VENEZUELA/ VANESSA LEDEZMA: LETTERA AL PAPA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 5 maggio 2017
Dal Venezuela ogni giorno di più giungono notizie drammatiche sulla situazione nel Paese. Con il pugno di ferro il regime Maduro cerca di stroncare le proteste popolari: oltre trenta i morti nell’ultimo mese. Crescendo impressionante anche delle violenze anti-cattoliche. Di fronte a questa situazione Vanessa Ledezma, figlia del sindaco incarcerato di Caracas, ha scritto ieri una lettera a papa Francesco. Che riproduciamo in traduzione italiana.
Ogni giorno che passa dal Venezuela giungono notizie sempre più drammatiche. Dal 4 aprile, quando sono incominciate le proteste di massa contro l’esautoramento del Parlamento da parte del regime Maduro, si contano ormai più di 30 morti, oltre mille feriti, oltre duemila arresti. Il numero dei prigionieri politici è aumentato a 160. Tutto questo in un quadro desolante di catastrofe anche umanitaria, oltre che sociale: manca il pane, manca il latte, mancano le medicine. L’economia è allo sfascio, la sicurezza del cittadino in balia di bande armate. Vengono repressi i diritti umani e politici. Anche la Chiesa è sotto attacco sempre più sfacciato e violento, come denunciano i cardinali Jorge Urosa Savino e Baltazar Porras Cardoso, oltre a numerosi vescovi: si intensificano gli atti di aggressione da parte dei colectivos (gruppi ‘chavisti’) contro persone, beni, simboli cattolici. Si va dalle minacce di morte all’irruzione durante le messe, dal sequestro di sacerdoti a gesti blasfemi alle razzie in chiese e uffici. Per il 6 maggio Lilian Tentori, moglie di Leopoldo Lopez (uno dei più importanti leader dell’opposizione, prigioniero politico dal 2014 nel carcere militare di Ramo Verde) ha invitato le donne venezuelane a scendere in piazza vestite di bianco e con un fiore in mano, chiedendo la cessazione della repressione e il ritorno della democrazia.
Papa Francesco è certo ben informato di quanto accade, anche sugli ultimi fatti: il 27 aprile ha ricevuto a Roma il cardinale Baltazar Porras Cardoso, che glieli ha riferiti. Il porporato ha incontrato anche il confratello segretario di Stato Pietro Parolin, già nunzio a Caracas e autore della lettera del 15 dicembre scorso in cui auspicava l’apertura agli aiuti internazionali alimentari e sanitari, la fissazione di un calendario elettorale, la restituzione dei poteri propri al Parlamento, la liberazione dei prigionieri politici: tutte condizioni fin qui respinte dal regime.
Negli ultimi giorni Jorge Mario Bergoglio è intervenuto pubblicamente sull’argomento con due dichiarazioni. La prima è del 29 aprile, durante la conferenza-stampa nel volo di ritorno dall’Egitto. Rispondendo a una domanda in materia del collega spagnolo Antonio Pelayo, Francesco ha osservato che il dialogo (da lui fortemente voluto) non ha prodotto fin qui nessun risultato: “Le proposte non erano accettate o si sono diluite, era un sì, sì ma no, no” (…) Le condizioni per il dialogo devono essere molto chiare. Parte dell’opposizione non chiede questo. E’ curioso, la stessa opposizione è divisa. E, d’altra parte, sembra che i conflitti si acutizzino ogni volta di più. Però c’è un po’ di movimento” (NdR: da parte del gruppo di mediazione dei ‘quattro presidenti’, Zapatero compreso, peraltro tutti con simpatie chaviste’…).
Tale dichiarazione papale ha suscitato nuovo sconcerto e nuova indignazione non solo in Venezuela: è parsa non solo come al solito ‘pilatesca’ ma addirittura indicare in modo particolare l’atteggiamento dell’opposizione (ritenuta “divisa”) quale causa importante del fallimento del dialogo. Insomma una dichiarazione gratuitamente offensiva nei confronti della lotta per la libertà del popolo venezuelano, oltretutto carente della denuncia della dura repressione (anche contro la Chiesa cattolica) scatenata dal regime attraverso la Guardia nazionale e i colectivos, squadracce paramilitare ‘chaviste’.
Tanto è vero che il giorno dopo, domenica 30 aprile, al ‘Regina Coeli’ papa Francesco ha ritenuto di correggere (o dovuto, su forte pressione della Segreteria di Stato) un po’ il tiro, rivolgendo “un accorato appello al Governo e a tutte le componenti della società venezuelana affinché venga evitata ogni ulteriore forma di violenza, siano rispettati i diritti umani e si cerchino soluzioni negoziate alla grave crisi umanitaria, sociale, politica ed economica che sta stremando la popolazione”. Jorge Mario Bergoglio in questa occasione ha citato il Governo, i diritti umani, la grave e molteplici crisi: meglio di niente, pur se – come ha ribadito in più occasioni l’episcopato venezuelano – è il comportamento del regime a causare la drammatica situazione. E il Papa ne è certamente al corrente.
Il 10 aprile abbiamo intervistato Vanessa Ledezma, figlia del sindaco di Caracas prelevato nel suo ufficio da uomini armati il 19 febbraio 2015 e da più di due anni rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, senza processo (vedi intervista nella rubrica “Interviste a personalità” , con il titolo: “Vanessa Ledezma: la ‘Via Crucis’ del popolo venezuelano”. Il 4 maggio, l’esule venezuelana ha scritto una lettera accorata in spagnolo a papa Francesco, che riproduciamo in traduzione italiana.
Modena, 4 maggio 2017
Sua Santità, Papa Francesco,
Esattamente un anno fa ho avuto il piacere e l'opportunità di parlare velocemente con Lei relativamente alla grave situazione esistente in Venezuela, in particolare di mio padre Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, prigioniero politico del regime di Nicolas Maduro. Sento la necessità di rivolgermi a Lei ancora una volta in questo momento di dolore, impotenza e disperazione, in quanto non abbiamo notizie precise e tantomeno incoraggianti. Le proteste pacifiche continuano in tutto il Paese da più di 30 giorni, in tutto il mondo i venezuelani protestano respingendo un regime genocida e dittatoriale, perché noi cerchiamo la PACE, la GIUSTIZIA e la LIBERTA!!! Forse è un peccato o è chiedere troppo??
Dopo diversi tentativi di dialogo in cui Lei è stato mediatore, il governo ha dimostrato chiaramente di non mantenere la parola data e non è stato in grado di soddisfare nessuno degli accordi presi. Questo "dialogo" non ha portato risultati, ma piuttosto ha rallentato il processo di transizione in Venezuela.; Inoltre ci è stata negata la possibilità di indire un referendum revocatorio e non si è aperto un canale umanitario; non sono stati rilasciati i prigionieri politici, non è stata rispettata l'indipendenza dell'Assemblea Nazionale, né il calendario elettorale... Oggi, 6 mesi dopo, la situazione non è cambiata né migliorata: si tenta di negoziare di nuovo, ma nella mia umile posizione non riesco a capire come si possa negoziare e/o dialogare quando i criminali hanno il potere assoluto delle istituzioni. Non si può dialogare mentre massacrano brutalmente le persone solo per un’opinione diversa. Nel frattempo il presidente intende imporre illegalmente una Costituente e celebra questo “ballando la salsa” alla radio e alla televisione; nel contempo milioni di venezuelani sono per le strade massacrati dalla Guardia nazionale e migliaia di venezuelani muoiono per mancanza di cibo e medicinali di base, per l'alta criminalità, l'inflazione, la corruzione e la brama di potere. Come si può negoziare, mentre i leader dell'opposizione sono incarcerati ingiustamente... come si può negoziare se siamo di fronte a una DITTATURA. Non c'è bisogno di descrivere che cosa significa, mi chiedo ancora e ancora: FINO A QUANDO DOBBIAMO SOPPORTARE TANTA INGIUSTIZIA???
In questi tempi difficili per il Venezuela, Le chiedo di pregare e di intercedere per il benessere di tutti i venezuelani, ma soprattutto Le chiedo con tutto il rispetto che merita, di benedire la strada della transizione e il percorso per trovare la pace in Venezuela. Le chiedo di ascoltare il popolo venezuelano. Le ricordo che questo non è un problema politico, questo va oltre, si tratta di una catastrofe umanitaria con sistematica violazione dei diritti umani fondamentali!!
Le chiedo, Sua Santità, la benedizione per tutte le famiglie del Venezuela!
Vanessa Ledezma