ostacola la reciproca comprensione.

    Infine, siamo rimasti turbati dall’ equivoco legato alla Sua visita a Gaza e alla seguente accusa a Israele di boicottaggio nei Suoi confronti, per fortuna risolto rapidamente. In questo clima, però, ogni equivoco è foriero di vecchie-nuove fratture.

    La ringraziamo per l’attenzione, sicuri che saprà trasmettere il nostro messaggio a chi di dovere e Le auguriamo un sereno anno nuovo, di pace, verità e dialogo.
    Vito Anav

    Questa seconda lettera ben rappresenta anch’essa la reazione sdegnata e preoccupata di chi si è sentito colpito ingiustamente da quelle che ritiene affermazioni squilibrate in senso filo-palestinese di papa Francesco. Gli argomenti utilizzati si ritrovano in parte nella lettera aperta del rabbino Weisz, di cui abbiamo detto. Emerge dallo scritto la constatazione ricorrente del degrado allarmante dei rapporti cattolico-ebraici. Precisiamo soltanto che, a proposito dell’ultima visita a Gaza del patriarca Pierbattista Pizzaballa, il permesso in prima battuta gli era stato effettivamente negato.  

    Dalla Terrasanta giunge infine una notizia che dà speranza. Venerdì 10 gennaio 2025 la nuova Chiesa del Battesimo di Gesù, dopo quasi sedici anni dalla posa della prima pietra da parte di Benedetto XVI, è stata finalmente dedicata. Il rito della dedicazione è stato presieduto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Concelebrava il cardinale patriarca Pierbattista Pizzaballa. La chiesa si trova a pochi chilometri da Gerico, a est del fiume Giordano, in territorio giordano, a al-Maghtas. Riferiremo ampiamente in una prossima occasione.

     

    A SANT’IPPOLITO SERATA SUL ‘GIUBILEO DELL’UNIVERSO’ CON PADRE GABRIELE GIONTI

    Per il ciclo di incontri mensili promossi dal Gruppo Cultura della parrocchia romana di Sant’Ippolito a piazza Bologna, martedì 14 gennaio 2025 il padre gesuita Gabriele Gionti (cosmologo della Specola vaticana) parlerà del ‘Giubileo dell’universo”. Ecco un’altra bella occasione di riflessione, dopo quella offerta a dicembre da mons. Vincenzo Paglia sui limiti etici dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1214-paglia-a-sant-ippolito-intelligenza-artificiale-appello-e-mobilitazione.html ). Cinema delle Provincie, viale delle Provincie 41. Entrata libera, inizio alle 20.30.

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