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    1938-2025/ C'è storia e 'storia' - Terrasanta/Chiesa del Battesimo

    1938-2025/C’E’ STORIA E ‘STORIA’ – TERRASANTA/CHIESA DEL BATTESIMO - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 7 febbraio 2025

     

    Lo storico Franco Cardini riflette sull’attualità europea, anche sulla guerra in Ucraina e sui rapporti tra cattolici e ortodossi. Un parallelo controverso tra 1938 e 2025 tentato da Sergio Mattarella, per il quale Putin è sostanzialmente un nuovo Hitler. La dedicazione della Chiesa del Battesimo presso il Giordano, con i cardinali Parolin e Pizzaballa. 

     

    FRANCO CARDINI SU PACE IN EUROPA E DIALOGO ECUMENICO

    Sull’Avvenire del primo febbraio abbiamo letto un’intervista di Angelo Picariello allo storico Franco Cardini sull’attualità europea. Ci è parso utile riproporre a chi ci legge un paio di riflessioni del noto e apprezzato cultore della ‘storia lunga’ (le cui vicende sono considerate da lui generalmente con oggettività) in materia di pace e di dialogo ecumenico. Belle riflessioni, ma naturalmente si possono condividere in toto, in parte o per niente.

    . Il binomio pace-Europa regge ancora?

    Il binomio pace-Europa è una patetica finzione diplomatica: l’Europa è del tutto impreparata a qualunque guerra: non ha un esercito unitario, non conosce ‘unità di comando’, non dispone d’infrastrutture in grado di sviluppare alcuna politica militare, e il complesso militare Usa-Nato le vieta di esercitare perfino una sostanziale sovranità territoriale. Al traino degli Usa ha esercitato, soprattutto negli ultimi tre decenni e mezzo, il ruolo di complice di una politica di guerra: pensiamo all’Afghanistan, all’Iraq, e negli ultimi due anni al comportamento nei confronti della guerra russo-ucraina ch’è in realtà russo-occidentale. Siamo stati tutti, a diverso livello, passivi e acquiescenti , sia nei confronti delle pretese di Zelensky, sia verso le scelte di Netanyahu, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra.

    . Il dialogo interreligioso può aiutare o è un ulteriore motivo di conflitto, si pensi al rapporto cattolici-ortodossi?

    Uscendo dalle ambiguità relative al complesso ma fondamentale mondo musulmano può, anzi deve essere una carta essenziale da giocare. Aveva ragione Giovanni Paolo II: la vera insanabile differenza tra gli esseri umani sta tra chi aderisce a una visione metafisica della vita e dell’universo e chi la esclude e/o la combatte. Resta vera ed essenziale la massima di Dostoevskji: se non si crede in Dio, tutto è permesso. Ad essa ne accosterei un’altra, di Umberto Eco: quando si cessa di credere in Dio non è che poi non si crede più a nulla, anzi si comincia a credere a qualunque cosa. Quanto a cattolici e ortodossi, sono sostanzialmente la stessa Chiesa: il resto è stato solo la conseguenza del peso culturale di passate differenze, della superbia di qualche sovrano e della stolida rissosità di qualche prete.

     

    SERGIO MATTARELLA: AFFINITA’ TRA LE POLITICHE DEL TERZO REICH E DELLA RUSSIA DI PUTIN

    Non raramente anche i politici parlano di storia, in genere non da studiosi ma proponendone attualizzazioni mirate a interpretazioni di parte (per natura controverse) di ciò che sta accadendo. Il 5 febbraio l’Università di Aix-Marseille ha conferito a Sergio Mattarella il dottorato honoris causa; per l’occasione il premiato ha pronunciato proprio a Marsiglia un discorso dai contenuti forti, in cui ha proposto parallelismi storici forse non così dimostrati... 

    . (Crisi del 1929, Terzo Reich, Russia/Ucraina) Una riflessione sul futuro dell'ordine internazionale non può prescindere da un esercizio di analisi che, guardando alle incertezze geopolitiche che oggi caratterizzano il nostro mondo, richiami alla memoria la successione di eventi, di azioni o inazioni, che condussero alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

    La storia non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere.

    La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell'economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare.

    Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali.

    Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto - anziché di cooperazione - pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista.

    Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa.

    L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura.

    . (Crisi economica, fallimento della Società delle Nazioni, politiche di accordi ad ogni costo/vedi Monaco, monito per l’oggi/pace Russia-Ucraina)

    Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali, forzatura delle regole liberamente concordate, diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima guerra mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il Presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori.

    Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo (…) Nel fragile contesto degli anni fra le due guerre mondiali, percorso da un cupo rialzarsi del nazionalismo, da allarmanti tendenze al riarmo, dal contrasto fra gli Stati - secondo la logica delle sfere di influenza - furono circa 20 i casi di recesso dalla Società delle Nazioni. La Germania, con Hitler Cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L’Italia uscì nel 1937. Questi ultimi due Paesi (con Francia e Impero britannico e la stessa Germania), erano membri permanenti del Consiglio della SdN.

    Fin dall’inizio, purtroppo, la Società delle Nazioni non seppe fare argine all’espansionismo, alle ripetute violazioni della sovranità territoriale, in Europa come in altri continenti. Così, negli anni Trenta del secolo scorso, assistemmo a un progressivo sfaldarsi dell'ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute.

    Le politiche di appeasement adottate dalle potenze europee nei confronti dei fautori di queste dinamiche furono testimonianza di un tentativo vano di contenere ambizioni distruttive di simile portata: emblematico rimane l'Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l'annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia.

    Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che, inevitabilmente, sarebbero venute a mancare. La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra.

    Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza.

    CONSACRATA IL 10 GENNAIO 2025 LA CHIESA DEL BATTESIMO DI GESU’. IL RITO PRESIEDUTO DAL CARD. PAROLIN, CONCELEBRANTE IL CARD. PIZZABALLA – LE VISITE DI TRE PAPI

    Fino a metà degli Anni Novanta la zona in cui è sorta la nuova chiesa era una zona minata, non lontano da Gerico, ma sulla sponda giordana del fiume omonimo (l’evangelica “Betania oltre il Giordano”) . In una località chiamata Al-Maghtas ovvero “l’immersione” a ricordare – vedi anche gli studi dell’archeologo francescano Michele Piccirillo – il punto in cui probabilmente Giovanni Battista battezzò il Cristo (la tradizione è antichissima).

    Il terreno per la costruzione di una chiesa cattolica fu donato nel 2003 dal re Abdullah II di Giordania, tre anni dopo la visita giubilare di Giovanni Paolo II ( 21 marzo 2000) che aveva benedetto la folla con l’acqua del Giordano. Così tra l’altro papa Wojtyla:

    Qui, sul Fiume Giordano, del quale entrambe le sponde sono visitate da schiere di pellegrini che rendono onore al Battesimo del Signore, anch'io innalzo il mio cuore in preghiera:

    Gloria a te, o Padre, Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe!
    Tu hai mandato i tuoi servi, i profeti,
    a proclamare la tua parola di amore fedele
    e a chiamare il tuo popolo al pentimento.

    Sulle sponde del Fiume Giordano,
    hai suscitato Giovanni il Battista,
    una voce che grida nel deserto,
    inviato per tutta la regione del Giordano,
    a preparare la via del Signore,
    ad annunziare la venuta di Cristo. 

    Gloria a te, o Cristo, Figlio di Dio!
    Sei venuto presso le acque del Giordano
    per essere battezzato per mano di Giovanni.
    Su di te lo Spirito è disceso come una colomba.
    Sopra di te si sono aperti i cieli,
    e si è udita la voce del Padre:

    Il 10 maggio 2009 Benedetto XVI pose la prima pietra (della chiesa cattolica di tiro latino e di quella greco-melchita). Qualche passo del suo discorso:

    La memoria del battesimo stesso di Cristo è vivamente presente davanti a noi in questo luogo. Gesù si mise in fila con i peccatori ed accettò il battesimo di penitenza di Giovanni come un segno profetico della sua stessa passione, morte e resurrezione per il perdono dei peccati.  (…) Possa il Giordano ricordarvi sempre che siete stati lavati nelle acque del Battesimo e siete divenuti membri della famiglia di Gesù. Le vostre vite, in obbedienza alla sua parola, sono trasformate nella sua immagine e somiglianza. Sforzandovi di essere fedeli al vostro impegno battesimale di conversione, testimonianza e missione, sappiate che siete fortificati dal dono dello Spirito Santo. (…) Con l’Apostolo Paolo, vi esorto a crescere nella intera serie di nobili atteggiamenti che vanno sotto il nome benedetto di agape, amore Cristiano ( cfr 1 Cor 13,1-13). Promuovete il dialogo e la comprensione nella società civile, specialmente quando rivendicate i vostri legittimi diritti. In Medio Oriente, segnato da tragica sofferenza, da anni di violenza e di questioni irrisolte, i Cristiani sono chiamati a offrire il loro contributo, ispirato dall’esempio di Gesù, di riconciliazione e pace con il perdono e la generosità. Continuate ad essere grati a coloro che vi guidano e vi servono fedelmente come ministri di Cristo.

    Il 24 maggio 2014 papa Francesco vi presiedette il rinnovo delle promesse battesimali. Ecco qualche stralcio della sua riflessione per l’occasione.

    Il luogo in cui ci troviamo ci ricorda il battesimo di Gesù. Venendo qui al Giordano a farsi battezzare da Giovanni, Egli mostra la sua umiltà e la condivisione della condizione umana: si abbassa fino a noi e con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza. Ci colpisce sempre questa umiltà di Gesù, il suo chinarsi sulle ferite umane per risanarle. Questo chinarsi di Gesù su tutte le ferite umane per risanarle! E a nostra volta siamo profondamente toccati dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente. Penso in primo luogo all’amata Siria, lacerata da una lotta fratricida che dura da ormai tre anni e ha già mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri Paesi. Tutti vogliamo la pace! Ma guardando questo dramma della guerra, guardando queste ferite, guardando tanta gente che ha lasciato la sua patria, che è stata costretta ad andarsene via, io mi domando: chi vende le armi a questa gente per fare la guerra? Ecco la radice del male! L’odio e la cupidigia del denaro nelle fabbriche e nelle vendite delle armi. Questo ci deve far pensare a chi è dietro, che dà a tutti coloro che sono in conflitto le armi per continuare il conflitto! Pensiamo, e dal nostro cuore diciamo anche una parola per questa povera gente criminale, perché si converta.

    La costruzione della chiesa è stata resa possibile dall’impegno finanziario di alcuni donatori, primo fra tutti Nadim Muasher, cavaliere del Santo Sepolcro che ha così inteso onorare la memoria del figlio Ayman (“Con orgoglio e gioia, in questa festa del Battesimo di Cristo, dedichiamo questa chiesa alla memoria di mio figlio Ayman e di tutti coloro che ci hanno preceduto nella vita eterna, pregando per la misericordia e la fede incrollabile di tutti i visitatori”). Hanno contribuito in misura rilevante tra gli altri anche il governo ungherese e il patriarcato latino di Gerusalemme.

    La nuova chiesa, la cui gestione è stata affidata a religiosi e religiose del Verbo Incarnato (ringraziati nei discorsi ufficiali), può ospitare oltre mille fedeli ed è costruita in pietra giallastra proveniente da Hebron, con vetrate tipo Chartres realizzate in Libano. Dal 10 gennaio 2025 la chiesa ospita anche reliquie di Giovanni Paolo II e dei Martiri di Damasco.

    IL BENVENUTO DEL CARDINALE PATRIARCA PIERBATTISTA PIZZABALLA

    “È un momento lungamente atteso. Dopo tanti anni finalmente riusciamo a dedicare la chiesa del Battesimo in Giordania, al-Maghtas” e “la dedicazione è segno di unità e di desiderio di continuità di vita e di crescita della Chiesa in Giordania e in tutto il Medio Oriente”. Parole del cardinale Pizzaballa nella conferenza-stampa annuale che ha preceduto l’evento, onorato dalla presenza di più di seimila fedeli e avviato ufficialmente sul sagrato della nuova chiesa proprio dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini con un discorso di benvenuto di cui riproduciamo alcuni passi:

    . Da quindici anni aspettavamo questo evento eccezionale e bellissimo che si svolge quest'anno, in cui celebriamo il giubileo d'argento di questo pellegrinaggio, ovvero 25 anni dall'inizio del pellegrinaggio cristiano al sito del Battesimo (Al-Maghtas).

    . Benvenuti a voi che venite da diverse parti della Giordania. Grazie per essere venuti oggi a dire che la chiesa è fatta di pietre, certo! Ma è fatta soprattutto di pietre vive, e queste pietre vive sono i credenti, così come i discendenti dei padri e dei nonni che hanno vissuto qui fin dai tempi antichi.

    . Questa è un'espressione di gratitudine a tutti coloro che hanno instancabilmente dato il loro impegno quotidiano o il loro sostegno finanziario per un quarto di secolo. Ringraziamo la Divina Provvidenza per averci inviato persone generose che esprimono il loro amore non solo per la Chiesa in Giordania, ma per l'intero Paese, la leadership e il popolo. Li ringraziamo per aver voluto ricevere la consolazione del cielo, dopo la morte del figlio Ayman, che la sua anima riposi in pace, donando generosamente per coprire la maggior parte dei costi di costruzione della chiesa .I nostri sinceri ringraziamenti vanno anche a tutti i benefattori che hanno contribuito a questo risultato, siano essi individui, istituzioni, organizzazioni caritatevoli o governi. Oggi, alla presenza del Ministro di Stato ungherese, porgiamo i nostri ringraziamenti allo Stato dell'Ungheria, che ha donato parte dei costi di costruzione.

    . Infine, in questa mattina benedetta, preghiamo per la Giordania, per Sua Maestà il Re e per tutti i credenti affinché siano sempre orgogliosi del fatto che la Giordania è parte integrante della Terra Santa e che la Giordania è sicura e stabile sotto la guida di Sua Maestà il Re Abdullah II, Sua Altezza Reale il Principe Ereditario Al-Hussein Ibn Abdullah. Preghiamo anche oggi, come pregò Papa Giovanni Paolo II in questo luogo santo nel 2000, quando disse: “Includerò nelle mie preghiere tutto il popolo giordano, cristiani e musulmani, specialmente i malati e gli anziani”.

    Preghiamo per tutte le persone che stanno soffrendo, soprattutto per coloro che non hanno potuto pregare qui con noi e che ci seguono attraverso i media. E preghiamo anche per tutti coloro che stanno soffrendo nel proprio Paese a causa della mancanza di sicurezza, stabilità e pace, soprattutto in Palestina, Libano e Siria, così come in tutte le regioni del mondo che hanno bisogno di pace.

    Dal punto più basso della terra, eleviamo le nostre preghiere per tutti i popoli verso i cieli più alti.

    IL CARDINALE PIETRO PAROLIN E LA PRESENZA CRISTIANA IN MEDIO ORIENTE

    Il patriarca ha poi aperto le porte della chiesa con le chiavi consegnategli da Nadim Muasher. Dopo di che all’interno è incominciata la celebrazione eucaristica comprendente il rito della dedicazione, presieduta dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, della cui omelia proponiamo qualche passo:

    Siamo chiamati a rendere grazie a Dio, non solo per il dono di questa Chiesa a Lui dedicata, ma anche per il fatto che Dio si è fatto uomo e ha vissuto tra noi, in particolare in questa Terra Santa. Da qui i fedeli si recano a Gerusalemme, luogo del battesimo di Cristo da parte di Giovanni Battista, dove Dio incontra l'uomo, anche quando l'uomo è lontano. Con il battesimo diventiamo figli di Dio e l'attraversamento del fiume Giordano simboleggia il nostro passaggio alla vita eterna. Oggi consacriamo questa chiesa, che diventerà ufficialmente un luogo di culto. Così facendo, offriamo a Dio i nostri cuori e le nostre vite, affinché Egli possa operare attraverso di noi per diffondere la sua pace”. Dunque, al di là del Giordano, “tacciano le armi, che si liberino prigionieri ed ostaggi, che sia garantito il diritto umanitario, che il cuore dei responsabili delle nazioni si lasci convincere a cercare la pace e la convivenza tra i popoli.  (…) Non sia la violenza a determinare il nostro futuro!".

    In un’intervista di Andrea Tornielli, apparsa su Vatican News l’11 gennaio 2025, il cardinale Parolin ha poi commentato a caldo la consacrazione della nuova chiesa:

    È stata una celebrazione molto bella e ben organizzata, ma è stata soprattutto di grande speranza. E non è perché sia ormai un luogo comune quello della speranza, in questo anno giubilare dedicato a questo tema. Il messaggio che può venire da questa giornata credo sia proprio questo: in una regione tormentata da tanti conflitti, lacerata da tante tensioni questa un tempo era minata e adesso è una distesa di terreni ben coltivati. Questo è già di per sé un segno di speranza: davvero come dice il profeta si possono trasformare le lance in falci, le armi possono diventare strumenti di pace. Anche la partecipazione numerosa e viva della gente è un motivo per sperare. Ci sono forze vive e il cristianesimo può aiutare con la grazia di Dio anche a trovare dei cammini di soluzione per i presenti conflitti.

    Sul “ruolo dei cristiani in Medio Oriente”, ha rilevato e ribadito il Segretario di Stato vaticano:

    I cristiani sono presenti in questi Paesi da tempo immemorabile, continuano ad essere parte a pieno titolo a pieno diritto degli Stati e delle società mediorientali anche se purtroppo la loro presenza in seguito a tutti gli avvenimenti del passato remoto e recente, e del presente purtroppo favoriscono la loro partenza e quindi numericamente le comunità cristiane di tutti i Paesi si assottigliano. Vorrei ribadire questa dimensione costitutiva della presenza cristiana: arabo significa anche cristiano perché in queste terre c’è una comunità cristiana che ha radici nel passato. Sottolineerei dunque questa dimensione fondamentale e costitutiva della presenza cristiana. I cristiani, essendo una parte costitutiva, possono dare un contributo in tutti gli ambiti. Come ha detto tante volte anche il Papa, un Medio Oriente senza i cristiani sarebbe un Medio Oriente più povero, verrebbe a mancare un’espressione che è fondamentale nella stessa realtà di questa Regione.

    Invito conclusivo da parte del nunzio apostolico in Giordania Giovanni Pietro Dal Toso: “Mi piacerebbe che i cristiani di tutto il mondo venissero qui per conoscere i luoghi che si leggono nella Bibbia e che io personalmente ho avuto la fortuna di conoscere. Questo è anche un modo per dire ai cristiani locali che sono nativi di questa terra antica, che la Chiesa universale è vicina a loro”.

     

     

     

     

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