PAPA (CONGO), RUSSIA (ZUPPI), FRANCIA, LITURGIA (ZUPPI), CARPI (PAROLIN) - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 gennaio 2025
Udienza generale del 29 gennaio 2025: san Giuseppe e appello per la situazione in Congo – Un incontro presso l’Associazione Guido Carli con l’ambasciatore di Francia: armi e guerra in Ucraina – Qualche frutto della missione a Mosca del card. Zuppi – Il card. Parolin e la mostra molto controversa nella chiesa del Museo diocesano di Carpi dell’anno scorso
IL PAPA E SAN GIUSEPPE (dall’udienza generale di mercoledì 29 gennaio 2025)
. Continuiamo oggi a contemplare Gesù nel mistero delle sue origini raccontato dai Vangeli dell’infanzia. (…) . Giuseppe entra in scena nel Vangelo di Matteo come il fidanzato di Maria. Per gli ebrei il fidanzamento era un vero e proprio legame giuridico, che preparava a ciò che sarebbe accaduto circa un anno dopo, cioè la celebrazione del matrimonio. Era allora che la donna passava dalla custodia del padre a quella del marito, trasferendosi in casa con lui e rendendosi disponibile al dono della maternità.
. È proprio in questo lasso di tempo che Giuseppe scopre la gravidanza di Maria e il suo amore viene messo duramente alla prova. Di fronte a una situazione simile, che avrebbe comportato la rottura del fidanzamento, la Legge suggeriva due soluzioni possibili: o un atto giuridico di carattere pubblico, come la convocazione della donna in tribunale, oppure un’azione privata come quella della consegna alla donna di una lettera di ripudio.
. Matteo definisce Giuseppe come un uomo ‘giusto’ (zaddiq), un uomo che vive della Legge del Signore, che da essa trae ispirazione in ogni occasione della sua vita. Seguendo pertanto la Parola di Dio, Giuseppe agisce ponderatamente: non si lascia sopraffare da sentimenti istintivi e dal timore di accogliere con sé Maria, ma preferisce farsi guidare dalla sapienza divina. Sceglie di separarsi da Maria senza clamori, privatamente (cfr Mt 1,19). E questa è la saggezza di Giuseppe che gli permette di non sbagliarsi e di rendersi aperto e docile alla voce del Signore. (…)
. Nel sonno Giuseppe sente queste parole: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’ (Mt 1,20-21). Di fronte a questa rivelazione, Giuseppe non chiede prove ulteriori, si fida. (…) Giuseppe, in tutto questo, non proferisce parola, ma crede, spera e ama. Non si esprime con ‘parole al vento’, ma con fatti concreti. (…) Giuseppe si fida di Dio e obbedisce: ‘Il suo essere interiormente vigilante per Dio … diventa spontaneamente obbedienza’ (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, Milano-Città del Vaticano 2012, 57).
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: L’APPELLO DEL PAPA (udienza generale di mercoledì 29 gennaio 2025)
NdR: Le immagini che giungono dalla Repubblica democratica del Congo - riferite alla fuga con ogni mezzo, perlopiù poverissimo, di masse di congolesi dalla città di Goma attaccata e occupata dai guerriglieri del movimento Movimento antigovernativo 23 marzo (M23) sostenuto dal Ruanda dei tutsi - richiamano da vicino quelle delle masse di sfollati palestinesi che cercano di tornare con ogni mezzo, perlopiù poverissimo, alle loro case (le ritroveranno ancora abitabili o distrutte?) nel nord della Striscia di Gaza. Sono immagini che stringono il cuore di chi ha dentro di sé ancora qualche sentimento umano, che non ha venduto in toto al cinismo dei signori della guerra (produttori di armi, impresari-avvoltoi della ricostruzione e politici di comprovato servilismo). Secondo l’Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), che cita il missionario comboniano Marcelo Oliveira, gli sfollati interni nella zona di Goma sono 2 milioni e mezzo; circa 7 milioni quelli in tutto il Paese. Ad ACS l’arcivescovo di Bukavo François Xavier Maroy ha dichiarato: “Da due anni molti dei nostri fratelli e sorelle non hanno altro che gli occhi per piangere e i piedi per fuggire, a volte senza una destinazione, e anche i campi per gli sfollati non sono sicuri, diversi villaggi sono saturi e altri svuotati della loro popolazione”.
Così papa Francesco: Esprimo la mia preoccupazione per l’aggravarsi della situazione securitaria nella Repubblica Democratica del Congo. Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari. Seguo con apprensione anche quanto accade nella Capitale, Kinshasa, auspicando che cessi quanto prima ogni forma di violenza contro le persone e i loro beni. Mentre prego per il pronto ristabilimento della pace e della sicurezza, invito le Autorità locali e la Comunità internazionale al massimo impegno per risolvere con mezzi pacifici la situazione di conflitto.
E non dimentichiamo di pregare per la pace: Palestina, Israele, Myanmar e tanti Paesi che sono in guerra. La guerra sempre è una sconfitta! Preghiamo per la pace.
LA MISSIONE DEL CARD. ZUPPI A MOSCA? QUALCHE BUON RISULTATO C’E’
E’ del 23 gennaio 2025 la notizia da Mosca che in un briefing la portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato: “Con l’attiva partecipazione personale dell’inviato speciale del Papa in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi, 16 militari feriti delle forze armate del nostro Paese sono tornati in Russia come parte di due recenti scambi russo-ucraini di prigionieri di guerra. Siamo ansiosi di continuare questa costruttiva ed efficace cooperazione con la parte vaticana sulle questioni umanitarie”. Al contrario di quella dell’ ‘Occidente’, “la posizione del Vaticano è equilibrata e efficace, e papa Francesco con la sua posizione personale aspira a contribuire alla soluzione di questo problema”.
Zakharova ha fatto riferimento a due scambi di soldati prigionieri avvenuti il 30 dicembre 2024 e il 15 gennaio 2025. E’ noto che la missione del cardinale Zuppi a Mosca, avvenuta a fine giugno 2024, era incentrata su temi umanitari, in primo luogo quello del rientro in patria di migliaia di bambini portati dal territorio ucraino in Russia. Su questo punto si hanno notizie scarse, nonostante l’impegno vaticano che si concretizza anche con l’azione della Segreteria di Stato attraverso i nunzi a Mosca e a Kiev. Pare che comunque alcune centinaia di bambini (sui ventimila dichiarati dall’Ucraina, di cui però non ci sono elenchi esaustivi) abbiano potuto rientrare in patria, grazie anche a una complessa opera di mediazione che ha visto intervenire anche il Qatar e alcune organizzazioni internazionali.
L’AMBASCIATORE DI FRANCIA, LE ARMI, LA GUERRA IN UCRAINA
L’associazione Guido Carli, presieduta da Federico Carli (nipote di colui che fu governatore della Banca d’Italia e ministro) promuove spesso occasioni d’incontro assai interessanti (come il noto premio Bancor, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1121-intervista-a-federico-carli-guido-il-nonno-bancor.html ). Nell’attuale stagione ha ideato un ciclo di conferenze/dibattito “Il mondo nuovo” con la partecipazione di ambasciatori di Paesi rilevanti sulla scena mondiale. Il primo incontro si è avuto il 27 novembre 2024 con l’ambasciatore di Germania in Italia Hans-Dieter Lukas.
Sempre l’Università Marconi il 29 gennaio 2025 ha ospitato a via Plinio a Roma anche il secondo incontro, con l’ambasciatore di Francia in Italia Martin Briens, posto sotto il titolo “La Francia, l’Italia e il futuro dell’Europa”. E’ stata una serata intensa, in cui il diplomatico – prima di rispondere a una serie di domande di giovani ricercatori - ha esposto le idee del suo governo sull’attuale situazione politica ed economica europea e mondiale, alla luce naturalmente anche della rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Tra i tre punti principali dell’intervento introduttivo dell’ambasciatore il primo riguardava la sicurezza in Europa, con la riflessione su armi e guerra (in particolare quella in Ucraina). Per Briens l’Europa (a dire il vero la locuzione va intesa come Unione europea e non allargata al continente) deve riarmarsi, raddoppiando le spese militari, per poter far fronte a eventuali attacchi (da quel che ha detto l’oratore, si può dedurre: russi). Si deve continuare a fornire sostegno armato all’Ucraina. Non si può accettare un eventuale “cattivo cessate il fuoco”. “Cattivo” secondo l’ambasciatore, portavoce naturalmente delle istanze del suo governo (si può pensare che sotto “cattivo” andrebbero considerate eventuali cessioni di territorio ucraino alla Russia -del resto da anni conteso nel Donbass – e la richiesta russa che l’Ucraina non entri nella NATO, una richiesta secondo noi ragionevole e comprensibile …ricordate negli Anni Sessanta la questione dei missili sovietici a Cuba, alle porte degli USA, con le minacce statunitensi di guerra mondiale?).
All’ambasciatore abbiamo chiesto, a margine dell’incontro, se – considerando le posizioni espresse – non si poteva dedurre che preferisse la continuazione della guerra a un cessate il fuoco pur “cattivo”. In altre parole: se ritenesse giusto sacrificare altre vite umane prima di giungere alla cessazione delle ostilità. Dapprima l’ambasciatore ha contestato di voler sacrificare sempre nuove vite umane (ma la realtà è questa), poi ha rimandato all’ipotesi che – nel. caso di “cattivo cessate il fuoco”- la “Russia avrebbe potuto aggredire di nuovo l’Ucraina tra due o tre anni”. Un’ipotesi, ha osservato, che deriva dalle osservazioni fatte e dalla storia. Per parte nostra evitare hic et nunc nuove vittime umane dovrebbe essere prioritario rispetto a qualsiasi speculazione più o meno solida sul futuro. L’ambasciatore ha insistito sulla sua tesi (che è quella del suo governo e di Bruxelles), per cui ha confermato di essere disposto a sacrificare altre vite umane oggi in nome di una ipotizzata vera pace domani.
ZUPPI E I SEGNI LITURGICI ELOQUENTI DELLA CHIESA
Dall’ampia e articolata introduzione del cardinale Matteo Zuppi ai lavori della sessione invernale del Consiglio permanente della Cei abbiamo estrapolato un passo assai singolare che nelle cronache è stato generalmente ignorato (da notare anche il linguaggio usato, che induce a ritenere che l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio sia sempre ben presente nel porporato).
“La Chiesa, nei forzieri della sua tradizione e della sua preghiera, conserva tanti segni eloquenti, che non sono logori o d’altri tempi. (…) C’è una forza attrattiva della bellezza della vita e della preghiera della Chiesa che chiede semplicemente di essere regalata, trasmessa, spiegata. Le Chiese dell’ex-Unione sovietica hanno resistito in decenni di terribile persecuzione antireligiosa e di dittatura comunista (con tanti martiri) solo celebrando la liturgia nello spazio delle chiese rimaste aperte. Padre Tavrion, un monaco russo che aveva passato tanti anni nel gulag sovietico ma che ha potuto finire la sua vita in monastero, ha espresso un segreto della liturgia conservato nella tradizione delle Chiese ortodosse: ‘Se noi non mostriamo la bellezza, la gente non verrà da noi’. Certo, bisogna essere amministratori consapevoli della ricchezza e della bellezza del messaggio della fede e di come questo si comunica al di là del nostro protagonismo. Non bisogna pensare che abbiamo poco da dare o da dire, talvolta finendo di celebrare con sciatteria o ricercando modalità da spettacolo, credendo che quel che diamo e diciamo alla fine interessa poco “.
PAROLIN E LA MOSTRA MOLTO CONTROVERSA DI CARPI
Il 2 marzo 2024 è stata inaugurata presso la chiesa del Museo diocesano di Carpi una mostra di dipinti dell’artista Andrea Saltini (‘Gratia plena’) dai contenuti molto controversi e – nonostante la pubblica difesa operata dalla diocesi retta dall’arcivescovo Erio Castellucci – ritenuta blasfema da non pochi fedeli (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/1183-papa-il-coraggio-della-pace-avvenire-di-luce-e-di-tenebre.html ). Dopo continue proteste la mostra è stata chiusa il 18 aprile, si presume a dispetto del titolare della diocesi. Ora, il 21 gennaio 2025, La Nuova Bussola Quotidiana (che aveva condotto una campagna vigorosa contro la prosecuzione della mostra) a firma Andrea Zambrano ha svelato – riferendo dell’udienza del 20 gennaio 2025 relativa al processo per vilipendio in corso contro l’artista, il curatore della mostra e l’arcivescovo – un fatto sicuramente rilevante.
E’ emerso dal dibattimento che il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha risposto il 23 aprile 2024 con una lettera (messa agli atti del procedimento in corso) a un fedele indignato. Così esprimendosi a proposito della mostra: “Pur dispiaciuto e preoccupato non ho trovato facile intervenire in simile situazione. Ho cercato di farlo con compassione e riguardo per tutte le parti coinvolte e avendo di mira la pace e l’unità nella comunità dei fedeli, messe a prova da questa vicenda. Ho ricevuto notizia che la settimana scorsa la mostra è stata chiusa”. E poi: “Tale esposizione, come mi è stato segnalato anche da altre parti, ha generato preoccupazione e disagio tra molti fedeli, suscitando un profondo senso di disorientamento e di disappunto”. In sintesi: il Segretario di Stato ritiene che la mostra abbia turbato molti fedeli. Perciò è intervenuto nei modi possibili per ristabilire la pace nella comunità diocesana. Dunque – si può legittimamente ipotizzare - chiedendo che dalla mostra fossero tolti i dipinti contestati o che la mostra fosse chiusa. Com’è poi avvenuto.